Settembre 15th, 2025 Riccardo Fucile
NEL LAND PIU’ POPOLOSO DELLA GERMANIA IL GOVERNO LIMITA I DANNI
Ieri si sono svolte le elezioni comunali nel Nord Reno-Vestfalia, il land più popoloso della Germania. Si è trattato della prima consultazione elettorale da quando il leader della Cdu (centrodestra) Friedrich Merz è salito al governo e per questo considerata un primo importante test per il cancelliere. I risultati hanno confermato la Cdu primo partito, con il 34,6%, ma è stata soprattuto l’ultradestra di Afd a festeggiare, con il 16,5%, confermando la crescita registrata nell’ultimo anno.
In particolare, il partito di estrema destra ha triplicato i suoi voti rispetto alle precedenti comunali, quando si era fermato al 5%. Il punteggio ottenuto da Afd comunque, risulta in linea con l’esito delle scorse elezioni federali (quelle che hanno portato al governo guidato da Merz), in cui aveva superato il 20%.
.La Cdu tutto sommato ha retto bene. Il presidente del Land cristiano democratico Hendrik Wuest ha parlato di un “buon risultato” per il suo partito che resta “prima forza politica alle comunali”, anche se “deve far riflettere e non può farci dormire tranquilli”.
La Spd invece, arriva seconda ma perdeconsenso. I socialdemocratici – che attualmente fanno parte della coalizione di governo – si sono fermati al 22,6%, in calo di circa due punti percentuali rispetto alla scorsa tornata.
Un colpo duro per il partito, che considera la regione una sua roccaforte. Nella città di Gelsenkirchen, storicamente vicina alla Spd, la candidata socialdemocratica Andrea Henze dovrà sfidarsi al ballottaggio con il candidato dell’Afd, Norbert Emmerich.
Quanto agli altri partiti, anche i Verdi sono scesi di circa 8,5 punti, all’11,7%, mentre la Linke è salita leggermente al 5,1% (+1,3%). L’Fdp ha perso poco più di due punti percentuali, fermandosi al 3,2%.
Ad ogni modo, le elezioni per il rinnovo dei consigli comunali, provinciali e per la scelta dei sindaci e presidenti di circondario nel Land tedesco ha visto una forte partecipazione. Circa 13 milioni di cittadini erano attesi alle urne: l’affluenza ha superato il 58%, il risultato più alto dal 1994.
(da Fanpage)
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Settembre 15th, 2025 Riccardo Fucile
AL MOMENTO DELLA SUA MORTE, IL 31ENNE KIRK AVEVA UN PATRIMONIO DI 12 MILIONI DI DOLLARI, NEL QUALE C’E’ ANCHE UNA VILLA IN ARIZONA DA 6 MILIONI … GRAN PARTE DELLE SUE ENTRATE DERIVAVA DAI CONTRATTI EDITORIALI, DALLE SPONSORIZZAZIONI DEI PODCAST E DALLE ATTIVITÀ COLLEGATE A “TURNING POINT”
Nel 2023 Turning Point aveva raccolto 92 milioni di dollari in donazioni, capitali poi
impiegati per campagne mirate negli stati in bilico, a cominciare dall’Arizona, la sua terra natale. Parallelamente, Kirk era diventato milionario grazie a libri come La Dottrina MAGA e ai podcast che totalizzavano milioni di ascolti.
Sui social aveva oltre 7,5 milioni di follower su Instagram e quasi altrettanti su TikTok, dimostrando di saper intercettare i codici comunicativi della generazione più giovane. Nel 2024, intervistato dal Corriere della Sera a Milwaukee durante la convention repubblicana, aveva dichiarato: «Questa è l’elezione di TikTok e dei podcast. I conservatori sono più avanti: i democratici si sono addormentati al volante».
Secondo le stime di Celebrity Net Worth, al momento della morte Kirk disponeva di un patrimonio personale di circa 12 milioni di dollari. Tra i beni principali figurava una villa a Scottsdale, Arizona, sei camere da letto e un grande giardino, messa in vendita a 6,5 milioni di dollari e poi trattata a circa 5,25 milioni. Gran parte delle sue entrate derivava dai contratti editoriali, dalle sponsorizzazioni dei podcast e dalle attività collegate a Turning Point
(da Magazine)
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Settembre 15th, 2025 Riccardo Fucile
“I POLITICI HANNO LA RESPONSABILITÀ DIDATTICA, PEDAGOGICA ED EDUCATIVA. SE DANNO IL CATTIVO ESEMPIO SONO COME UN PRETE CHE BESTEMMIA: NON RISPETTANO IL LORO RUOLO”
«Le posizioni si sono estremizzate e si estremizzeranno, in America come in Italia. La foto di Kirk a testa in giù, con la scritta “- 1”, lo dimostra». Giordano Bruno Guerri, storico, saggista e giornalista italiano analizza il clima di tensione accentuato dall’assassinio di Charlie Kirk.
