Agosto 23rd, 2010 Riccardo Fucile
DOPO AVER TRADITO IL PROPRIO ELETTORATO, APPLICANDO IL PROGRAMMA DELLA LEGA, ORA IL PDL NAVIGA SUL 26-28%… LA LEGA FERMA AL 12%, INSIEME NON VANNO DA NESSUN PARTE… LA DIFFAMAZIONE DEGLI AVVERSARI E L’ARROGANZA NON PAGA
“Li avete visti in aula? Sono a libro paga, non ragionano più, non riescono neppure a pensare che uno faccia una scelta con un pensiero. Non sei con il capo? Fine!”: così riassume il clima politico parlamentare l’attore Luca Barbareschi, vittima dell’ultimo killeraggio.
Da quando ha scelto di schierarsi con Fini, qualcuno gli ha mandato pure i carabinieri nella sua casa al mare a Filicudi, nelle Eolie, per accertare l’esistenza di una piscina abusiva che si sarebbe fatto costruire in violazione del piano regolare.
Ancor prima degli accertamenti, la notizia è uscita sui giornali vicini al premier.
“E’ vero, dal 1964 esiste una cisterna d’acqua, un manufatto di 40 mq, di due metri x 60 x 3,20 cm d’altezza. Quando sono qua, compro 2 camion di acqua per essere autonomo a questo punto posso o innaffiarci il mio giardino di ulivi o berli tutti. Recentemente per tre metri ho fatto anche un muretto a secco con le pietre”: risponde all’ANSA con rassegnata ironia l’onorevole Luca Barbareschi.
“Non ho mai ricevuto alcuna denuncia, dunque mai fatto ricorso al Tar. Ora dopo queste indiscrezioni che smentisco verranno a controllare. Se riceverò denuncia ricorrerò al Tar”.
“Sono sereno – conclude – vicende così sono nel conto della politica attuale. L’assurdo è che esiste un hotel a Filicudi con piscina olimpionica e che si parli invece di questa cisterna che c’è da sempre, in un paese dove la cementificazione selvaggia e gli ecomostri non importano a nessuno”.
Nello stesso giorno tocca anche al presidente della Commissione Antimafia, Giuseppe Pisanu, critico anche lui verso Berlsuconi, vedersi sbattuto su “Libero” come colui che “fu costretto a dimettersi per lo scandalo P2 e il crac del Banco Ambrosiano”.
“Mai stato indagato, ero stato ascoltato una sola volta come persona informata sui fatti”: semplice testimone, insomma.
“Niente formalismo costituzionali” è un concetto che forse implica ormai anche lo sputtanamento diffamatorio degli avversari politici.
Forse ha ragione Barbareschi a questo punto quando dichiara: “Stracquadanio (Pdl) ha scritto su di me cose talmente assurde che l’unica è dargli un ceffone quando lo incontrerò per strada”.
In un clima di questo genere la corte dei miracolati berlusconiani si è riunita venerdi per “fissare” i 5 punti del programma: aria fritta, come avevamo annunciato.
L’unico punto che interessa al premier è il processo breve per salvarsi da una condanna nel processo Mills, nessun accenno a misure sociali di fronte alla crisi.
“Tanto rumore per nulla” hanno commentato i finiani che voteranno a favore dei “principi generali”, salvo verificare i singolo provvedimenti nel dettaglio.
“Prendere o lasciare” ribattono i bari che, dopo aver tradito il programma elettorale del Pdl dove mai e poi mai si parlava di leggi ad personam, pretendono pure con arroganza di dettare imposizioni.
Urlano che “piuttosto si andrà a votare”, salvo poi leggere Bonaiuti che parla “di punti da verificare coi finiani”.
Come mai qualcuno ha già cambiato idea?
In verità quello del premier è solo un bluff: i sondaggi in suo possesso, secondo diverse indiscrezioni di stampa, danno il Pdl in crollo al 26-28% e la Lega ferma al 12%.
