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NAPOLITANO, PRESIDENTE SENZA QUALITÀ

Aprile 28th, 2012 Riccardo Fucile

DEPUTATO PER 10 LEGISLATURE, NON SI ERA MAI ACCORTO CHE C’ERA DEL MARCIO IN DANIMARCA?… CONTRO LA DEGENERAZIONE DEI PARTITI NON HA MAI MOSSO UN DITO, ORA LI INVITA A RITROVARE SLANCIO IDEALE E TENSIONE MORALE: NON E’ CREDIBILE

Ma dove ha vissuto l’onorevole Giorgio Napolitano gli 86 anni della sua lunghissima e inutile esistenza?
Nel Bophuthatswana, nel Botswana, nello Swaziland?
Solo adesso scopre che “bisogna estirpare il marcio in modo che i partiti ritrovino slancio ideale e tensione morale”.
Ma nei partiti, anzi nel Partito comunista, sia pur come decorativa suppellettile, e poi nelle sue successive declinazioni quest’uomo in grigio, senza qualità  (la sua unica qualità  è di non averne alcuna) ha fatto tutta la sua carriera.
È stato deputato per dieci legislature (dal ’53 al ’96), deputato europeo dall’89 al ’92 e ancora nel ’99, presidente della Camera nel ’92 e nel ’94, ministro degli Interni. E non si è
Impegnato in quel che gli viene meglio: firmare leggi porcata
E non si era mai accorto che c’era “del marcio nel regno di Danimarca”?
Contro la cosiddetta degenerazione dei partiti non ha mai emesso un vagito.
Nè negli anni Ottanta quando non c’era appalto senza tangente politica e il voto di scambio era davanti agli occhi di tutti.
Non ha emesso un vagito nemmeno durante le inchieste di Mani Pulite quando ‘il marcio’ emerse in tutta la sua evidenza.
Divenuto improvvidamente presidente della Repubblica, proprio perchè amorfo e inoffensivo per tutti, ha lasciato evoluire a proprio piacere Berlusconi nella sua devastante campagna di delegittimazione della magistratura.
Quello dichiarava “la magistratura è il cancro della democrazia”, un’affermazione eversiva, da galera se fatta da un presidente del Consiglio e lui zitto o si limitava a un’omelia ‘urbi et orbi’, a un omnicomprensivo e comico “non alzare i toni” valido per tutti e quindi per nessuno.
C’è voluto che Angela Merkel (un uomo, finalmente) lo prendesse a spallate perchè si decidesse a cacciare l’energumeno che ci stava portando nel baratro.
Adesso che avverte il rischio che bruci il castello partitocratico nel quale ha vissuto per millanta anni, ben incistato come un topo nel formaggio, si è svegliato dal suo eterno torpore e tuona contro i “demagoghi di turno” uscendo dai binari della sua carica perchè il Movimento di Grillo si presenta alle elezioni e il capo dello Stato ha il dovere costituzionale dell’imparzialità .
Da un uomo del genere (che il 25 aprile ci ha ammorbato con la solita retorica sulla Resistenza cui, pur avendone l’età , non ha partecipato) non accettiamo lezioni, nè politiche nè morali.
Se la politica è quella praticata da Giorgio Napolitano e da tutti gli altri esponenti di un regime paludato, paludato da democrazia mentre democrazia non è, noi abbiamo tutto il diritto di fare dell”antipolitica’ che è la demonizzazione di turno perchè nulla cambi e noi si resti gli eterni docili e imbecilli sudditi che siamo stati fino a ora.
Ma la crisi economica, di cui l’intera classe politica, col suo malaffare e con la sua miopia, è responsabile, ha aperto gli occhi anche ai ciechi.
E, come si dice nei bar (luoghi da non sottovalutare), potrebbe essere venuto il tempo delle mazze da baseball. Altro che Grillo.
L’ex comico replicando a Napolitano lo ha definito “una salma”. Ma si sbaglia.
Una salma deve aver avuto, per definizione, una vita. Giorgio Napolitano non ha mai vissuto o, per essere più precisi, è nato vecchio, “nu guaglione fatt’a vecchio” come scrisse di lui, impietosamente, Luigi Compagnone o “un coniglio bianco in campo bianco” come ha detto qualcun altro.
È stato anche grazie ai conigli, di ogni genere, che l’energumeno, sicuramente dotato di una maggior vitalità  sia pur volta al malaffare, ha potuto impazzare per vent’anni.
Ma adesso ne abbiamo abbastanza.
Degli energumeni, ma anche dei conigli.