La premier Meloni punta il dito contro la sinistra. È d’accordo?
«C’è un clima brutto, di profonde contraddizioni e divisioni influenzate dai conflitti in corso».
In che termini?
«Quando due popoli entrano in guerra, i rispettivi sostenitori aumentano il livello dell’odio. Vengono estremizzati sentimenti e stati d’animo. E quello che potrebbe essere solo disapprovazione o rancore, diventa odio. Poi c’è il riflesso dei social».
Quale?
«Sul web si esercita l’odio e il disprezzo con orgoglio, anche vilmente perché spesso è dietro l’anonimato».
Anche in politica si sono alzati i toni. E lì l’anonimato non c’è. Si stanno superando i limiti?
«Lo vediamo tutti i giorni. Più l’attacco all’avversario è duro e più sembra pregevole»
Meloni assolve la sua comunità politica da ogni responsabilità.
Concorda?
«La premier usa il linguaggio della Garbatella, ma per ironia. Non credo abbia dato dimostrazioni d’odio».
Pronto ad affermarlo anche riguardo altri di Fratelli d’Italia?
«A destra, come a sinistra, qualcuno è andato oltre i limiti della continenza».
I toni più accesi sono stati rivolti dal governo alle toghe. E il ministro Musumeci è arrivato a parlare di «magistrati killer». Non è un linguaggio violento?
«Più che odio parlerei di un eccesso linguistico da deplorare. Parlare di “magistrati killer” o definire il ministro Tajani “prezzolato” significa o non misurare il significato delle parole o che c’è la volontà di disprezzare l’avversario».
Non crede che questo possa portare a una deriva d’odio?
«Bisogna sempre pensare a come, chi ascolta, traduce il messaggio in sentimenti più elementari. Se tu sei un prezzolato, significa che sei un ladro, un venduto, un disonesto. E che quindi sei meritevole di disprezzo. Lo stesso vale per i magistrati killer».
Crede che nelle discussioni, il mondo politico abbia superato la soglia di guardia?
«I politici hanno la responsabilità didattica, pedagogica ed educativa».
E se danno il cattivo esempio?
«È come un prete che bestemmia. Non rispettano il loro ruolo».
Vede pericoli concreti?
«Dovuti più ai fatti che alle parole».
A cosa si riferisce?
«L’incontro dell’altro giorno tra cinesi, russi e coreani, le posizioni di Trump che isola gli Stati Uniti dal resto dell’Occidente, sono i segnali della nascita di un mondo contrapposto in blocchi. E l’Occidente non è coeso».
Dichiarazioni minacciose arrivano anche dal presidente Trump. Cosa aspettarsi?
«All’interno degli Stati Uniti, provocherà un aumento del conflitto. Le posizioni si estremizzeranno ancora di più”
(da agenzie)
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Settembre 15th, 2025 Riccardo Fucile
MENTRE IL GOVERNO PARLA DI CAZZATE COME ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA
Un diciottenne è stato ferito a colpi d’arma da fuoco in mattinata a Napoli: la Polizia di
Stato è intervenuta in vico Monteroduni.
Il ragazzo è stato trasferito nell’ospedale Vecchio Pellegrini, nel centro della città, a causa delle ferite riportare al ginocchio destro e alla gamba sinistra.
Dinamica e movente in fase di ricostruzione da parte della Squadra Mobile e del Commissariato San Ferdinando di Napoli
I Carabinieri del nucleo radiomobile di Napoli stanno indagando per scoprire dinamica e movente del ferimento di un 22enne accompagnato dal suocero nelle prime ore della notte nel pronto soccorso dell’ospedale Pellegrini.
Il giovane, sottoposto a un delicato intervento chirurgico in quanto colpito da un colpo d’arma da fuco all’addome, è in prognosi riservata e in pericolo di vita.
I militari hanno trovato l’auto del ragazzo nei pressi di via San Mattia, una Smart FourFour con alcuni fori alla carrozzeria e tracce di sangue al suo interno.