In concreto il Pdl perderebbe almeno 60 deputati e non avrebbe più la maggioranza al Senato. Continua »
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Agosto 23rd, 2010 Riccardo Fucile
IL PREMIER INVITA GLI ITALIANI ALLA MOBILITAZIONE PERMANENTE CONTRO “CHI PENSA SOLO AI PROPRI INTERESSI”…. ECCO LE 37 NORME FATTE APPROVARE DA BERLUSCONI IN QUESTI ANNI PER CAPIRE CONTRO CHI DOVREBBERO MOBILITARSI GLI ITALIANI
1. Decreto Biondi (1994). Approvato il 13 luglio 1994 dal governo Berlusconi I, vieta la
custodia cautelare in carcere (trasformata al massimo in arresti domiciliari) per i reati contro la Pubblica amministrazione e quelli finanziari, comprese la corruzione e la concussione, proprio mentre alcuni ufficiali della Guardia di Finanza confessano di essere stati corrotti da quattro società del gruppo Fininvest (Mediolanum, Videotime, Mondadori e Tele+) e sono pronte le richieste di arresto per i manager che hanno pagato le tangenti.
Il decreto impedisce cioè di arrestare i responsabili e provoca la scarcerazione immediata di 2764 detenuti, dei quali 350 sono colletti bianchi coinvolti in Tangentopoli (compresi la signora Poggiolini, l’ex ministro Francesco De Lorenzo e Antonino Cinà , il medico di Totò Riina).
Il pool di Milano si autoscioglie. Le proteste di piazza contro il “Salvaladri” inducono la Lega e An a ritirare il consenso al decreto e a costringere Berlusconi a lasciarlo decadere in Parlamento per manifesta incostituzionalità .
Subito dopo vengono arrestati Paolo Berlusconi, il capo dei servizi fiscali della Fininvest Salvatore Sciascia e il consulente del gruppo Massimo Maria Berruti, accusato di aver depistato le indagini subito dopo un colloquio con Berlusconi.
2. Legge Tremonti (1994). Il decreto n.357 approvato dal Berlusconi I il 10 giugno 1994 detassa del 50% gli utili reinvestiti dalle imprese, purchè riguardino l’acquisto di “beni strumentali nuovi”.
La neonata società Mediaset (che contiene le tv Fininvest scorporate dal resto del gruppo in vista della quotazione in Borsa) utilizza la legge per risparmiare 243 miliardi di lire di imposte sull’acquisto di diritti cinematografici per film d’annata: che non sono beni strumentali, ma immateriali, e non sono nuovi, ma vecchi. A sanare l’illegalità interviene il 27 ottobre 1994 una circolare “interpretativa” Tremonti che fa dire alla legge Tremonti il contrario di ciò che diceva, estendendo il concetto di beni strumentali a quelli immateriali e il concetto di beni nuovi a quelli vecchi già usati all’estero.
3. Legge Maccanico (1997). In base alla sentenza della Consulta del 7 dicembre 1994, la legge Mammì che consente alla Fininvest di possedere tre reti tv sull’analogico terrestre è incostituzionale: la terza, presumibilmente Rete4, dev’essere spenta ed eventualmente passare sul satellite, entro il 28 agosto 1996.
Ma il ministro delle Poste e telecomunicazioni del governo Prodi I, Antonio Maccanico, concede una proroga fino al 31 dicembre 1996 in attesa della legge “di sistema”.
A fine anno, nulla di fatto per la riforma e nuova proroga di altri sei mesi. Il 24 luglio 1997, ecco finalmente la legge Maccanico: gli editori di tv, come stabilito dalla Consulta, non potranno detenere più del 20% delle frequenze nazionali disponibili, dunque una rete Mediaset è di troppo.
Ma a far rispettare il tetto dovrà provvedere la nuova Authority per le comunicazioni (Agcom), che potrà entrare in azione solo quando esisterà in Italia “un congruo sviluppo dell’utenza dei programmi televisivi via satellite o via cavo”. Che significhi “congruo sviluppo” nessuno lo sa, così Rete4 potrà seguitare a trasmettere sine die in barba alla Consulta.
4. D’Alema salva-Rete4 (1999). La neonata Agcom si mette all’opera solo nel 1998, presenta il nuovo piano per le frequenze tv e bandisce la gara per rilasciare le 8 concessioni televisive nazionali. Rete4, essendo “eccedente” rispetto alla Maccanico, perde la concessione; al suo posto la vince Europa7 di Francesco Di Stefano. Ma il governo D’Alema, nel 1999, concede a Rete4 una “abilitazione provvisoria” a seguitare a trasmettere senza concessione, così per dieci anni Europa7 si vedrà negare le frequenze a cui ha diritto per legge.
