Destra di Popolo.net

LA SANTANCHE’, ABITUATA A CAMBIARE BANDIERA, AD “ANNO ZERO” SCAMBIA ANCHE QUELLA DI HAMAS

Maggio 13th, 2011 Riccardo Fucile

PRIMA STRILLA CHE TRA 20.000 PERSONE PRESENTI AL CONCERTO PER PISAPIA C’ERA ANCHE UN TIZIO CHE SVENTOLAVA LA BANDIERA DEI PALESTINESI DI HAMAS… QUANDO LE DICONO CHE LA BANDIERA ERA QUELLA DI “FREEDOM FLOTILLA” RESTA A BOCCA APERTA, POI DICE CHE LA COLPA E’ DI VAURO

Ad Annozero è andato il onda il teatrino dei guitti berlusconiani.
Dopo la bugia della Moratti su “Pisapia ladro d’auto”, dal Pdl ne arriva un’altra.
Questa volta Daniela Santanchè accusa il candidato del centrosinistra a sindaco di Milano di essere amico di Hamas.
Che cosa lo prova?
Una bandiera che il sottosegretario confonde per quella dell’organizzazione palestinese.
Ma che in realtà  è di Freedom Fotillia, l’associazione che un anno fa provò a rompere l’embargo della Striscia di Gaza per portare aiuti ai palestinesi.
Succede tutto nella puntata di ieri di Annozero.
Secondo la Santanchè, Pisapia non si deve offendere se la Moratti lo ha ingiustamente accusato di essere stato condannato per concorso morale nel furto di un furgone, utilizzato dagli uomini di Prima Linea per compiere una spedizione punitiva.
Fa niente se il sindaco di Milano ha omesso che in appello Pisapia è stato pienamente assolto.
“Perchè il passato di Pisapia è il presente di Pisapia”, accusa la Santanchè.
E mostra una fotografia del pubblico che martedì sera è andato a vedere il concerto organizzato a Milano per sostenere il centrosinistra.
Nell’immagine si vede sventolare una bandiera: “E’ quella di Hamas — dice con sicurezza la Santanchè -. Coloro che vogliono distruggere e cancellare lo Stato di Israele”.
E ancora: “Che oggi Pisapia si metta il vestito da moderato, me ne infischio”. Questo insomma il sillogismo: a Milano c’è stato un evento a sostegno di Pisapia, in una foto compare una bandiera di Hamas. Quindi Pisapia è amico di Hamas.
Peccato che qui non è solo la logica a non funzionare.
Visto che la bandiera, con sfondo azzurro e una colomba con un ramo d’ulivo nel becco, non c’entra nulla con quella verde di Hamas.
Alla Santanchè glielo dice Michele Santoro: “Le devo dare una notizia. Quella non è la bandiera di Hamas, ma appartiene a Freedom Flotilla, un’organizzazione non governativa che si propone di portare la solidarietà  ai palestinesi. Quello che potrebbe averla tratta in inganno è che il simbolo l’ha disegnato Vauro”.
E il vignettista subito conferma: “L’ho anche firmato. C’è scritto Vauro. E quella è una colomba di pace”.
Alla Santanchè, colta in fallo, non resta che passare al contrattacco, dopo qualche secondo con la bocca aperta: “Allora Vauro ha sulla coscienza qualche morto”.
Perchè lo sa solo lei, ma per il teatrino dei guitti berlusconiani è sufficiente.

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I SINDACI LEGHISTI SONO NERVOSI: ORA PICCHIANO LE DONNE CONSIGLIERE DI OPPOSIZIONE

Maggio 13th, 2011 Riccardo Fucile

IL PRIMO CITTADINO DI MONZA ALZA LE MANI E SPINGE CONTRO LA FINESTRA LA CAPOGRUPPO DI FUTURO E LIBERTA’… QUERELATO PER VIOLENZA PERSONALE: ALL’EROE PADAGNO E’ ANDATA BENE, IN ALTRI TEMPI NON TORNAVA A CASA

