SILVIO CHIAMA, MELONI ACCORRE: “SONO DISPONIBILE AD ACCORDI” (NON AVEVAMO DUBBI)
BERLUSCONI ASSEDIATO DAI BIG: “ORA DIPENDIAMO DA SALVINI”… VERDINI: “SIAMO FINITI ALLO SBANDO”… FITTO: “SIAMO ALLE COMICHE”
«Io su questa rottura ormai ci ho messo la faccia, non posso certo tornare indietro», racconta Silvio Berlusconi quasi a voler convincere se stesso ancor prima che i suoi commensali.
Al pranzo di Palazzo Grazioli, con i capigruppo Brunetta e Romani, arriva anche Gianni Letta, che fa ritorno alla casa del leader dopo il gelo seguito alla trattativa sul Colle, imputata a lui e a Verdini, il «duo tragico» nella definizione della Rossi. «Quella frattura non è imputabile certo a me, ma al signor Renzi» continua nel suo ragionamento l’ex Cavaliere.
«Il Nazareno così com’è a me non interessa più». Insomma, è la conferma della linea dura che poi il capogruppo Brunetta riporta a Montecitorio dopo aver depositato 800 tra emendamenti e sub emendamenti.
E che il capo intende ribadire oggi nell’assemblea dei gruppi parlamentari convocata per le 14.
Tutto – comprese le dimissioni del relatore Francesco Paolo Sisto – sembra portare verso un voto finale negativo, nel fine settimana, sulla riforma costituzionale. Anche se una decisione non è ancora presa e anche tra i fedelissimi alcuni parlano di una possibile uscita dall’aula o astensione.
Ma non era questa preoccupazione a occupare ieri i pensieri dei deputati forzisti, tra una votazione e l’altra a Montecitorio.
Nel partito già balcanizzato al suo interno, adesso è panico da assalto leghista. Maurizio Gasparri lo ha anche scritto in una lettera riservata consegnata a Berlusconi: «Non possiamo fare il pendolo tra un Matteo e l’altro. Salvini è bravo in tv e a raccogliere voti, ma non vince le elezioni» è la sua tesi. Non è l’unico.
Di una vera e propria Opa del Carroccio parlano sotto voce al capo, e non da ora, i big lombardi, da Paolo Romani a Maria Stella Gelmini.
In queste ore si è fatto sentire anche il governatore campano Stefano Caldoro, l’unico in casacca forzista in tutta Italia.
A maggio si vota per il rinnovo, «ma se davvero l’Ncd ci abbandona in Campania, per colpa della rottura con la Lega in Veneto e Liguria, noi senza il loro 8-9 per cento siamo spacciati» è il messaggio recapitato a Palazzo Grazioli.
Ma sono in tanti ad aver fatto presente all’ex premier quanto sia alto il rischio che il Carroccio fagociti Forza Italia da qui a tre mesi.
Non solo perchè Matteo Salvini, ridimensionando già la portata dell’accordo di domenica sera ad Arcore, ieri ha escluso che la Lega possa sostenere in Toscana e Liguria candidati diversi dai suoi: «Noi non abbiamo firmato accordi con nessuno». Ma anche perchè, alla prova dell’aula, quando si è trattato di fare fronte comune ieri sulla riforma, il risultato è stato disastroso.
Su 64 sub emendamenti del capogruppo Brunetta all’articolo 31, per esempio, in nessun caso gli uomini di Salvini hanno votato a favore.
In più di un’occasione invece i deputati forzisti hanno ricevuto l’ordine di votare con la maggioranza, in altre con la Lega e perfino in sostegno delle proposte di modifica dei Cinque stelle.
E ancora, tabulati alla mano, su 70 deputati del gruppo, in 34- 35 hanno partecipato in media alle votazioni, 5 sono risultati in missione, e 30-31 non hanno quasi mai partecipato.
Insomma, defezioni e caos che regna sovrano tra quelle file.
Con Brunetta che ha perso le staffe in più di un’occasione. Soprattutto quando, a fine giornata, il vicepresidente della Camera, il renziano Roberto Giachetti, con un Tweet lo ha messo alla berlina. «Fi vota in tre modi: verde (favorevoli), bianco (astenuti) e rosso (contrari). Compatti a difesa del tricolore! #pocheideemaconfuse».
I parlamentari dell’area Fitto sono sempre più distanti. «Se questa è la cosiddetta opposizione dura, Renzi può purtroppo dormire sonni tranquilli» spiega fuori dall’aula Daniele Capezzone.
Denis Verdini non è stato invitato a Palazzo Grazioli, a differenza di Letta.
Ma dopo un breve viaggio a Londra ieri si è presentato puntuale nella sede del partito, come nulla fosse, e lì è rimasto chiuso tutto il giorno.
Lo spettacolo di Montecitorio se l’è goduto a distanza. Bocca cucita, sfogo solo coi suoi: «Sto a guardare, certo che così siamo proprio allo sbando».
Raffaele Fitto invece è a Strasburgo, coi suoi 38 è rimasto in contatto telefonico fino a sera, e la linea che sembra prevalere porterebbe oggi a disertare l’assemblea con Berlusconi.
«Inutile, cosa dovremmo andare a sentire? Noi contro queste riforme lo siamo sempre stati – è il ragionamento riportato del capocorrente –. Siamo alle comiche, noi pensiamo alla nostra manifestazione del 21 febbraio ».
In serata a Palazzo Grazioli è stata invitata Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Con lei, oltre che con Salvini, il leader forzista punta a ricostruire il centrodestra.
A cominciare dalle regionali.
L’ex ministra, che sponsorizza la candidatura di Giovanni Donzelli in Toscana, si dice disponibile, «a patto che con Renzi non facciate altri scherzi e sabato Fi voti contro la riforma».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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