5. Gip-Gup (1999). Berlusconi e Previti, imputati per corruzione di giudici romani (processi Mondadori, Sme-Ariosto e Imi-Sir), vogliono liberarsi del gip milanese Alessandro Rossa-to, che ha firmato gli arresti dei magistrati corrotti e degli avvocati Fininvest Pacifico e Acampora, ma ha pure disposto l’arresto di Previti (arresto bloccato dalla Camera, a maggioranza Ulivo).
Ora spetta a Rossato, in veste di Gup, condurre le udienze preliminari dei tre processi e decidere sulle richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla procura di Milano. Udienze che iniziano nel 1999.
Su proposta dell’on. avv. Guido Calvi, legale di Massimo D’Alema, il centrosinistra approva una legge che rende incompatibile la figura del gip con quella del gup: il giudice che ha seguito le indagini preliminari non potrà più seguire l’udienza preliminare e dovrà passarla a un collega, che ovviamente non conosce la carte e perderà un sacco di tempo.
Così le udienze preliminari Imi-Sir e Sme, già iniziate dinanzi a Rossato, proseguono sotto la sua gestione e si chiuderanno a fine anno con i rinvii a giudizio degli imputati. Invece quella per Mondadori, non ancora iniziata, passa subito a un altro giudice, Rosario Lupo, che proscioglie tutti gli imputati per insufficienza di prove (poi, su ricorso della Procura, la Corte d’appello li rinvierà a giudizio tutti, tranne uno: Silvio Berlusconi, dichiarato prescritto grazie alle attenuanti generiche).
6. Rogatorie (2001). Nel 2001 Berlusconi torna a Palazzo Chigi e fa subito approvare una legge che cancella le prove giunte dall’estero per rogatoria ai magistrati italiani, comprese ovviamente quelle che dimostrano le corruzioni dei giudici romani da parte di Previti & C.
Da mesi i legali suoi e di Previti chiedono al tribunale di Milano di cestinare quei bonifici bancari svizzeri perchè mancano i numeri di pagina, o perchè si tratta di fotocopie senza timbro di conformità ,o perchè sono stati inoltrati direttamente dai giudici elvetici a quelli italiani senza passare per il ministero della Giustizia. Il Tribunale ha sempre respinto quelle istanze. Che ora diventano legge dello Stato. Con la scusa di ratificare la convenzione italo-svizzera del 1998 per la reciproca assistenza giudiziaria (dimenticata dal centrosinistra per tre anni), il 3 ottobre 2001 la Cdl vara la legge 367 che stabilisce l’inutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi da giudici stranieri che non siano “in originale” o “autenticati” con apposito timbro, che siano giunti via fax, o via mail o brevi manu o in fotocopia o con qualche vizio di forma. Anche se l’imputato non ha mai eccepito sulla loro autenticità , vanno cestinati. Poi, per fortuna, i tribunali scoprono che la legge contraddice tutte le convenzioni internazionali ratificate dall’Italia e tutte le prassi seguite da decenni in tutta Europa. E, siccome quelle prevalgono sulle leggi nazionali, disapplicano la legge sulle rogatorie, che resterà lettera morta.
7. Falso in bilancio (2002). Siccome Berlusconi ha cinque processi in corso per falso in bilancio, il 28 settembre 2001 la sua maggioranza approva la legge-delega numero 61 che incarica il governo di riformare i reati societari. Il che avverrà all’inizio del 2002 con i decreti delegati che: abbassano le pene da 5 a 4 anni per le società quotate e addirittura a 3 per le non quotate (prescrizione più breve, massimo 7 anni e mezzo per le quotate e 4 e mezzo per le non quotate; e niente più custodia cautelare nè intercettazioni); rendono il falso per le non quotate perseguibile solo a querela del socio o del creditore; depenalizzano alcune fattispecie di reato (come il falso nel bilancio presentato alle banche); fissano amplissime soglie di non punibilità (per essere reato, il falso in bilancio dovrà superare il 5% del risultato d’esercizio, l’1% del patrimonio netto, il 10% delle valutazioni. Così tutti i processi al Cavaliere per falso in bilancio vengono cancellati: o perchè manca la querela dell’azionista (B. non ha denunciato B.), o perchè i falsi non superano le soglie (“il fatto non è più previsto dalla legge come reato), o perchè il reato è ormai estinto grazie alla nuova prescrizione-lampo.