Sette giorni di prognosi per il capogruppo di Fli e il sindaco denunciato per lesioni personali e atti persecutori.
E’ finita così la seduta del consiglio comunale di Monza lunedì sera.
In discussione c’era il Pgt.
Annamaria Mancuso, capogruppo di Futuro e Libertà , ha chiesto una sospensiva di cinque minuti, aveva dei dubbi sugli emendamenti da discutere e voleva approfondire l’argomento con gli altri capigruppo.
Ma le è stata negata.
Si è allontanata dall’aula ed è andata su un terrazzino usato dai consiglieri per fumare.
Qui, mentre parlava con due colleghi di altri partiti (Udc e Pdl), è stata raggiunta dal sindaco leghista, Marco Mariani, che l’ha prima apostrofata e minacciata, poi l’ha strattonata e spinta, facendola cadere contro il muro. Motivo?
Secondo quanto denunciato da Mancuso, Mariani temeva che stesse convincendo il consigliere Ruggero De Pasquale dell’Udc a votare anche lui contro il provvedimento in discussione.
Tutto è accaduto in pochi minuti.
Il sindaco, arrivato sul balcone, si rivolge a De Pasquale: “Devi dirmi che cazzo intendi fare questa sera. Se devi votare contro dimmelo subito che me ne vado a casa”.
Mancuso interviene dicendo che stavano parlando di altro e Mariani, sempre secondo quanto riportato sulla denuncia presentata al tribunale di Monza, si è girata “immediatamente verso l’esponente in modo minaccioso, gridandole: “Smettila di rompere i coglioni, non sto parlando con te e se non la smetti ti butto giù dal balcone’”.
Poi il sindaco si “è avventato contro l’esponente, dandole un violento spintone con le mani, contro il lato destro del corpo e la scagliava contro la porta del terrazzo”.
Il tutto sotto gli occhi di altri consiglieri, molti dei quali si sono detti disposti a testimoniare.
Ripresi i lavori in aula, è stato stigmatizzato il comportamento del sindaco e la seduta è stata sospesa senza votazione.
Ieri Mancuso ha deciso di sporgere denuncia, su consiglio del suo legale.
La querela ricostruisce quanto accaduto e rende “fedelmente la barbarie a cui sono arrivati”, dice Barbara Ciabò, esponente di Futuro e Libertà  e consigliere comunale a Milano.
“Un sindaco che picchia un consigliere, donna fra l’altro, perchè non vuole votare una delibera, è un metodo mafioso”, dice. “Quelli della cosiddetta maggioranza ormai quando non possono comprare le persone allora le picchiano, la prossima volta cosa fanno? La gambizzano?”, aggiunge Ciabò che ha espresso la sua solidarietà  a Mancuso e riferisce di averla sentita, oggi, “fortemente scossa, disperata, sconcertata. Quanto accaduto non può che indignare, sono stati superati i limiti propri di un paese che si definisce civile; non credo esista un paese in cui accadono cose simili, usare la violenza per far desistere un consigliere a esprimere il proprio pensiero in un Comune dove è stato eletto è un comportamento ascrivibile solo ai metodi mafiosi”.

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MARONI COLPISCE ANCORA: CHIUDE IL COMMISSARIATO ON LINE, NIENTE PIU’ DENUNCE PER MANCANZA DI FONDI

Maggio 13th, 2011 Riccardo Fucile

CREATO NEL 2006 DAL MINISTRO PISANU, PERMETTEVA DI FARE DENUNCE SENZA USCIRE DI CASA, EVITANDO DI INTASARE I COMMISSARIATI…SCADUTO IL CONTRATTO CON LA SOCIETA’ CHE GESTIVA IL SERVIZIO, SI SCOPRE CHE MANCANO PERSINO I FONDI PER IL RINNOVO… MARONI AD APRILE, INSERENDO IL POTENZIAMENTO DEL SERVIZIO NEL PROGRAMMA STRATEGICO, MENTIVA SAPENDO DI MENTIRE

Mancano i fondi, e il commissariato online del ministero dell’Interno chiude le principali attività .
Fra queste, il fiore all’occhiello del Viminale, ovvero la facoltà  offerta ai cittadini di fare le denunce via web, evitando lunghe code nei commissariati.
I tagli del ministro dell’Economia Giulio Tremonti continuano a provocare effetti preoccupanti sul comparto sicurezza.
E’ di pochi giorni fa la notizia che a Palermo gli agenti sono costretti a comunicare con la centrale a proprie spese tramite cellulare, perchè i ponti radio fuori uso non possono essere riparati.
Ma il taglio ai fondi delle forze di polizia effettuato dal governo Berlusconi ha fatto un’altra vittima eccellente: è il commissariato virtuale, attraverso il quale fino a ieri il cittadino poteva presentare una denuncia online in attesa di conferma presso un ufficio di polizia.
La sospensione del servizio è l’ennesimo passo indietro che il governo sta imponendo al Paese sulla strada della modernizzazione e dell’efficienza delle forze di polizia.
Dopo le auto ferme, le divise bucate e le fotocopiatrici senza carta, ora chiude pure il commssariato online.e sicuramente non è finita qui.
Al Viminale confermano la notizia. “Tutto vero – dicono fonti interne – il contratto con la società  che assicurava il supporto teelmatico è scaduto. Ma per il rinnovo mancano i fondi”.
Il “Commissariato online” inaugurato dall’ex ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu aveva vinto il premio “European eGovernment Awards 2007″ perchè, aveva spiegato la giuria, riduce sensibilmente l’iter burocratico per inoltrare le denunce e consente alle persone anziane, disabili e a quanti sono impossibilitati a recarsi di persona al Commissariato di zona, di sbrigare celermente le pratiche per segnalare alla Polizia di Stato eventuali reati”.
Ed era stato anche finalista nel 2008 alla “Challenge Trophy” di Stoccolma: il concorso mondiale sulle innovazioni tecniche al servizio della comunità , bandito ogni due anni dal Royal Institute of Technology e sponsorizzato dal comune di Stoccolma.
Per il Dipartimento, erano stati “due importanti riconoscimenti per quanto realizzato dalla polizia per i cittadini e per la loro sicurezza nel mondo della comunicazione informatica”.
La chiusura inaspettata del prestigioso servizio web contrasta ora con il documento firmato il primo di aprile da Roberto Maroni intitolato “Obiettivi strategici del ministero dell’Interno” per il prossimo triennio.
Il secondo obiettivo strategico fissato da Maroni riguardava infatti proprio la “realizzazione e il potenziamento di banche dati e altri progetti di digitalizzazione e di semplificazione dei servizi, per incrementare il flusso di comunicazioni interne ed esterne, migliorandone la qualità  e l’efficienza”.
Obiettivi che, però, rischiano ora di non corrispondere alla realtà .

