“DESTRA DI POPOLO” VI AUGURA BUONE VACANZE: CI RIVEDIAMO LUNEDI’ 20 AGOSTO
Agosto 10th, 2012 Riccardo Fucile……………………
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SE TORNERANNO A PALAZZO CHIGI PD E PDL PRONTI A CAMBIARE LA RIFORMA DEL LAVORO… POSSIBILITA’ DI LASCIARE A 35 ANNI ACCETTANDO UN ASSEGNO MENSILE CALCOLATO COL SISTEMA CONTRIBUTIVO
Fatte le riforme già si pensa alle controriforme?
Ovviamente per Pd e Pdl non si tratta di questo, ma di correggere gli «errori» della riforma delle pensioni e di quella del mercato del lavoro, entrambe firmate dal ministro del Welfare, Elsa Fornero.
Ed entrambe che già si annunciano argomento della campagna elettorale per le elezioni politiche del 2013.
Per cambiare la riforma della previdenza, nel mirino sia del Pd sia del Pdl (per non parlare delle opposizioni), alla Camera qualche giorno fa è già stato compiuto un primo atto.
È passato un ordine del giorno, proposto dall’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano (Pd), che impegna il governo a favorire l’iter parlamentare del testo di riforma della riforma già varato dalla commissione Lavoro.
Si tratta di 5 articoli che unificano le proposte di legge Damiano, Dozzo (Lega) e Paladini (Idv) e che hanno ricevuto anche il voto di Pdl (tranne Giuliano Cazzola), Udc, Fli, Pt (Popolo e territorio).
Nel testo, consegnato ora al parere delle altre commissioni, non solo si propone un ulteriore ampliamento della platea degli «esodati» da salvaguardare, ma si introduce un nuovo canale di pensionamento che riporta in vita la possibilità di lasciare il lavoro a 58 anni.
È vero che si tratta di un canale aggiuntivo e non sostitutivo delle regole previste dalla riforma Fornero, ma di fatto la ammorbidirebbe di molto.
La proposta di legge, passata col voto bipartisan in commissione Lavoro, introduce infatti la sperimentazione fino al 2017 della possibilità di andare in pensione per uomini e donne in una età vantaggiosa: per i lavoratori dipendenti 58 anni (57 le donne) fino a tutto il 2015 e poi 59 (58 le donne) fino alla fine del 2017, purchè si abbiano 35 anni di contributi e ricevendo però un assegno più leggero perchè calcolato tutto col sistema contributivo.
Oggi, dopo la riforma Fornero, per andare in pensione anticipata ci vogliono almeno 42 anni e un mese di contributi (41 e un mese per le donne) e 62 anni di età (sotto scattano le penalizzazioni).
Il testo bipartisan prevede inoltre due allargamenti della platea degli esodati.
Potrebbero andare in pensione con le vecchie regole: 1) i lavoratori coinvolti in accordi di mobilità stipulati entro il 31 dicembre 2012 anche in sede non governativa; 2) le persone autorizzate alla contribuzione volontaria, eliminando i vincoli attuali (aver versato almeno un contributo prima del 4 dicembre 2011 e non aver lavorato dopo l’autorizzazione).
Inoltre, la maturazione del diritto alla pensione entro 24 mesi dalla fine della mobilità avverrebbe senza tener conto dell’adeguamento alla speranza di vita, spiega Damiano.
L’ultimo articolo prevede la spesa per finanziare queste novità e le relative coperture. Servirebbero 5 miliardi di euro fino al 2019 (che si sommerebbero ai 14 miliardi già stanziati dal governo per salvaguardare 120 mila esodati).
Il testo propone di reperirli aumentando il prelievo fiscale su giochi pubblici online e lotterie istantanee, ferma restando la clausola di salvaguardia già prevista dalla legge, che potrebbe far aumentare i contributi sulle imprese.
Che la riforma delle pensioni vada «aggiustata, innanzitutto per risolvere il problema degli esodati e per introdurre degli spazi di flessibilità sul pensionamento», lo ha ribadito ieri in una conversazione con il quotidiano Il Foglio anche Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del Pd.
Ma già due mesi fa dal Pdl era arrivato un messaggio ancora più duro. Era stato l’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, a dire che la riforma Fornero, a causa del «repentino passaggio alle nuove regole senza scale o scaloni», aveva reso il sistema previdenziale italiano «insostenibile sul piano sociale».
È necessario, concludeva Sacconi, reintrodurre una «transizione che gradualmente conduca alle età più elevate in termini di maggiore flessibilità ».
E lo stesso Cazzola, esperto di pensioni del Pdl, spiega che non ha appoggiato il testo di legge bipartisan della Camera perchè «non è il caso di riaprire la questione degli esodati», ma che condivide l’idea di un canale di pensionamento anticipato, sia pure penalizzato dal calcolo contributivo.
Anzi rivendica: «Quella proposta l’avevo presentata io».
