SPERANZA SI DIMETTE, LA MINORANZA ABBANDONA L’ASSEMBLEA PD
RENZI TIRA DRITTO CON LA SOLITA ARROGANZA:”NESSUNA MODIFICA”… BERSANI: “NON DISPONIBILE AD ANDARE AVANTI COSI'”… UNA SETTANTINA I DISSIDENTI
“Il governo è legato a questa legge elettorale, nel bene e nel male: si è fatto promotore di un documento firmato dalla maggioranza convinta. In quel documento c’era lo scambio tra l’abbassamento delle soglie e il premio alla lista, anzichè alla coalizione”. Parla così Matteo Renzi dinanzi all’assemblea dei deputati Pd.
Un avviso alla minoranza dem che insiste nel chiedere meno capilista nominati al fine di trovare un’intesa da portare nell’aula di Montecitorio il 27 aprile.
Ma il premier non molla. La resa dei conti è iniziata, il redde rationem all’interno del Partito democratico si gioca sull’Italicum.
E’ un braccio di ferro carico di tensione.
Il capogruppo dem Roberto Speranza arriva a rimettere il proprio mandato: ‘Area riformista’, corrente dell’opposizione interna di cui lui è a capo, non intende cedere e annuncia di non voler votare – al termine dell’incontro – una legge elettorale ‘blindata’. Ma il premier-segretario dem non intende più perdere tempo: a suo parere sono già state fatte molte modifiche e ora è il momento di andare avanti con le riforme costituzionali. “Questo non è il Monopoli”, aveva già ammonito ieri.
“La legge elettorale perfetta non esiste da nessuna parte – ha rincarato la dose stasera-. Chi voterà la proposta della segreteria parte dalla consapevolezza che non esiste la legge perfetta. Chi deciderà di votare contro dovrebbe comunque riconoscere un lavoro di mediazione e di cambiamento lungo 14 mesi”.
Lo ‘strappo’ del capogruppo
Per tutta risposta, la minoranza del Pd stasera non partecipa al voto del gruppo: si tratterebbe di una settantina di deputati su un totale di 310 parlamentari eletti alla Camera. Speranza, tuttavia, non rinuncia a prendere la parola dopo l’intervento iniziale di Renzi.
E dice: “Sull’Italicum esprimo profondo dissenso”.
Poi annuncia il proprio passo indietro rispetto all’incarico di capogruppo: “Non sono nelle condizioni di guidare questa barca perciò con serenità rimetto il mio mandato di presidente del gruppo e non smetto di sperare che questo errore che stiamo commettendo venga risolto. Credo nel governo, credo nel Pd e nel gruppo – ha aggiunto – ma in questo momento è troppo ampia la differenza tra le scelte prese e quello che penso”.
“Sarò leale al mio gruppo e al mio partito – prosegue Speranza – ma voglio essere altrettanto leale alle mie convinzioni profonde. Non cambiare la legge elettorale è un errore molto grave che renderà molto più debole la sfida riformista che il Pd ha lanciato al Paese. C’è una contraddizione evidente tra le mie idee e la funzione che svolgo e che sarei chiamato a svolgere nelle prossime ore. Per queste ragioni rimetto il mio mandato di presidente del gruppo a questa assemblea che mi ha eletto due anni fa”.
Parte della minoranza lascia assemblea.
Alla fine, l’assemblea del gruppo Pd continua nonostante l’annuncio dato da Speranza. La maggioranza vota contro la sospensione invocata dalla minoranza.
Renzi, infatti, aveva chiesto un voto sulla legge elettorale, ma parte della minoranza ha deciso comunque di lasciare la riunione del gruppo.
Gianni Cuperlo aveva rivolto un appello a Renzi a sospendere la riunione. Avrebbero lasciato l’assemblea, tra gli altri, Bindi, Miotto, Fassina, Civati, Meloni, Lattuca. Hanno votato contro la prosecuzione dell’assemblea circa 20 deputati.
Tuttavia, non tutti i dissidenti hanno abbandonato l’aula: mentre parla Dario Franceschini, sono seduti in assemblea Bersani, Stumpo e D’Attorre.
Ma a ruota anche D’Attorre abbandona la riunione e dice: “Che non si sia deciso di fermarsi e discutere delle dimissioni del capogruppo, andando avanti come se nulla fosse, è una scelta sconcertante che lacera ancora di più il senso di comunità nel Pd”.
Il dissenso dell’ex segretario
“Se volete andare avanti così, sappiate che io non ci sto. Qui non si parla di legge elettorale bensì di un sistema democratico”, dice Pier Luigi Bersani prendendo la parola.
L’ex segretario ha quindi invitato Renzi a riaprire i termini per la modifica dell’Italicum. “Se volete andare avanti – ha ribadito – sappiate che io non sono convinto”.
Per Bersani non è solo in gioco la legge elettorale ma nel combinato disposto con il ddl costituzionale “c’è in ballo il futuro dei nostri figli. La legge – ha detto riferendosi all’Italicum – va fatta mandando il film avanti di qualche anno, senza pensare a cosa succede domani. Non sono cose da ridere”.
E ancora: “Non è questione di coscienza nè di disciplina ma di responsabilità di ogni singolo parlamentare. Non mi dite che non si trova la maggioranza al Senato: se si vuol fare, si può fare”. Poi, come chiosa: “Un partito che davanti alle dimissioni del capogruppo va avanti come se niente fosse ha un problema”.
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply