SALVINI SENZA “AVVENIRE”: BOTTA E RISPOSTA TRA IL “CAPITONE” E IL QUOTIDIANO DEI VESCOVI SULLO SLOGAN “CREDO”
IL GIORNALE DI TARQUINIO: “IL CREDO È ESPRESSIONE CHE RECLAMA COERENZA E NON RESTA MAI SENZA CONSEGUENZE, ANCHE LAICHE, CIOÈ CIVICHE E CIVILI”. TRADOTTO: NON PUOI DIRTI CRISTIANO E POI LASCIAR MORIRE IN MARE I MIGRANTI
Botta ecclesiastica: si fa presto a dire «credo». Risposta leghista: può darsi, ma l’importante è credere. Replica dalle Sacre Stanze: però è necessaria la coerenza.
A suon di editoriali, lettere e puntualizzazioni del direttore Marco Tarquinio, sono giorni di tensione tra Avvenire, il quotidiano dei vescovi, e il leader del Carroccio Matteo Salvini.
Dopo il rosario mostrato ai comizi, i simboli sacri del cristianesimo messi di sfondo ai collegamenti tv, e il tau francescano sempre al collo, scelte che in passato hanno scontentato quella parte di Chiesa che denuncia «l’uso strumentale della religione e della fede», a scatenare le scintille questa volta è il tema del «credo».
Per i cattolici è parola cruciale, professione di fede. Ora ha anche valenza politica: è lo slogan elettorale del segretario della Lega, che il giornale della Conferenza episcopale italiana (Cei) l’altro ieri aveva stigmatizzato. In un commento a firma don Giuseppe Lorizio, teologo della Pontificia Università Lateranense, è stato messo in evidenza che «si fa presto a dire “credo” ma non senza conseguenze».
Per il prelato «non è difficile pensare che dietro la scelta di un leader politico attento agli umori dei molti, in questo caso Matteo Salvini, vi sia un’accurata indagine sul sentire del popolo, composto di eventuali elettori».
Premettendo che nel manifesto programmatico del leader leghista si parla di «fede laica», il teologo tuttavia ha lanciato un appello: «Onde evitare ogni possibile deriva populista, sarà bene che, mentre leggiamo sulle facciate delle nostre città la parola “credo”, cerchiamo di distinguere i diversi significati e le diverse condizioni che questo verbo propone a tutti noi».
In una missiva pubblicata ieri dalla testata della Cei il senatore della Repubblica Salvini sostiene che «in una società liquida, sfiduciata, corrosa di relativismo, e infine sempre negativa, è importante tornare a “credere” in qualcosa. È insieme l’ottimismo della ragione e della volontà». Credere è «dunque l’opposto di dubitare. È voglia di fare, di costruire, di operare per ridare coesione alla nostra società, per rilanciare l’Italia, partendo da valori chiari, sentiti, vissuti concretamente». Il Capitano enuncia ciò in cui crede: valore della vita, lotta alla droga, libertà, tutela dei più fragili.
Il direttore di Avvenire reagisce scrivendo che «affermare “credo”, ovunque ma in particolare in un Paese di straordinaria tradizione cristiana come l’Italia, è espressione che reclama coerenza e non resta mai senza conseguenze, anche laiche, cioè civiche e civili».
In particolare, «in ordine all’accoglienza e alla tutela rispettosa della vita, che sia “produttiva” o imperfetta o malata, assediata dalla guerra o al suo ultimo termine, nascente o migrante».
E poi, rivolgendosi all’interlocutore, precisa: «È qui che si sostanzia quel “primato della persona umana” che lei richiama e che è un’idea-guida solidale davvero importante, esigente» e a volte anche «benedettamente scomoda».
(da agenzie)
Leave a Reply