SALVINI SE NE FOTTE DELLA BASE E VA AVANTI CON IL FOLGORATO VANNACCI: SARA’ CAPOLISTA IN MOLTE DELLE CINQUE CIRCOSCRIZIONI (NEL PARTITO SI PREVEDONO 7 ELETTI)
NELLE ULTIME ORE, PER SALVINI È ARRIVATA UNA BRUTTA NOTIZIA: IL DANSK FOLKEPARTI, IL PARTITO POPULISTA DANESE, LASCIA L’EURO-GRUPPO “IDENTITÀ E DEMOCRAZIA” (COFONDATO DAL LEGHISTA E MARINE LE PEN) E PASSA CON ECR, GUIDATO DA GIORGIA MELONI
La metà dei leghisti che ieri si trovano in piazza Podestà a
Varese per festeggiare i 40 anni del partito, quando Matteo Salvini riparte per altre mete tira un gran respiro di sollievo collettivo: tutto è andato bene. Nessuna contestazione, nessuna intemperanza
All’indomani delle dure parole di Umberto Bossi («Serve un nuovo leader») la preoccupazione era alta. Per i salviniani doc, la pratica ansiogena del compleanno è ormai amministrata. E si parla del libro di Matteo Salvini. E soprattutto del fatto che venerdì scorso il generale Roberto Vannacci sarebbe stato avvistato in via Bellerio.
Insomma, il dado pare ormai tratto: il capo di Stato maggiore delle forze operative terrestri correrà alla guida delle liste leghiste in molte delle cinque circoscrizioni europee. Forse tutte. Non una buona notizia per i candidati a Bruxelles, anche se resta da capire per quale circoscrizione opterà il generale dopo la probabile elezione. In ogni caso, nel partito si prevedono 7 eletti.
I nuovi ingressi previsti dai veggenti leghisti sono la sindaca di Monfalcone Anna Maria Cisint a Nordest, Aldo Patriciello (ex FI) al Sud e il nuovo acquisto in Sicilia Raffaele Stancanelli, già eurodeputato ma per FdI.
Ma nelle ultime ore, per la Lega è arrivata una brutta notizia: il Dansk Folkeparti, il partito populista danese che aderiva all’euro- gruppo Identità e democrazia cofondato da Matteo Salvini e Marine Le Pen, ha scelto di cambiare riferimento: ora è schierato con Ecr, i Conservatori europei presieduti da Giorgia Meloni.
Ma a Varese per molti altri il punto è diverso: il compleanno della Lega sarebbe stato organizzato con il freno a mano tirato a due mani. Troppo alto il rischio di contestazioni al segretario, troppi i dubbi sul rischio amarcord nei confronti di un partito così diverso da quello che i bossiani chiamano la «Salvini premier» badando bene a non aggiungerci la parola Lega. I più amari dicono che c’è di peggio: «La verità è che ci siamo persi il territorio, che anche nei momenti più difficili è stato la nostra forza».
E così, nonostante la presenza del segretario, dei tre ministri Calderoli, Giorgetti e Valditara, dei capigruppo Molinari e Romeo e di tre candidati alle europee — Ciocca, Sardone e Tovaglieri — la festa non può dirsi un pienone. Per i vicini a Salvini, non sembra poi un problema: «La verità è che siamo un partito diverso. Le radici sono quelle e non le potremo mai rinnegare. Ma oggi i discorsi di allora non ci porterebbero da nessuna parte: il segretario rappresenta lo ieri, l’oggi e il domani». L’altro tema è, appunto, il libro di Matteo Salvini. Si intitola Controvento (Piemme), è dedicato a Umberto Bossi e Roberto Maroni, ed è già in prevendita online. Ma la presentazione è già colpo di teatro. Sarà infatti a Milano il 25 aprile, quando il capoluogo lombardo sarà come sempre la sede del principale corteo per la festa della Liberazione
(da Corriere della Sera)
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