ROMANO PRODI PREPARA LE VALIGIE: “VICINO AL PD MA SE RENZI VA CON BERLUSCONI IO VADO ALTROVE”
CRITICHE ANCHE A BERSANI E A GRILLO: “VOTARE COSI’ PROVOCHERA’ INSTABILITA’ E DIFFIDENZA IN EUROPA”
Parole che trasmettono amarezza.
Romano Prodi rilascia un’intervista al Fatto Quotidiano e non nasconde la sua preoccupazione, ma anche la delusione per quanto avviene nel mondo politico italiano, a cominciare dal Pd.
Non cela neanche i timori per la piega che stanno prendendo gli eventi internazionali, a cominciare dai nuovi attacchi di Londra fino alla nuova strategia di Washington.
“Vediamo come vanno le cose, l’Italia corre molti rischi”.
Il proporzionale non piace al Professore. Non consente di sapere già la sera delle elezioni chi ha vinto, slogan spesso utilizzato da Matteo Renzi. Rende inoltre “impossibile un governo stabile”.
“Quello del segretario del Pd Matteo Renzi è un cambiamento di rotta. Con la legge in discussione ci si obbliga a cercare alleanze fra partiti con diversità inconciliabili. Vi è un’infima possibilità di un governo stabile: la conquista della maggioranza assoluta. Mi pare improbabile ma è pur vero che viviamo nel mondo dove Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti”.
O me o Silvio. Romano Prodi ha detto in una recente intervista al Corriere di collocarsi politicamente in una tenda accanto al Pd.
La metafora della tenda si chiarisce ulteriormente ora quando gli chiedono cosa farebbe in caso di alleanza post elettorale con Silvio Berlusconi.
“È una tenda canadese, pratica. Si può infilare nello zaino e rimettersi in cammino per spostarsi. Certo non ho dedicato la mia vita politica a costruire alleanze con obiettivi talmente disomogenei da diventare improduttivi”.
La campagna elettorale a Ferragosto sarebbe ridicola. E le elezioni in ottobre senza l’approvazione della legge di bilancio faranno aumentare la diffidenza nei nostri confronti e, tra l’altro, renderà molto più difficile esercitare un ruolo attivo nella strategia franco-tedesca.
Secondo Prodi le colpe non sono soltanto di Renzi. Definisce “un enorme errore” la scelta di Pier Luigi Bersani di lasciare il Pd, una decisione “che contribuisce a cambiarne la natura”. Vede come un “rischio” la possibile ascesa del Movimento 5 Stelle al Governo.
“Grillo? Una cosa è fare teatro, un’altra è governare”
“Gli spettacoli di Grillo mi piacevano molto. Mi sottopose un paio di volte i suoi testi teatrali, si documentava con rigore sull’esattezza delle battute di economia. Poi è andato per la sua strada fino alla politica. Una cosa è fare teatro, un’altra è governare. Il rischio è l’indefinitezza della proposta: come si fa a prendere decisioni se non si hanno principi che siano di destra o di sinistra? La forza di Grillo è non avere radici, ma questo produce il rischio di non avere linea di governo. Per i “nuovi movimenti” non avere radici produce voti: Le Pen padre legato al fascismo arrivava al 12%. La figlia Marine, slegata da quella storia, raddoppia i suoi voti. Salvini, mantenendo le sue radici, ha limiti elettorali. Grillo non ne vuole avere. Ma destra e sinistra esistono, almeno fino a che esistono modi diversi di intendere la vita e obiettivi diversi di governo. Tra l’avere e non avere la sanità per tutti c’è una bella differenza”.
“Trump aumenta livello di tensione, Europa assediata”. Romano Prodi vede un possibile risveglio europeista nelle parole di Angela Merkel, diffidente nei confronti della nuova amministrazione di Washington. Definisce l’Europa “assediata da Ovest come da Est”.
“Da un lato è necessario difenderci con tutti gli strumenti possibili, dall’altro la vendita di armi in Arabia Saudita da parte di Trump è l’ultimo episodio che spinge ad aumentare il livello di tensione in Medio Oriente e rende più complicato il contrasto al terrorismo”
“Fa un certo effetto pensare che sia Trump a risvegliare il patriottismo europeo ma è così. La Merkel ha ragione, non c’è più l’America che ha come priorità il legame con l’Europa. In Trump gli aspetti di tensione con noi finora prevalgono sulla distensione. Siamo assediati da Ovest come da Est. Per fortuna qualche reazione sembra esserci. Adesso, però, deve trasformarsi in un cambiamento di strategia. Macron ha fatto la campagna su questa linea e deve andare avanti. Certo non mi sembra essere coerente con il suo europeismo l’ostilità all’acquisto della Stx France da parte di Fincantieri dopo che Parigi ha fatto shopping in tutti i settori dell’economia italiana”.
(da”Huffingtonpost”)
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