RENZI DA’ L’ULTIMATUM, MA CONFERMA IL PATTO
LA SCENEGGIATA PRECEDE L’INCONTRO TRA RENZI E BERLUSCONI DI OGGI ALLE 18
Renzi e Berlusconi si vedranno oggi alle 18.
Le agenzie battono la notizia alle 21 e 50. Subito dopo inizia la registrazione di Porta a Porta del premier.
Lo show può andare avanti, il patto del Nazareno è vivo e vegeto. Nonostante ultimatum e minacce.
La versione del premier è chiarissima: “Il problema nel caso specifico” della legge elettorale “non credo sia Berlusconi ma i suoi, i Brunetta, i Fitto”.
Hanno fatto pace? “Speriamo”. Poi, la velata minaccia: “Litigare fa sempre male, improvvisamente FI mostra libertà interna: tutta insieme gli ha fatto male…”.
E quella più esplicita: “Le regole del gioco si fanno insieme non significa che se non sono d’accordo non si fanno. Io prima voglio farle, e poi insieme”.
Insomma, lui va avanti, confida che l’amico Silvio lo seguirà e sa che FI non ha molte alternative. “Il patto del Nazareno è importante, ma lo è ancora di più quello con i cittadini. Abbiamo chiesto a FI un impegno a trovare un accordo in tempi rapidi”.
La versione ufficiale a botta calda, dopo la fine dell’ufficio di presidenza degli azzurri, è quella che fornisce Maria Elena Boschi al Tg3.
La quale — con il tono sobrio e rassicurante che le è abituale — mette insieme una serie di condizioni obbligatorie. Punto numero uno: i paletti irrinunciabili dell’accordo sulla legge elettorale sono il “ballottaggio” e il “premio di maggioranza alla lista”.
Esattamente quello che garantisce il progetto renziano di un partito-piglia-tutto.
Ed esattamente quello su cui B. è pronto a cedere fin dal primo momento.
Punto secondo: la soglia di ingresso al 3% è sì l’ “accordo con la maggioranza” ma “il punto vero è il premio di maggioranza alla lista”.
E dunque, ancora una volta, se Matteo deve scegliere tra Berlusconi e la sua maggioranza, sceglie il primo.
Con buona pace dei piccoli. Limature in corso, si chiuderà al 4%.
Punto tre: ci saranno alcune preferenze, come vuole la minoranza del Pd, “ma non può essere la minoranza a scrivere la legge elettorale”.
Si discute sulla grandezza dei collegi: dal vertice di maggioranza era uscita l’indicazione di allargarli.
Ma i renziani hanno già cominciato a sostenere la tesi opposta: più sono piccoli, più c’è controllo sugli eletti.
Il che, non per niente, va bene anche a FI.
Sullo sfondo c’è la partita del Quirinale (nella quale Silvio e Matteo hanno bisogno l’uno dell’altro).
E sull’Italicum la quadra si troverà . A questo hanno mirato gli ultimatum andati avanti ieri per tutto il giorno.
Il primo di Luca Lotti: “Se le parole di Brunetta sul patto del Nazareno interpretano il pensiero di Berlusconi, allora non c’è neanche bisogno di incontrarsi”.
Aveva detto Brunetta: “Il patto del Nazareno prevedeva l’Italicum approvato alla Camera”. Poi, parla lo stesso premier in un tweet: “Il tavolo dei rinvii, dei tavoli tecnici, dei gruppi di lavoro è finito. Ora è tempo di decidere #lavoltabuona”. Ore 16 e 20.
È il suo modo di dare una mano all’amico Silvio, prima dell’ufficio di presidenza: mettergli pressione.
Che poi, la pressione è (anche) reale: il presidente del Consiglio sa che tra FI e il Pd un po’ di voti possono mancare.
Come sa che non può affidarsi su nulla solo ad Alfano e ai suoi. E allora, ecco che usa gli uni contro gli altri, e nel frattempo allarga a Cinque Stelle dissidenti, Sel e chiunque lo voglia.
Lunedì poi ha convocato per stasera alle 21 in streaming una direzione su tutto.
Jobs act, manovra, legge elettorale. Obiettivo, il solito: farsi blindare la linea.
E poi andare avanti come un rullo compressore.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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