DALL’1 AL 10 PER CENTO, IL TARIFFARIO DI BUZZI: “QUANTO TI DO? DIPENDE, IO CI DEVO GUADAGNARE”
TRATTATIVE DA SUK CON I POLITICI DEL CAMPIDOGLIO…PER I BIG NON BASTANO NEANCHE 100.000 EURO CASH
L’Aula Giulio Cesare è il suk in cui Salvatore Buzzi compra e vende.
Compra consiglieri, assessori, capi dipartimento.
Vende, fissandone il prezzo, i servizi della “29 giugno”, holding cooperativa del Terzo Settore dalle tariffe fuori mercato.
Come i 900 euro a tonnellata che, nel 2013, spunta con l’Ama per la raccolta di “rifiuti multimateriale” a fronte di un prezzo medio di 250-300.
O il milione e 630mila euro per la prima accoglienza, nel luglio 2014, di 580 migranti, poco meno di 2.800 euro a essere umano.
I suoi “ricarichi” sui prezzi di mercato sono nell’ordine del 50 per cento, fino a punte del 70, e questo lo rende un battitore unico, perchè da quella generosa cresta può ritagliare altrettanto generose “stecche”.
Insomma, una Mucca dalle mammelle d’oro, se lo si volesse parafrasare nella sua metafora. Naturalmente, domanda e offerta, come nel più volatile dei mercati, sono fluttuanti e dunque, documentano le 428 pagine dell’ordinanza, trovano un punto di incontro in una tariffa altrettanto volatile.
Quella che monetizza «l’asservimento della funzione politica e amministrativa » del corrotto.
«Quanto te posso da’? Dipende da quanto ce se guadagna», dice dunque lui, Buzzi, a Massimo Caprari, il consigliere centrista pronto a mettersi a catena per mille euro al mese.
Di fatto, dall’1 al 10 per cento del valore della posta in gioco. Un appalto, piuttosto che la madre di tutte le delibere. Quella che, ogni anno, deve votare l’Assemblea capitolina per autorizzare l’iscrizione fuori bilancio di oneri straordinari, la voce in cui vengono regolarmente caricate le gare vinte da Buzzi e da chi gli si associa.
Lo strumento necessario a rendere quei compensi esigibili.
LA CORSA ALLA MUNGITURA
È un mercato di cui si riesce a comprendere la meccanica solo se osservato da vicino. Come dimostra ciò che intercettano le cimici del Ros il 17 settembre 2014 alle 3 del pomeriggio. Buzzi interloquisce con una persona non meglio identificata cui spiega cosa sta accadendo.
Per far mettere all’ordine del giorno dell’Assemblea capitolina la delibera che autorizza i debiti extra bilancio, una partita che per la “29 giugno” vale 10 milioni di euro, si è impegnato a consegnare 100mila euro a Mirko Coratti, presidente dell’Assemblea. Ma qualcosa non va per il verso giusto
Buzzi: «Stamattina ho visto l’amico nostro, Luca, che m’ha portato a parla’ con Ferrari (Alfredo Ferrari, consigliere Pd e presidente della commissione Bilancio). Vogliono 30mila. Quindici Luca (Luca Giansanti, consigliere comunale e capolista della Lista civica Marino ndr) e quindici Ferrari.
Trenta extra rispetto al pacchetto di 100 (quello per cui Buzzi si è impegnato con Coratti ndr). Tanto è vero che, dopo che gli ho detto “sì”, è uscita l’agenzia di stampa con Ferrari che dice che cambia i numeri in bilancio (…) Non mi va però di dire agli altri che Luca (Giansanti) e Ferrari pigliano i soldi… «.
Interlocutore: «Quanto sarebbero?».
B: «Quelli so’ cazzi nostri. Noi abbiamo sempre detto 100, l’1 per cento. E l’1 per cento è 100 mila».
I: «Così è 1, 1,3, 1,5%».
B: «Sì, 130. Però noi teniamo quelli (Giansanti e Ferrari ndr.) veramente a nero. O, se no, potremmo di’: “Noi pensiamo a Ferrari e a Giansanti e voi pensate a tutto il resto. O, se no, potrei di’ “Ce sta’ 30 in nero e 100 in chiaro”.
I: «E certo (…) Ma non dobbiamo manco fa’ i nomi».
B: «Guarda, Coratti m’ha detto: “Ferrari è roba mia, per me non ve dovete preoccupa’”. Col cazzo! Ferrari c’ha detto: “Quanto Coratti. Se no, io non faccio un cazzo!”. Tutti così ormai sono».
I: «Ma io me lo immaginavo. Che t’ho detto?».
B: «Alla fine noi paghiamo i 30 e poi dovemo paga’ pure i 100. Perchè se gli dici 130, come fai a fa’ la ripartizione? Ce sto’ a pensa’ da stamattina alle 11».
