Novembre 1st, 2011 Riccardo Fucile
BRIGATE COSTITUZIONE, IL CASO INGROIA, L’ANALISI DI MARCO TRAVAGLIO
Sono amico di Ingroia e me ne vanto.
Avrei voluto esserlo anche del suo maestro, Borsellino: purtroppo non ho fatto in tempo e invidio molto i colleghi che quel tempo l’hanno avuto.
Da Ingroia non ho mai avuto una notizia in anteprima. E dire che mi avrebbe fatto comodo.
Ma quelli che passano notizie sono pessimi magistrati, di cui mai diventerei amico.
Culturalmente, Antonio è un progressista e io un conservatore.
Ma ci incontriamo sui valori della Costituzione, che non è nè di destra nè di sinistra: è di tutti.
Perciò Antonio andava d’accordissimo con Borsellino, che da ragazzo era nel Fronte della Gioventù e i colleghi burloni lo salutavano romanamente.
Ogni anno, a Palermo, i giovani ex-An ricordano Borsellino perchè era “di destra”.
Ma nessuno s’è mai sognato di accusarlo di non essere imparziale: di fronte a un mafioso non si domandava se fosse di sinistra o di destra, lo indagava e basta.
Esattamente come fa Ingroia, che negli ultimi mesi s’è imbattuto nelle trattative fra Stato e mafia fra il 1992 e il ’94 sotto governi di centrosinistra (Amato e Ciampi) sia di centrodestra (B.).
E ha interrogato esponenti di centrosinistra (Scalfaro, Mancino, Amato, Conso, Ciampi, Martelli) e di centrodestra (Dell’Utri e altri).
L’altro giorno Ingroia ha accolto l’invito a parlare di lotta alla mafia al congresso del Pdci, così come aveva fatto in convegni e feste di Fli, Idv, Sel, Pd.
Anche Borsellino andava alle Feste dell’Unità come a quelle del Secolo d’Italia, quando l’antimafia non era nè di destra nè di sinistra: era di tutti.
Ora che governa l’amico di Mangano e Dell’Utri, i pm antimafia vengono invitati solo dai partiti di opposizione (e nemmeno tutti: alla convention di Renzi l’antimafia non era proprio prevista).
Dovrebbero rifiutare solo perchè il Pdl non li invita?
È quel che sostiene il fronte trasversale che va dal Giornale al Corriere, dal Pdl all’Anm.
Sallusti, poveretto, scrive che “Ingroia andrebbe allontanato subito dalla magistratura”; “qualsiasi elettore di centrodestra che capitasse in una sua inchiesta dovrebbe ricusarlo per dichiarata imparzialità ” (voleva dire “parzialità ”, ma va scusato: non sa mai quel che dice); e “tutto il suo lavoro passato andrebbe rivisto alla luce di questa ammissione, a partire dall’accanimento che ha portato alla condanna a 7 anni in secondo grado di Dell’Utri”.
Forse Sallusti pensa che Dell’Utri l’abbia condannato Ingroia: non sa che l’han condannato tre giudici di tribunale e tre di appello.
Ma soprattutto: quale sarebbe l’“ammissione” che lo renderebbe parziale (o, per dirla col povero Sallusti, imparziale)?
Questa frase, pronunciata alle assise del Pdci: “Un magistrato dev’essere imparziale quando esercita le sue funzioni. Ma, fra chi difende la Costituzione su cui ho giurato e chi cerca di violarla, violentarla e stravolgerla, io so da che parte stare: mi sento un partigiano della Costituzione”.
Beh, che c’è di strano?
Solo i magistrati partigiani della Costituzione sono imparziali, considerando (art. 3) “tutti i cittadini uguali davanti alla legge”.
Ma i tartufi dell’Anm raccomandano “particolare prudenza nell’esprimere valutazioni di carattere generale sulla politica del Paese”. Come se dirsi fedeli alla Costituzione fosse fare politica.
La Palma d’Oro della critica più demenziale spetta però al Corriere, che parla di “toni sbagliati” (questione di decibel?) e invita Ingroia a “evitare di esporsi alle critiche”.
Oh bella. Ma, per non esporsi alle critiche, i pm dovrebbero evitare certe indagini, non certi toni. Il pm Alfredo Robledo ha appena chiesto i danni a Pompetta B. che l’aveva accusato di “tramare infamità ” e di essere “indegno”.
