VIGILI DEL FUOCO: EROI PER UN GIORNO, POCHI E MALPAGATI TUTTO L’ANNO
SONO 22.800 IN TUTTA ITALIA, LA META’ DI QUANTO RICHIESTO DALLE NORME EUROPEE, DA ANNI NESSUNA ASSUNZIONE… IL 30% DEI MEZZI INVIATI DALLA LIGURIA IN ABRUZZO NON E’ MAI ARRIVATO: SI SONO ROTTI PER STRADA, L’80% HA PIU’ DI 20 ANNI… E DA DUE ANNI IL CONTRATTO E’ SCADUTO
Troppo pochi, troppo vecchi e con mezzi inadeguati: è la situazione dei Vigili del Fuoco in Italia, secondo la denuncia dei sindacati di categoria, in occasione dell’apertura del Salone Nautico a Genova.
Sono gli “eroi” per cui il popolo italiano piange in Tv, quando sacrificano la loro vita per aiutare gli altri in occasione di terremoti, alluvioni, incendi, disastri ambientali.
Sono padri di famiglia che hanno scelto di dedicare la loro vita a una professione rischiosa, spesso al limite della sicurezza, lavorando in condizioni estreme.
Vengono portati ad esempio di abnegazione e “servizio al Paese” dai politici di turno, quando costa poco una medaglia e una pacca sula spalla, ma poi lo Stato si dimentica di loro, come di tanti altri.
I Vigili del Fuoco operativi nel nostro Paese sono appena 22.800, mentre secondo le norme europee di sicurezza dovrebbero essere quasi il doppio, il loro contratto nazionale è scaduto nel 2007 e le condizioni di lavoro sono sempre più difficili.
La loro età media è ormai arrivata a 44 anni, troppo alta per un lavoro faticoso come il loro.
Questo grazie al fatto che da innumerevoli anni lo Stato risponde alle loro esigenze con nessuna assunzione, niente forze giovani, niente turn over.
Come per le forze dell’ordine, c’è una grave emergenza, quella dello stato di salute degli automezzi di soccorso, valga un esempio per tutti: il 30% dei mezzi di soccorso inviati in Abruzzo, in occasione del terremoto, partiti dalla Liguria, non sono mai giunti a destinazione, a causa delle pessime condizione in cui versano: si sono scassati per strada.
L’80% dei mezzi ha addirittura più di 20 anni, in un anno in Italia sono stati spesi solo 8 milioni di euro per la loro manutenzione e questo è il risultato.
Da loro si pretendono miracoli e non si è in grado neanche di rinnovare loro il parco automezzi e di proporgli un aumento dignitoso da due anni.
E’ una delle tante vergogne italiane, compresi gli stipendi da fame con cui sono costretti a fare i conti.
Nei giorni scorsi la vedova e la figlia di un vigile eroe, Giorgio Lorefice, morto nel 2005 tentando da solo e fino all’ultimo di domare l’incendio divampato dal serbatoio di un’autobotte che determinò un’esplosione che avrebbe potuto uccidere decine di persone, hanno annunciato: “Restituiamo la medaglia d’oro al Capo dello Stato”.
Poche parole, pronunciate con gli occhi lucidi per descrivere l’amarezza e l’indignazione di fronte alla giustizia italiana: di tutti gli indagati della prima ora sono finiti a processo solo l’autista dell’autobotte e la società che aveva in subappalto la fornitura.
Pensate: al processo persino il ministero degli Interni sì è “dimenticato” di costituirsi parte civile, una vergogna.
“A che servono le commemorazioni e le medaglie se nessuno paga per quegli errori e se nessuno fa nulla perchè simili tragedie non si ripetano” hanno detto le due donne.
Aggiungendo: “Sono passati 5 anni dalla tragedia, passato il tempo delle commemorazioni, le Istituzioni ci hanno abbandonato: sono rimasti al nostro fianco solo i suoi colleghi, quelli che rischiano la vita ogni giorno come lui”.
Sembra il destino di chi serve lo Stato, di chi fa fronte a compiti rischiosi, non essere ricordato dalla politica.
Per un giorno “servono” alla passerella e alle lacrime di coccodrillo, poi diventano pesi ingombranti di cui dimenticarsi.
“Eroi” in Abruzzo, poi un bel calcio nel culo se dopo due anni chiedono il rinnovo del contratto, “essenziali” a Messina, ma poi non rompano le palle con le richieste di un automezzo nuovo.
Il degrado e il ciarpame della politica italiana si misura da qui: nel dimenticarsi dei nostri figli migliori.
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