Agosto 3rd, 2011 Riccardo Fucile
MARCIA INDIETRO A MONTECITORIO: I DEPUTATI RIENTRERANNO PRIMA DALLE FERIE… LA CASTA PELLEGRINA COSTRETTA A CAMBIARE PROGRAMMA: SI RIPRENDE IL 6 SETTEMBRE
I deputati rientreranno dalle vacanze una settimana prima.
Dopo le polemiche sorte martedì – quando la conferenza dei capigruppo aveva rifiutato la proposta del Partito Democratico di anticipare la ripresa dei lavori – Montecitorio fa marcia indietro.
Convocati dal presidente della Camera Gianfranco Fini, i capigruppo hanno stabilito che l’aula tornerà a riunirsi il pomeriggio di martedì 6 settembre anzichè il 12 come era stato inizialmente stabilito.
Anticipata anche la riapertura dei lavori delle commissioni: il 29 agosto anzichè il 6 settembre«Quando si commette un errore, è sempre meglio tornare sui propri passi che perseverare» è stato il commento del presidente della Camera, riferito dal suo portavoce.
Che ha anche aggiunto che Fini sarebbe «pronto a una convocazione ad horas della Camera in qualsiasi momento, anche a Ferragosto».
Il portavoce lo ha detto ai giornalisti che gli chiedevano se i deputati possano essere richiamati dalle vacanze, nel caso in cui il governo debba approvare provvedimenti urgenti.
Polemiche erano sorte martedì perchè – stando alle parole di Fabrizio Cicchitto (Pdl) – l’anticipo dei lavori era stato impedito dal fatto che la prima settimana di settembre circa un centinaio di deputati sarebbero andati in Terra Santa.
«Il pellegrinaggio dei parlamentari non ha condizionato le decisioni della Camera. Mai, in nessun momento, è stata in discussione l’ipotesi di posticipare l’avvio dei lavori per il pellegrinaggio» precisa, il giorno dopo, Massimo Corsaro, vicecapogruppo del Pdl alla Camera.
Adesso, aggiunge, con la decisione di anticipare di una settimana l’apertura dell’aula, i parlamentari che aderiscono alla iniziativa assumeranno «diverse determinazioni».
Insomma qualcuno ha fatto innestare la retromarcia.
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Agosto 3rd, 2011 Riccardo Fucile
MISERIA E NOBILTA’: LA SPLENDIDA MOBILITAZIONE DEI RAGAZZI DI FLI PER REALIZZARE UN PROGETTO CHE HA QUALIFICATO IL PARTITO, IN LINEA CON LE IDEE DI FINI, E IL FALSO ALIBI DI CHI FACEVA CREDERE DI SPENDERE GIA’ 3.000 EURO AL MESE PER L’AFFITTO DELLA SEDE, CONCESSA INVECE GRATUITAMENTE DA UN AFFARISTA INDAGATO
Come ex coordinatrice provinciale di Genova di Generazione Futuro ho letto con
amarezza la notizia e la relativa ammissione del coordinatore regionale Enrico Nan che la sede di Futuro e Libertà di Genova era stata concessa gratuitamente (per non parlare da chi).
Mi era sempre stato detto in questi mesi che i costi dell’affitto (a me avevano parlato di 70.000 euro l’anno, quasi 6.000 euro al mese) erano tali da non poter far fronte ad una ulteriore spesa, da me richiesta, di “ben” 90 euro, una tantum, per l’organizzazione del corso di italiano rivolto a cittadini stranieri, da me organizzato a marzo con ampia partecipazione.
Leggendo oggi che la sede di Fli era a costo zero non so se piangere o se ridere.
Ricostruendo i carteggi con la segreteria del coordinatore Enrico Nan vediamo di chiarire la vicenda dei 90 euro.
La mia prima telefonata a Nan risale a dicembre 2010.
