Settembre 2nd, 2010 Riccardo Fucile
COS’ALTRO ASPETTARSI DA CHI PRATICA IL “METODO BOFFO” E GRIDA “SIGNORSI'”?
Qualcuno ha detto: ma scherzate? Non fa parte del nostro dna!
Qualcun altro l’ha presa a ridere, come se fosse roba da poco, come se fossero quisquilie. 
E allora siamo costretti a ribadire, perchè siamo stufi di un’Italia che fa passare le peggiori nefandezze come se fosse acqua fresca, come se fosse tutto uguale, come se le differenze non contassero.
E allora ribadiamo: l’idea di organizzare pullman contro chicchessia (il tutto è confermato da un’intervista sul Secolo d’Italia a Vitale Mattera, che ripubblichiamo) è figlia di una filosofia politica illiberale, totalitaria, assolutista. È il frutto avvelenato che fa coerentemente parte del dna politico di chi pensa alla politica come cieca obbedienza a un leader carismatico.
Per dirla tutta: i pullman sono, purtroppo, la ciliegina sulla torta rancida di un sistema di potere che si fonda sul “signorsì”, sul servilismo verso un unico signore e padrone.
Sono culturalmente complementari ai “meno male che Silvio c’è”, alle campagne di stampa, alle criminalizzazioni dell’avversario.
A quello che, giustamente, Gad Lerner definisce “codice da Feltri”.
A quelli che abbiamo già definito su queste pagine “i bravi di Don Rodrigo”: scagnozzi del potere alla ricerca sistematica del dissidente di turno; cacciatori di teste al soldo del potente.
Ma i pullman “anti-Fini” sono anche culturalmente coerenti con il populismo sciatto e qualunquista di chi si vuole unico depositario della volontà della gente.
Di chi pensa che non possa (non debba?) esistere chi non la pensa come lui, di chi si aspetta solo baciamani e genuflessioni.
Di chi caccia il dissidente, di chi lo definisce traditore.
Di chi considera un partito come proprietà privata.
Di chi pensa di poter andare avanti con gli aut-aut: senza discussioni, senza dialogo, senza confronto.
Di chi pensa che la politica sia nella sostanza solo propaganda e pubblicità . Dicono che non fanno parte del loro dna.
La prendono a ridere.
La realtà è diversa: la questione è molto seria perchè quei pullman sono parte integrante della loro visione politica.
Purtroppo quei pullman non sono l’eccezione, sono la (loro) normalità .
Filippo Rossi
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Settembre 2nd, 2010 Riccardo Fucile
LA CORTE DEI CONTI APRE UN’INCHIESTA PER VERIFICARE EVENTUALI DANNI ERARIALI NEI CONFRONTI DEL LEGHISTA EDOUARD BALLAMAN PER AVER USATO L’AUTO PER FINALITA’ NON ISTITUZIONALI PER BEN 70 VOLTE… LA PADAGNA DEL MAGNA MAGNA COLPISCE ANCORA: IMBARAZZO IN VIA BELLERIO
La Procura della Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia ha aperto un’inchiesta per verificare eventuali danni erariali in merito all’utilizzo dell’auto blu da parte del presidente del Consiglio regionale Edouard Ballaman (Lega Nord).
A dirlo è il procuratore generale della stessa Corte dei Conti, Maurizio Zappatori, che ha precisato che l’iniziativa è stata avviata sulla base di un servizio pubblicato sul quotidiano Messaggero Veneto.
Il giornale ha riportato, in un dossier dettagliato, una serie di episodi nei quali, dal 2008 al marzo 2010, Ballaman avrebbe utilizzato l’auto di servizio e l’autista per finalità non istituzionali.
Secondo il quotidiano, Ballaman avrebbe fatto dei viaggi a Caorle (Venezia), dove possiede una casa per le vacanze, e in altre località dove si svolgevano iniziative o incontri politici della Lega Nord.
Inoltre sono elencati tragitti per impegni professionali, verso la casa della fidanzata e attuale moglie a Camponogara (Venezia) e viaggi diretti ad aeroporti del Nord Italia non collegati a impegni istituzionali.
Il dossier precisa tutta una serie di episodi in cui il Ballaman ha usato l’auto blu per fini personali: si va dalla “prima” a Milano del film leghista “Barbarossa” all’accoglienza dei parenti all’aeroporto di Venezia, dalla visita dentistica della moglie ad altri impegni.
Circa 70 spostamenti con autista, del tutto ingiustificati.
Dall’aprile del 2010, Ballaman ha rinunciato all’auto blu, ottenendo così il rimborso chilometrico previsto per i consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia.
Per i consiglieri residenti a Pordenone, come Ballaman, il rimborso è di 3.200 euro al mese, un affare. Continua »
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Settembre 2nd, 2010 Riccardo Fucile
IERI UN CRONISTA DEL “SECOLO XIX” HA PROVATO A CHIAMARE LA SEDE DI MILANO: LA STRANA RISPOSTA RICEVUTA… CONFERMATA LA DENUNCIA DEI FINIANI: E’ FRANCESCA PASCALE, CONS. PROV. DI NAPOLI, AD AVER CHIESTO A VITALE MATTERA, LEADER AN DI SOCCAVO: “RIESCI A ORGANIZZARMI UN PULMANN PER ANDARE A FISCHIARE FINI? PAGA IL PARTITO”
La notizia che ambienti del Pdl stessero organizzando la contestazione di Fini a
Mirabello non desta meraviglia in chi conosce l’ambiente, i metodi e le finalità di sputtanamento che stanno alla base del comportamento di troppi soggetti che, al confronto delle tesi politiche, preferiscono anteporre l’agire dietro le spalle.
