SCUSA, JOSEFA
DUE PESI E DUE MISURE: PER RENZI, ALFANO, CANCELLIERI, DE GIROLAMO, LUPI, SORU, DE GENNARO VALGONO ALTRE REGOLE
Due anni fa, giugno 2013, Il Fatto e Libero svelano uno scandalo di lavori abusivi in una palestra e di evasioni dell’Ici e dell’Imu a Ravenna che coinvolge Josefa Idem, campionessa olimpionica di kayak, neodeputata del Pd e neoministra delle Pari Opportunità , Sport e Politiche giovanili del governo Letta.
In pochi giorni, dopo un’imbarazzata difesa insaputista alla Scajola, la Idem si dimette.
Poi sana le sue pendenze col fisco, versando 3 mila euro per le tasse non pagate (col trucco di dichiarare “abitazione principale” la casa-palestra dove si allenava) e 654 euro per l’abuso edilizio (la palestra, spacciata per luogo di allenamento privato, era aperta al pubblico, priva di agibilità e gestita da un’associazione sportiva con dipendenti e iscritti).
Sul piano penale, è ancora imputata per truffa aggravata sui contributi previdenziali erogati dal Comune dopo che la Idem si era fatta assumere dal consorte pochi giorni prima di diventare assessore allo Sport nel 2006.
Esattamente ciò che ha fatto nel 2004 Matteo Renzi con la ditta di strillonaggio del padre, che da Co.co.co. l’ha promosso dirigente alla vigilia delle elezioni che l’hanno portato alla presidenza della Provincia di Firenze (ma, diversamente dalla Idem e da altri amministratori locali, non è stato mai perseguito dalla magistratura fiorentina).
Perchè ricordiamo questa storia, che pare preistoria?
Perchè, quando la scoprimmo e la raccontammo, scrivemmo che la Idem doveva lasciare il governo.
E lei, spinta dal premier Letta, a sua volta pressato dalle mozioni di sfiducia annunciate da 5Stelle e Lega, se ne andò.
Un mese dopo si scoprì che il Viminale, diretto (si fa per dire) dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, aveva fatto arrestare, rinchiudere in un Cie e infine deportare nel loro paese Alma e Alua Shalabayeva, moglie e figlioletta del dissidente kazako Muxtar à„blyazov.
Nuova mozione di sfiducia individuale di M5S, Sel e Lega per Angelino Jolie, scaricato anche da Renzi, sindaco di Firenze.
“Se Alfano sapeva — dichiarò il Rottamatore —, ha mentito e questo è un piccolo problema. Ma, se non sapeva, è anche peggio”.
Poi intervenne Napolitano con un monito pro-Alfano e tutto il Pd, renziani compresi, salvò l’indegno ministro.
A novembre, altro scandalo nel governo Letta: la ministra della Giustizia, Annamaria Cancellieri, intercettata mentre solidarizza con gli amici arrestati Salvatore Ligresti & figlie, e si adopera per farne scarcerare una.
Solito copione: mozione di sfiducia M5S-Sel, Renzi scatenato per le dimissioni, monito salva-ministro
Gennaio 2014: il Fatto svela lo scandalo dell’Asl di Benevento, che investe la ministra dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo (Ncd): pressioni per incarichi a parenti.
Lei prova a resistere, le opposizioni annunciano la mozione di sfiducia, Renzi fa trapelare che se ne deve andare, e lei alla fine lascia.
Febbraio 2014: Matteo il Castigamatti sloggia Letta da Palazzo Chigi e ha finalmente l’occasione di mostrare al governo la sua nobilitate.
E qui casca l’asino. Si riprende Alfano, sempre al Viminale. E imbarca come sottosegretari quattro inquisiti del Pd: la Barracciu, appena convinta a “scandidarsi” alle Regionali in Sardegna; Bubbico, all’epoca imputato per abuso d’ufficio (e in seguito assolto); De Filippo e Del Basso de Caro, indagati anch’essi — come la Barracciu — per peculato negli scandali dell’uso privato di rimborsi regionali (De Caro è stato poi archiviato).
Non contento, candida alle Europee Renato Soru, imputato per evasione fiscale e indagato per falso in bilancio e aggiotaggio; Nicola Caputo e Anna Petrone, consiglieri in Campania, indagati per peculato; e il sindaco di Ischia, Giosi Ferrandino, imputato per falso ideologico e abuso.
Per fortuna Ferrandino non fu eletto per un soffio (fu il primo degli esclusi), altrimenti la settimana scorsa i carabinieri avrebbero dovuto andare ad ammanettarlo a Bruxelles o a Strasburgo.
Soru invece viene eletto. Renzi e i suoi cari ripetono ogni volta a pappagallo che “c’è la presunzione d’innocenza fino alla Cassazione”. C’è tempo.
Così le quote marron si allungano: il sottosegretario Ncd all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione, indagato per abuso e turbativa d’asta al Cara di Mineo; e il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, indagato per il porto di Olbia, confermato al suo posto e archiviato.
Poi però finisce nelle intercettazioni dall’inchiesta Grandi Opere, beccato a raccomandare il figlio con Incalza: scaricato e costretto a dimettersi.
Per lui la presunzione d’innocenza non vale: non è indagato.
Ora la Corte di Strasburgo rivela (sai che novità ) che nella scuola Diaz di Genova, al G8 2001, la polizia torturò.
E chi era il capo della Polizia che torturò? Gianni De Gennaro, penalmente assolto ma funzionalmente responsabile di quei fatti ignobili, ora presidente di Finmeccanica.
Forse dovrebbe andarsene, anche perchè lì ha subito ingaggiato come consulente per la sicurezza — pagato dai contribuenti —l’ex capo dello Sco Gilberto Caldarozzi, condannato in via definitiva a 3 anni e 8 mesi per falso, reato commesso proprio alla Diaz firmando il verbale che attestava il sequestro (mai avvenuto) di bottiglie molotov.
Perchè mai dovremmo stipendiare l’ennesimo pregiudicato?
Ma il premier assicura a De Gennaro “piena fiducia” perchè “è stato assolto” (Caldarozzi condannato, ma fa lo stesso).
Il Renzi del 2014 avrebbe detto: “Se sapeva, ha mentito e questo è un piccolo problema. Ma, se non sapeva, è anche peggio”.
Il Renzi di oggi dev’essere un omonimo.
In ogni caso, scusaci Josefa: sai com’è, ogni tanto ci capita di distrarci e di pensare di vivere in una democrazia normale.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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