CONTE PRENOTA 18 SEGGI PER I SUOI FEDELISSIMI
LA MOSSA FA RIBOLLIRE IL M5S: LA MINACCIA DEL RICORSO IN TRIBUNALE
A due giorni dalla data del voto per le Parlamentarie, nelle chat M5s torna a ribollire il nervosismo contro Giuseppe Conte e la sua decisione di inserire nella votazione anche un «listino del Presidente».
Nella votazione fissata per martedì 16 agosto sulla piattaforma SkyVote, gli iscritti «sono chiamati a votare, tramite consultazione int rete, anche la proposta del presidente di un elenco di nominativi, selezionati anche tra coloro che hanno già proposto la propria autocandidatura, da inserire, con criterio di priorità, nelle liste di candidati in uno o più collegi plurinominali».
Come riporta il Corriere della Sera, si tratta praticamente della facoltà del capo politico del Movimento di ritagliare uno spazio per 18 candidati, di cui 12 per la Camera e 6 per il Senato, «selezionati anche tra coloro che hanno già prodotto la propria autocandidatura, da inserire, con criterio di priorità, nelle liste di candidato in uno o più collegi plurinominali».
La beffa per i candidati
Il rischio è che il voto stesso possa essere falsato, visto che potrebbe capitare che un candidato votato dagli iscritti possa essere scavalcato da uno dei paracadutati del presidente.
Uno scenario che in diversi vedono concreto, al punto che, aggiunge il Corriere, nelle chat sono già partiti messaggi sui che attaccano il leader grillino: «Cioè da uno vale uno e i miei amici valgono tutti», passando per chi scrive: «La democrazia diretta… da Conte», fino a un più roboante: «È l’inizio della guerra».
La minaccia del ricorso
A poco è bastato il passo indietro di Conte di non inserire il suo nome sul simbolo. Prospettiva contro cui si sarebbe già espresso in modo deciso Beppe Grillo. Il gesto distensivo deve fare i conti con la cruda matematica che, stando ai sondaggi, concederebbe ai grillini di ambire solo a una trentina di parlamentari nella prossima legislatura.
Alla rivolta interna si aggiunge anche la minaccia di un nuovo ricorso in tribunale, con l’avvocato Lorenzo Borré già sul piede di guerra: «Siamo in presenza di un conflitto di attribuzioni tra organi interni – dice al Corriere – reso ancora più allarmante dal fatto che il regolamento continuano è una vera e propria deroga allo statuto e introduce una categoria di ottimati scelti dal presidente che nella sostanza vanifica le autocandidature nei collegi plurinominali in cui verrano collocati questi candidati speciali».
I «paracadutati» di Conte
Sfumata la deroga sul doppio mandato, che avrebbe permesso a Conte di mantenere almeno in parte la classe dirigente cresciuta negli ultimi anni, l’ex premier sarebbe concentrato ora a tutelare almeno chi gli è rimasto accanto dopo una serie di scissioni e la continua emorragia di parlamentari che ha svuotato il Movimento, oltre a figure della società civile esterne al Movimento. Tra i possibili selezionati nel listino ci sarebbero infatti il ministro Stefano Patuanelli, oltre che i vice di Conte nel Movimento, come Michele Gubitosa, Riccardo Ricciardi, Mario Turco e Alessandra Todde.
(da agenzie)
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