8. Mandato di cattura europeo (2001). Unico fra quelli dell’Unione europea, il governo Berlusconi II rifiuta di ratificare il “mandato di cattura europeo”, ma solo relativamente ai reati finanziari e contro la Pubblica amministrazione . Secondo “Newsweek”, Berlusconi “teme di essere arrestato dai giudici spagnoli” per l’inchiesta su Telecinco. L’Italia otterrà di poter recepire la norma comunitaria soltanto dal 2004. Continua »
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Agosto 22nd, 2010 Riccardo Fucile
ADDIO CARRETTE DEL MARE, ORA IL TRAFFICO VIA MARE E’ ORGANIZZATO A BORDO DI YACHT DI LUSSO CHE BEFFANO I CONTROLLI…. LA NUOVA LAMPEDUSA E’ MALPENSA, MA A MARONI BASTA MOSTRARE IN TV IL CENTRO SICILIANO VUOTO
Arrivano a bordo di yacht di lusso, di eleganti barche a vela o di potenti motoscafi.
È cambiato il tipo di natante usato per trasportare gli immigrati, sono cambiate le modalità degli sbarchi.
Perfino gli scafisti non sono più quelli di una volta: sempre più spesso, oggi, sono veri e propri professionisti con esperienze di comando su navi mercantili o skipper per imbarcazioni turistiche.
Persone insospettabili, non più poveracci al timone di carrette di legno che spesso affondavano con il loro carico di vite umane.
L’ultimo sbarco, a Riace, sulle coste calabresi, è la conferma di un cambiamento in atto già da tempo.
Oltre 120 gli extracomunitari portati fino quasi a riva a bordo di uno yacht di lusso.
Tutti a terra: curdi siriani, iracheni, afghani. Per metà donne e bambini. Disperati. Eppure, per quanto faticoso, il loro è stato un viaggio diverso da quello infernale dei tanti che li hanno preceduti.
Partenza da Istanbul, hanno raccontato, sei giorni di navigazione, infine lo sbarco in Italia. Meno di una settimana fa altri 30 extracomunitari erano sbarcati sulle coste calabresi a bordo di una barca a vela di 12 metri.
E sempre cabinati a vela erano le due imbarcazioni individuate a fine luglio in Puglia, una al largo di Otranto, l’altra di Santa Maria di Leuca, stipate di clandestini.
Questi quelli individuati, figuriamoci quanti saranno quelli sfuggiti ai controlli.
“Con l’utilizzo di queste imbarcazioni di lusso – afferma un dirigente del Viminale da anni impegnato nelle investigazioni sugli sbarchi di extracomunitari in tutto il Mediterraneo – il business è diventato ancora più conveniente. Il prezzo che i disperati pagano è sempre lo stesso, dai 700 ai 1000 euro, ma con quei mezzi di trasporto veloci e capienti, i trafficanti di uomini impiegano meno tempo a percorrere la rotta tra le coste greche o turche e quelle pugliesi o calabresi, possono imbarcare più persone e non hanno problemi a bordo come potrebbero crearsi con le carrette di legno. Non c’è il rischio di affondare, non ci sono liti a bordo e, soprattutto, con il viavai di barche che c’è in questo periodo il rischio di incappare nei controlli è minimo”.
Nel 2010 sono stati registrati 27 sbarchi sulle coste del Salento, 16 dei quali provenienti dalla Turchia.
Molti continuano ad arrivare partendo dalle coste tunisine (Kelibia, Mhadia) o egiziane.