Alberto Custodero
(da “La Repubblica“)

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INCUBO BALLLOTTAGGI PER BERLUSCONI: “IN QUEL CASO MANCHERA’ LA SPINTA DELLE LISTE”

Maggio 13th, 2011 Riccardo Fucile

TIMORI NON SOLO PER MILANO, MA ANCHE PER NAPOLI, DOPO AVER CONCORDATO CON COSENTINO IL CONDONO EDILIZIO… IL GIOCO SPORCO DELLA LEGA: AD APRILE IL CARROCCIO AVEVA VOTATO IL DECRETO CHE IMPEDIVA LE DEMOLIZIONI, ORA FINGE INDIGNAZIONE

La coperta è corta.
Berlusconi copre gli abusivi campani per dare una mano al candidato Lettieri ma scopre i leghisti nel nord.
“Ma con Bossi – ha assicurato – ci parlerò e mi spiegherò. Abbiamo trovato un accordo sulla Libia, figuriamoci se non lo troviamo su Ischia”.
Ottimismo solo obbligato a tre giorni dal voto, come quello di Paolo Bonaiuti: “Troveremo anche questa volta una “quadra” che faccia salve le esigenze di tutti”.
Eppure i due leader ieri non si sono parlati e nel Pdl aumentano i sospetti su quest’ennesimo strappo leghista.
Quasi che il Carroccio, sussurrano a via dell’Umiltà , stia “accumulando pretesti” per una rottura nazionale se le elezioni dovessero andare male.
E anche stavolta dietro a Bossi i berlusconiani scorgono la figura di Giorgio Napolitano, che qualche mese fa fece eliminare dal decreto Milleproroghe proprio il condono edilizio per i campani.
Milano e Napoli dunque.
È in queste due piazze che Berlusconi si gioca il resto della legislatura.
E in entrambe la situazione, ammettono nel quartier generale berlusconiano, è meno tranquilla di come appare, anche per la debolezza del candidato sindaco. A Milano le liste di centrodestra corrono qualche frazione di decimale sopra il cinquanta per cento, un margine troppo risicato per escludere il ballottaggio. Un’eventualità  a cui il Cavaliere guarda con grande preoccupazione: “Al ballottaggio non ci saranno più le liste – ha spiegato ai suoi – e Letizia correrà  da sola”.
Nel capoluogo lombardo ci sono nove circoscrizioni, fanno i calcoli a via dell’Umiltà , e ci sono 7 liste a sostegno della Moratti con 40 candidati ciascuna. È un esercito di 2500 aspiranti consiglieri che pompa voti a più non posso.
Ma dal 16 maggio, in caso di ballottaggio, questi militanti si fermeranno, lasciando Moratti da sola contro Pisapia.
A quel punto anche l’impensabile, la perdita della città -simbolo del berlusconismo, diventerebbe possibile.
Uno scenario non molto diverso da quello di Napoli, nonostante Berlusconi, riadattando una sua vecchia battuta, ieri abbia scherzato in privato sulla propensione al voto dei napoletani: “Non credo saranno tanto coglioni da rivotare chi li ha portati a quel disastro”.
Eppure i più attenti nel Pdl invitano alla prudenza, perchè sarà  anche vero che Lettieri distanzia di più quindici punti i suoi due sfidanti.
Ma sotto il Vesuvio tutto è possibile.
“De Magistris – confidano – è un osso duro, un uomo d’ordine. Se dovesse andare lui al ballottaggio le cose si complicano”.
In ogni caso quel provvedimento annunciato ieri da Berlusconi serve e serve prima del ballottaggio.
“Dieci giorni fa – rivela Amedeo Laboccetta – Nicola Cosentino ed io siamo andati dal premier a palazzo Grazioli e abbiamo avuto il suo impegno a risolvere una questione che riguarda 67 mila famiglie. Il capo del governo ha preso un impegno e lo manterrà , Calderoli o non Calderoli”.
Per la verità  già  ad aprile, ricevendo a via del Plebiscito i sindaci campani di centrodestra (l’occasione venne immortalata con un video pirata e la barzelletta sulla mela), Berlusconi aveva garantito un decreto per bloccare le demolizioni. Ora è arrivato il momento di pagare dazio.
L’atteggiamento apparente di chiusura dei leghisti sulle case abusive provoca un moto di stizza nel Pdl al Nord, dove la “competition” tra i due partiti è serrata. “Quando si va a votare – osserva il milanese Massimo Corsaro – come al solito i leghisti pensano solo a loro stessi. Stavolta cercano di speculare agitando la solita storia dei terroni che si fanno le case abusive, senza farsi troppi scrupoli. Sono costretti ad alzare i toni perchè hanno subito una battuta d’arresto il 17 marzo, quando hanno polemizzato sull’unità  d’Italia e i cittadini non li hanno capiti”.
Anche sulla questione della case abusive, ricordano nel Pdl, i leghisti giocano una partita sporca.
“Ora sono contrari ma lo scorso aprile il decreto che impediva le demolizioni lo votarono anche loro”.

