Ottobre 20th, 2011 Riccardo Fucile
ACCOLTO IL RICORSO DEI SINDACATI: ANNULLATI GLI EFFETTI DEI DECRETI PER CONDOTTA ANTISINDACALE
Il tribunale di Roma ha bocciato i ministeri leghisti di Monza.
Non c’è proprio pace per Umberto Bossi e i suoi, a cui forse in questi giorni bastavano le divisioni interne che stanno lacerando il Carroccio.
Nelle scorse ore, come risulta dai documenti in possesso dell’Adnkronos, il Tribunale di Roma ha annullato gli effetti dei decreti che istituivano le sedi periferiche dei ministeri a Monza.
Il colpo di spugna sulle sedi di rappresentanza di villa Reale, porta la firma del giudice Anna Baroncini, ed è stato motivato con la condotta antisindacale.
Il ricorso era stato infatti promosso dai sindacati della presidenza del Consiglio che avevano appreso dell’istituzione delle sedi a Monza “dai giornali e dai tg — come spiega Alfredo Macrì, presidente del consiglio direttivo del Sipre (Sindacato indipendente della Presidenza del Consiglio dei ministri) -.
La decisione era stata adottata e portata avanti senza coinvolgere le organizzazioni sindacali o attivando, come previsto dalla legge, informazione preventiva e concertazione prima di procedere al taglio del nastro”.
Ora un decreto del giudice del lavoro, depositato oggi, annulla gli effetti dei provvedimenti “stabilendo la chiusura — sottolinea Macrì — delle sedi periferiche affidate ai ministri Bossi e Calderoli”, rispettivamente “un dipartimento e una struttura di missione”.
Condannando per di più la presidenza del Consiglio al pagamento di un terzo delle spese legali.
La sentenza, in realtà , si limita ad annullare gli effetti dei provvedimenti che sono stati adottati con condotta antisindacale.
“Di fatto — precisa Macrì — le sedi periferiche cessano di essere strutture della presidenza del Consiglio. Noi — puntualizza — ci eravamo spinti più in là , chiedendo l’annullamento dei decreti istitutivi. Ma questo tipo di decisione è stato rinviato al giudice amministrativo. Tuttavia, la sentenza depositata oggi ci dà ragione e rende inagibili le sedi di Monza”.
Una vera tegola sulla testa del Carroccio, ai minimi storici in fatto di credibilità .
L’apertura della sede di villa Reale era stata annunciata come un vero e proprio trasferimento dei ministeri, tanto da scatenare reazioni delle massime cariche dello Stato.
L’operazione era stata seguita da una raccolta firme lanciata sul sacro suolo di Pontida.
Poi è arrivata l’inaugurazione e a settembre gli uffici sono diventati operativi. È lì che si è scoperto il bluff. Di fronte agli uffici vuoti il ministro
Calderoli si era giustificato spiegando che si trattava in realtà di “sedi distaccate” e, in ultima istanza, dopo la visita di alcuni esponenti del Partito democratico brianzolo, i ministeri sono stati declassati a semplici “uffici di rappresentanza”.
Sembrava che più in basso di così non si potesse cadere, invece il giudice di Roma ha sentenziato diversamente.
“Se decideranno di ignorare questa pronuncia e continueranno ad avvalersene siamo pronti a ricorrere anche al giudice amministrativo. Siamo stufi di regole che vengono puntualmente disattese, non ne possiamo più”, avverte poi Alfredo Macrì, che conclude esprimendo soddisfazione “per il risultato ottenuto in un periodo in cui tutto il pubblico impiego è fatto oggetto di provvedimenti legislativi discriminatori e di svariati attacchi denigratori anche da parte di autorevoli membri del governo”.
argomento: Bossi, Giustizia, governo, LegaNord, radici e valori | Commenta »
Ottobre 20th, 2011 Riccardo Fucile
ECCO COME IL GOVERNO INTENDE DARE IMPULSO ALL’ECONOMIA E ALLA CONCORRENZA: LE LIBERALIZZZAZIONI CHE SERVONO A POCO
Chi l’avrebbe mai detto: la crescita zero dell’Italia è colpa delle lobby delle estetiste, della
corporazione dei facchini, dell’oligopolio della produzione di margarina e grassi idrogenati e perfino, ebbene sì, del caos normativo sui premi assegnati dai quiz televisivi.
