FENOMENO SIBETH, CHI E’ LA NUOVA STELLA DEL TEAM MACRON
DAL SENEGAL ALL’ELISEO, LA NUMERO UNO DELLA COMUNICAZIONE… L’ANEDOTTO: MACRON VOLLE ANDARE TRA GLI OPERAI DELLA WHIRLPOOL CONTRO IL PARERE DELLA SICUREZZA: “ME NE FREGO, BISOGNA SAPER RISCHIARE, ALTRIMENTI SI FINISCE COME HOLLANDE: IN SICUREZZA, MA MORTO”
A curare la comunicazione del candidato e poi presidente Emmanuel Macron c’è, assieme a Sylvain Fort, una donna che è diventata francese solamente l’estate scorsa. Sibeth Ndiaye, 37 anni, nata a Dakar in Senegal, è nota da mesi ai giornalisti per l’efficienza e la sorridente fermezza, ma sta vivendo ora un momento di celebrità nazionale da quando il primo canale tv Tf1 ha trasmesso «Emmanuel Macron, les coulisses d’une victoire», il documentario di Yann L’Hènoret sui retroscena di sei mesi di campagna presidenziale.
Il film di L’Hènoret sembra l’episodio pilota di una serie tv, una specie di «The West Wing» dove al posto della Casa Bianca c’è l’Eliseo, e la bionda press secretary C.J. Cregg viene sostituita da Sibeth Ndiaye con le sue trecce africane.
Altri la paragonano al personaggio di Olivia Pope che in «Scandal» gestisce le numerose crisi che turbano Washington DC.
Nella squadra di giovani sotto i quarant’anni che sono i più stretti collaboratori di Macron, Sibeth Ndiaye spicca per energia e determinazione.
Quando un settimanale titola in modo un po’ troppo sbrigativo il delicato passaggio sulle manifestazioni contro le nozze gay in un’intervista di Macron, lei non esita a chiamare con grande calma l’autore, spiegare le sue ragioni, e concludere con un «Questo non è un lavoro da giornalisti ma da mascalzoni».
La sua franchezza non sfocia in arroganza o intimidazione, ed è questa l’arte della comunicatrice.
È cresciuta nel centro di Dakar in una famiglia benestante, ultima di quattro sorelle che hanno tutte studiato grazie al padre, che è stato un esponente di spicco del partito del presidente Abdoulaye Wade, e alla madre con origini della Germania e del Togo, che è stata presidente del Consiglio costituzionale del Senegal.
Dopo le scuole medie Sibeth Ndiaye ha lasciato Dakar per trasferirsi a Parigi e frequentare il liceo Montaigne. All’università si è diplomata in Economia della Sanità , e subito dopo ha cominciato a frequentare la politica entrando nell’ufficio stampa del futuro presidente socialista dell’Assemblea, Claude Bartolone.
Diventa militante più convinta nel 2002, quando Jean-Marie Le Pen si qualifica per il secondo turno della presidenziale, e la Francia conosce un sussulto che non si è ripetuto stavolta per la figlia Marine.
Dieci anni dopo entra nel gabinetto del ministro dell’Economia Arnaud Montebourg, e ci resta anche quando Emmanuel Macron prende il suo posto.
«La prima volta che Emmanuel ha riunito il suo staff – ha confidato Ndiaye a Jeune Afrique – ci ha avvertiti: “Non venite mai a dirmi che non si può fare una cosa perchè non è mai stata fatta prima”».
In campagna elettorale Sibeth Ndiaye segue e organizza tutte le trasferte del futuro presidente, e incassa bene anche uno dei rari colpi di collera di Macron.
Lui vorrebbe andare a incontrare gli operai di Whirlpool, «gli uomini della sicurezza non vogliono», spiega lei, e Macron sbotta: «Non importa, bisogna sapere prendere dei rischi. Altrimenti si finisce come Hollande: in sicurezza, forse, ma morto».
(da “il Corriere della Sera”)
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