SALVINI METTE LA GIACCA, MA A SANTA FA UN “BAGNO”: I GIOVANI INDUSTRIALI LO ACCUSANO DI POPULISMO
NON C’E FEELING CON IL TRASFORMISTA… AUTOGOL DI SALVINI: “I ROM SONO L’ULTIMO PROBLEMA ITALIANO”
Un alieno nel salotto degli industriali.
Al convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria a Santa Margherita Ligure, giunto alla sua 45° edizione, arriva Matteo Salvini.
Il leader del Carroccio abbandona la felpa per l’insolita veste in camicia e giacca, non la cravatta perchè “fa troppo caldo”.
Il trasformista cambia look a seconda dell’occasione.
È uno degli ospiti principali e sale sul palco per il suo intervento, ma ben presto si capisce che non è la sua platea.
I Giovani imprenditori lanciano un messaggio al Governo e alla politica chiedendo un maggiore coinvolgimento nelle strategie politiche.
“Ci interessa” è lo slogan del convegno, le nuove leve dell’imprenditoria chiedono di diventare “il consigliere indipendente del Cda” Italia, di “contribuire a scriverne il business plan.
Il presidente dei giovani industriali Marco Gay si rivolge direttamente a Matteo Renzi – assente al convegno così come all’Assemblea annuale di Confindustria della scorsa settimana — e dice: “Sfruttateci per le idee e non solo per le tasse”.
Per gli imprenditori under-40 è “finito il tempo del piove governo ladro”, Gay sottolinea che “non ci basta svolgere al meglio solo il nostro lavoro di imprenditori. Vogliamo partecipare, fare la nostra parte. Noi ci siamo. Sporchiamoci le mani”.
Davanti alla platea di imprenditori e politici, il discorso di Marco Gay vira poi verso la critica ai populismi. “Dobbiamo avere il coraggio di dire che il populismo è la più subdola delle tentazioni e non possiamo farcene scudo” afferma, senza far riferimento a questo o quel politico.
Ricorda poi che “dopo 20 anni, corruzione, scandali appropriazione indebita di risorse, tornano sulle cronache”, ma “questo mondo parallelo non appartiene a chi fa impresa rispettando le regole”.
Poi tocca a Salvini: ” oggi comincia un discorso che coinvolge ciascuno di voi, se volete sporcarvi le mani io ci sono perchè Salvini non si occupa solo di Rom e immigrati, che costituiscono solo l’ultima delle mie emergenze”, spiega sperando che all’esterno nessuno di chi l’ha votato in funzione anti-rom ascolti.
“Vorrei che se mio figlio che ha 12 anni decidesse di fare impresa la facesse qui, in Italia”, dove “chi fa impresa è colpevole, tassato, indagato a prescindere”.
Quando prende la parola, però, si capisce subito che la reazione della platea è freddina.
Salvini ribadisce la sua ostilità all’Unione Europea e all’euro così come sono concepiti oggi. Contro l’Europa che è “un enorme centro commerciale, con 29 negozi diversi, con tassazioni diverse, tutto diverso”, in cui “sono sempre meno quelli che si fermano al negozio Italia “. Contro l’Europa che “è nata con criteri economici e commerciali che odiano l’impresa italiana”. Contro l’euro che “è anti Confindustria, anti Italia, anti buon senso”.
Dalla platea, un imprenditore lo definisce “populista” e Salvini gli risponde: “Mi inorgoglisco quando mi danno del populista, lo considero un valore aggiunto”.
Nelle domande degli industriali emerge lo scetticismo per le sue tesi economiche “lontane dalle esigenze del Paese”, specie per la battaglia anti-euro.
“Il patrimonio immobiliare si svaluterebbe del 30% se non ci fosse più l’euro”, gli contestano.
Finisce con un tiepido applauso di cortesia l’intervento al Miramare del trasformista a cui non resta, dopo “il bagno” in sala, che indossare il costume e farsene un secondo in mare.
Anche perchè comincia a fare troppo caldo per le felpe multiuso.
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