(da agenzie)
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Settembre 15th, 2025 Riccardo Fucile
IL LOGO DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CULTURA DELLA CAMERA, UN TRICOLORE CON LA DICITURA DELLA SUA CARICA, COMPARE NELLE LOCANDINE DI FESTIVAL E PRESENTAZIONI DI FILM E LIBRI, ACCANTO A QUELLI “UFFICIALI” DI PALAZZO CHIGI O DEL MINISTERO DELLA CULTURA
Arriva anche il brand di Federico Mollicone per gli eventi culturali a Roma, città che è il centro vitale dell’attività politica del deputato di Fratelli d’Italia con la passione per i red carpet. Come palazzo Chigi e alla pari di un ministero, il presidente della commissione Cultura della Camera ha infatti forgiato un logo ad hoc. Semplice ma efficace: tricolore con la dicitura della sua carica.
Non riguarda l’istituzione, la presidenza della commissione, ma proprio la persona, ossia il presidente Mollicone, che promuove i vari eventi. Un brand ad personam, dunque, che campeggiava nelle brochure di numerosi appuntamenti. Che sia la presentazione di un libro, l’inaugurazione di una mostra o la prima di un film, spunta – nuovo di zecca – a fianco agli altri simboli “ufficiali”.
Un fatto singolare, che non è passato inosservato agli occhi più attenti, che hanno rintracciato una dose di vanità. La commissione non ha risorse per finanziare gli incontri. E i più maliziosi fanno notare che sarebbe stato sufficiente apporre il logo della presidenza della Camera, che deve essere però concesso da Lorenzo Fontana.
Gli esempi abbondano. A fine giugno, l’aula dei gruppi della Camera ha ospitato la proiezione del film intitolato Come un padre, diretto dal regista Alessio Di Cosimo, sulla vita dell’allenatore, Carlo Mazzone.
A fare da gran cerimoniere, c’era il presidente della commissione Cultura, che – secondo la brochure dell’evento – ha «promosso e organizzato» l’incontro in collaborazione con la società di distribuzione. Si dirà: è stato un evento che si è tenuto a Montecitorio. Vero. Solo che il logo appare ovunque, anche in eventi “esterni”.
Dal 9 al 13 luglio, a Roma, a Colle Oppio, ci sono stati i celebrity games, appuntamento che intreccia basket, cibo e musica. Al fianco dei loghi del comune di Roma e di quello di Sport e Salute, c’era anche quello del presidente della commissione Cultura di Montecitorio.
E ancora: il 16 luglio il brand di Mollicone è stato affiancato a quelli del ministero della Cultura per l’inaugurazione della mostra su papa Giovanni Paolo II, a Castel Sant’Angelo.
(da Domani)
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Settembre 15th, 2025 Riccardo Fucile
“ORGOGLIOSO DI ALZARE IL TRICOLORE”
Ventidue anni dopo Stefano Baldini, l’Italia torna sul podio mondiale della maratona. A
Tokyo 2025, Iliass Aouani scrive una pagina di storia con un bronzo che vale come un oro. Il 29enne ingegnere milanese, portacolori delle Fiamme Azzurre e allievo di Massimo Magnani, ha chiuso i 42 km in 2h09’53”, a soli cinque secondi dal tanzaniano Alphonce Simbu, oro in volata davanti al tedesco Amanal Petros.
Per assegnare il titolo è statao necessario addirittura il fotofinish, un’evenienza del tutto inedita per una maratona. Solo tre i centesimi che hanno separato Simbu da Petros, meno dei cinque occorsi nella finale dei 100 metri.
Una gara tattica
Il ritmo della gara è apparso sin da subito prudente: alla mezza si passa in 1h05’19” e al 35° km sono ancora quindici nel gruppo di testa. Aouani è rimasto sempre davanti ma senza esporsi, in coppia con il senese Yohanes Chiappinelli, sesto in 2h10’15”. Quando la gara esplode, a due chilometri dal traguardo, restano
in sei a giocarsi il podio. Prima cede Chiappinelli, poi l’azione decisiva: Petros attacca ed entra per primo nello stadio ma Simbu rimonta negli ultimi metri e vince per un nonnulla. Aouani, terzo, resiste al ritorno dell’israeliano Alame e completa l’impresa.
