“TRASFERIRE DI MATTEO OVUNQUE, MAI IN ANTIMAFIA”: CON LA SCUSA DELLA SICUREZZA VOGLIONO LIBERARSI DI UN MAGISTRATO SCOMODO
IL CSM LE PROVA TUTTE, MA IL PM RIFIUTA
Quella nomina non si deve fare. Il Csm le sta provando tutte pur di non far arrivare alla Procura nazionale antimafia (Dna) il pm Nino Di Matteo, da oltre 17 anni impegnato in prima fila nella lotta a Cosa Nostra e ai suoi fiancheggiatori, anche istituzionali.
Venerdì il magistrato ha ricevuto dalla Terza commissione una convocazione a “comparire personalmente per essere ascoltato in relazione alla pratica di trasferimento extra ordinem tesa a tutelare le esigenze di sicurezza in base alla normativa vigente, fermo restando il principio di inamovibilità (in questo caso il magistrato può essere trasferito solo volontariamente, ndr)”.
La pratica è stata aperta il “5 marzo”, giorno in cui alcuni giornali hanno dato la notizia che proprio la Terza commissione aveva escluso Di Matteo la settimana precedente dalla corsa alla Dna.
Con la convocazione di ieri ha cercato di mettere una toppa che è peggio del buco perchè, in base alla circolare sui trasferimenti straordinari, preclude a Di Matteo qualsiasi incarico direttivo, semi direttivo e, guarda caso, anche la Procura nazionale antimafia.
Il pm è arrivato ieri al Csm intorno alle 10:30 in gran segreto ed è rimasto un paio d’ore.
I commissari hanno voluto sapere quali fossero le sue richieste per l’eventuale trasferimento, ma il magistrato ha risposto che qualsiasi valutazione doveva essere rinviata all’esito del concorso a cui aveva partecipato: ritiene inopportuno esprimersi, eventualmente, per un suo trasferimento da Palermo prima ancora che il Plenum voti i candidati alla Dna.
Di Matteo ha anche fatto osservare ai componenti del Csm che la questione sicurezza, peraltro aperta due anni fa con le condanne a morte pronunciate da Totò Riina, non lo riguarda da alcune settimane.
Già da giugno 2013 il comitato per l’ordine e la sicurezza ha istituito un servizio di protezione di livello 1, cioè quando c’è il massimo rischio di vita.
La Terza commissione, in grande imbarazzo per non aver scelto Di Matteo nonostante i suoi titoli, ha provato a giocarsi la carta del trasferimento per motivi di sicurezza. Una mossa che sembra voler mettere le mani avanti: noi non scegliamo Di Matteo per la Procura nazionale antimafia, ma ci siamo preoccupati della sua incolumità . L’esclusione del magistrato dalla Dna non è ancora definitiva perchè il plenum della scorsa settimana è stato aggiornato grazie agli interventi di due consiglieri: Aldo Morgigni, togato di Autonomia e Indipendenza e Piergiorgio Morosini, di Area. Morgigni ha sostenuto che Di Matteo non era stato valutato nel giusto modo rispetto ai titoli e all’esperienza, quindi da undicesimo lo ha spostato al primo posto, con il meccanismo dei punteggi assegnati per ogni titolo.
Il consigliere ha ricordato che il pm ha oltre 17 anni di carriera esclusivamente nell’antimafia, il suo curriculum “spicca rispetto a quello vantato dagli altri aspiranti per le caratteristiche di qualità e quantità del suo impegno professionale”.
Il consigliere Morosini aveva chiesto che la pratica tornasse in Commissione per una “ulteriore riflessione” dei componenti sul lavoro svolto dal pm Di Matteo, ma la sua proposta è stata bocciata.
Il Plenum è stato rinviato perchè sull’emendamento Morgigni era necessario il parere del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. Parere che è già arrivato ed è favorevole.
Ma oggi al plenum non si affronteranno le nomine alla Dna. Ci sono ancora mediazioni in corso.
C’è chi spinge — e la Terza commissione sarebbe d’accordo — perchè Di Matteo possa passare al prossimo giro, tra un mese, quando il Csm dovrebbe aprire altri due posti. Ma Di Matteo il giorno del rinvio del Plenum ha dichiarato che attende di “comprendere per quali ragioni nella proposta della Commissione in Csm sono stato collocato in graduatoria dopo molti colleghi che possono vantare un’esperienza temporalmente molto più limitata presso le direzioni distrettuali antimafia rispetto alla mia”.
Di questo, all’audizione di ieri, non si è parlato.
Antonella Mascali
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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