Eppure non ha mai partecipato a raduni di partito.
In compenso è uno
dei pm che hanno scoperto lo scandalo Mills. Se si fosse girato dall’altra parte, gli avrebbero lasciato fare tutti i raduni che voleva.
I magistrati vengono attaccati non per quello che dicono, ma per quello che fanno.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 1st, 2011 Riccardo Fucile
COSA STA SUCCEDENDO AL DEBITO ITALIANO
Che cosa sta succedendo sul mercato del debito?
Gli investitori vendono i nostri titoli di Stato già in circolazione, facendo crollare il prezzo (che, nel mercato obbligazionario equivale a un aumento del rendimento). Si allarga quindi lo spread, cioè la differenza tra quanto rendono i nostri titoli a 10 anni e quelli tedeschi.
Fino a quando si può continuare così?
La soglia critica, secondo molti analisti, è quella del rendimento pari al 7 per cento
annuo sui titoli decennali. Ieri sul mercato si è arrivati al 6,2. All’ultima asta i Btp sono stati venduti a un tasso mai toccato da quando c’è l’euro, il 6,06 per cento, in aumento del 15 per cento rispetto all’asta precedente. Questo significa che è in moto un effetto valanga: sul mercato vengono venduti i titoli, lo spread sale, alle aste il Tesoro deve pagare interessi sempre più alti. Oltre un certo livello — appunto il 7 per cento — gli investitori considerano lo Stato incapace di affrontare i propri impegni di pagamento, specie se, come l’Italia, ha un debito molto elevato (il 120 per cento del Pil) e una crescita prevista per l’anno prossimo vicina allo zero.
Ma la lettera di intenti del governo non aveva convinto l’Unione europea?
Servono due precisazioni: i vertici dell’Ue, Barroso per la Commissione e Van Rompuy per il Consiglio, hanno approvato la lettera presentata mercoledì da Silvio Berlusconi perchè il contenuto era stato concordato e rivisto, prima della rivelazione pubblica. L’Europa ha preteso, tra l’altro, le date entro cui realizzare le riforme. Quindi doveva per forza approvarla, perchè lo scopo di tutta l’operazione era presentare l’Italia come un Paese sulla strada giusta e non come la prossima Grecia, per allontanare la crisi.
I mercati ci hanno creduto?
Giovedì sembrava di sì: gli spread scendevano e le Borse salivano, ma era un’illusione, anzi era speculazione (cioè un tentativo di guadagnare su rialzi nel breve termine, non si specula solo al ribasso). Ma già da venerdì, soprattutto dall’asta sui Btp, è stato chiaro che gli investitori non si fidano che il governo Berlusconi riesca a fare in pochi mesi quello che non è stato capace di realizzare in tre anni.
Cosa dovrebbe fare l’Italia per uscire dalla tempesta finanziaria?
L’opinione più condivisa è che ormai non restino che due leve. La prima è dimostrare che il risanamento avviato con la manovra estiva era reale: dei 60 miliardi di correzione ancora ne mancano 20 all’appello. Dovevano arrivare da una riforma del fisco e dell’assistenza (cioè da un aumento delle tasse), ora c’è grande confusione sul tema, si parla anche di un nuovo aumento dell’Iva. La seconda opzione, la più condivisa a livello internazionale, è che Berlusconi non sia più credibile. Come dice una battuta che circola a Bruxelles, ‘il problema è il cuoco, non la ricetta’. Quindi almeno parte dello spread e dell’aumento dei tassi è da attribuire alla permanenza di un governo considerato dai mercati inadatto a questa fase della crisi.
Chi ci può salvare?
È molto atteso il G20 dei prossimi giorni a Cannes, in Francia. In quella sede si dovrebbe definire un ulteriore salto di qualità nello spiegamento di forze contro la crisi europea: il coinvolgimento dei Paesi extraeuropei, Cina inclusa, tramite il Fondo monetario internazionale. Il governo di Pechino ha rifiutato di investire direttamente nell’Efsf, il Fondo salva Stati europeo, sembra preferire un potenziamento del Fmi, così da rafforzare il proprio ruolo all’interno di un’istituzione finora a trazione americana ed europea. Sarà poi il Fondo a intervenire in Europa, forte dei capitali cinesi.