«Dopo l’oro europeo, ecco il bronzo mondiale» racconta Aouani subito dopo la gara. «Nella mia testa ho sempre saputo di poter essere un campione, anche quando il mio nome diceva niente a nessuno. Sono orgoglioso, ma la fame non si esaurisce certo qui, anche se questo è uno di quei momenti che si cercano per tutta la vita». L’azzurro racconta poi tutte le difficoltà che si incontrano durante i lunghissimi 42 chilometri di una maratona: «Al 15esimo km ho messo a tacere alcune voci che dentro di me mi dicevano di mollare. Intorno a metà gara, a uno spugnaggio, ho perso una delle lenti a contatto, ma mi son detto che me ne poteva bastare una». «Questo bronzo arriva dal nulla, dalle case popolari di Ponte Lambro, a Milano e spero che la mia storia sia di ispirazione per tutti: quando ci credi abbastanza, i sogni si possono realizzare. Mio padre sta per andare a lavorare in cantiere e sarà fiero di me. In questa medaglia c’è di tutto: momenti di sconforto, lacrime versate in macchina da solo, ma ce l’ho fatta» conclude.
Per Iliass, portacolori delle Fiamme Azzurre di origini marocchine, in aprile campione europeo della specialità nella belga Lovanio, è la stagione della consacrazione.
Iliass Aouani è nato nel 1995 in Marocco, dove ha vissuto per due anni prima di trasferirsi in Italia. Il padre lo ha portato con sé a Milano e Aouani si è appassionato alla corsa a 16 anni, scoprendo la sua passione a scuola durante alcune gare studentesche e vincendo i 5000 juniores nazionali nel 2014. Completati gli studi in un liceo scentifico milanese si è trasferito negli Stati Uniti, alla Lamar University, in Texas, dove è rimasto un anno prima di volare a Syracuse, nello stato di New York dove ha conseguito prima una laurea triennale in ingegneria civile e poi una magistrale in ingegneria strutturale.
“Sono stato folle da sognare in grande. Una medaglia che mi rende orgoglioso ma non appaga la mia fame. Sono grato per chi ha creduto in me, felice di alzare il tricolore e di aver reso felici tante persone: la mia famiglia, il coach Massimo Magnani e tutto lo staff che mi segue” aggiunge il maratoneta nato in Marocco e trasferitosi in Italia a due
(da agenzie)
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Settembre 15th, 2025 Riccardo Fucile
UN RAGAZZO PERSEGUITATO NEL MENEFREGHISMO TOTALE… DOV’E’ LO STATO? DOV’E’ LA SEDICENTE “DESTRA DELLA LEGALITA’” ?
Paolo, 15enne di della provincia di Latina, si è ucciso il giorno prima di iniziare la seconda superiore. Si è suicidato perché a scuola, da anni, era vittima di bullismo. A dirlo sono i genitori, che in un’intervista a Repubblica hanno confermato quanto già scritto dal fratello in una lettera al ministro Valditara. «Nostro figlio è stato perseguitato, abbiamo denunciato tutto alla scuola
ma nessuno ci ha mai ascoltati». Segnalazioni a cui non sono mai seguiti provvedimenti, secondo i genitori. La procura di Cassino indaga per istigazione al suicidio.
Denunce già dalle elementari
La prima denuncia risale alla quinta elementare, formalizzata ai carabinieri e poi archiviata. «Un compagno ha puntato contro nostro figlio un cacciavite in plastica, diceva che lo doveva ammazzare. E la maestra non è intervenuta», racconta la madre. Non solo, secondo la famiglia l’insegnante avrebbe assistito alla scena inneggiando allo scontro. «Anziché prendere il controllo della situazione, urlava “rissa, rissa”», raccontano i genitori al Corriere della Sera.
Gli atti di bullismo contro il ragazzo erano continui, a prescindere da classe e scuola: «Alle medie il bullismo dei professori. Poi sono arrivati gli apprezzamenti al primo anno dell’istituto informatico Pacinotti. Altro bullismo, altra sofferenza. Hanno cominciato a chiamarlo “Paoletta”, “femminuccia”, “Nino D’Angelo” per via dei suoi capelli biondi che amava portare lunghi».
La procura indaga per istigazione al suicidio
La nuova legge sul bullismo, varata a maggio dell’anno scorso, impone alle scuole di intervenire quando rilevano situazioni di bullismo. Un primo avvertimento consiste nel coinvolgere le famiglie, poi è prevista la denuncia alle autorità. La stessa cosa vale per il cyberbullismo. E infatti la procura di Cassino, che sta indagando seguendo l’ipotesi dell’istigazione al suicidio, ha sequestrato il telefono del 15enne alla ricerca di elementi utili. Prima di togliersi la vita, il ragazzo avrebbe chattato con la
sorella e scritto sul gruppo di classe di tenergli il posto in prima fila. «Su 12 compagni di classe, solo uno è venuto al funerale di nostro figlio», conclude la famiglia.