Lo diciamo sommando tutta una serie di particolari che si sono verificati nell’ultima settimana e che hanno un solo scopo: la delegittimazione di Fini e l’esigenza di far passare in secondo piano il contenuto del discorso che terrà domenica a Mirabello.
Un centinaio di fischiatori o una rissa tra “opposte fazione” sarebbe il massimo per i vari “scondinzoli” dei Tg di regime per poter far veicolare il messaggio che Fini è contestato dalla sua stessa base e non conta nulla.
Vediamo i particolari: in una intervista alla Rai, pochi giorni fa, Marcello Dell’Utri si lascia scappare “anche noi sappiamo organizzare contestazioni”. Sempre qualche giorno fa, il direttore di LIbero, Belpietro, annuncia: “manderemo qualcuno a Mirabello per consegnare a Fini le migliaia di fax che chiedono le sue dimissioni”.
Una squallida provocazione: se uno volesse solo consegnare delle lettere potrebbe farle pervenire alla Camera, non va a Mirabello sperando di ricevere due schiaffi (meritati) in faccia, per poi imbastirci l’ennesima speculazione. Non a caso il finiano Raisi ha già chiamato “Libero”: “vogliono portarci la busta? Bene la prenderemo, ma non si aspettino di venire qui a fare piazzate”.
E arriviamo al tassello dell’organizzazione delle squadre di contestatori, denunciate ieri da Generazione Italia e smentite dalla Brambilla, con minacce di querela.
Il fatto inoppugnabile è il seguente: Vitale Mattera, storico militante di An del quartiere di Pianura, ha ricevuto una telefonata dalla cons. prov. Pdl Francesca Pascale, ex show girl, una delle ragazze fotografata nel 2006 all’aeroporto mentre si dirige a un “seminario politico” a Villa Certosa, residenza sarda del premier.
La Pascale è nota per aver cantato in una Tv locale, prima di darsi alla politica, il pezzo intellettuale: “Se abbassi la mutanda si alza l’auditelle…”
La Pascale al telefono dice a Mattera: “Stiamo organizzando con la Brambilla una contestazione a Fini, appena inizierà a parlare a Mirabello. Riesci a riempirmi un pulmann con 50 persone?”
Mattera, che pur l’aveva aiutata nella sua campagna elettorale, rimane attonito, poi preoccupato avvisa Bocchino che fa altre verifiche che convergono su quella ipotesi (con nomi e cognomi).
Altro tassello lo fornisce involontariamente la Brambilla quando replica che “i finiani mettono le mani avanti in previsione di una contestazione a Fini”.
Ma quando mai, quale contestazione?
A Mirabello uno ci deve andare apposta, non è a 10 metri dalla fermata del Metro di Cordusio: chi non condivide le scelte di Fini sta a casa, non va a fare l’ospite sgradito a casa altrui.
E viceversa, lo dice la logica.
Ultimo elemento: un cronista in incognito del quotidiano “Secolo XIX” di Genova ieri alle 16 chiama la sede nazionale dei Promotori della Libertà della Brambilla Continua »
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Settembre 2nd, 2010 Riccardo Fucile
LA RIPRESA E’ DEBOLE, I NUOVI MERCATI LONTANI E LA CRISI PARLA ITALIANO: FIAT, INDESIT, MERLONI, ITALTEL, BURANI, TIRRENIA, UNICREDIT, OMSA…SONO 200 I CASI DI CRISI APERTI AL MINISTERO DELLO SVILUPPO: IL MERCATO INTERNO IN SOFFERENZA PER LA MANCANZA DI UNA POLITICA INDUSTRIALE
Il polso della situazione lo dà un osservatorio privilegiato in questa fase di crisi del sistema industriale italiano, l’Unità per la gestione delle vertenze delle imprese in crisi, presso il ministero dello Sviluppo economico.
Si riprende il lavoro, ma vi sono oltre 200 tavoli aperti e 500.000 posti a rischio.
E non tutte le vertenze arrivano al ministero.
Si tratta di una crisi “made in Italy”: le aziende più in difficoltà sono quelle che dipendono dal mercato interno italiano.
Chi si è spostato sui mercati emergenti sta cercando di uscire dall’apnea, chi ha il suo sbocco sul mercato domestico è sull’orlo del baratro.
E’un’Italia, quando va bene, prigioniera della cassa integrazione, da Fiat a Indesit, da Italtel a Burani, da Tirrenia a Unicredit, a Omsa.
E non risparmia neppure la multinazionale Pepsi di Silea, nel trevigiano, coi suoi 100 dipendenti.
Scende al Sud con i casi di Pomigliano e Termini Imerese (1.350 lavoratori), con il distretto lucano del divano, la crisi della Natuzzi, con 1.500 dipendenti, e il polo aeronautico di Alenia.
A parte il caso Tirrenia, con una privatizzazione abortita e 3.000 posti a rischio, al ministero arrivano numerosi i dossier delle aziende in crisi nel mondo dei trasporti, in particolare quello dei componenti per il ferroviario: la Firema è in amministrazione controllata, la Fervet in liquidazione, la Keller sta chiudendo in Sicilia.
In totale 2.000 posti di lavoro senza contare l’indotto.
Cadono anche pezzi del “made in Italy” con i fallimenti di Mariella Burani (1.500 lavoratori) e della Itierre ( con i marchi Ferrè e Cavalli e 1.500 dipendenti). Continua »
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