ZAGREBELSKY: “IN ITALIA IL PRESIDENZIALISMO RISCHIA DI FONDERSI CON L’ODIO”
IL COSTITUZIONALISTA: “NON BASTA TOGLIERE UN SIMBOLO SE DIETRO RIMANE L’INTOLLERANZA E IL SENSO DELLO STATO-POTENZA”
“Il simbolo di per sé non è decisivo. Decisivo è ciò che vuole rappresentare. Lo puoi anche cambiare, ma se non mutano la sostanza, le azioni, le speranze, le idee e le ideologie che il simbolo rappresenta, allora non cambia niente. Io non credo che abbandonare la fiamma sia di per sé una grande conversione, perché la si potrebbe anche sostituire con un coltello o con un’aquila ruspante. È importante, ma non basta. Quello che bisogna chiedere al partito di Meloni è sostanziale. Come ha detto la senatrice Segre, non siano vuote parole”.
Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky commenta con la Stampa la polemica che negli ultimi giorni ha investito la leader di Fratelli d’Italia.
“Quando si evoca il fascismo è facile rispondere, come fa Giorgia Meloni, che è confinato nei libri di storia, che è una cosa vecchia, passata. Ma nella sostanza, come ha scritto Umberto Eco, esiste un fascismo perenne. Non vogliamo chiamarlo così? Lasciamo perdere la parola, allora. Ma chiediamoci che cosa c’è dietro. Cerchiamo di decodificare quel mondo. Nazionalismo e intolleranza verso ciò che non rientra in un concetto chiuso di nazione, verso coloro che sono considerati diversi per etnia, cultura o orientamenti esistenziali. E poi ci sono anche i ‘diversi interni’. Quelli che si sentono italiani ma non ‘arcitaliani’ e spesso si sentono stranieri in patria. Nel fascismo perenne, anche se non si esibiscono i fasci littori, c’è anche altro: il culto della forza, la glorificazione della violenza in certi ambienti, e in certa mentalità, praticata contro i miti di carattere e i deboli. Il fascismo è il sistema dell’intolleranza, dello Stato-potenza che porta alla guerra. La democrazia è un modo di vivere, il sistema della tolleranza reciproca”
Sulle parole di Berlusconi rivolte a Mattarella:
“Sbagliato dire che sarebbero necessarie le dimissioni di Mattarella. Berlusconi non ha escluso la possibilità di salire al Colle. Ha detto: vedremo. Che in politica vuole dire: io ho già visto e mi preparo. Tecnicamente può candidarsi a tutto quello che vuole. È un cittadino nella pienezza dei suoi diritti civili e politici. Umanamente questa sua vitalità me lo rende anche simpatico. Tanta energia è un antidoto alla depressione che prende molti di noi quando l’età avanza. Una medicina psicologica. A non andarmi giù, però, è l’atteggiamento di chi gli sta intorno. Spregiudicato cinismo? Già al tempo dell’elezione di Mattarella abbiamo pensato: lo stanno illudendo, lo stanno usando, in sede ufficiale dicono certe cose, poi in separata sede, si strizzano l’occhio tra di loro e sussurrano: alla sua età, nelle sue condizioni, ma come si fa? Berlusconi ha un suo pacchetto di voti che non va sottovalutato. Da qui il gioco ad illuderlo. Anche la debolezza nei confronti dell’adulazione è un segno dell’età che avanza”.
Il presidenzialismo, dice Zagrebelsky, non è di per sé né buono né cattivo:
“Il presidenzialismo è buono o cattivo? Di per sé non è né l’una né l’altra cosa. Nel dibattito attuale si sente dire che in certi Paesi funziona benissimo. Ma non è così dappertutto. La democrazia può essere di due tipi: decidente (dove decidere significa separare) o deliberante, dove le parti si confrontano, cercano una mediazione e infine una sintesi. Il presidenzialismo spinge verso una democrazia decidente, il parlamentarismo verso una democrazia deliberante, in cui il confronto non è tra nemici, ma tra diversi. Estremizzando: il presidenzialismo rischia di fondarsi sull’odio. Il parlamentarismo mira alla comprensione. In Italia il pericolo dell’odio non può essere sottovalutato. Sono proprio due modelli alternativi”
(da La Stampa)
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