Francesco Bei
(da “La Repubblica“)

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PATACCARI SENZA VERGOGNA: ALLA FINE TRA PISAPIA E LA MORATTI SI SCOPRE CHE E’ LEI AD AVER SUBITO TRE CONDANNE

Maggio 13th, 2011 Riccardo Fucile

NEL 2010 LA CORTE DEI CONTI L’HA COSTRETTA IN APPELLO A PAGARE 125.000 EURO PER LA VICENDA DEGLI INCARICHI D’ORO E   261.000 EURO PER LA VICENDA CONSULENZE   AD AMICI….NELLO STESSO ANNO ALTRA CONDANNA PER 50.000 EURO DELLA CORTE DEI CONTI DEL LAZIO PER UN CONTRATTO INUTILE QUANDO ERA MINISTRO DELL’ISTRUZIONE

Non si è scusata dopo le accuse di ieri all’avversario Giuliano Pisapia.
Anzi, ha rilanciato gli attacchi al rivale: “La mia intenzione era ed è sottolineare che non può essere considerata come moderata la storia di una persona che in quegli anni era vicina ad ambienti terroristici”.
Letizia Moratti non demorde nonostante il colpo basso nel faccia a faccia su Sky si sia dimostrato un passo falso: il sindaco ha citato una condanna amnistiata a Pisapia per aver concorso morale nel furto, negli anni ’70, di un furgone utile agli uomini di Prima Linea per compiere una spedizione punitiva, omettendo l’Appello che ha assolto pienamente il candidato di centrosinistra.
Così donna Letizia ha finito per incassare una denuncia per diffamazione e perfino la disapprovazione dell’alleato numero uno Umberto Bossi (“Io non l’avrei fatto”).
In realtà , l’unico dei tre principali candidati sindaco di Milano con delle condanne alle spalle è proprio lei, Letizia Moratti.
Che ne ha collezionate ben due, entrambe confermate in Appello.
Sì, perchè se la fedina di Giuliano Pisapia e di Manfredi Palmeri resta specchiata, è proprio quella della “moderata” Letizia ad avere due vistose macchie.
Due condanne collezionate in epoche diverse per aver sprecato soldi pubblici attribuendo consulenze e incarichi ad amici e conoscenti violando le leggi che regolano la materia.
Proprio a Milano la Corte dei Conti l’ha condannata due volte insieme ad alcuni membri della giunta di centrodestra per “danno erariale con colpa grave”.
La vicenda è quella dei cosiddetti “incarichi d’oro” che risale al 2006.
Prese le leve del comando a Palazzo Marino la Moratti fa assumere sei persone come dipendenti (e con gli stipendi dirigenziali) senza verificare le loro competenze nè la presenza nell’ente pubblico di analoghe capacità .
Uno spoil system che premia i manager esterni e allinea il Comune a un’azienda privata.
Il danno dell’operazione, in primo grado, era stato calcolato in 887mila euro, poi ridotto nel processo di Appello che si conclude quattro anni dopo (9 gennaio 2010) con la conferma della condanna e la richiesta di 125mila euro di risarcimento.
Una cifra certo simbolica per la moglie del magnate che spende sei milioni di euro e più per la campagna elettorale ma non meno importate sul fronte politico-giudiziario.
C’è poi una seconda inchiesta ha travolto la Moratti nei panni di primo cittadino. Si tratta dell’indagine su 80 contratti di consulenza e presunte azioni di mobbing per i quali il 29 novembre del 2007 erano stati indagati Letizia Moratti e quattro ex dirigenti dell’amministrazione comunale.
A indagare sono ancora i magistrati contabili che infliggono una condanna a risarcire l’erario comunale per 261mila euro per il danno che avrebbero provocato all’erario nell’assegnare ben 80 consulenze in modo del tutto arbitrario e violando ancora una volta la normativa in materia.
Finisce invece con una archiviazione la parte penale di questa vicenda.
L’accusa per la Moratti era di abuso di ufficio.
Ma le parole scritte nere su bianco due anni dopo (27 agosto 2010) dal Gip Maria Grazia Domanico lasciano zone d’ombra sull’operato del primo cittadino che viene definito ancora una volta “grave e colposo”: «Si deve ritenere che le modalità  di rimozione dei dirigenti, per quanto censurabili sotto diversi profili, non abbiano travalicato il limite dell’illecito penale».
Non è la prima volta che Letizia scambia un ente pubblico per un’azienda privata.
Quando era Ministro dell’Istruzione aveva già  incassato una condanna e una richiesta di indennizzo.
Nel 2001 infatti aveva affidato alla società  mondiale leader nei servizi di revisione-fiscalità -advisory uno studio da 180mila euro per l’accorpamento dei ministeri della pubblica amministrazione e ricerca.
Un incarico che la Corte dei Conti del Lazio ha ritenuto del tutto inutile visto che uno studio sulla “fusione” era già  stato condotto internamente.
In pratica, un’altra consulenza esterna non necessaria.
Risultato: il 20 aprile 2010 è stata condannata a risarcire l’importo del contratto da 50mila euro.
Insomma il Pdl dei pataccari ha perso una buona occasione per tacere.

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BERLUSCONI, APOLOGIA DELL’ILLEGALITA’: NON VUOLE PIU’ ABBATTERE LE CASE ABUSIVE A NAPOLI PER PRENDERE I VOTI DELLA CAMORRA

Maggio 13th, 2011 Riccardo Fucile

CLAMOROSO AUTOGOL DEL PREMIER: CASE ABUSIVE, STOP ALLE RUSPE…E QUESTA SAREBBE LA DESTRA DELLA LEGALITA’? … LA LEGA FA FINTA DI INDIGNARSI, MA VERRA’ TACITATA CON QUALCHE POLTRONA, COME SI ADDICE AI SERVI DI CORTE