Basterà questo a mettere al riparo l’Italia?
No. Unione europea e Fmi stanno cercando di creare una rete di sicurezza attorno all’Italia e alla Spagna per evitare che la bancarotta controllata della Grecia inneschi un effetto domino. Ma si tratta di interventi ex post, che si spera di non dover mai concretizzare, o i sacrifici imposti agli italiani come contropartita saranno anche superiori a quelli chiesti ai greci.
Cosa possiamo fare per evitare il peggio?
Dipende tutto dal governo: può iniziare ad approvare per decreto legge in tempi rapidissimi le misure imposte dall’Ue o dimettersi. Entrambe le cose sarebbero salutate con favore dai mercati.
Ste. Fel.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 1st, 2011 Riccardo Fucile
LA NOTIZIA ARRIVA DA FONTI DEL PDL…VIZZINI E’ PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI…UN SEGNALE PREOCCUPANTE PER LA MAGGIORANZA CHE VEDE SFILARSI UN SUO ESPONENTE DI LUNGO CORSO
Nei prossimi giorni il senatore Carlo Vizzini lascerà il gruppo parlamentare del Pdl per aderire a quello del Terzo Polo o dell’Udc.
Lo riferiscono fonti del gruppo pidiellino, certe ormai che non si tratti più soltanto di una indiscrezione ma di una notizia certa.
Sarebbe una novità non di poco conto, considerando che Vizzini è presidente della commissione affari costituzionali( dove passano tutti i dossier più delicati in materia di riforme, oltre ad esprimere il parere di costituzionalità su ogni provvedimento all’esame del Senato) ed un politico con una lunga storia alle spalle, essendo stato in passato segretario nazionale del Psdi.
Per molto tempo di lui si è detto che sarebbe stato il candidato naturale del centro destra alla guida del comune di Palermo, ma è stato lui stesso in una recente intervista al quotidiano La Stampa a dichiarare che qualunque candidato berlusconiano sarebbe destinato a perdere nel capoluogo siciliano, così come accaduto già a Milano e Napoli.
Giudizio condiviso anche dagli esponenti proprio del terzo polo a Palazzo Madama che, in una recente riunione, avrebbero deciso di stipulare un’alleanza con il Pd per le comunali palermitane, senza alcuna preclusione sulla scelta del candidato sindaco.
Il passaggio di Vizzini all’opposizione rappresenterebbe però soprattutto un segnale molto preoccupante per la tenuta della maggioranza nella Camera alta, dove intorno alla figura di Beppe Pisanu e Giuseppe Saro già diversi pidiellini hanno chiesto un passo indietro al Cavaliere ( si pensi solo che la lettera dei cosiddetti frondisti pubblicata nei giorni scorsi ha visto la luce proprio a Palazzo Madama).
Vizzini aveva già rimesso i propri incarichi nel Pdl in seguito alla notizia dell’indagine a suo carico per l’ipotesi che abbia percepito tangenti provenienti dal tesoro dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino.
Su questo dice di aver fornito ai pm tutta la documentazione necessaria a provare la propria estraneità .
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Novembre 1st, 2011 Riccardo Fucile
SENZA LAVORO IL 29,3% DEI GIOVANI TRA I 15-24ENNI, IL DATO PIU’ ALTO DAL 2004…META’ DELLE DONNE E’ INATTIVA…L’INNALZAMENTO DELL’IVA AL 21% HA SCATENATO UN AUMENTO INDISCRIMINATO DEI PREZZI FINO AL 20%
Gli under 25 che in Italia sono a caccia di un impiego sono il 29,3%. 
Si tratta del livello più alto dal 2004, ovvero da quando sono iniziate le serie storiche. Insomma le stime provvisorie dell’Istat descrivono un mercato del lavoro in difficoltà .
Ma non è solo l’Italia a soffrire, a settembre la disoccupazione rialza la testa in tutto il Vecchio continente, con l’Eurostat che registra un tasso di senza lavoro pari al 10,2% nell’Eurozona e al 9,7% nell’intera Ue.
Quindi Roma riesce a mantenersi abbondantemente sotto la media europea.
Il discorso cambia, però, se si fa riferimento ai giovani, con la Penisola che si piazza ai vertici della lista dei Paesi che scontano i più alti tassi di disoccupazione giovanile.
