Destra di Popolo.net

ARRESTARONO GHANESE ACCUSANDOLO DI TERRORISMO PER AVERE L’ENCOMIO: TRE CARABINIERI CONDANNATI A 9 ANNI CIASCUNO

Gennaio 12th, 2019 Riccardo Fucile

DUE SOTTUFFICIALI E UN APPUNTATO AVEVANO MESSO UNA PISTOLA A CASA DEL CITTADINO STRANIERO: “SEI MUSULMANO, ORA CHE C’E’ SALVINI TI FACCIO UN CULO COSI'”

Avevano inventato un falso caso di terrorismo costruendo le prove a tavolino e arrestando un cittadino ghanese pur sapendolo innocente con l’obiettivo di ottenere un encomio.
Sono stati condannati a nove anni di carcere a testa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli Nord i tre carabinieri (sospesi dal servizio) che, a giugno scorso, avevano accusato l’extracomunitario di custodire armi clandestine, ipotizzando un suo coinvolgimento in attività  terroristiche.
Pochi giorni dopo ad essere arrestati sono stati proprio loro, due sottufficiali e un appuntato, in seguito all’indagine lampo che ha fatto venire alla luce il piano ordito per incastrare il ghanese.
LA CONDANNA
A sei mesi di distanza da quei fatti, si è svolto con il rito abbreviato il processo a carico di Castrese Verde, 46enne di Quarto, Giuseppe D’Aniello, 50enne di Teverola (Caserta) e Amedeo Luongo, 49enne di Acerra, carabinieri in servizio, fino a pochi mesi fa, presso la Compagnia di Giugliano in Campania.
In sede di requisitoria il pubblico ministero Stefano Faiella aveva chiesto la condanna a 11 anni e 6 mesi per ciascun imputato.
I carabinieri — che avevano già  ammesso le loro responsabilità  in sede di indagine — sono stati ritenuti colpevoli di falso ideologico, calunnia, arresto illegale, ricettazione, danneggiamento e detenzione e porto illegale di armi clandestine. Assolti invece dall’accusa di rapina.
L’ARRESTO DEL GHANESE E IL SUO RACCONTO
L’extracomunitario era stato arrestato, dai militari condannati, in circostanze sospette. Lui stesso ha raccontato agli inquirenti che i tre carabinieri gli avevano danneggiato l’appartamento con una mazza, portandolo poi sul retro dell’abitazione. Qui avevano finto di ritrovare una pistola. L’uomo ha subito intuito che cosa stesse accadendo, tanto da dire ai carabinieri che quell’arma non era sua e che erano stati proprio loro a lasciarla nei pressi della sua casa. I tre militari, secondo quanto raccontato dal ghanese, gli avrebbero urlato: “È finita, è finita, è finita! Devi morire in galera. Tu sei musulmano. Ora Renzi non ci sta più. È arrivato Salvini, ti devo fare un c… così”.
LA CATTURA E L’AMMISSIONE
Quello che nessuno poteva sapere, nè il ghanese nè i carabinieri, era che i militari erano già  da tempo tenuti sotto controllo.
L’attenzione della Procura di Napoli Nord era infatti già  focalizzata sui tre militari, per presunti illeciti commessi nel corso dell’attività  di servizio. Numerose le intercettazioni realizzate dai finanzieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura, ma anche i servizi di appostamento.
Sono dunque bastati pochi elementi agli inquirenti (e la versione dell’extracomunitario) per ricostruire l’accaduto.
Anzi, quell’arresto inventato di sana pianta ha aggravato il quadro accusatorio a carico dei tre militari. Pochi giorni dopo quell’operazione illecita i tre sono stati a loro volta arrestati e, nel corso degli interrogatori, hanno ammesso le proprie responsabilità .