Sull’altra grande riforma Fornero, quella del mercato del lavoro, sia il Pd sia il Pdl sono pronti, se torneranno al governo, a rimetterci le mani.
Ma, a differenza che sulle pensioni, con intenti opposti.
Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha confermato ieri in un’intervista al Sole 24 Ore l’intenzione di intervenire.
È chiaro poi che un governo che dovesse avere anche il sostegno di Sel (Nichi Vendola) probabilmente subirebbe la pressione per ripristinare l’articolo 18 (tutela dai licenziamenti) e comunque per restringere l’area dei contratti precari. A
l contrario, un governo di centrodestra potrebbe tornare sulla riforma del mercato del lavoro per aumentare la flessibilità .
Enrico Marro
(da “Il Corriere della Sera”)
“CON LA CONDANNA CHE HO A 4 ANNI SE VADO IN CARCERE AVRO’ PRANZO E CENA”
C’aggia fa? C’aggia fa… ”
Da quando parla napoletano, l’onorevole Grassano da Alessandria?
A Roma ho dovuto imparare anche le lingue.
Come si trova nella Capitale?
Benissimo, finchè mi tengono ci sto. Ancora qualche mese, è certo. Poi potrei fare l’eremita.
Col suo stipendio?
Guardi, guadagno 4800 euro e ne pago 4000 alla mia ex moglie. Non mi rimane niente. La diaria. Devo essere sempre presente in Parlamento. Se non lavoro non mangio.
La sua impresa?
Tutti i miei beni sono bloccati. Conti correnti, alloggi, terreni edificabili, tutto sotto sequestro cautelativo. In attesa della sentenza d’appello per truffa aggravata ai danni dello Stato. Sono innocente, mi hanno incastrato. È colpa dei giudici. E dei giornalisti.
Questa l’abbiamo già sentita.
Mi hanno dato quattro anni quando il massimo della pena è cinque. Non ho rubato nulla. Ma se avessi una pistola forse me ne darebbero venti a ragione…
È davvero disperato.
Sono stato dipinto come il mostro di Alessandria, e anche se verrò assolto non mi toglierò questo marchio.
È la paura del carcere?
Io non ho paura del carcere. Vorrà dire che se mi ci mettono non avrò più il problema di mettere insieme il pranzo con la cena.
Ha bisogno di una ricandidatura. Leghista, poi Responsabile . Ora?
Sono vicino al Pdl.
Cosa le hanno promesso?
Io non chiedo niente, sono nelle mani del Signore.
Parla con Berlusconi?
Non lo disturbo, sta lavorando a un progetto.
Non l’ha chiamato?
No, ma abbiamo rapporti cordiali, da quella fiducia del 14 dicembre.
Quando gli mostrò tutta la sua fedeltà …
Sono nato e morirò nel centrodestra.
Almeno con Alfano ha parlato?
Non ho avuto questo onore.
Allora con chi ha rapporti nel Pdl?
Con Rosso, con Crosetto….
Ma non è che lei è uno degli amici a cui Crosetto ha fatto un prestito?
No, perchè, ne fa?
L’ha raccontato al Fatto Quotidiano: aiuta chi è in difficoltà , e non vuole niente indietro.
Allora lo vado a cercare subito. Ma un giorno spero di restituirli, o a lui o in beneficenza.
Tutta colpa della sua ex moglie?
No, tutta colpa mia. Sono discolo… le donne sono un vizio che non riesco a togliermi.
A Roma soffre di solitudine?
No, preferisco vivere da solo. Non sono come quelli del Pd che predicano l’amore libero. Che poi era l’unica cosa che mi piaceva dei comunisti.
Chi sono i suoi amici?
Mi trovo bene con Mario Pepe.
I leghisti?
Nessuno mi ha sostenuto quando ho avuto bisogno, mi hanno lasciato solo.
Del tesoriere Belsito cosa pensa?
Un compagno che ha sbagliato.
E di Maroni?
Ah faccio gli auguri ai leghisti. Io nel’94 c’ero e gliel’avevo detto a Bossi: non te lo riprendere.
Quindi se si votasse nei collegi non avrebbe più neanche un sostenitore.
I collegi? Ci si mettono i bambini cattivi nei collegi.
Lei non lo è? È cattolico?
Sì e mi chiedo se lo sia anche Casini che vuole allearsi con i comunisti.
Meglio Fini?
Per carità , può anche farsi un partito su misura, ma chi lo rielegge?
C’è un politico che stima?
Ha una domanda di riserva?
Ma lei lo sa che non sarà ricandidato. . .
Resto nelle mani del Signore. Intanto mi sono portato avanti diventando amico del presidente della Caritas di Alessandria, così avrò un posto dove mangiare e dormire in caso di bisogno. Un esodato illustre. Me la dovrò cavare da solo, come ho sempre fatto.
