QUEI PUTINIANI ITALICI CHIAMATI PACIFISTI
CI SONO MOLTE SFUMATURE TRA IL COLLABORAZIONISTA E CHI NON ADERISCE AL PRINCIPIO DI NATO O BARBARIE
Ma insomma: dove sono i putiniani? È forse una razza portentosamente impagliata a
grandezza naturale? Anzi: esistono i putiniani, i filorussi, reincarnazione aggiornata degli antichi supporter di Baffone, di Cruscev perfino di Breznev, ovvero gente che al momento buono, quello del passare dalle chiacchiere agli atti, tirerebbe fuori le bandiere della Federazione russa accuratamente nascoste in cantina in attesa della epifania del Piccolo Padre delle autocrazie, del Vento dell’est versione riveduta e corretta, e maniacalmente coatto lo piazzerebbe sul personale balcone? Pronto a obbedire e a credere, se non proprio a combattere.
Se usciamo dalla semantica degli eufemismi e dalle arzigogolate manovre dei politici nostrani a cui di quello che accade tragicamente tra Odessa e il Donbass importa meno che una
elezione amministrativa nel triveneto, perché mai in Italia anno domini 2025 terzo millennio qualcuno dovrebbe esser putiniano? In nome di che cosa? Il presunto putiniano italico mi sembra un Innominato matusalennamente ridestato da utilitaristiche rivisitazioni dell’allarmi, nemico alle porte! Si può ragionevolmente credere che ci sia qualcuno disposto a cadaverizzarsi su quell’abborracciato patchwork che sarebbe il putinismo: Borodino a braccetto con Stalingrado, Santa Russia e l’Internazionale, capitalismo oligarchico e soprattutto galere? Una sgangherata ricapitolazione storica davvero poco raccomandabile in cui perfino i russi sghignazzano e fanno fatica a inventariarla: figuriamoci eventuali virgulti e apostoli di Chivasso o Catanzaro disposti a immergersi nella stessa pece. Le ideologie, forse, tentano e sviano. Ma a Mosca dove è la ideologia?
Ammiratori della Forza autocratica come categoria dello Spirito forse? Ma quale? Una forza che non riesce neppur ad aver ragione in quattro anni degli scalcagnati ex sudditi ucraini? E che dovrebbe entro cinque anni! avanzare verso di noi simile a una inondazione.
Eppure… Più gli anni passano (quelli della ormai eternizzata guerra nelle pianure del centro Europa, quello sì il vero problema), più si acclimata, dalle nostre parti soprattutto, un maccartismo un po’ goffo, sbilenco, un maccartismo da cucina che denucia: spie… infiltrati… seduttori subdoli… doppiogiochisti! voci ahimè autorevoli annunciano il dilagare di ibride intromissioni e predicano ferree cautele, versione aggiornata del vecchio, primitivo taci il nemico ci ascolta. Si moltiplicano le rivelazioni: infiltrazioni russe attraverso
prezzolati dal titolo accademico e quinte colonne di più bassa lega “social”, in attesa che arrivino anche qui i misteriosi droni e chissà quali altre avvenieristiche diavolerie. Indagini lombrosianamente antropometriche misurano i tiepidi e gli esitanti nelle maledizioni antirusse, sarebbero già elementi patogeni della famiglia autoritaria.
Domanda. Non si rischia in questo modo di rendere reale ciò che reale non è, ovvero moltiplicare in modo contagiosamente tracotante i pochi grulli che trovan simpatico il sorrisino di Putin o fanno e rifanno i conti in tasca di quanto ci costa resistere (è vero, con scarsi risultati) a fianco di Kiev? Non si dà credito perfino al manipolo di “esperti” che hanno accettato il ruolo di controcampo all’Occidente uguale al Bene, sospettati, misericordia! di esser devoti ai rubli di Mosca?
Allora per definire i putiniani si è costretti ad operare “a contrario”. Secondo molti lo sarebbero tutti quelli che non sono dichiarati, sottoscritti, entusiasti “perinde ac cadaver” dell’Occidente, semplificato in Nato, Unione europea e Stati uniti. Ma qui la ingombrante presenza di Trump consente alcuni sostanziosi distinguo. Che non si uniscono al polifonico coro della necessità del riarmo.
È un concetto pericolosamente sviluppabile proprio per la sua indeterminatezza. Putiniani quindi diventano tutti i cosiddetti pacifisti che ormai è nebbiosa e smunta categoria assimilabile all’insulto. Un tempo la “gauche” anche nostrana li trovava carini, un piccolo mondo antico come si deve. Oggi equivale a vigliacchi pantofolai, disposti a tutto pur di dormir sonni tranquilli, o a utili idioti che non si accorgono di sognare ad occhi aperti mentre alle loro spalle scatta la tagliola dell’uomo
del Cremlino. Manovali pronti al soccorso sarebbero anche coloro che, pur considerando nefasta e orribile la vittoria di Putin, ricordano che le strategie messe in piedi a Bruxelles finora non hanno prodotto alcun risultato; e che render permanente la guerra, riproponendo blocchi e cortine di ferro o porcospini di acciaio, fa il gioco proprio di Putin. Lui che nel torbido brodo della guerra permanente nuota benissimo e si rafforza. Tra il collaborazionista e chi non aderisce al predicatorio: Nato o barbarie, forse ci sono larghi spazi di pensiero. Critico, non putiniano.
Domenico Quirico
(da lastampa.it)
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