(da “il Fatto Quotidiano”)

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MUSUMECI TAGLIA I FONDI ALL’ANTIRACKET E ALLE ASSOCIAZIONI ANTIMAFIA

Gennaio 12th, 2019 Riccardo Fucile

“COSI’ RISCHIAMO LA CHIUSURA”… UN BEL SEGNALE CHE LA SEDICENTE “DESTRA DELLA LEGALITA'” MANDA AI MAFIOSI

Il governo di Nello Musumeci intende tagliare i contributi all’antiracket in Sicilia.
E pure le associazioni e fondazioni antimafia subiranno una corposa spending review nei finanziamenti pubblici.
Tagli orizzontali contenuti nella legge finanziaria approvata dalla giunta dell’isola e finita sul tavolo della commissione Bilancio dell’Assemblea regionale siciliana.
Ma anche nella cosiddetta “Tabella H“, cioè una lista allegata alla manovra regionale con i contributi diretti concessi dal governo dell’isola a enti, centri di ricerca e fondazioni. Denaro che in certi casi garantisce la sopravvivenza di realtà  importanti, attive sul territorio da decenni.
La spending review dell’antiracket
I tagli principali sono contenuti nella finanziaria. Per il 2019, per esempio, era previsto un contributo da 321.046 per le associazioni antiracket, fondazioni, centri ed altre strutture che assistono e tutelano i soggetti che hanno subito richieste e atti estorsivi.
Una cifra molto più alta rispetto ai 19.497 del 2018, raggiunta grazie ad emendamenti dell’opposizione approvati all’interno della Finanziaria dello scorso anno. Quest’anno, però, il governo vuole tornare ai 19mila euro, tagliando più di 301mila euro.
Stessa cosa sulle somme stanziate per l’assunzione di familiari di vittime della mafia: dovevano passare da 66mila a 188mila euro, resteranno 66mila, con un taglio della giunta da 121mila euro.
Il fondo regionale per le costituzione di parte civile nei processi contro la mafia? Da 29mila euro doveva essere portato 112mila euro, ma resterà  a 29mila dopo un taglio da 112mila euro.
Già  previsto nella finanziaria dello scorso anno, invece, l’abbassamento del fondo di solidarietà  per le vittime di richieste estorsive: passa da 695.984 a 83.398 euro. Più di seicentomila euro in meno. Altro taglio, seppur lieve, quello dei contributi per il sostegno degli orfani delle vittime della mafia: da 88.339 diventano 76.755 euro.
Tagli alle associazioni: “Così chiudiamo”
Poi ci sono i contributi diretti a fondazioni, associazioni e centri studio. Come lo storico Centro Pio La Torre: aveva chiesto 228mila euro, ne riceverà  52mila.
“E ci è andata bene: l’anno scorso erano 16mila. D’altra parte Pio La Torre era un comunista malsopportato anche dopo la morte. Ma così rischiamo la chiusura“, dice Vito Lo Monaco, presidente del centro.
“Abbiamo chiesto di distinguere, con legge, per capitolo di spesa, le associazioni antimafia storiche, quelle culturali e sociali, di procedere con stanziamenti triennali per dare certezza di programmazione culturale e organizzativa — spiega sul sito del centro — Invece si continua per bando che si avvia nel secondo semestre dell’anno al quale si riferisce l’attività  e solo a fine anno le associazioni potranno avere certezza di quanto prendere nell’anno successivo, se va bene entro aprile/giugno. Nel frattempo le attività  saranno state svolte così il Centro Pio La Torre propone un progetto educativo antimafia con le scuole secondarie di secondo grado italiane e delle case circondariali per gli studenti detenuti, oltre 12.000 studenti vi partecipano con importanti risultati di formazione, ma solo l’anno successivo saprà  quanto darà  la Regione a giudizio insindacabile di una commissione. Il Centro La Torre ha documentato ogni anno oltre cinquanta iniziative culturali, sociali, scientifiche, il risultato è che potrebbe chiudere“.
Riceveranno molto meno di quanto hanno bisogno anche il centro Cesare Terranova (13mila euro)   e la fondazione Gaetano Costa (6.200).
Le opposizioni, ovviamente, sono sul piede di guerra.   “Cultura e sociale sono le vittime preferite da questo governo regionale. Sia in Finanziaria che nella ex Tabella H la scure dei tagli colpisce sempre gli stessi settori. In pochi giorni il governo decide di azzerare di fatto i capitoli per il sostegno alle imprese taglieggiate e contemporaneamente dimezza, se non di più, i già  scarsi contributi alle associazioni storiche che si occupano della diffusione della legalità  e del contrasto alla mafia”, dice Claudio Fava che parla di “segnali pessimi: l’ennesima riprova di come, sotto gli annunci spot del governo, si nasconda un imbarazzante immobilismo”.
“A parte qualche norma spot in questa bozza di manovra i tagli la fanno da padrone. Ma siamo consci che la vera manovra, il banchetto della maggioranza, sarà  il collegato alla Finanziaria, di cui ad oggi non c’è traccia”, dicono i consiglieri regionali Luigi Sunseri, Stefano Zito e Sergio Tancredi, componenti M5s della commissione Bilancio di Palazzo dei Normanni.
“Non fa differenza sinistra o destra”, dice il presidente del centro Pio La Torre: “Tutti si definiscono antimafia ma l’antimafia non paga e non porta voti”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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FRATELLI D’ITALIA, SCONTRO SULLA FIAMMA NEL SIMBOLO