Massimo Fini blog

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BELSITO PREPARAVA DOSSIER SU MOLTI LEGHISTI: E’ CACCIA A UN CONTO SEGRETO MILIONARIO IN SVIZZERA DELLA LEGA

Aprile 28th, 2012 Riccardo Fucile

L’EX TESORIERE VOLEVA INDAGINI SU MOLTI ESPONENTI DEL CARROCCIO, ANCHE TRA I FEDELISSIMI DI BOSSI, COME REGUZZONI…IN AZIONE ANCHE TALPE NELLE BANCHE DATI PER CONOSCERE REDDITI E PROPRIETA’… LICENZIATI ENTRAMBI GLI AUTISTI DI RENZO BOSSI

Non solo Maroni. Nel mirino degli investigatori privati ingaggiati dall’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito c’erano anche altri esponenti del Carroccio: dossier illegali che l’ex amministratore delle casse del partito, indagato per riciclaggio e appropriazione indebita, custodiva nei suoi computer.
Li hanno trovati gli uomini della Dia, come scrivono La Stampa e il Corriere della Sera, e ora saranno analizzati.
Gli inquirenti hanno trovato fotografie, documenti riservati, informazioni segrete.
Ma i magistrati, in particolare quelli di Reggio Calabria, stanno seguendo il filone aurifero dei soldi: in particolare la traccia che dovrebbe portarli in Svizzera, dove cercano un conto cifrato che Belsito ha, secondo le accuse, utilizzato per alcuni investimenti e che potrebbero definire meglio i contorni dei rapporti dell’ex tesoriere della Lega Nord con le non poche figure vicine alla ‘ndrangheta di questa vicenda.
Belsito è stato sentito dai magistrati ai quali ha confermato che aveva informato di tutti gli investimenti della Lega lo stesso Bossi, a sorpresa è stato ascoltato anche il capogruppo al Senato Federico Bricolo, mentre il senatore Piergiorgio Stiffoni (la cui firma è stata trovata sugli ordini d’acquisto per i diamanti) si è autosospeso da amministratore del gruppo parlamentare e dal partito.
Dopo che si è saputo del licenziamento uno degli autisti di Renzo Bossi, Oscar Morando, ieri si è avuta notizia anche dell’allontanamento da parte del Carroccio dell’altro autista del Trota, Alessandro Marmello, protagonista dei video pubblicati da Oggi in cui ostentava il passaggio di denaro della Lega a Bossi Jr (per questo è stato querelato dal figlio del leader della Lega). La motivazione è la stessa: è venuto meno il rapporto di fiducia.
Il legale di Marmello Franz Sarno ha annunciato che impugnerà  il licenziamento davanti all’autorità  giudiziaria “perchè si basa su motivi pretestuosi e infondati”.
I dossier di Belsito, dunque. Secondo le prime verifiche della Dia di Reggio Calabria nella lista delle persone fatte “indagare” privatamente e probabilmente anche pedinare da Belsito non c’erano solo Roberto Maroni e i “Barbari sognanti”: scatenatissimi dopo che a gennaio il Secolo XIX rivelò degli investimenti milionari in Tanzania e a Cipro, erano “pericolosi perchè potevano destabilizzare la struttura della Lega e soprattutto portare alla rimozione del tesoriere dal suo posto.
Ma c’erano anche l’ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni (considerato componente del “cerchio magico” intorno a Umberto Bossi) e il segretario della Lega Lombarda, anche lui deputato, Giancarlo Giorgetti.
Secondo il sostituto della Dia reggina Giuseppe Lombardo sarebbe stato lo stesso gruppo criminale che gravitava intorno a Belsito a procurare informazioni e materiale sugli avversari politici da tenere “sotto controllo”.
Banche dati, Agenzia delle Entrate, catasto, Camera di Commercio: tutto era utile per spiare gli altri leghisti, dai redditi alle proprietà  immobiliari fino alle partecipazioni in aziende.
Nei computer di Belsito sono state trovate anche decine di fotografie dei “pedinati”.
Le carte segrete di Fincantieri.
Ma c’è di più: gli esperti informatici della Direzione antimafia e della Polizia postale hanno trovato atti che riguardano appalti esteri ottenuti da Finmeccanica e Fincantieri, l’azienda di costruzioni navali di cui Belsito è stato anche vicepresidente.