Dopo avergli spiegato il progetto del corso, fu mia cura esporgli quali potevano essere le spese da affrontare: 60-70 euro per una lavagna magnetica e circa 20 euro per fotocopiare il materiale da me elaborato (evitando così costi Siae su riproduzione libri di testo).
La risposta che ricevetti da Nan fu la seguente: “Non se ne parla nemmeno, io mi sto già accollando i costi dell’affitto della sede della Fiumara”.
Confesso che ci rimasi male: gli dissi che si trattava di una cifra minima e che la lavagna sarebbe poi rimasta in sede.
In fondo le lezioni le tenevo io gratis, impegnandomi tante serate per dare una bella immagine del partito.
Niente da fare.
Provo allora alcuni giorni dopo (23 gennaio 2011) con una mail di cui riporto il testo:
Ti scrivo per definire l’organizzazione del corso di italiano per stranieri.
Per lo svolgimento del corso sarebbero necessari: 1 lavagna magnetica o flip chart + pennarelli e 2 risme di carta bianca fornato normale (A4) .
Inoltre ho una dispensa didattica preparata da me che si dovrebbe riprodurre in più copie.
Ieri ti ho proposto di provvedere eventualmente all’acquisto di una cartuccia per la mia stampante, ma se preferite vi posso passare il file da stampare o il materiale cartaceo da fotocopiare.
Niente da fare, risposta negativa: pare che 90 euro fosse una cifra inarrivabile.
Inizio a quel punto, coi ragazzi di Fli, la caccia alla stampante, messa poi gentilmente a disposizione da un iscritto.
E la tanto sospirata lavagna magnetica?
Anche questa ci è stata messa a disposizione da un giovane del circolo genovese La Superba.
E le fotocopie?
Per quello ci ha pensato l’insegnante (cioè io), tanto il suo precario “stipendio da capogiro” le consente anche questo.
Per le fotocopie, in totale 47 euro: tutti soldi che sono stati anticipati dalla sottoscritta e poi recuperati con una serata-aperitivo dei giovani di Fli, che avevamo organizzato proprio al fine di finanziare l’iniziativa.
Dal generoso affittuario della sala nemmeno un “grazie per l’organizzazione” o un “complimenti per esservi adoperati per il recupero del materiale”.
Però la bella faccia sugli articoli che elogiavano l’evento ovviamente ce l’ha messa!
Dulcis in fundo, le parole che mi furono dette da Nan prima delle mie dimissioni: “Tutte le attività che avete fatto voi giovani le ho sostenute sulle mie spalle”.
Incredibile.
Voglio approfittare dell’ospitalità di questo sito per ringraziare ancora chi ha contribuito nei fatti e non a parole alla realizzazione del corso in questione: è stata un’esperienza bellissima, in linea con il programma del partito.
Un’esperienza di grande valore culturale, etico e civile.
Peccato che in aula si sarebbe dovuto sedere qualcun altro…qualcuno che di valori ancora non sa nulla.
Paola Del Giudice
(ex coordinatrice prov. di Genova di Generazione Futuro, dimissionaria per motivi etici)
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Agosto 3rd, 2011 Riccardo Fucile
MENTRE L’ITALIA ATTRAVERSA UNA GRAVE CRISI ECONOMICA, POLITICA, FINANZIARIA E MORALE, IL PREMIER RIPRENDE LE SERATE AD ARCORE OSPITANDO UN GRUPPO DI RAGAZZE… MANCAVANO LELE MORA ED EMILIO FEDE CHE ORA HANNO ALTRE PREOCCUPAZIONI
Il lunedì nero che ha segnato l’inizio d’agosto, con la Borsa a picco e il record negativo dei titoli di Stato italiani, è stato preceduto da una notte di bunga-bunga.
Di nuovo. Nella residenza di Arcore.
Domenica 31 agosto Silvio Berlusconi ha convocato a Villa San Martino alcune giovani amiche per un’altra delle sue “cene eleganti”.
Arrivo dopo le 20, qualche cautela in più rispetto ai tempi d’oro, nessuna esibizione, ma le auto hanno comunque portato ad Arcore un piccolo gruppo di ragazze.