Gennaio 12th, 2019 Riccardo Fucile

PER CROSETTO “IN FUTURO SI PUO’ TOGLIERE”, ALTRI INSORGONO… LA SOLITA POLEMICA CHE VA AVANTI DA ANNI

La fiamma tricolore non si tocca. Se nel Partito democratico c’è chi apre all’ipotesi di una corsa alle europee senza il simbolo dem, Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia, assicura che al voto di maggio il simbolo del partito guidato da Giorgia Meloni “non cambierà “.
Nonostante nel partito ci sia chi, come Guido Crosetto, non considera un tabù la fiamma del Movimento Sociale, ereditata poi da Fdi: “È un tema di cui si è parlato ma per adesso non è in agenda”, dice all’AdnKronos il deputato di Fdi e coordinatore del partito guidato da Giorgia Meloni. “Nel percorso individuato da Meloni insieme altre realtà  presenti nelle liste per le europee, da Fitto a Storace, si è parlato di un futuro che passa anche per il simbolo. Ma alle europee – afferma Crosetto – il logo non cambierà “.
Ma altri esponenti del partito intervengono a difendere la fiamma nel simbolo per scongiurare una, seppur remota, ipotesi di eliminazione: “Il nostro – dice Urso all’Adnkronos – non è un brand perdente come quello del Pd. Una cosa sono i brand scaduti, un’altra quelli vincenti…”.
Se il logo di Fdi resta lo stesso, la lista del partito sarà  invece “in gran parte aperta a esponenti esterni al partito”, come i rappresentanti delle “forze politiche con cui abbiamo siglato accordi programmatici politico-elettorali” ma anche “esponenti della società  civile, produttiva e culturale del Paese”
Anche il senatore Ignazio La Russa puntualizza: “Abbiamo ipotizzato che un domani si possa modificare, anche solo parzialmente, il simbolo di Fratelli d’Italia ma forse l’ultima cosa da fare sarebbe quella di togliere la fiamma”
Per Giuliana Dè Medici, figlia di Giorgio e Assunta Almirante, dire addio alla fiamma sarebbe un grosso errore che farebbe perdere molti voti: “Se lo fanno, non arrivano nemmeno al 4%”. Anche il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, chiarisce: “Non la leva nessuno”.