I luoghi di sbarco sono quelli di sempre: Pantelleria, Linosa, Lampedusa o direttamente le coste agrigentine. Continua »
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Agosto 21st, 2010 Riccardo Fucile
CI SONO VOLUTI 24 MESI AL GOVERNO PER PUBBLICARE LA LEGGE SULLA GAZZETTA UFFICIALE….VALIDO PER LA PRIMA CASA, COPRIRA’ I COSTI BUROCRATICI E PERMETTERA’ DI SOSPENDERE IL PAGAMENTO DELLE RATE PER 18 MESI
Giaceva da due anni in qualche misterioso cassetto ministeriale, ora finalmente è
approdato sulla Gazzetta Ufficiale, con tanto di istruzioni e funzioni: parliamo del Fondo di solidarietà per la prima casa.
A disposizione vi sono 20 milioni di euro: il fondo, gestito da un’apposita società , prevede la sospensione delle rate del mutuo della prima casa fino a 18 mesi e la copertura totale delle spese burocratiche (procedure bancarie e oneri notarili).
Ci sono voluti ben 24 mesi e persino uno sciopero della fame della presidente delle Federcasalinghe per far arrivare il provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale.
Chi potrà usufruirne?
Il reddito Isee non dovrà essere superiore a 30.000 euro e il mutuo non dovrà essere sopra i 250.000 euro e in ammortamento da almeno un anno.
La casa inoltre non deve rientrare nella categoria delle abitazioni di lusso e deve essere l’indirizzo principale in cui il beneficiario vive al momento della domanda.
Il richiedente deve poi anche dimostrare di non essere in grado di provvedere al pagamento del mutuo.
L’aiuto è previsto per chi ha perso il lavoro, per chi ha avuto un lutto in famiglia, per chi è costretto ad affrontare spese mediche superiori a 5.000 euro annui.
Si potrà contare sul beneficio anche nel caso in cui vi sia stato un aumento della rata del mutuo a tasso variabile di almeno il 25%. Continua »
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Agosto 21st, 2010 Riccardo Fucile
“IL VENETO COME LA CATALOGNA” AVEVA TUONATO IL TROMBONE LEGHISTA PRESENTANDO IL NUOVO STATUTO…”IL NOSTRO MODELLO E’ UN’ALTRA COSA” LO ANNICHILISCE CAROD-ROVIDA, VICE-GOVERNATORE DELLA CATALOGNA: “NOI NON DICIAMO PRIMA I CATALANI, TUTTI HANNO GLI STESSI DIRITTI”
C’è la bandiera con il leone, c’è l’inno, ci sono pure gli ambasciatori: la maggioranza di centrodestra veneta guidata dal leghista Luca Zaia, ha presentato la nuova bozza dello statuto regionale.
Al grido di “prima i veneti”, Zaia assicura una corsia preferenziale nei bandi per la casa, per i concorsi e compagnia cantando.
“Siamo a uno spartiacque cruciale nella storia del Veneto – ha dichiarato Zaia – con questo statuto abbiamo l’occasione di dare al popolo veneto la sua Carta fondamentale, un faro illuminante del federalismo”.
La bozza di statuto parla di “governatore” e non di presidente della Regione, di maggiori poteri, di poter porre la fiducia.
“Se entro un anno non sarà approvato, mi dimetto” ha dichiarato Zaia e questa è già una buona notizia e una speranza.
E poi il richiamo al mito della Catalogna, da intendersi non come la verdura, ma come la repubblica autonoma spagnola.
In verità è stato fatto osservare che questo Statuto è aria fritta e si basa sul concetto vago di “legame particolare” con la propria terra per poter passare avanti nei concorsi ad altri.
Ma le vie della propaganda sono infinite, come quelle del Signore.
Peccato che il “Corriere Veneto” sia andato a intervistare, qualche giorno dopo la sparata di Zaia, il vicegovernatore della regione spagnola.
«Ma per noi l’identità nazionale è un’altra cosa» precisa Josep Lluis Carod-Rovira, 58 anni, storica figura di Esquerra Republicana de Catalunya, dell’opposizione a Francisco Franco e delle battaglie indipendentiste.
«Il nostro è un progetto nazionale, più che nazionalista, per noi è più importante il futuro del passato».
“La Catalogna non si è mai sognata di proclamare ‘prima i catalani’. La nostra identità nazionale sta nella nostra storia, nella nostra cultura, nella nostra lingua e nella nostra struttura economica; ma quel che più conta è la volontà democratica di un progetto di vita in comune».