Carte che in teoria sono coperte dal segreto e che rivelano il procacciamento di informazioni preziose come i costi di gestione, i nomi dei mediatori scelti per le trattative, i manager impegnati, gli eventuali collegamenti di questi ultimi con uomini politici, le autorità  straniere coinvolte negli affari.
Dati “sensibili” che in alcune circostanze potrebbero essere addirittura coperti dal segreto di Stato visto che queste aziende si occupano di armamenti e di altre sofisticate apparecchiature impiegate nei sistemi di difesa.
Il sospetto di chi indaga è che Belsito abbia potuto contare anche su “talpe” interne alle aziende disposte a fornirgli materiale riservato.
L’ex tesoriere si è servito di un investigatore privato, come già  emerso nelle scorse settimane. I contatti intercettati rivelano anche la collaborazione di un appartenente alle forze dell’ordine che poteva consultare gli archivi di polizia e degli uffici giudiziari e sul ruolo di questa persona sono state disposte ulteriori verifiche.
Emerge con sempre maggiore chiarezza che il personaggio chiave nella questione Belsito è l’ammiraglio, come viene chiamato, cioè il procacciatore d’affari genovese Romolo Girardelli. Quest’ultimo non ha girato intorno ai cassieri della Lega solo da quando c’è Belsito, ma già  da prima, quando la cassa era gestita dal predecessore Maurizio Balocchi.
Girardelli è stato il ponte grazie al quale Belsito ha conosciuto l’avvocato calabrese Bruno Mafrici, con studio in via Durini a Milano, dove il socio più importante è Pasquale Guaglianone, condannato con sentenza definitiva per aver fatto da cassiere ai Nuclei Armati Rivoluzionari, il gruppo terroristico neofascista della fine degli anni Settanta.
Nello studio di via Durini Belsito aveva pure una stanza, secondo la testimonianza di una segretaria della Lega.
Qui si apre una parentesi: entrambi, secondo le prime verifiche, risultano aver avuto rapporti con il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti.
Quest’ultimo aveva ironizzato: “E’ reato tifare Reggina?”.
Ma dall’inchiesta emerge che proprio la sera di quella partita della squadra calabrese Scopelliti, a casa di Mafrici, si appartò con Guaglianone per discutere di affari.
Mafrici è stato sentito la scorsa settimana dai magistrati calabresi e l’impressione è che abbia scaricato Belsito: “Mi chiese di poter investire soldi all’estero e io gli misi a disposizione almeno dieci faccendieri di mia fiducia che avrebbero potuto aiutarlo ad operare in Svizzera, in particolare a Lugano».
Tra i documenti già  acquisiti ci sono tracce che fanno ipotizzare passaggi di denaro per un totale di almeno 50 milioni di euro.
Soldi della Lega, ma non solo. Il sospetto è che quello stesso deposito cifrato possa essere stato utilizzato da tesoriere del Carroccio e dalla ‘ndrangheta.
Nei prossimi giorni la Procura di Reggio Calabria inoltrerà  una richiesta di rogatoria alle autorità  svizzere per chiedere di interrogare i mediatori indicati da Mafrici e visionare la documentazione bancaria.
Altra questione tocca la banca Arner, famosa perchè qui hanno un conto Silvio Berlusconi, Cesare Previti, l’altro uomo Fininvest Salvatore Sciascia.
Il direttore di Arner viene convocato da Belsito in via Durini e il dirigente bancario ci va.
La fretta di Belsito è legata al rientro dei 7 milioni che hanno fatto il giro dell’oca in Tanzania e a Cipro: i giornali hanno scoperto l’operazione e quindi serve che quei capitali rientrino il prima possibile.
Ma non è facile e Stefano Bonet, l’imprenditore veneto indagato insieme a Belsito per riciclaggio, gli consiglia la Arner.
Belsito e il direttore della Arner parlano, cercano l’accordo, ma poi tutto salta: arrivano le perquisizioni che rivoltano tutto e la Lega finisce nella bufera.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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“RENZO BOSSI CON SIRENA E PALETTA A BRESCIA PER I MASSAGGI”: LA DENUNCIA DEL SUO AUTISTA

