“SALVINI NON SA CONTRASTARE LO SPACCIO DI DROGA E SE LA PRENDE CON I NEGOZI DI CANNABIS LIGHT LEGALIâ€
IL TITOLARE DI EASYJOINT, AZIENDA DEL SETTORE: “SALVINI USA LA NOSTRA ATTIVITA’ LEGALE COME ARMA DI DISTRAZIONE DAI PROBLEMI GIUDIZIARI DEL SUO PARTITO”
“Salvini distoglie l’attenzione dai problemi reali del Pae e del suo partito. Qualcuno della comunicazione gli ha suggerito un nuovo argomento e così si parla di droga, l’argomento tira sempre sull’elettorato”.
A parlare a TPI è Luca Marola, titolare di Easyjoint. Marola si occupa di legalizzazione e comunicazione da oltre 15 anni, la vendita della canapa legale per lui non è solo una questione di commercio, ma una battaglia politica e civile.
“Ci sono due settimane ancora prima delle elezioni. Sulla cannabis light ci sono notizie quasi quotidiane, può essere l’inizio di una storia che durerà a lungo per distrarre gli elettori”, prosegue Marola
Marola è stato il primo che ha dato il via al boom della cannabis legale e in questi anni, spiega, è riuscito a raccogliere prove per dimostrare quanto il fenomeno (o mercato) porti solo effetti positivi.
“Il fenomeno sottrae il 12 per cento degli introiti alle mafie. Senza contare l’indotto in termini di occupazione”.
Come infatti ci racconta Marola, sono tra gli 800 e i 1.000 i negozi attualmente presenti in Italia. Con circa 1,5 persona a negozio: “significa tra i 1.600 e i 1.800 lavoratori”.
“È difficile tenere il conto del giro d’affari da quando un po’ tutto è esploso. Due anni fa si diceva 44 milioni. Ma sono dati del 2017, da aggiornare”.
“C’è un mercato nero, quello a cui Salvini non riesce a mettere i sigilli, che è aperto tutti i giorni, anche di notte, a vendere un prodotto che sballa. Chi compra la canapa legale sta cercando altro. Sono persone adulte, con piccoli problemi di salute, insonnia, dolori muscolari, persone che vogliono smettere di fumare sigarette, o persone che hanno un cattivo rapporto con il thc”.
“Sfido Salvini — se non si sottraesse a puntualmente a un confronto — a dimostrare il contrario, ossia che questo non è un fenomeno buono. Io posso portare tutti gli elementi necessari per farlo.
La magistratura ha affrontato l’evoluzione di questo fenomeno attraverso sentenze, penso che con il buon senso e lo studio delle normative italiane ed europee non possono non arrivare a questa conclusione. Perchè non è possibile vendere una porzione di pianta la cui coltivazione vendita e trasformazione è legale nel mondo? Non c’è nessun documento o elemento che motivasse perchè il fiore che non ha il principio attivo non possa essere venduto”.
(da TPI)
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