(da agenzie)
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Settembre 15th, 2025 Riccardo Fucile
LA PRIMA INTERVISTA DI PREVOST… L’ECONOMISTA DE GRAUWE: “UNA TASSA PER I RICCHI E’ GIUSTA”… NON DITELO AI SOVRANISTI, LORO GLI EVASORI LI CONDONANO
«Se questa è l’unica cosa che ha ancora valore, allora siamo nei guai…». A dirlo è Leone
XIV e sta parlando della disparità tra i redditi dei ricchi e dei lavoratori.
Ce l’ha con Elon Musk nella prima intervista del suo pontificato, concessa alla giornalista statunitense Elise Ann Allen. Il
colloquio uscirà nei prossimi giorni all’interno di una biografia pubblicata da Penguin, in Perù. Il titolo è León XIV: ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI. Robert Francis Prevost parla di come sta imparando il mestiere di Papa e della pace in Ucraina. Dice anche che ai Mondiali potrebbe tifare per il Perù.
Chiesa e Democrazia
Nelle anticipazioni diffuse da Repubblica e Corriere c’è anche una battuta sulla Chiesa da trasformare in democrazia: «Se guardiamo a molti paesi del mondo oggi, la democrazia non è necessariamente la soluzione perfetta a tutto». Ma il piatto forte è la polarizzazione del mondo di oggi. Che secondo Prevost è causa di fenomeni strutturali. Come l’affievolirsi del «valore della vita umana, della famiglia e il valore della società». Ma anche del «divario sempre più ampio tra i livelli di reddito della classe operaia e il denaro che ricevono i più ricchi. Ad esempio, gli amministratori delegati che 60 anni fa guadagnavano dalle quattro alle sei volte di più di quanto guadagnano i lavoratori, l’ultimo dato che ho visto è 600 volte di più di quanto guadagna il lavoratore medio. Ieri la notizia che Elon Musk diventerà il primo trilionario al mondo. Cosa significa e di cosa si tratta? Se questa è l’unica cosa che ha ancora valore, allora siamo nei guai…».
La pace in Ucraina
Quanto all’Ucraina, la pace «è l’unica risposta» e «dinanzi alle inutili uccisioni di questi anni da entrambe le parti, in quel conflitto in particolare, ma anche in altri conflitti» le persone dovrebbero «svegliarsi» e cercare «un altro modo per risolvere le divergenze». Ma «pensare al Vaticano come a un mediatore»
non è scontato, «anche nelle due volte in cui ci siamo offerti di ospitare incontri di negoziazione tra Ucraina e Russia, in Vaticano o in altre proprietà della Chiesa, mi sono reso conto perfettamente di quali sono le implicazioni».
Calcio e baseball
Prevost racconta che nel baseball è tifoso dei White Sox, mentre la madre tifava i Cubs: «Abbiamo imparato, anche nello sport, ad avere un atteggiamento aperto, dialogico, amichevole e non rabbioso e competitivo su cose del genere, perché altrimenti non avremmo potuto cenare!». Leone XIV ammette anche che da cardinale tifava per la Roma. Ma da Papa ha ricevuto il Napoli fresco di scudetto perché «come Papa, sono un tifoso di tutte le squadre».
L’economista
Paul De Grauwe, belga di origine e già deputato progressista al parlamento di Bruxelles, oggi direttore del Dipartimento Europa alla London School of Economics, dice a Repubblica che una soluzione potrebbe essere la tassa patrimoniale: «Sicuramente sarebbe un provvedimento di grande giustizia sociale. Oggi, con una singolare coincidenza fra tutti i Paesi occidentali, la tassazione sui patrimoni è clamorosamente più favorevole rispetto al trattamento per chi lavora, a parità di reddito lordo: in media il 20% contro il 30-40%. Eppure chi osa proporre la patrimoniale, non sa quante volte è successo a me, viene tacciato di comunismo neanche fosse un orrendo bolscevico rivoluzionario. E la discussione finisce lì».
La fuga degli imprenditori
Mentre l’argomento della possibile fuga degli imprenditori,
secondo De Grauwe, è «una bufala colossale. Ampliamo il discorso: in Belgio c’è la più grande fabbrica di birra d’Europa, la InBev. Anche se qualcuno dei titolari se n’è andato in Svizzera, gli impianti produttivi, la base installata compreso l’indotto, la produzione e lo sviluppo, sono rimasti lì. E su di essi le tasse che si pagano sono troppo poche, ancora una volta alle spalle dei lavoratori. Non è solo agli individui che si applica un trattamento di favore ma anche sulle grandi industrie: i tanti aspetti inspiegabili della complessa problematica sulle disuguaglianze. Sembriamo tornati all’ancient regime».