Cena, poi dopocena.
Uscita delle ospiti (non sappiamo se tutte) dopo le 2 di notte.
Ultima ad andar via, una Mini Cooper.
Certo, ci sono importanti differenze rispetto ai festini dell’estate 2010.
Non c’è più Lele Mora, che arrivava con le ragazze della sua scuderia: è rinchiuso dal 20 giugno nel carcere di Opera (suo vicino di cella, Olindo, quello vero, quello all’ergastolo per la strage di Erba).
Mora è accusato di bancarotta fraudolenta per aver fatto sparire, secondo la Procura di Milano, ben 8,4 milioni di euro dalla sua Lm Management, fallita l’11 giugno dell’anno scorso, malgrado i generosi aiuti arrivati dalle casse di Berlusconi.
Non è più invitato neppure l’ospite fisso dei festini di Arcore, Emilio Fede, unico maschio, secondo i racconti delle testimoni, presente alla seconda fase delle “cene eleganti”, quelle degli spogliarelli e degli spettacolini osè con le ragazze vestite da infermiere o da poliziotte.
Assieme all’amico-nemico Mora e alla giovane Nicole Minetti, Fede dovrà rispondere in tribunale, il 3 ottobre prossimo, dell’accusa di essere stato fornitore di giovani prostitute per il presidente del Consiglio: almeno una trentina, hanno calcolato i magistrati di Milano Ilda Boccassini, Pietro Forno e Antonio Sangermano, tra cui una minorenne, Karima El Mahroug, in arte Ruby Rubacuori.
Lo stesso Berlusconi è sotto processo per il bunga-bunga: rinviato a giudizio immediato per prostituzione minorile (i rapporti con Ruby che la Procura di Milano considera provati) e soprattutto per concussione, per aver fatto indebite pressioni sui funzionari della questura di Milano, allo scopo di far liberare Ruby fermata dai poliziotti per furto la sera del 27 maggio 2010.
È costato caro a Berlusconi, il bunga-bunga.
Non soltanto dal punto di vista economico (ci vuole una bella montagnola di soldi per mantenere la scuderia delle ragazze, i loro appartamenti all’Olgettina, le loro Mini e le loro Smart; e garantirsi per il futuro la loro fedeltà e magari anche il loro silenzio). L’ha pagata anche in termini d’immagine, con il bunga-bunga diventato l’evento italiano più citato nei telegiornali di tutto il mondo (Tg1 escluso).
E in termini di voti e di consenso, a giudicare dai sondaggi e dagli ultimi risultati elettorali usciti dalle urne nella primavera scorsa.
Eppure non sa trattenersi.
E così domenica sera ha di nuovo riunito una piccola compagnia, impegnata “a risollevare il morale del Presidente”.
Di nuovo nella sede ufficiale del bunga-bunga, la villa di Arcore, dove è allestita la piccola discoteca sotterranea “con il palo da lap dance” descritto dalle ragazze che l’hanno frequentata.
Dopo l’inchiesta giudiziaria e lo scandalo Ruby, i festini si erano dapprima interrotti, poi erano stati dirottati a Villa Gernetto, secondo quanto racconta al telefono (intercettato) Flavio Briatore all’amica Daniela Santanchè: “Non più lì, ma nell’altra villa: tutto come prima, non è cambiato un cazzo. Stessi attori, stesso film, proiettato in un cinema diverso. Come prima, più di prima. Stesso gruppo, qualche new entry, ma la base del film è uguale…”.
Così si sfogava Flavio. “È stato da me due ore, mi fa pena… Ha ragione Veronica, è malato”.
E Daniela: “Cosa possiamo fare? Ma allora qui crolla tutto…”.
Il crollo non è ancora arrivato.
Nell’attesa, per l’ultima notte di luglio “il film” è stato girato di nuovo ad Arcore. In tono minore, senza i vecchi amici di un tempo.
Un remake in tempi di difficoltà .