(da agenzie)

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REDDITO DI CITTADINANZA, ORA L’OFFERTA DI LAVORO VA ACCETTATA ENTRO UN ANNO ANCHE SE E’ LA PRIMA

Gennaio 12th, 2019 Riccardo Fucile

LA NUOVA BOZZA DEL DECRETO SEMPRE PIU’ FARRAGINOSO

Ultime modifiche per il decreto sul reddito di cittadinanza che, ha confermato oggi il vicepremier Luigi Di Maio, verrà  approvato dal Consiglio dei ministri del prossimo giovedì.
Tra le principali modifiche, una stretta sull’obbligo di accettare la proposta di lavoro “congrua” che arriva dal centro per l’impiego.
Decade, infatti, non solo chi “rifiuta una offerta congrua dopo averne già  rifiutate due” ma anche chi “rifiuta un’offerta congrua dopo il dodicesimo mese di fruizione del beneficio, indipendentemente dal numero di offerte precedentemente ricevute”.
Una norma che ribadisce il legame tra l’indennità  e il percorso obbligatorio di reinserimento lavorativo del beneficiato.
Rimangono i requisiti della congruità  dell’offerta.
La prima offerta di lavoro deve riguardare un’attività  da svolgersi in un raggio di 100 chilometri, se arriva entro i sei mesi, per la seconda il limite si sposta a 250 chilometri, se arriva superati i sei mesi, mentre la terza, che può riguardare qualunque lavoro in qualunque parte d’Italia, è “congrua” a patto che arrivi al rinnovo, dunque superati i 18 mesi di erogazione dell’assegno .
Di contro, sono previsti incentivi economici per chi accetta di spostarsi: il reddito viene infatti prorogato di tre mesi come compensazione per le spese di trasferimento.
La carta attraverso la quale viene erogato il reddito di cittadinanza consentirà  inoltre anche di fare un bonifico mensile per l’affitto.
Spuntano inoltre una serie di “misure non monetarie ad integrazione del reddito di cittadinanza”, tra le quali agevolazioni per l’utilizzo di trasporti pubblici, misure di sostegno alla casa, all’istruzione e alla tutela della salute.
Salta invece il il discusso divieto esplicito di utilizzare i soldi del reddito di cittadinanza per il gioco d’azzardo, pena la perdita del beneficio. Ma non è escluso che la previsione possa essere reinserita nella stesura finale del testo.
Nella nuova bozza del decreto si precisano anche i limiti al prelievo in contanti, da un massimo di 100 euro al mese per un single, a 210 euro al mese per una famiglia numerosa, secondo la scala di equivalenza (0,4 per ogni componente maggiorenne, 0,2 per ogni minore con un massimo di 2,1, quindi al massimo 210 euro).
Si conferma infine che l’Inps potrà  scrivere ai potenziali destinatari del reddito di cittadinanza, per avvisarli che ne hanno diritto.
L’istituto ha 30 giorni di tempo per predisporre i moduli per fare domanda di Rdc. “L’Inps – si legge nella bozza – è autorizzato ad inviare comunicazioni informative mirate sul Rdc ai nuclei familiari che a seguito dell’attestazione dell’Isee presentino valori dell’indicatore o di sue componenti compatibili” con i criteri per l’accesso al reddito di cittadinanza.

(da agenzie)