Dopo settimane di riflessione, infatti, il ministro dello Sviluppo Paolo Romani e quello della Semplificazione normativa Roberto Calderoli hanno partorito una bozza dell’attesissimo decreto sviluppo.
Alla voce “liberalizzazione di alcune attività professionali”, Romani sceglie con cura i suoi bersagli: le imprese di facchinaggio, che potranno operare con meno requisiti di quelli richiesti oggi, il commercio all’ingrosso con deposito e produzione di margarina e grassi idrogenati, dove ci sarà meno burocrazia, poi al comma 4 si annuncia l’imprescindibile “soppressione del ruolo degli stimatori e pesatori pubblici”.
Al posto delle autorizzazioni richieste oggi, per alcune professioni basterà la cosiddetta “Segnalazione certificata di inizio attività ”, la Scia, cosa che dovrebbe stimolare l’apertura di nuove imprese.
I settori beneficiati da questo alleggerimento burocratico (e colpiti, forse, da una maggiore concorrenza) non sono scontati.
Ecco l’elenco: impianto di un nuovo molino, raccomandazione di navi, acconciatore ed estetista, autotrasporto di cose per conto di terzi (questo è serio e delicato, visti i rapporti sempre tesi con le lobby del trasporto), imprese di autoriparazione per l’esecuzione delle revisioni, ampliamento di un magazzino generale.
Si può discutere se i rigassificatori siano volani per lo sviluppo, di certo sono sgraditi dai territori che li devono ospitare.
Quindi la bozza del decreto prevede di sedurre i riottosi con una riduzione del 15 per cento del prezzo del metano per le auto nella zona del rigassificatore.
Visto che anche Calderoli ha dato il suo contributo alle 42 pagine della bozza, la seconda metà ha titolo “misure di semplificazione”.
La prima è soprattutto di trasparenza: sui siti web della pubblica amministrazione deve essere reperibile anche la normativa già pubblicata in gazzetta ufficiale, a differenza di oggi.
C’è qualche formalità in meno per gli albergatori e poi il documento si chiude con un lungo articolo su “semplificazione della disciplina dei concorsi e manifestazioni a premio”, dove la novità principale è la possibilità di partecipare e vincere anche per chi vuol giocare dall’estero.
E questo forse aiuterà davvero, visto che è noto che in tempo di crisi si gioca di più.
à‰ solo la prima stesura, chissà che forma avrà il decreto nella sua veste definitiva.
Assai probabile che almeno qualcosa in comune con questo documento ce l’abbia: sarà a costo zero, Giulio Tremonti non sgancia un euro.
E senza soldi (e senza liberalizzazioni vere) di sviluppo se ne vedrà poco.
Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Berlusconi, Costume, economia, governo | Commenta »
Ottobre 20th, 2011 Riccardo Fucile
AL PREMIER ERA STATO ASSICURATO: NIENTE ATTACCHI DA TODI…IL PENSIERO DI BAGNASCO PERO’ HA PESATO
A Berlusconi stavolta hanno “venduto” una patacca.
La sicurezza con cui ieri il premier ha smentito che il convegno dei movimenti cattolici a Todi avesse come obiettivo la «spallata» al governo è infatti basata su un’informazione errata, circolata ai piani alti del Pdl alla vigilia del temuto conclave cattolico in Umbria.