Aprile 28th, 2012 Riccardo Fucile

IL FIGLIO DEL SENATUR ANCORA NELLA BUFERA….”OGNI DUE GIORNI 1.000 O 2.000 EURO USATI PER LE SUE SERATE, MACCHINE E VIAGGI”

Vabbè, ormai lo sanno tutti che il Trota è un dandy, un viveur, un corteggiatore brillante, uno che se anche non è particolarmente bello, con le donne ci sa fare.
Che abbia una passione per le auto di lusso e le cene con gli amici, poi, è stato scritto dappertutto, lo dicono anche le sue pupe che scorrazzano in tivù.
Quella dei videogiochi, dei massaggi e delle sirene a manetta, però, è roba nuova.
A Tgcom 24 il suo autista, anzi ex autista, in quanto appena licenziato da mamma Manuela Marrone, Oscar Morando, ha spifferato che Bossi jr «spendeva quattrini per comprare giochi e accessori per la sua consolle Xbox e andare a farsi massaggiare nelle beauty farm di Brescia».
«il mio compito era incentivarlo a fare il suo lavoro, a seguire il territorio di Brescia -continua Morando- . Però lui era molto più concentrato a fare le sue serate, a trattare la scorta come un giocattolo, a andare in giro con sirena e paletta per andare dal dentista o per andare a farsi qualche massaggio a Brescia».
Il Trota era pure un ladruncolo: «Dalla sede (della Lega, ndr) ogni giorno o due ritiravo mille o duemila euro per la benzina o l’hotel, nel caso dovessi pernottare fuori casa al termine di qualche conferenza. I soldi però sparivano, li usava il Trota per le sue serate, la sua macchina e i suoi viaggi».
Certo, magari Morando è in collera per il licenziamento e gonfia la storia, ma sulla testa di Renzo è appena cascata un’altra tegola.
L’ennesima.

(da “Il Corriere della Sera”)

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ASSALTO A GREEN HILL, ANIMALISTI LIBERANO I BEAGLE DESTINATI ALLA VIVISEZIONE

Aprile 28th, 2012 Riccardo Fucile

UN MIGLIAIO A MONTICHIARI PER LA MANIFESTAZIONE: IRRUZIONE NELL’ALLEVAMENTO, SALVATI DECINE DI CANI DALLA VIVISEZIONE… LA DIGOS FERMA 12 ATTIVISTI ACCUSATI DI FURTO E RAPINA, NEANCHE FOSSERO PERICOLOSI BLACK BLOC

