RIVOLTA IN FORZA ITALIA, I FITTIANI “LIBERATELO, E’ PRIGIONIERO”
BERLUSCONI NON SI PRESENTA ALLA RIUNIONE E SCOPPIA IL CAOS
A un certo punto i senatori fittiani si alzano in piedi e si mettono urlare, scandendo “li-be-ra-te-lo, li-be-ra-te-lo, liberatelo”.
Palazzo Grazioli. Pomeriggio da tregenda. Silvio Berlusconi è asserragliato nel suo studio.
Sotto, al parlamentino di Forza Italia al piano terra, le urla.
Rivolte in alto verso un leader che una parte dei suoi considera un “prigioniero politico”.
Prigioniero di Renzi, di Verdini, del cerchio
magico di quelli che lo hanno costretto a cedere “a un accordo al ribasso con Renzi”. Per la prima volta in tutta la storia di Forza Italia Silvio Berlusconi evita di partecipare a una riunione decisiva: “Non lo hanno fatto scendere — dice uno dei ribelli – perchè sapevano che avrebbe cambiato idea su questo accordo con Renzi”.
Paolo Romani in fretta e furia pone ai voti la nuova, ennesima giravolta di Forza Italia sulla legge elettorale: venti contrari, più di un terzo del gruppo.
Poi, riprende le carte e corre al primo piano con passo da centometrista. Perchè è arrivato Fitto.
E Berlusconi non si può lasciare solo altrimenti possono vacillare le granitiche certezze.
Il governatore pugliese gli sta dicendo in faccia ciò che poi dirà in pubblico: “Questo è un errore madornale, in questo modo diventa il soccorso azzurro di Renzi e del suo governo. Votare la legge elettorale così come la vuole Renzi non è un graduale arretramento dal patto del Nazareno iniziale ma è una totale resa a Renzi. Il gruppo dirigente di FI ha deciso di suicidarsi”.
Per tutto il pomeriggio nel Parlamentino i ribelli spiegano che questa versione dell’Italicum equivale a mettere per iscritto la sconfitta elettorale perchè “senza coalizione Forza Italia non va nemmeno al ballottaggio” e che “Berlusconi sta svendendo Forza Italia sull’altare del Nazareno” sperando in chissà quali garanzie sull’agibilità politica.
Parlano Bonfrisco, Minzolini, Tarquinio, Bruni Lettieri per i ribelli.
Denis Verdini, il nume tutelare del Nazareno interviene due volte. Spiega il senso dello scambio: il sacrificio sulla legge elettorale in cambio di un patto su un nome di garanzia al Colle.
Il che significa agibilità politica a Berlusconi. Non è un caso che la “salva-Silvio” è congelata.
Per tutta la riunione i pasdaran del Nazareno invocano il sacrificio in nome dei supremi interessi di Berlusconi. Il “suicidio” in cambio dell’agibilità non convince Fitto.
Quando l’ex governatore della Puglia si trova davanti all’ex premier quasi urla: una volta che Renzi ha tutto, legge elettorale, capo dello Stato, riforme, ti scarica. Ripete: “Io voto contro e lo faccio per te”
“Voto contro per te” dice Fitto. “Votiamo a favore per Berlusconi” dice Verdini. Quando Paolo Romani mette ai voti la linea, lo presenta come un voto di fiducia su Berlusconi. Il Cavaliere è assente.
Nel Parlamentino il suo conflitto di interessi diventa tregenda politica.
Per Verdini funzionerà lo scambio tra consenso elettorale e salva-Silvio. Per Fitto il consenso serve a negoziare e, prima del Colle, si dovrebbe chiedere a Renzi un cdm che approva la salva-Silvio.
Raccontano che Berlusconi è stato dubbioso fino alla fine. Scosso, tormentato, non è più neanche l’ombra del leader di una volta.
Finora, ripete i suoi, “Renzi ha dato garanzie”.
E, con la giornata di oggi, è chiaro che parlare di Nazareno al Colle non è più un tabù: “Il patto tra Forza Italia e Renzi – dice Romani – si rafforza. Ora coinvolga anche l’elezione del capo dello Stato”.
Martedì nuovo appuntamento con Renzi. Domani nuovo appuntamento con Alfano per iniziare a sfogliare i petali della rosa per il Colle.
In Transatlantico Fitto è circondato dai suoi 24 parlamentari. Da loro partono una raffica di dichiarazioni sul “suicidio”, sulla “morte” per legge di Forza Italia.
Per ora la parola “scissione” è bandita. Ma sul capo dello Stato l’ex governatore Pugliese, di fatto, annuncia che si terrà le mani libere sul capo dello Stato del Nazareno.
Berlusconi, su 130 grandi elettori, di sicuri ne ha tra i 70 e gli 80.
Questa è la dote per eleggere il primo capo dello Stato dell’era del Nazareno e avere un provvedimento ad personam sull’agibilità politica.
(da “Huffingtonpost”)
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