Un provvedimento del Consiglio dei Ministri sospenderà  gli abbattimenti di case «fino alla fine dell’anno, per valutare situazione e rimediare».
È la promessa di Silvio Berlusconi che, intervistato da radio Kiss Kiss il giorno prima del suo arrivo a Napoli è tornato anche sul dramma rifiuti sparando a zero contro il Comune.
«Ecco cosa intende la destra quando parla di legalità » è stato il commento del candidato sindaco del Pd, Mario Morcone, alle dichiarazioni assist di Silvio Berlusconi sullo stop alle demolizioni di case abusive.
«In una città  invasa dai rifiuti e con problemi di inquinamento – ha continuato Morcone – invece di pensare a tutelare l’ambiente e sostenere il nostro territorio con iniziative che mirino alla qualità  della vita, dell’aria e dell’acqua, il premier annuncia l’ennesima legge ad hoc, promettendo fondi e misure a sostegno”.
Secondo il Wwf e il Fondo per l’ambiente italiano, “La proposta avanzata oggi dal presidente del Consiglio di presentare un provvedimento per la sospensione delle demolizioni in Campania non è nuova”.
Le due sigle ambientaliste segnalano in una nota congiunta che “analoghe proposte sono state avanzate da parlamentari campani mediante emendamenti al cosiddetto milleproroghe sia del 2010 che del 2011, dichiarati inammissibili dalle competenti commissioni parlamentari”.
Su proposte di questo tipo, “Fai e Wwf hanno sempre espresso la propria opposizione”, aggiunge la nota.
Che evidenzia come non ci sia “nessuna esigenza di compiere una ricognizione della situazione di fatto e di diritto sottostante”, perchè esiste “una sentenza penale passata in giudicato di condanna alla demolizione dell’abuso edilizio”. Concludono Fai e Wwf: “Il reale intento di chi compie queste proposte, è da un lato quello di violare il principio di legalità  derogando a sentenze penali definitive di condanna all’abbattimento di edifici abusivi e, dall’altro, riaprire in modo subdolo i termini per la presentazione delle domande di condono edilizio”
Da parte nostra riteniamo vergognoso che per una manciata di voti contigui spesso alla camorra, Berlusconi annunci l’ennesima immorale sanatoria sulle case abusive, costruite anche in parchi naturali e zone ad alta inedificabilità .
Questa sarebbe la destra della legalità ?
Questo era forse scritto nel programma elettorale del centrodestra?
E La Lega che finge di indignarsi (come nel caso Libia), non è la stessa che poi, in cambio di poltrone e prebende, viene tacitata come si addice ai servi di corte?
Questi stanno sputtanando la destra vera per salvarsi il culo dai processi e per rimanere attaccati con il mastice alla poltrona di parlamentare.
Venderebbero anche la madre per due voti in più: ora possono fregiarsi anche del titolo di gran ciambellani di corte abusiva.

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LA POLITICA IN PERIZOMA: L’ON. DORINA BIANCHI, DONNA DA QUATTRO PARTITI IN QUATTRO ANNI

Maggio 13th, 2011 Riccardo Fucile

PASSATA DALL’UDC ALLA MARGHERITA, POI PD E DI NUOVO UDC, ORA PROSSIMA A ENTRARE NEL PDL… GRIIFFATA PRADA E BALENCIAGA, PENSA POSITIVO ED E’ TEORICA DELLA CREMA PER IL CORPO DUE VOLTE AL GIORNO

Alla vigilia delle politiche 2008 Dorina Bianchi ebbe l’onore di un’intervista su Chi. Il giornalista fu implacabile.
Preferisce il perizoma o gli slip? “Perizoma”.
Reggicalze o collant? “Reggicalze e collant”.
Griffe del cuore? “Prada e Balenciaga”.
Parrucchiere: quante volte la settimana? “Una volta”.
Al termine di quell’ interrogatorio all’americana l’intervistatore le chiese qual era il suo segreto di bellezza.
E Dorina: “Essere quasi sempre di buonumore, pensare positivo e una buona crema per il corpo due volte al giorno”.
Fu eletta senatrice del Pd.
L’altro giorno Silvio Berlusconi è volato a Crotone per sostenere la sua candidatura a sindaco: qui Dorina Bianchi, nel frattempo diventata parlamentare dell’Udc, guida una coalizione di centrodestra che comprende il Pdl.
E siccome il Cavaliere parla ormai come un disco rotto — s’infila la monetina nel jukebox e lui parte con il refrain contro giudici, sinistra, Fini e Casini — durante il comizio ha attaccato violentemente il leader Udc.
La sala si è messa a ridere per l’incredibile gaffe, ma con bonomia e indulgenza: “Silvio, cosa ci combini!”.
E sul palco anche Dorina rideva, come dimostrano le immagini tv.
“Quel buontempone di Silvio si è dimenticato che qui siamo alleati!”, dicevano quei fotogrammi.
Non ha riso affatto Casini, che l’ha licenziata con un sms.
Povera Dorina! Pare che per le elezioni le sue quotazioni siano precipitate di brutto. E dovrà  pure cercarsi un nuovo partito.
Ma ai traslochi è abituata: il quarto in pochi anni.
E’ stata Udc, poi Margherita prima in quota Rutelli poi corrente Fioroni, quindi Pd (dove si distinse per posizioni ultra-cattoliche, come l’assenso all’indagine conoscitiva sulla pillola Ru486), infine è tornata Udc.
Ora i Responsabili l’aspettano a braccia aperte, anche in perizoma.

