ROMENI PRIMI NEL CRIMINE MA PURE NEL LAVORO
QUELLI CON UNA OCCUPAZIONE IN ITALIA SONO SALITI DA 263.000 A 570.000 E GLI IMPRENDITORI ROMENI SONO 160.000… NONOSTANTE RICEVANO IL 40% IN MENO DELLE OPPORTUNITA’ DEGLI ITALIANI….IL PROBLEMA E’ QUELLA MINORANZA DEDITA INVECE AL CRIMINE, PRIMI PER OMICIDI, VIOLENZE SESSUALI, FURTI E RAPINE… CHE SI FA PER ALLONTANARLI PRIMA CHE COMMETTANO UN REATO?
Nell’affrontare il problema della presenza sul nostro territorio di stranieri, occorre analizzare sempre i dati per avere un quadro obiettivo della situazione da monitorare.
Abbiamo avuto modo di segnalare che i romeni sono al primo posto in Italia tra gli stranieri denunciati per omicidi volontari, violenze sessuali, furti d’auto, rapine in abitazioni, violenze sessuali. In totale sono ben 2.729 quelli detenuti in Italia.
Questo a causa anche del fatto che il 40% dei romeni dediti a delinquere nel loro Paese si sono diretti, secondo i dati del Governo di Bucarest, verso l’Italia, forse attratti dal nostro sistema giudiziario che assicura più facilitazioni e clemenza rispetto a quello in vigore al loro Paese.
Siamo un Paese che ha delle attrattive insomma, una volta turistiche ora giudiziarie.
Ma sarebbe un grave errore se generalizzassimo.
Su un totale di romeni stimati presenti nel nostro territorio di circa 1.016.000 su circa 4 milioni di stranieri totali, sono saliti da 263.000 a 570.000 quelli che hanno una regolare occupazione e rappresentano un quinto di tutti gli immigrati al lavoro.
Secondo il Centro Studi Idos, i settori prevalenti di occupazione dei romeni sono l’edilizia per gli uomini e l’assistenza per le donne.
Non solo: gli imprenditori romeni sul nostro territorio son già ben 160.000 e i loro connazionali che lavorano in Italia hanno un reddito medio di 1.030 euro al mese.
Sono cresciuti di cento volte, diventando la prima collettività tra gli stranieri: i principali insediamenti romeni sono in Lazio ( 200mila), Lombardia ( 160.000), e Piemonte ( 130mila).
Va detto che tra gli immigrati vi sono eccellenze anche nel bene e noi italiani dovremmo recitare un mea culpa per la disparità di trattamento nei loro confronti.
Chi si rimbocca le maniche per aprire un’attività in proprio va incontro a mille ostacoli burocratici, con l’ulteriore difficoltà della lingua e con l’assoluta intransigenza delle nostre banche nel concedere loro anche il minimo credito.
Risulta che, nonostante l’incremento della presenza romena nel mercato del lavoro, anche nelle regioni a più alto tasso di integrazione, i lavoratori immigrati ricevono il 40% in meno delle opportunità degli italiani.
Consideriamo anche che i lavoratori stranieri assicurano un gettito fiscale di 5,5 miliardi di euro alle casse dello Stato.
Risulta semmai evidente che una minoranza di romeni è stata fatta entrare in Italia nonostante avessero precedenti penali nel proprio Paese e senza un piano organico e coordinato con governo di Bucarest.
Si ritorna al discorso di non aver chiesto la moratoria di qualche anno che avrebbe impedito l’invasione di un milione di romeni, alla mancata applicazione della legge del pericolo per l’ordine pubblico che consentirebbe anche il rimpatrio di molti.
Esiste un problema di ordine politico che va affrontato, unitamente al riconoscimento del diritto al rispetto dovuto a 700 mila romeni che in Italia lavorano e pagano le tasse.
Ma è giusto oggi sottolineare anche questo aspetto, non solo quello negativo.
Facile fare demagogia a buon prezzo, quello che manca in Italia è una strategia globale, un progetto quadro, una politica sull’immigrazione che coniughi diritti e sicurezza.
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