“SENZA LE BOMBE DI PROFONDITÀ AMERICANE, ISRAELE PUÒ SOLO FRENARE MA NON INTERROMPERE LA CORSA NUCLEARE DELL’IRAN”
L’AMBASCIATORE MASSOLO: “TRUMP NON VUOLE TROVARSI DI NUOVO IMPELAGATO IN MEDIO ORIENTE PER QUANTO NETANYAHU PROVI A COINVOLGERLO. L’IRAN SA DAL CANTO SUO DI NON POTER ALLARGARE LA GUERRA AGLI STATI UNITI: . GLI RESTANO PERÒ I MISSILI PER FIACCARE LE CITTÀ ISRAELIANE E PER COLPIRE I POZZI SAUDITI SOVVERTENDO I MERCATI
La scommessa di Netanyahu. Attaccare l’Iran indebolito per compromettere la sua marcia verso l’arma nucleare. Ma anche per disarmarlo, per renderlo irrilevante negli equilibri mediorientali. Per ottenere con le armi ciò che non si consegue con i negoziati. La stessa tattica impiegata a Gaza. Con in più la speranza che il regime vacilli. Israele ha il diritto di difendersi: il nucleare iraniano è una minaccia esistenziale.
La tentazione della soluzione radicale è comprensibile. Se di successo, sarebbe un’operazione di segno positivo per l’Occidente e i suoi alleati.
Riaprirebbe la via degli accordi di Abramo. Lo accredita il favore di Washington — preoccupata solo di sottolineare l’unilateralità dell’attacco israeliano per evitare partecipazioni
dirette — quello degli europei, il silenzio dei sauditi e delle monarchie del Golfo. Bene anche per noi unirci al consenso filoccidentale. L’Iran non è Gaza. È la fonte stessa dell’instabilità.
La posta in gioco tuttavia è troppo rilevante per non valutare anche i rischi di un fallimento. Non riguardano tanto le possibili reazioni della Cina e del cosiddetto asse del male: Pechino compra petrolio iraniano, ma è troppo interessata al rapporto con Washington; Mosca troppo impegnata in Ucraina e con gli americani; Pyongyang troppo compiaciuta di non aver ceduto il suo deterrente nucleare.
Non vale la pena sbracciarsi per Teheran: la globalizzazione del conflitto non è alle viste. I rischi stanno piuttosto nelle capacità israeliane e nelle reazioni iraniane. Senza le bombe di profondità americane, Israele può solo frenare ma non interrompere la corsa nucleare dell’Iran. Mentre Trump non vuole trovarsi di nuovo impelagato in Medio Oriente per quanto Netanyahu provi a coinvolgerlo.
E un nemico soltanto ferito è pericoloso. L’Iran sa dal canto suo di non poter allargare la guerra agli Stati Uniti: sarebbe persa in partenza […] Gli restano però i missili per fiaccare le città israeliane e per colpire i pozzi sauditi sovvertendo i mercati. E soprattutto a medio termine l’opzione di accelerare sull’arricchimento per diventare una potenza nucleare.
Giampiero Massolo
per il “Corriere della Sera”
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