“Chiunque è presente legalmente sul territorio ha gli stessi diritti dei catalani. Il progetto nazionale catalano non è etnico. È civico e inclusivo. Democratico. Per noi è più importante costruire un progetto di vita con tutti gli abitanti della Catalogna, indipendentemente dalle origini delle loro famiglie e dalla loro lingua natale. Essere catalano non è un’eredità , nè un’imposizione. È una volontà , una scelta di essere. Tra noi ci sono argentini, spagnoli, marocchini ora diventati anche catalani ». Continua »
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Agosto 20th, 2010 Riccardo Fucile
3.500 I TERREMOTATI ANCORA IN ALBERGO, I CENTRI STORICI ABBANDONATI… SPRECO DI SOLDI PUBBLICI: 500.000 EURO PER PUNTELLARE UN PALAZZO, 60.000 UNA VILLETTA….LE BANCHE CHIEDONO GLI INTERESSI E DA NOVEMBRE ANCHE LE RATE DEI MUTUI, L’ENEL CONTINUA A MANDARE LE BOLLETTE DI CONSUMI MAI FATTI… NELLE C.A.S.E. I TUBI DELL’ACQUA PERDONO GIA’
Abbiamo seguito la vicenda terremoto fin dall’inizio con spirito critico, raccontando ciò
che non andava, unici tra i siti di area, presi quasi tutti ad elogiare gli spot governativi, preferendo nascondere la polvere sotto il tappeto.
Più passava il tempo e più ci rendevamo conto che all’Aquila il governo non aveva fatto alcun “miracolo”, ma solo ordinaria amministrazione, sbagliando strategia e puntando solo sull’effetto mediatico delle C.a.s.e. prefabbricate, con lenzuola firmate e pasticcini.
Non a caso, da oltre 7 mesi il premier in Abruzzo non si è fatto più vedere, anche perchè il tempo della luna di miele si è tramutato in contestazioni aperte, fin sotto le finestre di palazzo Chigi a Roma.
Il reportage di Fabrizio Gatti sull’Espresso di questa settimana fa il punto della situazione, elencando dati ufficiali e verificando l’evoluzione della situazione sul posto.
Con situazioni assurde: gente cancellata dall’elenco telefonico che però continua a ricevere le bollette di abbonamento Tv, luce, gas , centro storici abbandonati a se stessi, un’altra estate trascorsa senza nessun accenno di inizio della ricostruzione.
Solo 18.000 persone hanno avuto una casetta prefabbricata, 30.000 gli sfollati che non l’hanno avuta, 3.500 quelli ospitati ancora in albergo, 15.000 senza lavoro, macerie mai rimosse.
Puntellamenti di case che si sarebbero potute abbattere costati 500.000 euro per un palazzo e 60.000 euro per una villetta, tubi zincati venduti in esclusivi dalle Acciaierie Marcegaglia a 3,40 euro al metro e giunti cardanici a 1,98 euro.
Tutti soldi pubblici.
Un assessore regionale del Pdl costretta a dimettersi per un diamante da 15.000 euro ricevuto in regalo da una ditta appaltatrice.
E il problema dei mutui passati per una casa che non c’è più, su cui le banche fanno pagare gli interessi: e da novembre riprenderanno anche le rate. Continua »
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Agosto 20th, 2010 Riccardo Fucile
IL PDL NAVIGA NELLA NEBBIA: OGGI VARERA’ UN DOCUMENTO GENERICO IN 4 PUNTI CHE VERRA’ PORTATO IN PARLAMENTO “CON CALMA”… SI TEME CHE BOSSI AL NORD E FINI AL SUD FACCIANO SCENDERE IL PDL AI MINIMI STORICI… IL PREMIER CONTINUA NEL TEATRINO DELLA POLITICA SENZA UNA LINEA E CON LA SOLA PREOCCUPAZIONE DI SOTTRARSI AI PROCESSI
Alle 12.30 di oggi è fissato il vertice dello stato maggiore del Pdl a Palazzo Grazioli che dovrebbe avere il compito di stilare gli ormai famosi 4 punti da sottoporre al Parlamento per chiedere su di essi la fiducia.