Un’altra piaga è rappresentata dagli inattivi.
A settembre l’Istat, infatti, segna peggioramenti su tutti i fronti: crescono le persone alla ricerca di un impiego (+76 mila in un solo mese); calano gli occupati (-86 mila); e aumentano coloro che nè hanno un posto nè lo cercano, gli inattivi (+21 mila).
Inoltre, nonostante nell’ultimo mese il rialzo della disoccupazione e la diminuzione dell’occupazione abbiano interessato sia la componente femminile che quella maschile restano profonde differenze.
Basti pensare che le donne che lavorano sono ferme a quota 46,1%; le disoccupate, invece, sono il 9,7%.
Ma il divario maggiore sta nell’inattività , che colpisce quasi una donna su due (48,9%).
D’altra parte la schiera degli inattivi conta oltre 15 milioni di persone.
Preoccupate sono le reazioni dei sindacati.
La Cgil parla di «voragine occupazionale» che testimonia «il fallimento» del un governo.
Per la Cisl siamo il «peggioramento» mostra «come la proposta di facilitare i licenziamenti economici sia del tutto fuori contesto».
Sulla stessa linea la Uil, che esorta ad «intervenire», e l’Ugl che avverte sul rischio di «allarme sociale».
Quanto alla ‘questione femminilè il ministro per le Pari Opportunità , Mara Carfagna, sottolinea che l’impegno a sostenere le donne c’è e «che questo obiettivo sia una priorità per il governo lo dimostra, tra l’altro, la lettera inviata a Bruxelles la settimana scorsa».
Brutte notizie anche sul fronte inflazione che ad ottobre è volata al 3,4%, mettendo a segno un forte balzo in avanti rispetto a settembre, quando era al 3%.
I prezzi al consumo nell’arco di un solo mese sono cresciuti dello 0,6%, come non accadeva dal lontano giugno del 1995.
La spinta più decisa ai rincari, come previsto, è arrivata dall’aumento dell’aliquota dell’Iva ordinaria (passata al 21% dal 20%).
Incremento che, entrato in vigore il 17 settembre insieme alla manovra, ha per la prima volta prodotto appieno i suoi effetti ad ottobre.
Il termometro dell’Istat sui prezzi, stando alle stime preliminari, ha segnato le punte massime in corrispondenza del capitolo energia.
La corsa di benzina (+17,8%) e gasolio (+21,2%) non si è fermata, ma questa volta hanno contribuito anche le tariffe del gas (+11,3%), salite dopo l’adeguamento trimestrale comunicato dall’Autorità per l’energia.
E a stagione fredda ormai alle porte, si è rialzato anche il prezzo del gasolio da riscaldamento (+16,5%).
L’avanzata dell’inflazione, che prosegue senza salti all’indietro da 14 mesi, non risparmia neppure i piccoli piaceri o vizi quotidiani.
Ormai sembra senza freni il rincaro della tazzina di espresso, con il caffè salito del 15,9% e lo zucchero del 16% e in deciso aumento risultano anche le sigarette (+7,1%).
Ma l’impennata più forte, un altro effetto dell’ultima manovra, è stata registrata dal trasferimento di proprietà auto (+50%).
Il principale accusato della ventata inflazionistica di ottobre è, quindi, il rialzo dell’Iva che secondo la Confcommercio si è scaricato sui prezzi con un ritmo «più rapido» rispetto a quanto già previsto.
La Confesercenti ha tratto le stesse conclusioni, tonando a ribadire che l’incremento dell’imposta è stato «un errore».
Particolarmente preoccupati sono stati anche i commenti delle associazioni dei consumatori, il Codacons ha parlato di una «sciagura per le famiglie italiane» mentre Federconsumatori e Adusbef hanno calcolato una perdita di potere d’acquisto per ogni nucleo pari nel 2011 a oltre 1.600 euro.
Inoltre le organizzazioni degli agricoltori, come Cia e Coldiretti, hanno fatto notare come abbiano risentito dell’aumento Iva anche i beni non direttamente coinvolti, dal pane alla verdura.
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Novembre 1st, 2011 Riccardo Fucile
MALE I BANCARI… IL DIFFERENZIALE TRA TITOLI DI STATO ITALIANI E TEDESCHI SALE FINO A 410 PUNTI
Spread ai massimi, tensione su tutti i titoli di Stato e Piazza Affari in picchiata (alla fine l’indice Ftse Mib cederà il 3,82%).