(da “Ritagli“)

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VERSO IL VOTO A LATINA: PENNACCHI GUIDA LA RIVOLTA DEI FASCIOCOMUNISTI CONTRO IL RAS DEL PDL FAZZONE

Maggio 13th, 2011 Riccardo Fucile

“IL SIGNOROTTO DI FONDI NON PRETENDA DI COMANDARE NELLE NOSTRE PALUDI”… UN IMPEGNO CONTRO LE INFILTRAZIONI MAFIOSI…LA GAFFE DI BERLUSCONI: “RILANCEREMO LE TERME DI FOLIGNO”: MA SONO QUELLE DI FOGLIANO

Il rombo della Maserati si sente da lontano.
Ignazio la Russa, con la consueta discrezione, piomba a Latina nelle ultime ore di campagna elettorale.
E’ l’unico capoluogo di provincia che va al voto nel Lazio e i ministri del governo Berlusconi vengono a frotte qui: la Brambilla per promettere la riqualificazione del lungomare, Alfano per giurare che faranno come nuovo il tribunale, Sacconi per impossessarsi dell’unica buona notizia nell’agonizzante economia locale: la multinazionale del chimico-farmaceutico Janssen, invece di chiudere, aumenta dipendenti e investimenti.
Tutti a dare pacche sulle spalle al candidato del Pdl Giovanni Di Giorgi, 43 anni, architetto, consigliere regionale, già  camerata, appoggiato dall’Udc, dalla Polverini e da Storace.
In questa terra di cultori del Duce che ha sempre votato negli ultimi 18 anni sindaci con la camicia nera (prima Ajmone Finestra, che girava a cavallo nei suoi feudi elettorali, e poi il suo “garzone di bottega” Vincenzo Zaccheo, che non ha finito il secondo mandato, ed è uscito perdente dalla cruenta lotta con il senatore Claudio Fazzone, chiacchierato ras di Fondi), le investiture sono sempre state plebiscitarie con un centrosinistra fermo al 23%.
Adesso tira un’aria diversa.
Può succedere – anzi è molto probabile – che a Latina si vada al ballottaggio: Di Giorgi contro il candidato del centrosinistra Claudio Moscardelli, 48 anni, avvocato, franceschiniano, curriculum moderato: chierichetto, scout, militante Dc, poi Ppi, Margherita e Pd.
Non è la prima volta che Moscardelli si candida ma è la prima che rischia di farcela davvero.
Che cosa è successo?
Vale la pena di lasciarlo riassumere ad Antonio Pennacchi, premio Strega con Canale Mussolini, figlio di Latina e “fasciocomunista”: “A destra se sò divisi in due, se sò menati come zampogne, se sò magnati er piano regolatore… sò loro i veri traditori della bonifica, sò una banda de inetti e de indegni”.
Insomma, questo per dire, al di là  del linguaggio, che la destra di Latina è implosa, uno scontro che non a caso ha portato al commissariamento del Comune.
I candidati sindaco sono 13 in una città  di 120 mila abitanti.
E anche Pennacchi c’ha messo del suo con la Lista Pennacchi-Fli per Latina, capogruppo il finiano Granata e candidato sindaco Filippo Cosignani, classe 1959, un altro camerata.
In caso di ballottaggio i fasciocomunisti l’hanno già  detto: appoggeranno il candidato del Pd.
Ma non è da loro che arrivano le reali chances.
Azzarda Moscardelli: “È in atto uno spostamento elettorale. La città , negli ultimi anni, ha sofferto tantissimo. La perdita di ricchezza è di quasi tre volte quella del Lazio, il tasso di disoccupazione è al 20%. Io ho un programma da offrire. Penso alle piccole medie imprese, ad uno sportello per le attività  produttive, ad un’area artigianale, ad un polo di ricerca industriale, a nuovi quartieri “green” di edilizia residenziale pubblica a impatto zero”.
Secondo Moscardelli, la vecchia Littoria è pronta a chiudere con l’ideologia. “Tantissimi a destra mi voteranno, sono stato sdoganato”, assicura.
Circola effettivamente la voce in città  che ci sarà  molto voto disgiunto, frutto anche di vendette in famiglia.
Gli elettori potrebbero scegliere liste di destra e il candidato sindaco di sinistra.
Forse per questo i ministri si danno da fare e lo stesso Berlusconi ha fatto la sua solenne telefonata di sponsorizzazione con una promessa: “Rilanceremo le terme di Foligno”.
Peccato che il vero nome sia Fogliano.
Il referendum vero qui non è però Berlusconi sì Berlusconi no, ma Fazzone sì, Fazzone no.
Claudio Fazzone, coordinatore provinciale del Pdl, è riuscito per due volte a evitare lo scoglimento del Comune di Fondi, inquinato dalla criminalità  organizzata, come risulta dalla relazione del prefetto Frattasi.
Ha guidato la rivolta contro il sindaco Zaccheo, suo nemico numero uno, dotato di un potere autonomo.
Adesso sponsorizza Di Giorgi il quale certo non può prendere le distanze ma dice: “Fazzone non mi preoccupa. Berlusconi e la Polverini mi hanno garantito autonomia assoluta”.
Quanto alla criminalità  organizzata, Di Giorgi ammette la gravità  del problema: “Non si tratta più di infiltrazioni, è un fenomeno stanziale”.
Droga, usura, appetiti legati all’edilizia, al Mercato Ortofrutticolo di Fondi, il più grande d’Italia.
Latina si gioca un’idea di sviluppo, di legalità , adesso, in questa tornata elettorale.
E l’ex sindaco Zaccheo? Vittima di un video, risultato poi manipolato, nel quale chiedeva alla Polverini, appena eletta, di ricordarsi delle figlie ma anche – e questa era la parte vera – di non dare più appalti a Fazzone, è entrato apparentemente in sonno.
Qualcuno dice che l’hanno “normalizzato” offrendogli alternative regionali.
Chi lo conosce, però, lo descrive attivo, sotto traccia.
Chiosa il fasciocomunista Pennacchi: “Il signorotto di Fondi non può pretendere di comandare a Latina. Dal fango delle paludi redente deve sorgere un tavolo costituente. Se ce date i voti, bene. E sennò pigliatevela in tel c…”.

