IL PRESIDENTE DELLE ACLI: “PER COMBATTERE LA POVERTA’ ASSOLUTA IL REI ERA PIU’ ADEGUATO DEL REDDITO DI CITTADINANZA”
ROBERTO ROSSINI: “E’ STATO SOTTOVALUTATO IL RUOLO DEI COMUNI”
Doveva essere la settimana del decreto con quota 100 e Reddito di cittadinanza, ma il governo ha rimandato tutto.
Restano così poche settimane per rodare la macchina che dovrebbe distribuire il sussidio, sul quale si punta l’attenzione particolare delle Acli guidate da Roberto Rossini, che è anche il portavoce dell’Alleanza contro la povertà .
Ci sono i tempi tecnici per realizzare una misura così complessa?
“La nostra esperienza per la partenza del Rei”, spiega Rossini, “ci dice che queste cose richiedono tempi non sempre brevi, perchè l’architettura istituzionale di un Paese come il nostro è ovviamente complessa. Vediamo…”
Credete che le risorse a disposizione siano sufficienti per far fronte al problema della povertà in Italia?
Le risorse sono davvero notevoli, noi – fino all’anno scorso – dicevamo che per coprire tutte le persone in povertà assoluta occorressero poco più di 5 miliardi, con il Rei. Qui se ne prevedono circa 6 quindi sarebbe possibile. Chiaro che il RdC non è il Rei, pertanto va ricalibrata la cifra. In sintesi, per il Rei sì, per il RdC forse sono ancora pochi.
Rispetto al Reddito di inclusione del precedente governo, quali giudica novità rilevanti e quali punti di continuità , stando ai testi circolati?
Le novità concernono il rapporto di lavoro, che nel RdC rappresenta il vero perno attorno a cui gira tutto il sistema. Nel Rei, invece, si puntava sulla muldimensionalità della povertà . In altre parole, se si è poveri non è solo per mancanza di lavoro, e quindi vanno considerate anche altre condizioni, dalla situazione della famiglia, alle possibili dipendenze, ai problemi debitori, quelli sanitari e quant’altro generi povertà . È vero che anche nel RdC c’è un percorso che tiene in considerazione questi casi, ma è più residuale rispetto all’impianto laburista. La questione è capire se funziona una misura unica che tiene insieme la lotta alla povertà con le politiche attive del lavoro.
E’ dunque possibile esaurire l’aspetto di contrasto alla povertà e supporto all’inclusione giocando tutto sulle politiche attive del lavoro?
Come dicevo, solo parzialmente. Ci sono casi di persone che vorrebbero lavorare ma non possono, non sono in grado. Quindi come si fa? Occorre che si tenga conto anche della situazione soggettiva, e non solo di indicatori oggettivi, per decidere se orientare la persona ai Centri per l’impiego o ai Servizi sociali.
In sintesi, quale strumento le sembra più adeguato allo scopo al netto delle differenti risorse a disposizione?
Per le ragioni di cui sopra, rispetto alla povertà assoluta credo che la misura del Rei sia più adeguato allo scopo. Il RdC si configura più come incentivo al lavoro. Bisogna capire quali siano i livelli di compatibilità .
La misura muove una vastità di attori: Inps, Anpal, Centri impiego, Caf, Patronati, Comuni. E’ pronta la rete per erogare il sussidio? Quali gli anelli deboli e il vostro ruolo di Acli?
L’anello debole è sempre la difficoltà di far lavorare insieme istituzioni ed organizzazioni che sono molto complesse. Occorre una buona regia e una visione realista delle cose. Mi pare che si sottovaluti il ruolo dei Comuni, che invece è sempre decisivo. Come Acli giochiamo un grande ruolo in questa partita, perchè facciamo assistenza fiscale, ci occupiamo di politiche attive del lavoro e siamo anche nel campo della formazione professionale.
Teme l’effetto di disincentivo al lavoro o addirittura incentivo al nero?
Qui non sono state fatte cose diverse dal Rei. È sempre possibile, molto dipende dai meccanismi di controllo e di vigilanza.
Crede che la scala di equivalenza delineata nelle bozze sia penalizzante per le famiglie numerose?
Sì, questo è un dato oggettivo, è diminuito il peso dei figli: l’importo massimo del Reddito di Cittadinanza (1.050 euro) è previsto per famiglie di 4 adulti o di 3 adulti e 2 minori, mentre per i nuclei con un adulto e 3 minorenni è previsto un importo che non va oltre gli 800 euro. Sappiamo invece che la presenza di figli minori è uno dei fattori che determina una maggiore incidenza della povertà nelle famiglie.
Stando alle bozze che conosciamo, quali sarebbero i correttivi più urgenti?
Dirli in poche battute è difficile. Ne indico almeno quattro: la valutazione della situazione soggettiva della persona, la riduzione degli anni per l’accesso alla misura da parte degli stranieri, il riequilibrio della governance fra Comuni, Regioni e Centri per l’impiego, il coinvolgimento attivo del Terzo settore e delle parti sociali.
Siete stati coinvolti nella scrittura del decreto?
No, non è avvenuto. Noi nel contempo, all’interno dell’Alleanza contro la povertà , abbiamo continuato a pubblicare documenti per dire cosa fosse importante conservare per contrastare la povertà assoluta in Italia.
(da agenzie)
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