QUALCUNO SCOPRE UN LOBBISTA IN PARLAMENTO, MA DEGLI ALTRI 156 CHI NE PARLA?
CHI SI E’ BATTUTO ALLA MORTE PERCHE’ LE GRANDI LOBBIE INTERNAZIONALI DEL WEB COME GOOGLE E AMAZON (CHE PRODUCONO GRAN PARTE DEL FATTURATO DEL LORO CAPO), POSSANO CONTINUARE A ELUDERE IL FISCO ITALIANO, NON PAGANDO LE TASSE SUI MILIARDI DI EURO FATTURATI IN ITALIA?
Un lobbista è stato individuato nella solita gran caciara posta in essere dai venditori di fumo Cinquestelle che amano solo guardare nel giardino dei vicini.
I lobbisti in Parlamento influenzano tutti i partiti, non è certo una novità .
E’ semmai atipico che un intero gruppo composto da 156 parlamentari sia composto da lobbisti, più o meno a loro insaputa (ormai va di moda il concetto).
Entriamo nel merito della web tax e così il concetto sarà più chiaro.
La legge proposta dal governo ha giustamente sollevato dubbi legittimi visto che rischierebbe di violare la normativa europea sulla libera concorrenza e circolazione delle merci, facendoci andare incontro ad una procedura di infrazione.
L’esecutivo ha così cercato di modificarla in modo che valga solo per la pubblicità e non più per l’e-commerce: il problema è che servirebbe una “cornice europea” che attualmente manca.
Occorrerebbe cioè trovare il modo per non ridurre i consumi nell’e-commerce, ovvero che vi sia un gettito senza che questo gravi sulle tasche dei consumatori che usano siti come Amazon per risparmiare.
Però la ragione per cui Grillo non la vuole non è certo questa, infatti gli aspetti giuridici non sono mai stati da lui toccati.
Partiamo dal principio che se Google vende pubblicità italiana in Italia (come ad esempio sul sito di Grillo) è giusto che le tasse le paghi in Italia.
Oltre tutto fa una concorrenza sleale agli operatori pubblicitari che lavorano regolarmente in Italia, pagando tasse e costi della manodopera italiana.
Tra l’altro, se i gruppi come Google, Amazon, Apple etc non evadessero in Italia svariati miliardi l’anno, la pressione fiscale nel nostro Paese sarebbe più leggera.
E’ altresì evidente che se tutti hanno la residenza fiscale in Irlanda è perchè è il Paese con la più bassa tassazione.
Ci chiediamo perchè a Grillo stia politicamente bene che i grandi colossi internazionali del web come Amazon continuino a realizzare utili in Italia, evadendo o eludendo ogni anno miliardi di euro (non milioni) al fisco italiano.
E’ solo un caso che gran parte del fatturato del sito di Grillo provenga proprio dai colossi del web come Google e Amazon a cui Grillo non vuole far pagare le tasse ?
E’ possibile che fino a quando si tratta di rinunciare a dei soldi che comunque non finirebbero in tasca sua “no problem”, ma quando si tratta di toccare gli interessi dei gruppi internazionali che sono la principale fonte di utile, questo concetto non vada più bene ?
Come interpretare questi marchettoni di Grillo al Kindle di Amazon ?
– http://youtu.be/BfEXLTd2RVk
– http://youtu.be/O1L42CfcupM
Il sito di Grillo è sempre pieno di pubblicità per Amazon e Grillo vende i propri libri attraverso Amazon.
Un caso?
Lo stesso discorso vale per Google. Tutta la pubblicità sul sito di Grillo è gestita tramite Google. Un altro caso?
Sarebbe da consigliare a qualche parlamentare Cinquestelle di andarsi a rivedere l’inchiesta di Report a cura di Milena Gabbanelli, candidata Presidente della Repubblica (per finta) di 5 Stelle, in cui viene spiegato come Amazon elude il fisco e sfrutta i dipendenti.
Magari qualcuno capirebbe chi sono i lobbisti in Parlamento.
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