«Presidente – gli hanno spiegato gli uomini che tengono i contatti con Oltretevere – possiamo stare tranquilli. Il cardinal Bertone è intervenuto su Bagnasco, dal presidente della Cei non verrà alcun attacco al governo»
In effetti se è vero che il discorso di Bagnasco si è limitato a rinfrescare la dottrina Ruini sui valori “non negoziabili” – dando così modo a Berlusconi di definirlo «splendido» e al Foglio di fare l’elogio di un «pensiero antropologico ribadito con i chiodi della Croce» – chi ha accesso ai corridoi del Vaticano racconta un’altra storia, molto diversa e ben poco rassicurante per il futuro politico del Cavaliere.
Intorno alla metà di settembre, quando l’organizzazione di Todi marciava spedita e da Bagnasco era già arrivata la dura condanna a Berlusconi, nel Palazzo apostolico si sarebbe infatti tenuto un decisivo incontro a tre.
Non una riunione come le altre, ma un vertice tra il Papa e i suoi due principali collaboratori – il segretario di Stato e il presidente della Cei – dedicato appunto al «caso italiano».
Un incontro definitivo, che avrebbe messo fine una volta per tutte al dualismo tra un Bertone filogovernativo e un Bagnasco deciso invece a esplorare nuove forme di impegno dei cattolici in politica.
Dal poco che filtra, il risultato del miniconclave sarebbe stato poco lusinghiero per il premier.
Certo, il pontefice avrebbe invitato i suoi cardinali a non schierare la Chiesa nella contesa, senza tuttavia risparmiare un giudizio liquidatorio sul Cavaliere.
Di fronte poi al presidente dei vescovi che rivendicava con insistenza la sua competenza sulla politica italiana, Benedetto XVI avrebbe infine accettato di affidare proprio a Bagnasco questa esclusiva.
Da qui la fine del dualismo al vertice della Chiesa, e la fine anche delle illusioni del premier.
Non a caso ieri l’Avvenire, la voce ufficiale della Cei, titolava su Todi: «Serve un governo nuovo».
Un titolo forte, come la scelta di pubblicare, di fianco all’articolo di cronaca, il discorso integrale di Bagnasco, proprio come si fa con le prolusioni ufficiali. Insomma, il messaggio inequivocabile era che su Todi ci fosse il timbro di Santa Romana Chiesa.
«Con il Vaticano – osserva Lorenza Cesa, segretario dell’Udc – a volte contano i gesti più delle parole. E la presenza fisica di Bagnasco a Todi, al di là delle parole del suo intervento, stava a significare una cosa sola: andate avanti con il progetto».
Un progetto, spiegano i cattolici del Pdl a cui è stato illustrato in via riservata, che non prevede affatto la nascita di un nuovo partito identitario con la croce.
L’idea invece è quella di fare perno sul Pdl per allargare l’area dei moderati anche al terzo polo e ai cattolici del Pd.
Ma per raggiungere questo risultato è imprescindibile che Berlusconi si faccia da parte, consentendo ai cugini ex Dc di ritrovarsi sotto lo stesso tetto.
Dentro il Pdl questi scenari vengono discussi ormai in circoli sempre più larghi.
E i più aperti al vento nuovo di Todi sono i ciellini come Roberto Formigoni e Mario Mauro o l’area che fa riferimento a Claudio Scajola, per non parlare di Beppe Pisanu. Anche se, nel lungo tramonto del Cavaliere, sono in molti nel Pdl a sottoscrivere la domanda che si è posto pubblicamente proprio Mauro in un articolo su “ilsussidiario.net”: «Dobbiamo morire berlusconiani?».
Il Cavaliere, preso dalla tenuta del governo, finora è parso dare credito alle parole rassicuranti di chi gli continua a garantire la benevola «sponda» di Bertone.
E avrebbe già chiesto ai suoi ambasciatori di intervenire affinchè la Segreteria di Stato si attivi per evitare una manifestazione in piazza, stile Family Day, dei cattolici di Todi.
«Ma l’unica speranza del premier – riflette Sabino Pezzotta – a questo punto risiede nella maledizione che spesso colpisce i cattolici in politica: sono peggio della sinistra, in 2 sono capaci di avere 3 idee diverse»
Francesco Bei
(da “La Repubblica”)
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