Intanto il Paese sta affrontando la sua crisi più dura.
Economica, con la produzione bloccata e l’occupazione giovanile più alta d’Europa. Finanziaria, con i mercati deboli e il sistema Italia sotto attacco.
Politica, con una crisi strisciante che dura da mesi.
Morale, con indagini giudiziarie che coinvolgono più d’un ministro, compreso quel Giulio Tremonti ormai diventato un’anatra zoppa che non riesce più ad essere il garante della stabilità italiana di fronte ai mercati internazionali.
La barca naviga in acque pericolose e sembra senza guida.
In questo clima, il Parlamento trova il tempo per occuparsi di “processo lungo”, una legge che serve a salvare Berlusconi dai processi milanesi.
E lui? Si consola di nuovo con il bunga-bunga.
Non riesce a trattenersi.
È più forte di lui.
Mentre la barca affonda…
Gianni Barbacetto
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 3rd, 2011 Riccardo Fucile
OLTRE UN MESE DI FERIE NEI LAVORI DELLA CAMERA GIUSTIFICATI DAL FATTO CHE UN FOLTO GRUPPO DI DEPUTATI PARTECIPERA’ A UN PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA…MA LUPI PRECISA: “ABBIAMO FISSATO QUELLA DATA IMMAGINANDO CHE LA CAMERA AVREBBE RIPRESO I LAVORI IL 12, POSSIAMO ANTICIPARLA”
Partenza sabato 3 settembre da Roma, destinazione Gerusalemme, Betlemme e poi
tappa in Betania, sul mar Morto.
In viaggio 170 tra deputati e senatori, accompagnati da monsignor Lorenzo Leuzzi, cappellano di Montecitorio.
Quota individuale che sfiora i duemila euro all inclusive.
Ritorno previsto per venerdì 9 settembre.
Due giorni per rimettersi in sesto e poi lunedì si ritorna al lavoro.
Considerando che l’ultimo giorno di fatica è oggi, con un mese e mezzo di ferie davanti, i parlamentari italiani non si possono lamentare.
Maurizio Lupi, il parlamentare Pdl che da 8 anni organizza il pellegrinaggio cerca di smorzare le polemiche.
Non è vero che la Camera aprirà più tardi per colpa sua: “Se il Parlamento dovesse decidere di anticipare l’apertura, il pellegrinaggio sarebbe anch’esso anticipato”.
La stessa spiegazione fornita dalla deputata Udc Paola Binetti: “Avevamo fissato la data immaginando che la Camera avrebbe ripreso i lavori il 12”.
Ma visto il clima è costretta a precisare: “Se questo deve diventare l’ennesimo attacco alla classe politica, è chiaro che la ripresa dei lavori della Camera ha la priorità “.
In viaggio con lei, le colleghe di partito Luisa Santolini e Gabriella Mondello.
Il resto dell’Udc in quei giorni resta in Italia, a Chianciano, per la festa nazionale dei centristi e liquida la polemica con un “rigurgito anticlericale” dopo il voto sul testamento biologico e omofobia.
Valigia pronta anche per il Pdl Francesco Paolo Sisto, mentre Gaetano Quagliarello dovrà rinunciare alla Terra Santa perchè coincide con la sua summer school della sua fondazione, Magna Carta.
Pierluigi Castagnetti ci andrà come ogni anno, ma con altre compagnie, Andrea Sarubbi no, ha da dedicarsi agli incontri di partito.
C’e’ poi chi critica la “propaganda della fede”: “Io sono cresciuto alla scuola di Donat Cattin – spiega il ministro Rotondi – e lui ci ha insegnato ad andare a Messa alle 7 di sera e a mettersi in fondo alla fila per prendere la comunione. La professione religiosa richede riservatezza ed intimità “.
E tempo libero
Paolo Zanca
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 3rd, 2011 Riccardo Fucile
LAVORI CHIUSI DAL 3 AGOSTO AL 12 SETTEMBRE…E A CHI SI LAMENTA PERCHE’ SONO TROPPO LUNGHE, CICCHITTO SPIEGA: “MOLTI VANNO IN PELLEGRINAGGIO”
La Camera non si accorcia le vacanze.
