SPESE PAZZE LIGURIA, INIZIA IL PROCESSO CHE POTREBBE FAR SALTARE LA GIUNTA TOTI: DUE LEGHISTI E UN FRATELLO D’ITALIA A RISCHIO DECADENZA IN CASO DI CONDANNA
ATTACCATI ALLA POLTRONA: LA DIFESA CHIAMA 400 TESTIMONI PER TIRARE ALLE LUNGHE IL PROCESSO, LA SENTENZA NON PRIMA DI UN ANNO… ECCO TUTTE LE SPESE CONTESTATE
Un maresciallo con una bacchetta indica i dettagli di una ricevuta dell’Antica osteria della Castagna, proiettata su uno di quei maxi-schermi da diapositive che andavano tanto negli anni ’80: un forfettone da 50 coperti, e va già bene se non si dibatte sui singoli spaghetti allo scoglio e sul loro condimento.
A Genova inizia un processo che incrocia spettacolo, attesa e pure la prospettiva d’incidere in tempi più o meno brevi.
È l’affaire spese pazze, gli acquisti folli (e molto privati) che i componenti del consiglio regionale ligure fecero con i soldi destinati all’attività politica fra 2010 e 2015, esibendosi in un florilegio di cene, aperitivi, pranzi e varianti assortite compreso il cibo per gatti, i vini francesi e i parrucchieri e i giocattoli per i figli e insomma: quasi ogni prodotto dello scibile umano è stato pagato almeno una volta dai contribuenti ai loro rappresentanti, prima che ci si mettesse una pezza fissando paletti un po’ più decorosi.
Da destra a sinistra
Il colpo di teatro si materializza quand’è chiaro come si svolgeranno le udienze, sottoforma d’interminabile proiezione delle gigantografie degli scontrini stessi, sistema scelto dal tribunale per raccapezzarsi nel gaudente ginepraio dei nostri (in molti casi ex) amministratori.
E poi non va dimenticato che a giudizio ci sono tre consiglieri – i leghisti Francesco Bruzzone ed Edoardo Rixi, oltre a Matteo Rosso di Fratelli d’Italia – che in caso di condanna sarebbero sospesi per la legge Severino.
Gli addetti ai lavori più lucidi indicano nella metà dell’anno prossimo il periodo più papabile per il verdetto, al netto delle circa 400 testimonianze richieste dai difensori, nelle quali non pare così malevolo cogliere qualche intento dilatorio: il giudice le ha ammesse per il momento tutte, riservandosi la facoltà di scremare nei mesi a venire.
Resta il fatto che i liguri da ieri possono ripassare, se non ne sono già saturi, l’overdose di tavolate che per un paio d’anni almeno aveva evidentemente surrogato il dibattito.
A processo sono finiti in 23, tutti accusati di peculato e falso ancorchè le somme addebitate a ciascuno siano parecchio variegate.
Oltre a Rixi, Bruzzone e Rosso è quindi alla sbarra un robusto gruppo di ex consiglieri, in carica nella penultima legislatura: Michele Boffa, Massimo Donzella e Nino Miceli (Pd); Raffaella Della Bianca (passata al Gruppo misto e poi tornata in Forza Italia); Franco Rocca e Alessio Saso (Ncd); Rosario Monteleone e Marco Limoncini (Udc); Aldo Siri (Lista Biasotti); Ezio Chiesa e Armando Ezio Capurro (Noi con Burlando); Matteo Rossi (per quasi tutto il mandato in Sel); Alessandro Benzi (da Sel al Gruppo misto); Giacomo Conti (Federazione della sinistra); Luigi Morgillo, Marco Melgrati e Roberta Gasco (Forza Italia); Stefano Quaini e Marylin Fusco per la militanza in Diritti e Libertà (accusa aggiuntiva a quella per il periodo trascorso nell’Idv).
Dalla lista iniziale di 25 nomi (qui le loro richieste di rimborso ) sono stati esclusi Mario Amelotti (ex contabile del Pd), prosciolto perchè il fatto non sussiste, e Maurizio Torterolo (Lega Nord), che ha patteggiato 2 anni .
Per chi ama i dettagli ecco l’imponente elenco, voce per voce, delle spese pazze contestate, imputato per imputato.
http://www.ilsecoloxix.it/r/IlSecoloXIXWEB/genova/allegati/Audio%2023febb/Spese_Pazze_elenco_completo.pdf
(da “il Secolo XIX”)
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