POVERO ZAIA, NON NE AZZECCA UNA: ANCHE LA CATALOGNA GLI VA INDIGESTA
“IL VENETO COME LA CATALOGNA” AVEVA TUONATO IL TROMBONE LEGHISTA PRESENTANDO IL NUOVO STATUTO…”IL NOSTRO MODELLO E’ UN’ALTRA COSA” LO ANNICHILISCE CAROD-ROVIDA, VICE-GOVERNATORE DELLA CATALOGNA: “NOI NON DICIAMO PRIMA I CATALANI, TUTTI HANNO GLI STESSI DIRITTI”
C’è la bandiera con il leone, c’è l’inno, ci sono pure gli ambasciatori: la maggioranza di centrodestra veneta guidata dal leghista Luca Zaia, ha presentato la nuova bozza dello statuto regionale.
Al grido di “prima i veneti”, Zaia assicura una corsia preferenziale nei bandi per la casa, per i concorsi e compagnia cantando.
“Siamo a uno spartiacque cruciale nella storia del Veneto – ha dichiarato Zaia – con questo statuto abbiamo l’occasione di dare al popolo veneto la sua Carta fondamentale, un faro illuminante del federalismo”.
La bozza di statuto parla di “governatore” e non di presidente della Regione, di maggiori poteri, di poter porre la fiducia.
“Se entro un anno non sarà approvato, mi dimetto” ha dichiarato Zaia e questa è già una buona notizia e una speranza.
E poi il richiamo al mito della Catalogna, da intendersi non come la verdura, ma come la repubblica autonoma spagnola.
In verità è stato fatto osservare che questo Statuto è aria fritta e si basa sul concetto vago di “legame particolare” con la propria terra per poter passare avanti nei concorsi ad altri.
Ma le vie della propaganda sono infinite, come quelle del Signore.
Peccato che il “Corriere Veneto” sia andato a intervistare, qualche giorno dopo la sparata di Zaia, il vicegovernatore della regione spagnola.
«Ma per noi l’identità nazionale è un’altra cosa» precisa Josep Lluis Carod-Rovira, 58 anni, storica figura di Esquerra Republicana de Catalunya, dell’opposizione a Francisco Franco e delle battaglie indipendentiste.
«Il nostro è un progetto nazionale, più che nazionalista, per noi è più importante il futuro del passato».
“La Catalogna non si è mai sognata di proclamare ‘prima i catalani’. La nostra identità nazionale sta nella nostra storia, nella nostra cultura, nella nostra lingua e nella nostra struttura economica; ma quel che più conta è la volontà democratica di un progetto di vita in comune».
“Chiunque è presente legalmente sul territorio ha gli stessi diritti dei catalani. Il progetto nazionale catalano non è etnico. È civico e inclusivo. Democratico. Per noi è più importante costruire un progetto di vita con tutti gli abitanti della Catalogna, indipendentemente dalle origini delle loro famiglie e dalla loro lingua natale. Essere catalano non è un’eredità , nè un’imposizione. È una volontà , una scelta di essere. Tra noi ci sono argentini, spagnoli, marocchini ora diventati anche catalani ».
“Vogliamo costituire una nazione con chi ha la coscienza, non necessariamente le origini catalane. Se non si capisce questo aspetto, non si può capire neanche la realtà della Catalogna. Sappiamo di essere diventati un paese di moda: abbiamo manifestato, difeso la nostra volontà contro le decisioni del tribunale costituzionale spagnolo».
” Il parlamento catalano ha approvato una legge intitolata “Dell’accoglienza”, pensata per tutti gli immigrati in Catalogna. Intende favorirne la piena integrazione e trasformarli in cittadini catalani. Sottolinea l’enorme importanza della dimensione civica e inclusiva».
«E poi, non so il Veneto, ma tra le seimila lingue parlate al mondo, il catalano è l’84esima per diffusione. La numero 8 nella blogosfera, la numero 10 nelle traduzioni, la 13 in Google, la 15 in Wikipedia, la 20 nella produzione editoriale. Nel mondo ci sono 165 università che offrono corsi di lingua e letteratura catalana. Ci sono più possibilità di studiare il catalano che l’olandese o il greco. Soltanto in Italia ci sono 23 scuole o facoltà che impartiscono lezioni di cultura e lingua catalana. E di veneto? ».
“La Catalogna è dal 1979 una nazionalità , riconosciuta dalla Costituzione spagnola e dallo Statuto di autonomia della Catalogna. Non so quante nazionalità preveda la Costituzione italiana. Ma è su quella base che noi rivendichiamo il diritto di dire: siamo una nazione».
Insomma la Catalogna è una cosa seria e governata da persone serie, non c’entra una mazza con il Veneto.
Vista la sua propensione a fare marchette per gli agricoltori, forse Zaia intendeva realmente riferirsi alla verdura denominata catalogna.
Bastava che lo dicesse.
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