(da La Repubblica)
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Settembre 15th, 2025 Riccardo Fucile
“DIVENTERA’ LA LEGGENDA MAGA”: FINALMENTE HANNO TROVATO DA RICORDARE UNO DEGNO DI LORO
In una domenica di fine settembre, sotto il sole rovente dell’Arizona, lo stadio del Super Bowl di Glendale si riempirà di migliaia di persone. Non per una partita di football dei Cardinals. ma per un rito civile e religioso insieme: l’addio a Charlie Kirk. Il 21 settembre, l’ultimo saluto dell’America all’attivista conservatore ucciso in un attentato nello Utah sarà un revival evangelico mescolato al lutto nazionale e al comizio politico. Dovrà rappresentare un evento senza precedenti per la destra americana: l’addio di Stato a un predicatore radicale, star dei social e tra i giovani, sposato, padre di due figli, ucciso con un colpo di fucile che lo ha raggiunto al collo mentre, in un campus universitario, aveva appena risposto a una domanda sulla violenza delle armi e i transgender. Veglie di preghiera in corso in tutto il Paese, ma il culmine è domenica. Sarà il Martin Luther “Kirk” del movimento Maga, la risposta suprematista bianca al reverendo difensore dei diritti dei neri, Martin Luther King, ucciso nel ’68, e di cui Kirk disse una volta «era una brutta persona».
La bara di King venne esposta alla Ebenezer Baptist Church di Atlanta, in Georgia, e ai funerali parteciparono in più di centomila. Quelle immagini segnarono un’epoca. Il movimento Maga vuole superare quei numeri e indicare la nuova svolta,
verso l’America bianca, nazionalista e cristiana. Ma anche lanciare un messaggio potente ai movimenti sovranisti di tutto il mondo, e diventare il momento di convergenza dell’internazionale nera. Le dirette porteranno le immagini ovunque. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato il primo ad annunciare la sua presenza. «Mi hanno chiesto di andare e penso di avere l’obbligo di farlo», ha detto ai giornalisti. Atteso il vicepresidente J. D. Vance, che aveva messo a disposizione l’Air Force Two per trasportare la bara dallo Utah in Arizona, dove Kirk viveva con la moglie Erika e i figli.
Il programma non è ancora ufficiale ma si sa che i cancelli apriranno alle 8 di mattina. Alle 11 comincerà la cerimonia. Previsti sermoni, interventi religiosi e politici. Le immagini verranno proiettate sui maxischermi dello stadio, trasmesse dai canali televisivi e in streaming. In una nazione lacerata che fatica a condividere lo stesso spazio simbolico, sarà il Super Bowl dell’America conservatrice ferita. Lo State Farm Stadium, che ospitò nel 2023 la finale del campionato di football tra Kansas City e Philadelphia, può contenere più di sessantamila persone.
Ci saranno misure di sicurezza straordinarie: consentite solo borse trasparenti in plastica o vinile che non superino i trenta centimetri d’altezza, zaini trasparenti e marsupi. A gestire l’evento è Turning Point Usa, l’organizzazione che Kirk aveva co-fondato nel 2012. «Unisciti a noi domenica – hanno scritto su X – nel celebrare la straordinaria vita e l’eredità imperitura di Charlie Kirk, una leggenda americana». Almeno tre mega hotel della zona hanno esaurito le camere. Turning Point Usa ha lanciato un link dove registrarsi per l’evento, chiamato
fightforcharlie.com. Accanto all’immagine dell’attivista, in abito gessato mentre applaude, si legge: «La vita di Charlie Kirk è stata una testimonianza di fede, coraggio e convinzione. Fin dai suoi primi giorni, ha creduto che l’America valesse la pena di essere difesa e ha dedicato ogni momento dei suoi 31 anni a questa causa. Ha vissuto con lo sguardo fisso sull’eternità, radicato nella verità della Parola di Dio e spinto da una chiamata più grande di lui». Citano un passo del Vangelo secondo Matteo, per dire che Gesù ha accolto Kirk, dicendogli: “Ben fatto, servo buono e fedele”. Stesse parole che, più di cinquant’anni fa, vennero usate per l’addio al reverendo King.
(da Repubblica)
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