Alla fine ce l’hanno fatta.
Decine di beagle rinchiusi a Green Hill sono stati liberati. Intorno alle 16.15 un gruppetto di manifestanti ha prima scagliato sassi contro il canile che alleva 2500 beagle destinati alla vivisezione e poi ha scavalcato la recinzione per raggiungere le gabbie dove sono rinchiusi gli animali.
Polizia, Carabinieri e vigili sono subito intervenuti bloccando altri attivisti che tentavano di entrare nell’allevamento.
Ma ormai altri loro compagni, dall’interno della struttura hanno aperto i cancelli e divelto il filo spinato.
Quando gli animalisti sono apparsi al recinto con i cucciolotti stretti tra le braccia la gioia dei manifestanti è scoppiata in urla e applausi.
Almeno una cinquantina i cuccioli liberati (ma anche qualche esemplare adulto) passati di mano in mano Irruzione nell’allevamento-lager al di là  della recinzione.
Poi il fuggi fuggi generale, con gli attivisti che hanno raggiunto i loro pullman, nascondendo i cagnolini, chi nella borsa, chi sotto gli indumenti.
La polizia ha fermato per accertamenti 12 persone, trattenute prima nel comando dei vigili di Montichiari e poi trasferite nella stazione dei carabinieri di Desenzano.
Nei loro confronti si profilano accuse di furto, violazione di domicilio, danneggiamento e addirittura di rapina.
Più di quanto venne contestato alla teppaglia che mise a ferro e fuoco Genova durante il G8 di oltre dieci anni fa.
La marcia di un migliaio di animalisti radunatisi a Montichiari per chiedere la definitiva chiusura di Green Hill è iniziata dopo le 15.
Gli attivisti di «Fermare Green Hill» e Occupy Green Hill sono arrivati da mezza Italia in pullman.
Sono partiti da Milano, Roma, Bologna, Genova, Torino, Bolzano, Rieti, Pisa. E con slogan inequivocabili e la fascia nera al braccio sono partiti dal piazzale del palazzetto dello Sport.
Direzione: «l’allevamento-lager» che nutre 2500 beagle l’anno da destinare alla vivisezione. Il 28 aprile non è una data a caso, ma la «Giornata mondiale per gli animali nei laboratori».
Per questo un migliaio di attivisti ha deciso di ritrovarsi per la quinta volta, in meno di un anno, nella cittadina della Bassa bresciana.
Già  nei comunicati e nel tamtam sui social network si intuiva che l’obiettivo della giornata era chiaro: liberare un gran numero di cani.
L’inizio del corteo è tranquillo. Ma avvicinatisi al Municipio, intorno alle 15.30, partono gli slogan contro il sindaco Elena Zanola e il Comune («Montichiari vergogna d’Italia!»).
Poi tutti verso il colle San Zeno, dove si trova la «fabbrica della morte», con le forze dell’ordine che tengono a debita distanza i manifestanti.
Ma gli attivisti dribblano il cordone di venti poliziotti per arrivare all’allevamento attraverso i campi.
Qui partono gli slogan diretti alla multinazionale controllata dalla Marshall: «Assassini», «Basta sperimentazione», «Liberate i beagle».
Lanciano qualche sasso, poi una dozzina di manifestanti scavalca la recinzione, altri ragazzi si accalcano al cancello.
Le forze dell’ordine non riescono a tenere sotto controllo la situazione.
E dopo pochi minuti iniziano ad uscire dall’allevamento attivisti con i cuccioli in mano. Dodici di loro verranno però individuati e fermati dalle forze dell’ordine.
L’azione dei manifestanti è un chiaro messaggio alla politica regionale e al Parlamento, affinchè acceleri l’approvazione della legge che vieta l’allevamento in Italia di cani, gatti e primati destinati alla vivisezione.
«Siamo in un momento particolarmente delicato della nostra battaglia – spiega Giancarlo Paderno, di Occupy Green Hill – perchè se siamo ad un passo dall’approvazione di una legge che vieti l’allevamento di animali domestici (cani, gatti) destinati alla vivisezione, dall’altra dobbiamo fare i conti con diverse resistenze».

(da “Il Corriere della Sera“)

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SECOLO XIX: “CASA DI RIXI A SESTRI ,ORA FINCANTIERI VARA IL PIANO TRASPARENZA”, MA GLISSA SULLA CASA DEL LEGHISTA

Aprile 28th, 2012 Riccardo Fucile

“DESTRA DI POPOLO” ATTACCA: “IL CANDIDATO SINDACO DELLA LEGA HA STIPULATO IL CONTRATTO PROPRIO NEI DUE ANNI IN CUI BELSITO ERA VICEPRESIDENTE DI FINCANTIERI”… “FINCANTIERI QUANDO DEVE TROVARE UN ALLOGGIO SI AFFIDA A UNA IMMOBILIARE O SI RIVOLGE ALLA LEGA?”