Ma le cose strada facendo sono cambiate, la stessa periodica richiesta del “fidato alleato” Bossi di andare a votare a novembre ha fatto insospettire il Cavaliere che ora ha cambiato le carte in tavola.
Tanti piccoli segnali: il vertice che doveva durare due giorni si concluderà invece stasera e i temi “sicurezza e immigrazione” che avrebbero creato attrito con i finiani sono stati accantonati.
La linea sarebbe quella di preparare un «documento politico» in quattro punti – giustizia, federalismo, Sud e fisco – illustrando i contenuti dei singoli capitoli a grandi linee.
Ma a specificare che cosa ci sarà davvero dentro – quali provvedimenti, in che forma, in quale articolato – dovrebbero provvedere poi «i gruppi parlamentari», nei tempi che ci vorranno.
Tempi non infiniti, ma nemmeno rapidissimi, proprio per evitare che un possibile incidente porti dritti a quel voto a novembre che Bossi cerca.
Si parla dunque di fine settembre perchè il documento approdi in Aula: un tempo sufficiente per capire se la maggioranza può ricompattarsi, magari con un’apertura al gruppo dei finiani se non al loro leader, con il quale i rapporti restano inesistenti, o se davvero si andrà al voto.
Alcuni dei contenuti dei 4 titoli si conoscono: sulla giustizia si chiederà una «riforma complessiva» che preveda la riforma di processo penale, Lodo Alfano e processo breve; sul federalismo si ribadirà la necessità di votare i tre decreti attuativi che riguardano Regioni, costi standard della Sanità e Province, sul Sud è prevista la riorganizzazione delle risorse in vista di grandi riforme infrastrutturali, nonchè incentivi su ricerca e turismo, e sul fisco si rimanderà a tempi migliori l’eventuale calo delle aliquote.
Insomma un documento sul nulla che avrebbe potuto stilare anche Capezzone, senza necessità di riunire l’intelligentia pidiellina.
Il “contrordine” del premier deriva una una serie di fattori che hanno indotto alla prudenza Berlusconi.
Ieri persino Pisanu gli ha fatto capire che non è il caso di andarsi a cercare guai, oltre a quelli che ha già generato la sua dissennata politica in questi due anni.
Il tentativo di sottrarre ai 34 finiani della Camera una decina di deputati è andato male e anche se il premier ne convincesse qualcuno a votare per il governo, Bocchino ha già fatto presente di avere “un elenco di deputati che verranno con noi al momento opportuno”. Continua »
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Agosto 20th, 2010 Riccardo Fucile
LA IRONICA LETTERA DI FABIO AL PREMIER: ECCO LA MIA PIATTAFORMA PER ESSERE RECUPERATO
Caro Presidente Berlusconi,
ho letto della sua volontà di recupero, sotto la sua ala magnanima e protettrice, dei
‘finiani moderati’… a parte che lei (ed è la sua parte, mi creda, che maggiormente apprezzo) non è mai stato moderato in niente e riconoscendo in questo qualcosa che ci accomuna profondamente, so per certo che i moderati non le stanno simpatici neanche un po’.
E allora, mi ascolti, recuperi i falchi. Mi recuperi!!!
In fondo basta poco: inizi convincendosi che Dell’Utri (con annessi eroi) Cosentino e famiglia, Verdini e commensali non le sono esattamente di grande utilità lungo il difficile percorso di costruzione di una grande forza europea e modernizzatrice.
Mi ascolti.
Li faccia dimettere e li reimpieghi in altre delle sue molteplici attività : hanno capacità e relazioni, seppur pericolosissime, utili a quasivoglia impresa, tranne alla più nobile, quella politica.
Poi ci proponga una riforma della giustizia che velocizzi i processi, senza farli andare in prescrizione, dando giustizia sia alle vittime che agli innocenti e dia risorse ingenti e nuove professionalità e strumenti alle Procure e alle forze dell’ordine, magari smettendo di insultare le prime e trovando i soldi per gli straordinari alle seconde.
Metta definitivamente da parte scudi, lodi e leggi ad personam: vada, invece, alla fine del suo mandato, a difendere davanti ai giudici il suo onore e la sua sacrosanta volontà di rivendicazione della sua trasparenza.
Il 19 luglio, poi, lasci stare il Premio Aznavour e venga con noi in Via D’Amelio a ribadire all’Italia chi sono gli eroi, senza se e senza ma!