I deputati andranno in ferie per oltre un mese: dal pomeriggio del 3 agosto, subito dopo il dibattito sull’informativa del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al 12 settembre.
Una data di rientro che fa discutere: fissata dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio, nonostante il Partito democratico avesse chiesto di tornare in aula una settimana prima.
Solo le Commissioni riprenderanno i lavori il 5 settembre.
Il calendario, sostengono a Montecitorio, segue la prassi degli anni scorsi.
Il Pd aveva proposto «di iniziare anche con l’aula il 5 settembre, di anticipare l’inizio dei lavori, perchè ci sembrava un segnale doveroso da dare al Paese. Ma la maggioranza non ha voluto».
La giustificazione arriva da Fabrizio Cicchitto.
Secondo l’esponente del Pdl, la decisione è stata frutto di una «valutazione seria», dal momento che la prima settimana di settembre «circa un centinaio di parlamentari fanno un pellegrinaggio.
Per rispetto verso di loro abbiamo ritenuto di iniziare le sedute dell’Aula la settimana successiva».
Il pellegrinaggio – organizzato ogni anno in Terra Santa dal 2004 – coinvolgerà parlamentari sia della maggioranza che dell’opposizione e si svolgerà dal 3 al 9 settembre.
Sembra una prassi studiata apposta per permettere agli altri 500 parlamentari di prolungare le ferie, fermo restando che, visto l’uso che si fa del Parlamento come semplice organo di ratifica di decisioni prese altrove, che sia aperto o chiuso cambia poco ai fini della produttività della casta.
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Agosto 3rd, 2011 Riccardo Fucile
GRANDE ESEMPIO DI STILE DI MARCO COLEDAN AL GIRO DI RIO, ESPULSO DALLA GARA PER EPITETI RAZZISTI, E DEL SUO DEGNO COMPAGNO DI MERENDE, IL D.S. ROSSATO, SECONDO IL QUALE IN ITALIA QUELL’INSULTO “NON HA SIGNIFICATO RAZZISTA”
Brutto episodio nel corso del giro ciclistico della regione di Rio de Janeiro, svoltosi in
Brasile.
L’italiano Marco Coledan, del team Bottoli Trevigiani Dynamon, che in passato ha fatto parte anche della nazionale come «pistard» (è stato campione europeo junior dell’inseguimento), è stato espulso dalla corsa per aver insultato con epiteti razzisti un collega, che in quel momento non voleva dargli il cambio.
I fatti, pubblicati dall’edizione online del quotidiano «Folha de Sao Paulo» e riferiti dall’ufficio stampa della manifestazione, risalgono a sabato scorso, 30 luglio, nel corso della tappa da Teresopolis a Rio das Ostras.
Ad un certo punto Coledan ha chiesto ad un collega che si trovava dietro a lui, il brasiliano Renato Santos, di dargli il cambio ed andare a tirare il gruppo.
Al rifiuto di quest’ultimo, secondo quanto scrive la «Folha», Coledan avrebbe insultato il brasiliano dicendogli «negro schifoso».
La giuria si è poi riunita con i commissari di corsa e dopo aver sentito anche il parere dell’Uci, è stato deciso di espellere Coledan dalla corsa.
Richiesto di spiegazioni il d.s. della Trevigiani, Mirko Rossato, avrebbe affermato, sempre secondo quanto scrive la «Folha», che «questo tipo di insulto in Italia è comune e non è considerato razzista».
«C’è stato un litigio come in qualsiasi altra corsa – ha detto ancora Rossato -. In Italia queste situazioni sono comuni, ma c’è stata una decisione degli organizzatori e noi l’accettiamo. Renato ha offeso Marco, e Marco gli ha risposto con una parola che in Italia non ha il minimo significato razzista».