Fincantieri scende in campo e difende a spada tratta Edoardo Rixi.
L’azienda, con una nota ufficiale (dalla sede di Trieste n.d.r.), parla di “caccia alle streghe” in riferimento alla casa presa in affitto a Genova proprio dal capogruppo in consiglio regionale della Lega Nord (oggi candidato sindaco).
I toni sono accesi: “L’articolo pubblicato sul “Secolo XIX” si configura come l’ennesimo attacco ingiustificato che trova un terreno fertile in un clima di caccia alle streghe. Fincantieri è come appare e non ha nulla da nascondere”.
Eppure la vicenda riguarda un “affare” da appena 8.400 euro. Il canone annuale che Fincantieri versa a Rixi per poter affidare a suoi dipendemti trasfertisti questi 100 mq a Sestri Ponente, a due passi dal cantiere.
Nulla di illegale, molto probabilmente.
A dirla tutta fa bene un’azienda pubblica a sistemare i suoi trasfertisti   in un appartamento in affitto piuttosto che in un hotel.
Il problema è diverso: è opportuno che Fincantieri prenda un immobile in affitto da un politico (parlamentare per un breve periodo) espressione di un partito (la Lega) che molto ha avuto a che fare nel recente passato con la stessa Fincantieri?
Infatti nessuno dimentica che il Carroccio è arrivato di fatto a considerare “sua” la carica di vicepresidente dell’azienda.
E in quella casella aveva stabilmente piazzato Francesco Belsito, l’ex tesoriere e ed sottosegretario del governo Berlusconi, travolto dal caso dei fondi pubblici della Lega finiti in giro per il mondo nell’affaire Tanzania.
Insomma: non c’erano proprio altre case libere a Sestri?
“Che c’entra, ho mezza famiglia e molti amici a Fincantieri…che significa?” aveva detto Rixi.
Appunto non dovrebbe significare nulla..
Se Fincantieri si fosse rivolta a una agenzia immobiliare ieri non sarebbe stata costretta a precisare un fatto scontato: “L’immobile in questione è concesso in locazione attraverso un regolare contratto registrato, dietro il pagamento di un corrispettivo a valori di mercato”.
E Fincantieri si sarebbe resa disponibile a “fornire al Secolo XIX un elenco degli immobili che l’azienda utilizza per supportare i propri lavoratori in tarsferta in tutta Italia”.
Sì grazie, vale la pena di farlo.
Dalla “caccia alle streghe” si passa alla teoria del complotto di Rixi.
Secondo il candidato sindaco   tutto nasce da un attacco dei suoi nemici interni ed esterni alla Lega.
Ma non risultano siano questi nemici a vivere o ad aver preso in affitto la casa di via Inferiore Cataldi.
Più ostili, invece, sono gli autori del sito “Destra di popolo” che appare molto informato: “Rixi affitta quell’appartamento a Fincantieri da due anni, entrambi coincidenti con il mandato di Belsito. Evidentemente Fincantieri quando deve trovare un alloggio non si rivolge a una agenzia immobiliare, ma alla Lega, chiedendo se qualcuno ha un appartamento da affittare”.
E ancora: “Alla porta di quell’abitazione ci sono tre cognomi – scrive Riccardo Fucile – : chi sono queste persone? A noi risulta che nel recente passato ci sia stato un solo contratto   registrato, un contratto in comodato d’uso gratuito: molto meno dei 700 euro al mese più 250 euro di spese di amministrazione di cui si parla oggi.
Ma, sia per il proprietario che per il precedente inquilino, vale l’antica massima: meglio nascere fortunati che Rixi”

Giovanni Mari
(da “Il Secolo XIX“)

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