IL VALORE DI UN’ASSUNZIONE
Già , non esiste “stecca para” tra i piranha dell’Aula Giulio Cesare. Al Pesce grande va dato 10 volte quello che prende il pesce piccolo. Coratti è un pesce grosso e per giunta lo chiamano “Balotelli” «perchè pensa solo ai cazzi suoi», «non fa squadra». Massimo Caprari è un pesce piccolo. Ferrari e Giansanti sono pesci medi. Francesco D’Ausilio, allora capogruppo del Pd in Campidoglio è un pesce grosso. Ma poichè c’è bisogno del voto di tutti per far approvare quella benedetta delibera dei debiti fuori bilancio (cosa che avverrà il 30 ottobre 2014), Buzzi e Francesco Ferrara, dirigente della “Cascina” ragionano sul da farsi, dando a ogni nome una tariffa.
Buzzi: «Senti un po’, con “Balotelli” non annamo da nessuna parte, eh… «.
Ferrara: «Eh, lo so».
B: «I centotrenta già so’ aumentati. Perchè qualcuno è venuto e m’ha inserito dentro Balotelli, capito?».
F: «Cazzi loro, cazzi…».
B: «Però bisogna che Balotelli parla co’ D’Ausilio. Se Balotelli parla co’ D’Ausilio è fatta (…) Te l’ho detto che Caprari è venuto da me? Voleva tre posti di lavoro!».
F: «Tre posti di lavoro?».
B: «Poi alla fine avemo concordato uno».
F: «Tre posti de lavoro cioè, proprio nun ce stanno, eh… Tre posti de lavoro so’ 40… So’ 30 mila euro l’anno. Ma che cazzo vuole?».
Trenta-quaranta mila l’anno ad assunto fanno 1.500, 2.000 euro al mese, che Buzzi contabilizza accanto alla “retribuzione base” del consigliere nella fascia più bassa. Un Caprari, appunto. Che così negozia con lui. «Voi come… rapportate, di solito, coi consiglieri? C’è la percentuale?».
E il mercante: «Dipende.. Dipende se ce se guadagna. Dal 5 al 10 per cento». Caprari pensa al 5, ma vorrebbe uno “chip” base: «Se me voi mette’ al cinque, me va più che bene così.. na stronzata (…) Mille euro al mese… «. Buzzi gli spiega che è quanto prendono altri. «Io, guarda, c’ho co’ te, co’ Pedetti e co’ Giansanti». Caprari ringrazia. Perchè in fondo è solo l’inizio: «Ah.. vabbè. Tu quand’è.. insomma, sai.. poi se s’apre uno spazio o cose… Dobbiamo cerca’ de fa cose più solide…».
L’ORGIA DEI CONTANTI
È un pesce grosso e dall’inesauribile appetito Luca Odevaine. Il 6 giugno, Carmelo Parabita, della cooperativa “La Cascina”, lo va a trovare con l’offerta finale che fissa il prezzo con cui intendono comprarselo per gli affidamenti e le quote nei Cara per migranti di Mineo. Un affare da 96 milioni di euro. Lo trova con il pallottoliere.
Parabita : «Volevamo capire poi la forma, perchè ai 10 (10mila euro al mese ndr.) si aggiungerebbero degli altri. .. eh. .. di chiudere tutto a 20 (20mila al mese ndr.)… se per te va bene. .. Più il variabile. .. cioè. .. più le aperture nuove. Cioè ai 20 si aggiunge Fiano, per esempio. .. che è quella che. .. speriamo che si aggiunga… dal primo gennaio sempre… «
Odevaine : «Guarda, ti dico la verità . Su Mineo avevo capito altro. Abbiamo fatto un accordo quando erano 2000 persone. Con 4000, abbiamo detto ok raddoppiamo. Per cui sul raddoppiamo… E sugli altri, francamente, non so. Diciamo tutto a 5000?».
P: «Lì non riusciamo più a cava’. I numeri non girano più come una volta».
O: «Lo so che non girano più come prima. Però, tra Enea e Staderini, ce stanno 800 persone».
C’è naturalmente anche da risolvere come prenderla quella montagna di grano.
Odevaine : «Da non trascurare il fatto che poi dobbiamo trovare pure la forma. Perchè se no qui ci vuole una stamperia (di fatture false per prestazioni inesistenti, lo strumento con cui dissimulare la tangente ndr.). Quanto saranno? Credo 600.000 euro all’anno, no? Non lo so, dimmi tu qual è secondo te una buona formula».
IL TASSAMETRO GIRA SEMPRE
Naturalmente c’è chi viaggia “fuori scala”. I “pezzi da 90”, come li chiama il mercante. Luca Gramazio e Giordano Tredicine. Per loro, la forbice entro cui contenere l’oscillazione della “stecca” non vale. Il solo Gramazio prende in dodici mesi oltre 100mila euro cash e 10 assunzioni che, nella contabilità di Buzzi, valgono, lo abbiamo visto, tra i 300 e i 400 mila euro complessivi l’anno. Mentre per Tredicine, vale la regola del “tassametro”. Lo paghi quanto lo usi. A minutaggio. Come Buzzi racconta ridendo a Carminati. «J’ho detto: a Giorda’, li mortacci tua, prima o poi devi scenne dal taxi, se no gira sempre er tassametro».
Carlo Bonini
(da “La Repubblica”)
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