RUSSIAGATE, NEI GUAI VICEMINISTRO DELLA GIUSTIZIA: IL SENATO LO CONVOCA PER COMEY
TRUMP RINUNCIA ALLA VISITA ALLA SEDE DELL’FBI: “NON SAREBBE BEN ACCOLTO”
Temperatura bollente al dipartimento di giustizia americano. Non accenna a spegnersi l’incendio
mediatico scatenato dall’improvviso licenziamento del capo Fbi James Comey da parte del presidente Donald Trump.
Il leader della maggioranza repubblicana al Senato Usa, Mitch McConnell, ha infatti concordato con il leader della minoranza democratica al Senato, Chuck Schumer, di invitare il numero due del dipartimento di Giustizia, Rod Rosenstein, a parlare in aula davanti ai senatori del licenziamento del direttore dell’agenzia. Ad annunciarlo è stato lo stesso Schumer al Senato.
La notizia arriva all’indomani della decisione, sempre da parte del Senato di inviare un mandato di comparizione all’ex consigliere per la Sicurezza Mike Flynn.
Rod Rosenstein è il protagonista di questi giorni per aver firmato il memo consegnato al presidente Donald Trump contenente le valutazioni e le raccomandazioni del dipartimento di Giustizia per procedere con la rimozione di Comey e che era stato indicato dalla Casa Bianca in una prima ricostruzione dei fatti, come il suggeritore del clamoroso licenziamento.
La versione di Rosestein.
Il vice alla Giustizia anche se ha negato di aver minacciato le dimissioni, ha smentito la versione fornita dalla Casa Bianca secondo la quale Trump avrebbe cacciato Comey solo per seguire il suggerimento contenuto nel memorandum. È stato lo stesso Trump a scavalcare l’ufficio stampa della Casa Bianca e a dire che lui aveva già deciso da solo di far fuori Comey, “a prescindere” dalle raccomandazioni di Rosenstein.
La cena di Comey alla Casa Bianca.
Ma proprio oggi il New York Times ha scritto, citando fonti informative riservate, che sette giorni dopo il suo insediamento alla Casa Bianca il presidente Donald Trump invitò a cena il direttore dell’Fbi James Comey. La risposta fu una garanzie di “onestà “, ma Comey declinò la promessa di lealtà , affermando di non poter essere “affidabile” nel senso politico convenzionale.
Comey ritiene adesso quella circostanza sia la causa di quanto accaduto nei giorni scorsi. La Casa Bianca contesta la ricostruzione riferita dal Nyt: “Non crediamo sia accurata”, ha detto la vice portavoce Sarah Sanders, affermando che il presidente Trump “non lascerebbe mai intendere di aspettarsi lealtà personale, soltanto lealtà verso il nostro Paese”.
La versione di Trump.
Ricostruendo in un’intervista alla Nbc il percorso che lo ha portato a licenziare Comey, Trump ha ammesso che ha pesato anche l’indagine in corso sui contatti da membri della sua campagna e rappresentanti dell’intelligence russa.
“Di fatto, quando ho deciso su questa cosa mi sono detto: questa cosa russa con Trump e la Russia è una cosa inventata, è una scusa dei democratici” ha dichiarato il presidente all’intervistatore Lester Holt.
Inoltre Trump ha negato anche la versione iniziale data dalla Casa Bianca che il licenziamento sia stato legato alla gestione di Comey dell’indagine sulle email di Hillary Clinton. Sul Russiagate Trump ha comunque detto di volerer un’inchiesta “assolutamente corretta”. “Voglio che sia ben fatta, che vada fino in fondo. Se la Russia ha hackerato, se la Russia ha avuto a che fare in qualche modo con le nostre elezioni, voglio saperlo”
Le indagini su Russiagate.
Intanto i ministri della Giustizia di 20 Stati americani su 50 hanno scritto allo stesso viceministro per chiedergli di nominare un procuratore speciale (un inquirente indipendente dall’amministrazione Trump e non un funzionario del governo) affinchè indaghi sul cosiddetto Russiagate (le ingerenze di Mosca nelle presidenziali ed i contatti di alcuni consiglieri con funzionari russi).
Secondo quanto riferisce la rete Abc, che cita l’agenzia statunitense Associated Press, a scrivere la lettera è stato un gruppo di responsabili della Giustizia guidato dal ministro democratico del Massachusetts, Maura Healey, che ha definito il licenziamento di Comey “una violazione della fiducia dell’opinione pubblica”
La lettera.
Il gruppo sostiene nella lettera inviata a Rosesnstein (che ha il potere di nominare un procuratore speciale, visto che il suo capo, il ministro Jeff Session si è dovuto astenere dalle indagini sul Russiagate perchè potenzialmente coinvolto), che questa è l’unica strada per ristabilire la fiducia del pubblico nel sistema.
La Casa Bianca ha sostenuto che la nomina di un procuratore speciale non è necessaria. La lettera è stata firmata, oltre che da Healey del Massachusetts, dai ministri della Giustizia di California, Connecticut, Delaware, District of Columbia, Hawaii, Iowa, Illinois, Maine, Maryland, Minnesota, New Mexico, New York, North Cariluina, Oregon, Pennsylvania, Rhode ISland, Virginia, Vermont e Washington.
Trump rinuncia a visita a Fbi.
Sembra che il presidente abbia abbandonato l’idea di visitare il quartier generale dell’Fbi. Secondo Nbc, che cita fonti interne all’amministrazione, sarebbero stati gli agenti dello stesso Bureau a far cambiare idea alla Casa Bianca, spiegando che il presidente non avrebbe ricevuto un caloroso benvenuto.
La notizia che Trump stesse considerando una tappa nella sede dell’Fbi era stata anticipata dalla portavoce Sarah Huckabee Sanders. Lo shock e lo stordimento seguito alla rimozione di Comey, molto popolare tra i suoi agenti, è ancora vivo. Alcuni di loro avrebbero confidato che, nonostante abbiano votato per lui a novembre, questa volta non sarebbe stato accolto con applausi e sorrisi. “Penso che si sentano ancora fedeli a Comey”, ha detto un fonte citata ancora dalla Nbc
Molti agenti Fbi cambiano profilo Fb.
Gli agenti dell’Fbi sono arrabbiati per il licenziamento in tronco di Comey. Tanto che in molti hanno deciso di cambiare temporaneamente il loro profilo privato Facebook con una foto in cui compare Comey, un gesto solitamente riservato ai colleghi che muoiono in servizio.
“Tutti si sentono come se avessero avuto un lutto in famiglia”, ha scritto il Daily Beast, raccogliendo la testimonianza di uno di loro al Bureau.
Giovedì, di fronte alla commissione Intelligence del Senato, il direttore ad interim Andrew McCabe, ha sostenuto che Comey “godeva dell’ampio sostegno del Bureau, così come ancora oggi”.
Si respira quindi una brutta atmosfera all’interno del quartiere generale. “Ci sarà diffidenza nei confronti del nuovo direttore”, ha aggiunto un altro agente al Daily. Chiunque sarà scelto solleverà “sospetti perchè il presidente è impopolare”.
(da “La Repubblica”)
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