PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: 9 DIRIGENTI SU 10 SEMPRE PREMIATI
UNO STUDIO DELLA BOCCONI RIVELA CHE A DISPETTO DELLE DENUNCE DI INEFFICIENZE E SPRECHI, IL 90% DEI DIRIGENTI A FINE ANNO INTASCA PREMI ECONOMICI… CHE UNO SIA STAKANOVISTA O FANNULLONE GODE DI PREMI ANCHE PARI AL 10% DELLO STIPENDIO ANNUO… COSA ACCADE INVECE ALL’ESTERO
Nove manager italiani su dieci della Pubblica Amministrazione a fine anno intascano premi per i presunti risultati raggiunti.
Spesso questo avviene a dispetto delle denunce di inefficienza e sprechi che arrivano da Nord a Sud: i dirigenti statali vengono puntualmente premiati.
A rivelarlo è la ricerca firmata dalla società Pahrc della Sda Bocconi di Milano dal titolo “Stimolare la produttività e premiare il merito: le principali tendenze internazionali”.
Secondo le statistiche i quadri della P.A. riescono così a rimpinguare la loro già generosa busta paga con percentuali medie che differiscono dal 5% dei Ministeri, al 7,4% nei Comuni, all’8,5% delle Province e al 9,7% delle Regioni.
Si direbbe quasi un rapporto direttamente proporzionale ai buchi di bilancio.
In tema di corretta gestione delle finanze pubbliche si stanno predisponendo soluzioni ad hoc nel vasto panorama internazionale.
In Germania non più del 15% dei dipendenti può ricevere un bonus sulle performance.
Negli Stati Uniti non più dell’1% dei Senior executive servant può beneficiare del Presidential rank award of distinguished executive, pari al 35% dello stipendio annuale, e non più del 5% meritano il Presidential rank award of meritorious executive, cui corrisponde un quinto della retribuzione annuale.
Inoltre, riferisce l’indagine della Bocconi, ad oggi il 93% dei Paesi Ocse si affida a sistemi di valutazione della prestazione dei dipendenti e dirigenti pubblici, mentre in otto casi su dieci gli stipendi sono ancorati ai risultati ottenuti.
Legare con il doppio filo della responsabilità le prestazioni lavorative alla busta paga tuttavia non riduce le possibilità di avere dei fannulloni foraggiati dallo Stato.
Secondo lo studio, certi sistemi servono più per motivare i dipendenti che per stanare chi non produce come dovrebbe e sottolinea l’evidenza che i Paesi in cui si è delegata la gestione del personale direttivo ad agenzie esterne sono anche quelli in cui si ha maggiore meritocrazia.
Non sempre sono i cittadini che possono riconoscere chi lavora e chi no, questo può valere per chi è a contatto con il pubblico. Ma chi sta negli uffici chi lo valuta?
Spesso abbiamo sottolineato che negli Enti pubblici la maggioranza dei dirigenti sono dei servitori dei politici, fanno carriera grazie ai favori che fanno alla politica una volta messi lì.
Molti si fanno i propri affari e gestiscono le proprie clientele senza alcun controllo.
E sarebbero questi poi che dovrebbero stabilire chi tra i dipendenti è più meritevole di altri ?
Infatti fanno carriera sempre i compagni di merende non certo chi sgobba senza avere e cercare protezioni.
In Italia non esiste una tradizione di “aristocrazia asburgica” della burocrazia, ma spesso dei mantenuti dalla politica che vengono premiati in base alle clientele che li foraggiano.
La meritocrazia è sempre stata una parola vietata, ripristinarla vuol dire prima cambiare completamente le regole, non bastano certo gli annunci.
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