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PD, LITE SUL SIMBOLO E PRESSING SULLA LISTA UNITARIA, GELO DA LEU

Gennaio 12th, 2019 Riccardo Fucile

FOSSERO MAI TUTTI D’ACCORDO SU QUALCOSA

Il Partito democratico sotto congresso pensa alle Europee e litiga sul simbolo, ma la strada verso una lista unica della sinistra per Strasburgo appare ad oggi piuttosto complicata.
Leu non ci sta, infatti, ad un indistinto “fronte repubblicano” e vuol correre da sola. Anzi, rilancia il partito della sinistra e prepara un congresso fondativo.
Intanto, i dem scendono con tavolini e gazebo in mille piazze d’Italia per protestare sulle misure varate dal governo a fronte della “gelata nell’economia italiana” che, secondo l’ex premier Paolo Gentiloni, “si sta profilando, favorita anche dal rallentamento europeo, ma determinata in modo significativo dall’irresponsabilità  a cui abbiamo assistito in questi mesi. Ma questa serietà  non c’è”.
Ma, manovra a parte, il tema caldo nella sinistra è come presentarsi come alternativa alla Lega ed al M5S in vista delle elezioni europee.
Il Pd punta ad una lista unica che raggruppi tutte le forze di centrosinistra per la corsa all’Europarlamento.
“Alle Europee dovremo andare con una grande lista unitaria”, sostiene Gentiloni, senza però sbilanciarsi ai gazebo di Roma se nel simbolo di questa grande lista debba esserci quello del Pd: “lo discuteranno nel Pd e con chi parteciperà  a questa operazione, sicuramente la lista unitaria avrà  il Pd come pilastro fondamentale”, puntualizza.
E al dibattito sulla presenza o meno del simbolo del Pd alle prossime europee non si appassiona Giuseppe Sala: gli interessa di più “il futuro della sinistra e quello che si deve fare per tornare a vincere”.
E Roberta Pinotti trova “singolare e francamente incomprensibile che il dibattito congressuale del Pd oggi si stia focalizzando sull’utilizzo del simbolo alle europee”.
Il segretario uscente Maurizio Martina di rinunciare al simbolo per le Europee non ci pensa per niente. “Altro che rinunciare al simbolo. Io penso che dobbiamo allargare a tante energie del Paese che anche oggi hanno detto No a questo governo, non dobbiamo annullarci”, sbotta.
In ogni caso, Leu dice no alla lista unica, candidandosi ad essere “alternativa di sinistra”: “Alle prossime elezioni europee l’errore peggiore che la sinistra potrebbe compiere sarebbe quello di confondersi in un indistinto “fronte repubblicano”, sostiene Federico Fornaro, mentre la rete nazionale dei comitati di base ribadisce la volontà  “di andare avanti e di procedere nel progetto di costituzione del nuovo partito di sinistra nello spirito di liberi uguali che oggi vede la disponibilità  anche di sinistra italiana e di movimenti e di associazioni politiche culturali di sinistra”.
E pensa, appunto, ad un congresso di fondazione.

(da “Huffingtonpost”)

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QUELLO CHE RILANCIAVA BUFALE DICE CHE “SERVE UN GIORNALISMO ONESTO”

Gennaio 12th, 2019 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE RAI MARCELLO FOA ORA SI DEDICA A DARE LEZIONI DI HONESTA‘

Marcello Foa, attuale presidente della Rai, in occasione di un incontro pubblico a Torino per la presentazione del suo libro “Gli stregoni della notizia: atto secondo” ha affermato che “il giornalismo ha un ruolo centrale nella nostra società , ma perchè torni a ricoprirlo a pieno titolo occorre che recuperi la fiducia del pubblico”
“Una volta i giornalisti venivano rispettati e osannati, ora non più, è giusto che si faccia autocritica. Il giornalismo che serve è il giornalismo onesto, plurale e indipendente», ha aggiunto Foa.
Un giornalismo coscienzioso – ha aggiunto – deve sviluppare una coscienza critica della propria professione perchè ciò che ha danneggiato davvero l’immagine del nostro lavoro è il conformismo che ha portato ad una grandi sfiducia nella stampa da parte dei lettori. Una situazione che va corretta», ha proseguito il presidente della Rai.
I giornalisti devono essere consapevoli delle regole che usano gli ‘stregoni’ delle notizie che di fatto manipolano il giornalismo a proprio vantaggio”
È molto strano sentire queste parole proprio da Foa, che come abbiamo raccontato più volte scrive spesso per il giornale online ‘Silenzi e Falsità ‘, è un ritwittatore seriale di Fake News (come quella dello smalto su Josefa messa in giro da Francesca Totolo, che ha artatamente dato il via ad una serie di commenti di altri sedicenti ‘sovrsanisti) che sostenevano che Josefa non fosse una vera migrante), ha il figlio raccomandato che lavora nel team di comunicazione di Salvini ed è vicino a Steve Bannon, guru del sovranismo e anche lui spacciatore di notizie false.
Magari prima di impartire lezioni (e di scrivere libri) bisognerebbe imparare la decenza di tacere. Ma questo governo, e i suoi accoliti, la decenza non sanno nemmeno dove sta di casa.

