SENATO, BARANI MIMA RAPPORTO ORALE ALLA GRILLINA: RENZI HA TROVATO UN PADRE COSTITUENTE ADEGUATO
IL GESTO DEL VERDINIANO FA SCATENARE IL CAOS: “PORCO MAIALE” LA REPLICA DELLA TAVERNA… GRASSO APRE INCHIESTA
Il Senato discute su come cambiare la Costituzione del 1948, quella nata dall’antifascismo e dalla Resistenza, e si trasforma in una bettola.
La probabile fine della storia dell’assemblea di Palazzo Madama per come si è conosciuta in questi quasi 70 anni rischia di finire triviale.
Il merito è del senatore Lucio Barani, l’ultimo craxiano in Parlamento, ex sindaco di Aulla che per il suo Bettino eresse anche una statua nella piazza del suo paese in Lunigiana.
Ora è capogruppo del verdiniano Alleanza liberalpopolare per le autonomie, quindi sostenitore delle riforme istituzionali e quindi sogna — con i suoi colleghi — di entrare nella maggioranza di governo.
Barani, durante l’ennesimo scambi di insulti, grida e epiteti durante il dibattito sulle riforme, ha guardato la collega Barbara Lezzi, del Movimento Cinque Stelle, e ha mimato un rapporto orale.
A raccontarlo non sono solo i senatori grillini, ma Aldo Di Biagio, eletto con Scelta Civica e ora passato in Area popolare, cioè il gruppo che riunisce Ncd e Udc, quindi in maggioranza.
Barani nega, smentisce, giura che è stato un equivoco, che faceva il gesto di un microfono. Ma tra gli altri senatori non ce n’è uno che gli dia credito.
Dopo il gesto osceno esplode la protesta di larga parte dell’Aula del Senato.
Paola Taverna, chiede subito a Grasso di intervenire contro Barani e fargli chiedere scusa. “Mi vergogno a rifarlo” dice la Taverna, gridando al microfono, mentre denuncia il comportamento del collega senatore. “Porco maiale” aggiunge per farsi capire bene da Barani, se fosse disattento.
Così Grasso — come se si fosse alle medie a cercare chi ha nascosto il gesso della lavagna — chiede spiegazioni a Barani e lui, noto quasi solo perchè va in giro con il garofano nel taschino, nega, fa il vago, cerca di toccarla in corner: “Io ho solo detto che dopo che avevano interrotto il senatore Falanga, ora lo abbiamo fatto parlare. Se loro lo vogliono interpretare male… Vogliono buttarla in rissa. Se è stato interpretato male io mi scuso”.
Ma è come buttare carbonella, la Lezzi è furibonda: “E’ stato un gesto volgare e scurrile, non è stato male interpretato. Noi vogliamo che Lucio Barani venga espulso. E chiediamo che chieda scusa altrimenti non si può andare avanti”.
Ma non sono solo i Cinque Stelle a protestare.
Anche altre senatrici di altri gruppi si lanciano contro Barani.
La leghista Erika Rossi dice di aver visto il gestaccio e invita con fermezza a chiedere scusa. Ma Barani, niente, non ne vuole sapere, si trincera dietro la propria “onorabilità “:
“Non ho fatto alcun gesto”, ripete. Ma non ci crede nessuno, almeno al Senato.
Cinzia Bonfrisco, che come Barani è un’ex berlusconiana (ora è capogruppo dei fittiani) e prima ancora un’ex socialista, non molla un centimetro: “L’Aula deve essere difesa — scandisce rivolgendosi a Grasso — non deve essere un bivacco. Io prego il senatore Barani di chiedere formalmente scusa per questo gesto inqualificabile. E si tolga quel garofano che fa rivoltare nella tomba i socialisti. Togliti quel garofano che sei un pagliaccio”.
C’è tensione come su un ring, Grasso sospende la seduta, subito dopo la richiesta di Valeria Fedeli (Pd, vicepresidente vicario di Palazzo Madama) di convocare un consiglio di presidenza.
Grasso lo fissa per lunedì 5: lì saranno decise le sanzioni per Barani.
“Chiedo la collaborazione di tutti i senatori per l’autodisciplina — dice Grasso — Chiedo ai capigruppo di fare opera nei rispettivi gruppi per prevenire, per evitare provvedimenti rigorosi che possono arrivare a togliere la possibilità di partecipare ai lavori d’aula. Chiedo la massima collaborazione per ripristinare l’ordine e poter usare l’Aula per la funzione per cui è stata pensata, discutere e votare”.
Il problema è che Barani è lui stesso un capogruppo.
Diego Pretini
(da “il Fatto Quotidiano“)
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