Questa spiegazione non è stata presa per buona dalla giuria, che ha deciso che anche in futuro la Bottoli Trevigiani Dynamom non sarà più invitata alla corsa.
Santos da parte sua ha fatto sapere di non aver ancora deciso se denunciare penalmente Coledan, originario di Motta di Livenza e che il 22 di questo mese compirà 23 anni.
In Brasile esiste una legislazione molto severa sul razzismo, e si rischia anche l’arresto immediato, come sa fra gli altri l’attuale attaccante del Catania Maxi Lopez, che ai tempi della sua militanza nel Gremio venne fermato dalle forze dell’ordine al termine di una partita per aver definito «brutto scimmione» un avversario (che poi sporse immediatamente denuncia) durante l’incontro.
Forse i due soggetti pensavano di essere in Italia dove è permesso di esistere e di governare persino a un partito che fa della xenofobia una bandiera.
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Agosto 3rd, 2011 Riccardo Fucile
LA CAMERA NEGA L’AUTORIZZAZIONE A POTER UTILIZZARE LE CONVERSAZIONI TRA VERDINI E IL COSTRUTTORE FUSI, INTERCETTATE DAGLI INQUIRENTI…IL COORDINATORE DEL PDL CON LA SOLITA MODESTIA: “NON MI DISTRUGGE NESSUNO”… CONCESSA QUELLA PER MILANESE SU SUA RICHIESTA
Via libera della Camera all’autorizzazione all’apertura delle cassette di sicurezza e ai tabulati telefonici del deputato Pdl Marco Milanese.
Disco rosso, con il voto del centrodestra, per il coordinatore del Pdl Denis Verdini chiamato in causa nell’inchiesta per il G8. I pm non potranno utilizzare le conversazioni (una del 26 maggio 2009 e due del 17 giugno 2009), tra il coordinatore del Pdl e l’imprenditore Carlo Fusi.
Milanese.
Per l’ex consigliere politico del ministro Giulio Tremonti erano arrivate due richieste dai pm napoletani nell’ambito dell’indagine sulla P4 per la quale è stato chiesto anche l’arresto del parlamentare.
A favore dell’autorizzazione all’uso dei tabulati si sono espressi 538 deputati mentre in 28 si sono opposti.
A favore dell’apertura delle cassette, invece, i sì sono stati 545 e i no 23.
Milanese, presente in Aula, si difende: “Sono schiacciato dal vento della calunnia, io sono innocente e nessuno di questi fatti è vero e ho un solo modo per dimostrarlo al più presto, di liberami dall’onta che mi sovrasta: che le indagini proseguano e vadano a compimento nel più breve tempo possibile”.
Semivuoti i banchi del governo, occupati solo dalle ministre Pdl (Carfagna, Prestigiacomo, Meloni) e dai ministri Romani e Rotondi.
Verdini.
Poco dopo la Camera ha respinto, con il voto dei deputati della maggioranza di centrodestra, la richiesta dei magistrati che indagano sugli appalti per la ricostruzione post terremoto in Abruzzo di poter utilizzare le intercettazioni nei confronti del coordinatore del Pdl Denis Verdini.
I voti a favore sono stati 301 e 278 quelli contrari (Verdini non ha votato), vanificando la mobilitazione dell’opposizione e in particolare del Pd, presente in Aula quasi al completo.
“Io sono abbastanza forte e non mi distrugge nessuno – dice Verdini – ma bisogna preoccuparsi del futuro, perchè è da tempo che con questo sistema di intercettazioni viene sputtanata troppa gente…”.
Secco Antonio Di Pietro: “Votare ‘no’ significa far passare un principio assolutamente aberrante: chiunque parlerà con un parlamentare non potrà mai essere ‘controllato'”.
Da segnalare il ritorno all’ovile della Lega che è passata dalla linea dell’arresto per Papa allo scodinzolare di nuovo al Pdl, impedendo ai magistrati che indagano sulla P4, di poter utiizzare le intercettazioni che riportano le affermazioni di Verdini.
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