(da Globalist)

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L’ASSICURAZIONE OBBLIGATORIA (IN TEORIA) PER LE CASALINGHE E’ RADDOPPIATA

Gennaio 12th, 2019 Riccardo Fucile

IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO LA RADDOPPIA: DA 12,91 EURO A 24 EURO L’ANNO… RENDE ALL’INAIL OLTRE UN MILIONE DI EURO

L’assicurazione contro gli infortuni in casa, volgarmente detta «assicurazione delle casalinghe», perchè rappresentano il 99 per cento della platea, raddoppia.
La mini-polizza da 12,91 euro all’anno è rivolta a chiunque, dai 18 ai 65 anni, si occupa in via esclusiva e gratuita della cura della casa e della famiglia e in teoria è obbligatoria, anche se nessuno ha mai preteso il pagamento di sanzioni.
Sarà  per questo che il governo Lega-M5S ha raddoppiato l’importo dai 12,91 euro attuali a 24 euro annui.
Aumentano però le prestazioni: l’invalidità  minima per ottenere la rendita scende al 6% e, dal 6 al 15, arriverà  una piccola una tantum da 300 euro. Il 6% corrisponde, per fare un esempio, alla ridotta capacità  di due dita della mano o a una leggera zoppia. Sale anche l’età  massima dei cittadini tenuti a versare il premio, che arriva a 67 anni.
L’assicurazione per le casalinghe è considerata da molti una tassa odiosa perchè va a colpire chi non lavora, non perchè quello della casalinga non sia un lavoro ma perchè le casalinghe non vengono certamente retribuite per le loro mansioni e quindi non hanno un reddito.
Di fatto l’assicurazione INAIL per chi lavora in casa e che dovrebbe servire a coprire le spese mediche sostenute dallo Stato in caso di infortunio è una sorta di tassa per quei disoccupati che si occupano di tenere in ordine la propria abitazione e sui quali lo Stato ha deciso di fare cassa.
Teoricamente anche gli studenti maggiorenni, i lavoratori in mobilità , i cittadini stranieri senza lavoro, i lavoratori in cassa integrazione e i lavoratori stagionali hanno l’obbligo di pagare l’assicurazione.
Il governo del Cambiamento ha avuto la bella pensata di raddoppiare il balzello. Questo nonostante sia noto che quasi nessuno paga l’assicurazione obbligatoria (e le sanzioni per i trasgressori siano inesistenti).
Nel 2015 La Stampa dava conto del fatto che fossero davvero in pochi gli onesti che rispettavano la legge con 2,2 milioni di assicurazioni stipulate nel 2008, 1,6 milioni nel 2012 e poco più di 1,2 milioni nel 2014.
Ciononostante dal 2001 al 2015 l’INAIL, grazie alle poche uscite, ha accumulato 130 milioni di avanzo in un Fondo autonomo speciale.