Alessandra Longo
(da “La Repubblica“)

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PER AIUTARE I GIOVANI TAGLIAMO LE TASSE

Maggio 13th, 2011 Riccardo Fucile

LA DIFFICOLTA’ DI INSERIMENTO NEL MONDO DEL LAVORO E’ UN PROBLEMA COMUNE A MOLTI PAESI, MA IN ITALIA E’ PIU’ ACUTO CHE ALTROVE…NON E’ TROPPO TARDI PER INTERVENIRE ED EVITARE DI COMPROMETTERE IL FUTURO DI UN’INTERA GENERAZIONE

Per capire come affrontare il problema bisogna individuarne la natura.
In Italia, nella fascia d’età  fra i 16 e i 24 anni, solo un ragazzo su quattro lavora: in Germania, negli Stati Uniti e nella media dei Paesi europei, uno su due.
I ragazzi italiani lavorano meno di altri per due ragioni: sono meno quelli che cercano lavoro (cioè la partecipazione alla forza lavoro è più bassa che in altri Paesi), e tra quelli che lo cercano in meno lo trovano (cioè il tasso di disoccupazione è più alto).
La partecipazione alla forza lavoro in questa fascia di età  è il 30 per cento in Italia, contro il 51 per cento in Germania, 41 in Francia, 56 negli Stati Uniti.
La disoccupazione giovanile è oltre il 25 per cento in Italia a fronte del 19 per cento nell’area Euro, 18 per cento negli Stati Uniti, 10 in Germania.
Questo divario impressionante non dipende dal fatto che i giovani italiani studiano di più, e quindi non lavorano perchè stanno investendo nel loro futuro. Nella fascia d’età  25-34 anni, gli italiani che hanno una laurea sono 18 su cento, meno della metà  che in Francia, Svezia e Stati Uniti.
Naturalmente c’è molta differenza tra Nord e Sud.
La disoccupazione giovanile al Centro-Nord è vicina alla media europea, mentre è molto più alta al Sud. Ma non è solo Sud. Anche al Nord la partecipazione dei giovani alla forza lavoro è più bassa rispetto al resto d’Europa.
Un secondo aspetto importante emerge confrontando il tasso di disoccupazione dei giovani (fra i 15 e i 24 anni) con quello degli adulti (25-64).
La peculiarità  dell’Italia non è solo l’elevata disoccupazione giovanile, ma il divario fra giovani e adulti.
Il rapporto tra il livello di disoccupazione dei giovani e quello degli adulti è 4 in Italia (cioè per ogni disoccupato adulto ci sono 4 disoccupati giovani) contro il 2,4 dell’area Euro, 1,4 in Germania.
Questa differenza si riscontra ovunque in Italia, sia al Nord sia al Sud. Anzi, in qualche regione del Nord è più alta che al Sud.
Ad esempio, il rapporto fra disoccupati giovani e adulti è 4,8 in Emilia-Romagna e 3,2 in Sardegna.
Questo rapporto è una misura di quanto il mercato del lavoro protegga chi un lavoro ce l’ha, cioè gli adulti.
Più il rapporto è elevato, più i giovani sono esclusi.
In altre parole, il mercato del lavoro in Italia è molto più chiuso ai giovani che in altri Paesi europei e lo è forse di più al Nord che al Sud.
È un’osservazione importante perchè ci dice che il mancato lavoro dei giovani non è solo un problema collegato specificamente al Mezzogiorno: dipende da regole e istituzioni nazionali, che escludono i giovani sia a Napoli che a Torino.
Non solo i giovani in Italia lavorano poco, ma sempre più sono impiegati con contratti temporanei che raramente sfociano in un contratto a tempo indeterminato.
In Veneto ad esempio (dati pubblicati sul sito www.lavoce.info, vedi anche l’articolo di Ugo Trivellato sul medesimo sito) la percentuale di assunzioni (al di sotto dei 40 anni) con contratti a tempo indeterminato è scesa, negli ultimi 12 anni, dal 35 al 15 per cento; le assunzioni a tempo determinato sono salite dal 40 al 60 per cento.
Sono quasi scomparsi anche gli inserimenti tramite contratti di apprendistato, la cui quota (sempre in Veneto) è scesa dal 25 al 10 per cento.
Altrove al Nord è ancora più bassa. Non conosciamo dati per il Sud. Evidentemente le imprese ritengono altre forme di «assunzione» più convenienti dell’apprendistato.
Il fatto è che le aziende sono comprensibilmente restie a trasformare i giovani assunti temporaneamente in «illicenziabili».
Preferiscono i contratti a tempo determinato perchè consentono loro di aggirare le rigidità  dei rapporti a tempo indeterminato.
Le conseguenze di questo mercato del lavoro «duale» sono innumerevoli. I giovani vivono con i genitori più a lungo, si sposano più tardi, fanno meno figli, non accumulano contributi per la loro pensione.
Non solo, ma molti studi dimostrano che lunghi periodi di disoccupazione da giovani hanno conseguenze permanenti sulla carriera lavorativa perchè rendono le persone meno impiegabili. In Italia l’attesa media per trovare il primo lavoro è 33 mesi contro 5 negli Stati Uniti.
Il Testo Unico sull’apprendistato, approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri fa un passo avanti, consentendo l’apprendistato agli studenti delle scuole superiori.
Il testo prevede che questa forma di inserimento nel mondo del lavoro sia utilizzabile per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione di ragazzi che abbiano compiuto quindici anni.