Inoltre applichi alla politica del suo Governo il suo indiscutibile amore per la bellezza italiana, espellendo, senza bisogno di probiviri, chiunque proponga condoni e sanatorie, avviando la più grande azione di ripristino della bellezza e del paesaggio di tutti i tempi, bloccando cemento, pale eoliche e speculazioni edilizie, con buona pace di cricche e mafie.
Non le chiedo, pur non essendo moderato, di sostituire i triumviri con Bocchino, Briguglio e Granata poichè con questa operazione perderebbe molte colombe finiane e non sarebbe un buon consiglio, ma almeno sostituisca gli attuali attraverso un sorteggio tra tutti i parlamentari del Pdl: se esclude gli ex An (che, oggettivamente, potrebbero aggravare la situazione) non potrà che rilanciare il partito, chiunque venga sorteggiato. Continua »
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Agosto 19th, 2010 Riccardo Fucile
DURO AFFONDO DEI FINIANI: “NESSUNO POTRA’ PIU’ CONVINCERCI CHE IL BERLUSCONISMO NON COINCIDA CON IL DOSSIERAGGIO E I RICATTI, CON LA MENZOGNA CHE DIVENTA STRUMENTO PER ATTACCARE L’AVVERSARIO E DISTRUGGERLO”….”ORMAI SI NUTRE DI PROPAGANDA STUPIDA E INTONTITA, DI SIGNORSI’ E DI CANZONCINE EBETI DA SPOT PUBBLICITARIO”
«Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida con il dossieraggio e con i ricatti, con la menzogna che diventa strumento per attaccare l’avversario e distruggerlo».
È questo l’affondo di FareFuturo. Il duro editoriale di Filippo Rossi, pubblicato sul sito della fondazione vicina a Gianfranco Fini, arriva all’indomani dell’appello a «non tradire il mandato elettorale» lanciato dal presidente del Consiglio ai «finiani moderati» e alla vigilia del vertice del Pdl.
Rossi accusa il berlusconismo di nutrirsi «di propaganda stupida e intontita, di slogan, di signorsì e di canzoncine ebeti da spot pubblicitario».
«Eravamo convinti – scrive il direttore del periodico – che fosse un semplice dibattito politico, il confronto tra due idee di centrodestra, e che tutto potesse scorrere nei canali della democrazia interna a un partito».
Certezze in base alle quali, spiega la fondazione vicina al presidente della Camera, «abbiamo difeso per anni Berlusconi, sperando nella sua capacità di spiccare il volo e diventare un grande politico, uno statista».
Per questo motivo, Rossi ammette: «Il pensiero corre ai sensi di colpa per non aver capito prima, per non aver saputo e voluto alzare la testa. E oggi che gli editti toccano da vicino, è fin troppo facile cambiare idea. Oggi ha ragione chi dice: perchè non ci avete pensato prima? Non c’è una risposta – prosegue l’editoriale – che non contempli un pizzico di vergogna. Un vergogna che, però, non prevede ora il silenzio, il ripetersi di un errore».
Per Farefuturo, dunque, la questione, non è più soltanto politica: «È una questione di civiltà . Di democrazia. E di libertà », si legge sul suo periodico online.
«Questioni forse più grandi di noi – continua l’articolo – che impongono una scelta difficile. Intendiamoci, tutto questo poi non impedisce la “politica”, non impedisce di trovare accordi per governare il paese. Si parla d’altro. Si parla di qualcosa di più. Perchè quello che abbiamo visto in questi ultimi tempi, tra documenti di espulsione e attacchi sguaiati alle istituzioni che sembrano concepite come proprietà privata e non come bene pubblico, relazioni internazionali di dubbio gusto e killeraggi mediatici, per non parlare delle questioni etiche trasformate in propaganda di partito, ecco, tutto questo dimostra che c’è una distanza culturale prima di tutto”.
Dal punto di visto della giornata politica invece emerge tra i finiani la convinzione che non ci sono i margini per una campagna acquisti ad personam. Continua »
argomento: Berlusconi, denuncia, destra, elezioni, Fini, governo, Parlamento, PdL, Politica, radici e valori | 1 Commento »