ROGO CAMPER, SCARCERATO IL ROM SEFEROVIC: “NON CI SONO GRAVI INDIZI DI COLPEVOLEZZA”
I LEGALI: “ERA DA UN’ALTRA PARTE, ABBIAMO 40 TESTIMONI, LE TELECAMERE DELLA ZONA E UNA PATTUGLIA DELLA POLIZIA CHE ERA ENTRATA AL CAMPO POSSONO CONFERMARE”… SE IL DNA FOSSE NEGATIVO, SETTIMANE DI INDAGINE A SENSO UNICO E COLPEVOLE ANCORA IN LIBERTA’
È stato scarcerato Serif Seferovic, il rom accusato di aver dato fuoco al camper nel quale persero la vita le tre sorelle Elisabeth, Francesca e Angelica Halilovic.
Il gip di Torino, Alessandra Danieli, ha disposto la scarcerazione di Serif. «Quella notte non ero li, ero lontano assieme alla mia famiglia», si era difeso nel corso dell’interrogatorio di ieri in carcere Seferovic, assistito dall’avvocato Gianluca Nicolini, ribadendo che quella notte non si trovava nella zona del rogo, ma in una area di sosta a Prati Fiscali assieme a tutta la sua famiglia.
La difesa del giovane aveva chiesto, quindi, di acquisire le immagini a circuito chiuso della zona affermando, inoltre, che in quelle ore alcuni agenti delle forze dell’ordine erano intervenute per controllare proprio la zona dove si trovava la famiglia del fermato. Una versione, quella ribadita durante l’interrogatorio dal giovane rom, avvalorata dalle parole del padre che ha spiegato: «Quella notte Serif ha dormito in una area di parcheggio nella zona di Prati Fiscali, eravamo una quarantina di persone. Non è stato lui». «Sicuramente in quella zona ci saranno state delle telecamere — spiega il penalista Nicolini – che potrebbero confermare la presenza della famiglia Seferovic».
Per i pm il movente sarebbe stato la vendetta contro il padre delle tre sorelline, Romano Halilovic, così le indagini si erano orientate esclusivamente verso l’ipotesi di un regolamento di conti all’interno della comunità nomade, tralasciando completamente l’altra pista che le deliranti affermazioni sul web potevano suggerire: l’intolleranza razziale a causa dei continui furti nella zona e del rovistaggio compiuto dai rom nei cassonetti.
Secondo il gip di Torino dunque il fermo di polizia è avvenuto correttamente, ma non ci sarebbero «gravi indizi di colpevolezza» tali da giustificare la detenzione in carcere di Serif.
Domani sono inoltre previsti gli accertamenti tecnici irripetibili con il prelievo di un campione biologico e si vedrà se le impronte sono quelle di Serif Seferovic.
In caso contrario vorrebbe dire che tutta l’indagine è stata condotta nella direzione sbagliata.
(da “La Stampa”)
Leave a Reply