CRISI: INFLAZIONE AL 3,4%, TOP DAL 2008, BOOM DI DISOCCUPATI TRA I GIOVANI
SENZA LAVORO IL 29,3% DEI GIOVANI TRA I 15-24ENNI, IL DATO PIU’ ALTO DAL 2004…META’ DELLE DONNE E’ INATTIVA…L’INNALZAMENTO DELL’IVA AL 21% HA SCATENATO UN AUMENTO INDISCRIMINATO DEI PREZZI FINO AL 20%
Gli under 25 che in Italia sono a caccia di un impiego sono il 29,3%.
Si tratta del livello più alto dal 2004, ovvero da quando sono iniziate le serie storiche. Insomma le stime provvisorie dell’Istat descrivono un mercato del lavoro in difficoltà .
Ma non è solo l’Italia a soffrire, a settembre la disoccupazione rialza la testa in tutto il Vecchio continente, con l’Eurostat che registra un tasso di senza lavoro pari al 10,2% nell’Eurozona e al 9,7% nell’intera Ue.
Quindi Roma riesce a mantenersi abbondantemente sotto la media europea.
Il discorso cambia, però, se si fa riferimento ai giovani, con la Penisola che si piazza ai vertici della lista dei Paesi che scontano i più alti tassi di disoccupazione giovanile.
Un’altra piaga è rappresentata dagli inattivi.
A settembre l’Istat, infatti, segna peggioramenti su tutti i fronti: crescono le persone alla ricerca di un impiego (+76 mila in un solo mese); calano gli occupati (-86 mila); e aumentano coloro che nè hanno un posto nè lo cercano, gli inattivi (+21 mila).
Inoltre, nonostante nell’ultimo mese il rialzo della disoccupazione e la diminuzione dell’occupazione abbiano interessato sia la componente femminile che quella maschile restano profonde differenze.
Basti pensare che le donne che lavorano sono ferme a quota 46,1%; le disoccupate, invece, sono il 9,7%.
Ma il divario maggiore sta nell’inattività , che colpisce quasi una donna su due (48,9%).
D’altra parte la schiera degli inattivi conta oltre 15 milioni di persone.
Preoccupate sono le reazioni dei sindacati.
La Cgil parla di «voragine occupazionale» che testimonia «il fallimento» del un governo.
Per la Cisl siamo il «peggioramento» mostra «come la proposta di facilitare i licenziamenti economici sia del tutto fuori contesto».
Sulla stessa linea la Uil, che esorta ad «intervenire», e l’Ugl che avverte sul rischio di «allarme sociale».
Quanto alla ‘questione femminilè il ministro per le Pari Opportunità , Mara Carfagna, sottolinea che l’impegno a sostenere le donne c’è e «che questo obiettivo sia una priorità per il governo lo dimostra, tra l’altro, la lettera inviata a Bruxelles la settimana scorsa».
Brutte notizie anche sul fronte inflazione che ad ottobre è volata al 3,4%, mettendo a segno un forte balzo in avanti rispetto a settembre, quando era al 3%.
I prezzi al consumo nell’arco di un solo mese sono cresciuti dello 0,6%, come non accadeva dal lontano giugno del 1995.
La spinta più decisa ai rincari, come previsto, è arrivata dall’aumento dell’aliquota dell’Iva ordinaria (passata al 21% dal 20%).
Incremento che, entrato in vigore il 17 settembre insieme alla manovra, ha per la prima volta prodotto appieno i suoi effetti ad ottobre.
Il termometro dell’Istat sui prezzi, stando alle stime preliminari, ha segnato le punte massime in corrispondenza del capitolo energia.
La corsa di benzina (+17,8%) e gasolio (+21,2%) non si è fermata, ma questa volta hanno contribuito anche le tariffe del gas (+11,3%), salite dopo l’adeguamento trimestrale comunicato dall’Autorità per l’energia.
E a stagione fredda ormai alle porte, si è rialzato anche il prezzo del gasolio da riscaldamento (+16,5%).
L’avanzata dell’inflazione, che prosegue senza salti all’indietro da 14 mesi, non risparmia neppure i piccoli piaceri o vizi quotidiani.
Ormai sembra senza freni il rincaro della tazzina di espresso, con il caffè salito del 15,9% e lo zucchero del 16% e in deciso aumento risultano anche le sigarette (+7,1%).
Ma l’impennata più forte, un altro effetto dell’ultima manovra, è stata registrata dal trasferimento di proprietà auto (+50%).
Il principale accusato della ventata inflazionistica di ottobre è, quindi, il rialzo dell’Iva che secondo la Confcommercio si è scaricato sui prezzi con un ritmo «più rapido» rispetto a quanto già previsto.
La Confesercenti ha tratto le stesse conclusioni, tonando a ribadire che l’incremento dell’imposta è stato «un errore».
Particolarmente preoccupati sono stati anche i commenti delle associazioni dei consumatori, il Codacons ha parlato di una «sciagura per le famiglie italiane» mentre Federconsumatori e Adusbef hanno calcolato una perdita di potere d’acquisto per ogni nucleo pari nel 2011 a oltre 1.600 euro.
Inoltre le organizzazioni degli agricoltori, come Cia e Coldiretti, hanno fatto notare come abbiano risentito dell’aumento Iva anche i beni non direttamente coinvolti, dal pane alla verdura.
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