(da “NextQuotidiano”)

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IL PRESIDENTE DELLE ACLI: “PER COMBATTERE LA POVERTA’ ASSOLUTA IL REI ERA PIU’ ADEGUATO DEL REDDITO DI CITTADINANZA”

Gennaio 12th, 2019 Riccardo Fucile

ROBERTO ROSSINI: “E’ STATO SOTTOVALUTATO IL RUOLO DEI COMUNI”

Doveva essere la settimana del decreto con quota 100 e Reddito di cittadinanza, ma il governo ha rimandato tutto.
Restano così poche settimane per rodare la macchina che dovrebbe distribuire il sussidio, sul quale si punta l’attenzione particolare delle Acli guidate da Roberto Rossini, che è anche il portavoce dell’Alleanza contro la povertà .
Ci sono i tempi tecnici per realizzare una misura così complessa?
“La nostra esperienza per la partenza del Rei”, spiega Rossini, “ci dice che queste cose richiedono tempi non sempre brevi, perchè l’architettura istituzionale di un Paese come il nostro è ovviamente complessa. Vediamo…”
Credete che le risorse a disposizione siano sufficienti per far fronte al problema della povertà  in Italia?
Le risorse sono davvero notevoli, noi – fino all’anno scorso – dicevamo che per coprire tutte le persone in povertà  assoluta occorressero poco più di 5 miliardi, con il Rei. Qui se ne prevedono circa 6 quindi sarebbe possibile. Chiaro che il RdC non è il Rei, pertanto va ricalibrata la cifra. In sintesi, per il Rei sì, per il RdC forse sono ancora pochi.
Rispetto al Reddito di inclusione del precedente governo, quali giudica novità  rilevanti e quali punti di continuità , stando ai testi circolati?
Le novità  concernono il rapporto di lavoro, che nel RdC rappresenta il vero perno attorno a cui gira tutto il sistema. Nel Rei, invece, si puntava sulla muldimensionalità  della povertà . In altre parole, se si è poveri non è solo per mancanza di lavoro, e quindi vanno considerate anche altre condizioni, dalla situazione della famiglia, alle possibili dipendenze, ai problemi debitori, quelli sanitari e quant’altro generi povertà . È vero che anche nel RdC c’è un percorso che tiene in considerazione questi casi, ma è più residuale rispetto all’impianto laburista. La questione è capire se funziona una misura unica che tiene insieme la lotta alla povertà  con le politiche attive del lavoro.
E’ dunque possibile esaurire l’aspetto di contrasto alla povertà  e supporto all’inclusione giocando tutto sulle politiche attive del lavoro?
Come dicevo, solo parzialmente. Ci sono casi di persone che vorrebbero lavorare ma non possono, non sono in grado. Quindi come si fa? Occorre che si tenga conto anche della situazione soggettiva, e non solo di indicatori oggettivi, per decidere se orientare la persona ai Centri per l’impiego o ai Servizi sociali.
In sintesi, quale strumento le sembra più adeguato allo scopo al netto delle differenti risorse a disposizione?
Per le ragioni di cui sopra, rispetto alla povertà  assoluta credo che la misura del Rei sia più adeguato allo scopo. Il RdC si configura più come incentivo al lavoro. Bisogna capire quali siano i livelli di compatibilità .
La misura muove una vastità  di attori: Inps, Anpal, Centri impiego, Caf, Patronati, Comuni. E’ pronta la rete per erogare il sussidio? Quali gli anelli deboli e il vostro ruolo di Acli?
L’anello debole è sempre la difficoltà  di far lavorare insieme istituzioni ed organizzazioni che sono molto complesse. Occorre una buona regia e una visione realista delle cose. Mi pare che si sottovaluti il ruolo dei Comuni, che invece è sempre decisivo. Come Acli giochiamo un grande ruolo in questa partita, perchè facciamo assistenza fiscale, ci occupiamo di politiche attive del lavoro e siamo anche nel campo della formazione professionale.
Teme l’effetto di disincentivo al lavoro o addirittura incentivo al nero?
Qui non sono state fatte cose diverse dal Rei. È sempre possibile, molto dipende dai meccanismi di controllo e di vigilanza.
Crede che la scala di equivalenza delineata nelle bozze sia penalizzante per le famiglie numerose?
Sì, questo è un dato oggettivo, è diminuito il peso dei figli: l’importo massimo del Reddito di Cittadinanza (1.050 euro) è previsto per famiglie di 4 adulti o di 3 adulti e 2 minori, mentre per i nuclei con un adulto e 3 minorenni è previsto un importo che non va oltre gli 800 euro. Sappiamo invece che la presenza di figli minori è uno dei fattori che determina una maggiore incidenza della povertà  nelle famiglie.
Stando alle bozze che conosciamo, quali sarebbero i correttivi più urgenti?
Dirli in poche battute è difficile. Ne indico almeno quattro: la valutazione della situazione soggettiva della persona, la riduzione degli anni per l’accesso alla misura da parte degli stranieri, il riequilibrio della governance fra Comuni, Regioni e Centri per l’impiego, il coinvolgimento attivo del Terzo settore e delle parti sociali.
Siete stati coinvolti nella scrittura del decreto?
No, non è avvenuto. Noi nel contempo, all’interno dell’Alleanza contro la povertà , abbiamo continuato a pubblicare documenti per dire cosa fosse importante conservare per contrastare la povertà  assoluta in Italia.