In questo caso la durata del contratto non può estendersi oltre il termine del ciclo di studi, con un limite di tre anni.
Ma il Testo Unico non fa nulla per ridurre il dualismo del nostro mercato del lavoro.
Infatti prevede anche che «se, al termine del periodo di apprendistato, nessuna delle parti esercita la facoltà  di recesso, il rapporto prosegue come ordinario rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato», cioè l’apprendista diventa da un giorno all’altro illicenziabile.
Poche imprese rinunceranno all’opzione di esercitare unilateralmente il recesso.
Le idee su come riformare il nostro mercato del lavoro per facilitare l’inserimento dei giovani non mancano, ma qualunque proposta si scontra con un ostacolo politico apparentemente insormontabile: l’elettore medio italiano, cioè colui (o colei) che determinano chi vince le elezioni, è sempre più anziano.
L’età  media degli italiani è la terza più alta al mondo, ed è quella che sta crescendo più rapidamente.
Se le riforme che favoriscono i giovani richiedono qualche sacrificio agli adulti, è difficile che siano sostenute da partiti e sindacati la cui fortuna dipende dal voto e dall’influenza degli anziani.
Ciò ovviamente non significa che i genitori italiani non siano interessati al futuro dei propri figli.
Ma si è creato un equilibrio per cui i genitori si occupano del benessere dei figli attraverso la famiglia, mentre come società  adottiamo politiche che rendono difficile ai giovani rendersi economicamente indipendenti.
La famiglia è diventata il meccanismo di protezione dei giovani. Il lavoro sicuro (prima) e la pensione (dopo) del padre assicurano un minimo di supporto per figli precari.
La loro sopravvivenza è assicurata, la crescita, il dinamismo ed il futuro dei giovani stessi no.
Cosa fare dunque?
Alcune cose si possono fare subito e darebbero risultati immediati.
Prima di tutto, e di questo si è molto parlato, bisogna riformare radicalmente il mercato del lavoro abolendo la separazione fra contratti a tempo determinato e indeterminato, e sostituendoli con un contratto unico con protezioni e garanzie che crescono con l’anzianità  sul posto di lavoro.
Tutte le proposte, di questo governo e dei precedenti, hanno finora riguardato solo i contratti a tempo determinato: modificandoli marginalmente, e introducendo nuove modalità  di precariato.
Nessuno ha avuto il coraggio di smantellare il dualismo e passare al contratto unico.
La resistenza degli anziani si potrebbe superare non toccando i vecchi contratti e applicando il contratto unico solo ai nuovi assunti.
Se lo si fosse fatto quindici anni fa, ai tempi del Pacchetto Treu, durante il primo governo Prodi, la transizione si sarebbe già  completata. Nessun governo nè di destra, nè di sinistra ha avuto la lungimiranza di farlo.
Un’altra idea è modulare le aliquote delle imposte sul reddito in funzione dell’età , abbassando le tasse per i più giovani.
La perdita di gettito si dovrebbe recuperare con riduzioni di spesa.
Ciò aumenterebbe il reddito disponibile dei giovani e li renderebbe più indipendenti e più impiegabili perchè al lordo delle imposte costerebbero meno alle imprese.
L’idea di modulare le aliquote fiscali in funzione dell’età  è stata studiata negli Stati Uniti da una commissione presieduta dal recente premio Nobel Peter Diamond.
A ciò si potrebbero aggiungere sgravi fiscali per le imprese che offrono lavori ai giovani, ma solo dopo aver riformato il sistema dei contratti come discusso sopra.
Altrimenti le imprese continuerebbero a offrire ai giovani contratti temporanei.
Ma si dovrebbe pensare anche a qualche provvedimento più radicale che sblocchi la gerontocrazia che domina l’Italia.
Per esempio, perchè non abbassare a 16 o 17 anni l’età  minima per votare?
O porre dei limiti di età  (ad esempio 72 anni) ai politici, ai burocrati, ai membri dei consigli di amministrazione delle società  quotate?
In questi consigli si vorrebbero introdurre le quote rosa: perchè non pensare anche ai giovani (uomini e donne), oltre che alle donne di ogni età ?
Il problema dei giovani in Italia non è solo economico.
Stiamo creando una generazione sfiduciata, disillusa che non s’impegna perchè non trova sbocchi e non vede per sè un futuro.
Perdiamo molti bravi giovani che se ne vanno all’estero.
Non solo i cosiddetti «cervelli», ma anche giovani che non trovando un normalissimo lavoro in Italia lo cercano, e lo trovano, altrove.
Una generazione di scoraggiati non si riproduce nè economicamente, nè demograficamente e crea un pericoloso circolo vizioso.
Queste spirali si possono arrestare, ma solo se si interviene presto.
Se accelerano diventa impossibile fermarle.

Alberto Alesina e Francesco Giavazzi
(da “Il Corriere della Sera“)

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