La settimana finanziaria inizia con l’Italia nel mirino della speculazione.
Il differenziale tra Btp decennale e bund tedesco sfonda di nuovo i 400 punti base volando a 410,01 punti.
E il rendimento del decennale italiano sul mercato secondario balza vicino al 6,18%, avvicinandosi pericolosamente a quella soglia del 6,5% ritenuta da diversi analisti un punto di non ritorno.
La Banca centrale europea nel corso della giornata è intervenuta sul mercato secondario dei titoli di Stato per acquistare debito italiano.
Lo riferisce Bloomberg che cita fonti vicino all’operazione.
In mattinata erano trapelate voci di un intervento della Bce per il riacquisto titoli di Stato spagnoli, mentre non erano emerse notizie riguardo a operazioni su titoli del debito italiano. Nonostante l’intervento di Francoforte lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi rimane ancora sopra i 400 punti base.
Sfiora invece la soglia del 6% il rendimento del Btp a cinque anni sul mercato secondario, segnando un nuovo massimo storico dall’introduzione dell’euro nel 1999.
L’interesse sul quinquennale è infatti schizzato al 5,99% con lo spread con l’equivalente bund tedesco a 476 punti base.
Tutti i titoli del Tesoro sono sotto pressione, colpiti da una pioggia di vendite.
In forte rialzo anche il rendimento del titolo a due anni che sale sul mercato secondario raggiungendo il 5,08%: si tratta del livello più alto da novembre 2000.
È andata inoltre deserta un’asta riservata a specialisti per complessivi 750 milioni di euro per Btp a 3 anni e dieci anni e 100 milioni per il Cct Eu (il Cct Eu si differenzia da un normale Cct perchè non è parametrato al rendimento dei BOT semestrali ma all’euribor semestrale, con uno spread aggiuntivo).
Piazza Affari chiude in profondo rosso.
La Borsa di Milano, che ha aperto col segno meno come tutte le altre piazze principali del Vecchio Continente, amplia le perdite durante la giornata e alla fine chiude con un perdita del 3,82% (Ftse Mib).
Sull’andamento dei listini pesa il dato sulla disoccupazione, oltre all’ennesimo strappo tra Btp e bund.
Sotto pressione i bancari con Intesa San Paolo che cede oltre il 6% e Unicredit quasi il 5% . Male anche le altre principali Borse europee. Il Dax di Francoforte cede il 3,23%, con Deutsche Bank e Commerzbank sotto rispettivamente dell’8,57% e del 7,91%, i peggiori ribassi del listino. Finanziari in difficoltà anche a Parigi: SocGen (-9,21%), Bnp Paribas (-8,67%) e Credit Agricole (-8,51%) trascinano il Cac 40 giù del 3,16%.
L’Ftse 100 di Londra scivola del 2,73%.
Male anche Wall Street che ha aperto in flessione e poi ha proseguito in terreno negativo: alla fine ha chiuso in calo con il Dow Jones che ha perso il 2,26% ed è sceso sotto 12.000 punti a quota 11955,01 ed il Nasdaq ha ceduto l’1,93% a 2684,41 punti.
Intanto dagli Stati Uniti arriva una vicenda strettamente legata al debito italiano.
La Federal Reserve di New York ha infatti sospeso ogni nuova attività con MF Global Holdings.
La società finanziaria guidata dall’ex governatore del New Jersey, John Corzine, ha poi chiesto l’amministrazione controllata.
Nelle scorse ore si era parlato di un possibile interessamento per Mf Global da parte di Goldman Sachs, State Street e Macquarie ma la cessione non è andata in porto.
Secondo quanto riportato dai media americani, Mf Global sarebbe esposto al debito europeo per 6,3 miliardi di dollari, di cui oltre la metà investiti in titoli del Tesoro italiani e un miliardo in buoni del Tesoro della Spagna.
Il titolo, che la scorsa settimana ha perso il 66% del valore, è sospeso da questa mattina.
Dei libri depositati in tribunale emerge che JPMorgan e Deutsche Bank sono fra i maggiori creditori non garantiti. JPMorgan è creditore verso MF GLobal per 1,2 miliardi di dollari.
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