(da agenzie)

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LA PACCHIA DI SALVINI: 70.000 EURO DI SOLDI PUBBLICI A RADIO PADANIA

Gennaio 12th, 2019 Riccardo Fucile

MENTRE VOGLIONO TAGLIARE I FONDI A RADIO RADICALE, MANIFESTO E AVVENIRE, CORDONI DELLA BORSA APERTI PER FINANZIARE CHI PRENDEVA SOLDI DAL CORRUTTORE PARNASI

Quello che stupisce è che hanno la faccia tosta di chiamarlo il governo del Cambiamento, visto che una volta arrivati al ‘potere’ i grillini (i leghisti hanno alle spalle una lunghissima storia di processi, mazzette, soldi pubblici intascati illecitamente, arresti e condanne) hanno occupato anche gli strapuntini, piazzato amici, parenti, fidanzate o migliore di amici, trombati alle elezioni, riciclati e miracolati
Così mentre Di Maio e Conte si preparano ad assistere all’agonia di Radio Radicale, mettono a rischio la sopravvivenza di testate storiche come Avvenire e Manifesto, il ministro Luigi Di Maio è pronto a finanziare con 70 mila euro di denaro pubblico radio Padania, che è nella disponibilità  del capo della Lega Matteo Salvini.
Una Radio Padania – va ricordato a quelli che parlano di honesta honesta honesta – che aveva ricevuto contributo dal costruttore Parnasi, che per ottenere i permessi di costruzione dello stadio della Roma non aveva esitato a dare soldi a gran parte della politica (Lega compresa) e che era solido frequentare Salvini.
Parnasi ora sotto inchiesta per corruzione
Tra l’altro i 70 mila euro gentilmente concessi dal governo del Cambiamento a Radio Padania potrebbero essere molti di più nel caso della redistribuzione della quota di extragettito del canone Rai 2017.
Cifra che potrebbe raddoppiare entro marzo in caso di una eventuale redistribuzione della quota di extragettito del canone Rai 2017.
Ma come è possibile?
Il contributo a Radio Padania proviene dal Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, quello che secondo M5s dovrebbe essere abolito. Ma nel frattempo Radio Padania di Salvini metterà  in tasca i soldi.
Ovviamente i meriti storici della Radio li conosco tutti. Dalle esternazioni sulla difesa della ‘razza bianca’ dell’attuale governatore della Regione Lombardia Fontana al tifo per la Francia (la tanto odiata Francia di oggi) che giocava contro l’Italia nella finale degli europei del 2000.
Senza parlare dei numerosi dipendenti della Radio che, dopo i primi problemi economici, sono stati miracolosamente assunti dalla Regione Lombardia.

(da Globalist)

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