SI SONO SVEGLIATI PURE GLI ISRAELIANI: ORA CHE L’ORRORE DI GAZA È SOTTO GLI OCCHI DEL MONDO NEL PAESE SI LEVANO LE VOCI DI CHI È CONTRARIO ALLA GUERRA
CI SONO ASSOCIAZIONI EBRAICHE CHE DOCUMENTANO I MORTI DELLA STRISCIA, LE IMMAGINI DELLA CARESTIA ARRIVANO IN TV, I RISERVISTI BRUCIANO LE LETTERE DI RICHIAMO AL FRONTE, LE UNIVERSITÀ CHIEDONO LA “FINE DELLA FAME” E C’È CHI ARRIVA A PARLARE PERSINO DI GENOCIDIO
Adi Ronen Argov ha acceso la luce quando nessuno voleva vedere. In Cisgiordania, documentando le giovani vittime dell’occupazione israeliana.
E dopo il 7 ottobre, raccogliendo metodicamente i nomi, i volti, le voci dei bambini uccisi nell’infernale sequenza di guerre che ha investito Israele e la Palestina: gli israeliani massacrati da Hamas; i libanesi e gli iraniani sepolti dalle bombe di Israele. Soprattutto, i bambini di Gaza
Forcibly Involved, il sito che ha fondato, è diventato l’unico archivio-testimonianza in ebraico delle piccole vittime della Striscia, commemorate senza infingimenti, mostrando i corpi, il sangue.
«Abbiamo raggiunto un livello di violenza e crudeltà tale che cercare di rendere le cose accettabili per chi si rifiuta di sapere è come sostenere la tossicodipendenza di qualcuno. Non abbellirò la realtà», spiega ad Haaretz questa psicologa di 59 anni, che è diventata da sola un sito di informazione.
Le foto dei bimbi di Gaza hanno aperto una breccia: stampate su grandi cartelloni, accompagnano ora le manifestazioni contro la guerra sempre più partecipate in Israele. Puntellano gli incroci delle città come Tel Aviv, i parchi di Gerusalemme, l’ingresso delle basi militari. Sono le facce del dissenso che monta in Israele contro la guerra di Netanyahu, Smotrich e Ben Gvir, straripa oltre le piazze, tocca l’élite, gli intellettuali, i media.
Per la prima volta, le immagini della fame a Gaza bucano le reti televisive mainstream, appaiono sul Canale 12, che è pubblico. Gruppi di riservisti bruciano in strada le lettere che li richiamano al fronte, perché, dicono, «non vogliamo renderci complici». I numeri dei suicidi tra i soldati crescono: 21 nel 2024, 17 in questa prima metà dell’anno.
I rettori di cinque università israeliane scrivono al premier perché con urgenza metta fine alla «grave crisi della fame» che sta «causando danni immensi ai civili, compresi bambini e neonati», nella Striscia. E per la prima volta una organizzazione israeliana, B’Tselem, che da anni si occupa di monitorare le violazioni dei diritti umani in Cisgiordania, pubblica un rapporto che parla apertamente di «genocidio» a Gaza.
(da agenzie)
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