Caterina Perniconi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
SECONDO LO STUDIO DELLA CGIA DI MESTRE TRA IL 2008 E IL 2011 AL CALO DEL POTERE D’ACQUISTO E’ COINCISO UN AUMENTO DELLE SPESE DEL 4% E UN CROLLO DEI RISPARMI DEL 26%
Il reddito è tornato ai livelli di 10 anni fa.
La crisi, invece, ha fatto decurtare i risparmi del 26,4% a fronte di un aumento della spesa per i consumi finali (al lordo dell’inflazione) del 4%.
Una fotografia, quella scattata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che non lascia alcun dubbio: le famiglie italiane sono alle corde, spendono sempre meno, cosicchè la situazione economica dei piccoli commercianti e degli artigiani si fa sempre più difficile.
La Cgia ribadisce che gli effetti della crisi sono stati pesantissimi: tra il 2008 ed il 2011 la spesa delle famiglie italiane è aumentata del 4%, attestandosi sui 962,6 miliardi di euro
Per contro, i risparmi hanno subìto una caduta verticale del 26,4%, scendendo a quota 93,5 miliardi di euro, mentre il reddito disponibile è rimasto pressochè uguale (+0,3%).
Male, infine, il risultato emerso dall’andamento del potere d’acquisto che in questo quadriennio è sceso del 3,7%.
L’inflazione, sempre tra il 2008 ed il 2011, ha fatto segnare un +5,2%.
Tra il 2001 e il 2011, invece, la situazione ha visto registrare un aumento della spesa del 30,4%, una contrazione del risparmio del 16,5%, un incremento del reddito del 24,2%, una inflazione del +24% , mentre il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito dello 0,5%.
Col risultato che la disponibilità economica delle famiglie italiane è tornata ai livelli di 10 anni fa.
RISPETTO AGLI ALTRI PAESI ABBIAMO IL PIU’ BASSO LIVELLO DI EFFICIENZA DEL SISTEMA GIUDIZIARIO E SIAMO AGLI ULTIMI POSTI PER LA CAPACITA’ DI RISOLVERE LE CONTROVERSIE TRA IMPRESE
L’Italia risulta tra 26 Paesi europei ed extra-europei `maglia nera’ per livello di corruzione, lungaggini burocratiche e bassa qualità dei servizi pubblici a partire dalle infrastrutture.
Nel confronto internazionale messo a punto dalla Confcommercio, l’Italia nel 2010 è la peggiore per grado di efficienza del sistema giudiziario ed è tra gli stati con la più ampia diffusione di tangenti, superata solo da Slovacchia, Messico e Grecia.
Insomma il rapporto sulle determinanti dell’economia sommersa realizzato dalla Confcommercio dà le prove del cattivo stato di salute del sistema Italia.
Lo studio, infatti, va ad analizzare tutti gli aspetti che influenzano l’evasione fiscale, risultato di molti fattori, dalla percezione dei cittadini sull’azione dello stato alla difficoltà di far fronte agli obblighi fiscali.
Tra i Paesi dell’Unione europea – a cui vengono aggiunti nazioni come Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia -, l’Italia è ultima, per efficienza giudiziaria, che comprende il livello di corruzione, la complessità burocratica, i tempi di attesa per la soluzione di controversie. In particolare si distingue in fatto di `mazzette’, superata solo da 3 Paesi su 26 e lasciandosi indietro tutti i Paesi più industrializzati.
In base ai dati del World economic forum e della Banca mondiale la Confcommercio rileva che «negli ultimi 10 anni il tempo di attesa per una sentenza di fallimento o di insolvenza è quasi raddoppiato passando da 1 a quasi 2 anni».
Siamo in coda alle classifiche anche per quanto riguarda le pratiche amministrative: per l’adempimento degli obblighi fiscali occorre un numero di ore quasi 5 volte superiore a quello del Lussemburgo.
Il paragone con gli altri stati delude anche su altri fronti: secondo il rapporto la qualità -quantità dell’output pubblico in Italia è tra i peggiori, ricoprendo il terzultimo posto nella graduatoria dei 26 paesi presi in considerazione e addirittura chiudiamo la graduatoria sulla qualità complessiva delle infrastrutture.
Anche l’istruzione non viene giudicata del tutto positivamente: ad una percezione abbastanza buona della scuola primaria fa riscontro una minore performance del sistema educativo superiore.
L’unico settore a cavarsela è la sanità , con l’Italia che compare tra i Paesi più virtuosi.
Il rapporto della Confcommercio ha suscitato le preoccupazioni delle associazioni dei consumatori, come il Codacons.
Mentre una conferma del peso della burocrazia arriva dalla Coldiretti, secondo cui nell’agricoltura la «pletora di adempimenti quotidiani» toglie all’attività d’impresa 100 giorni l’anno’»
L’INDIA E’ IN ASSOLUTO IL PAESE PEGGIORE… AI PRIMI POSTI CANADA, GERMANIA, GRAN BRETAGNA… L’ITALIA E’ IN OTTAVA POSIZIONE
Oppressione e sfruttamento da una parte. Partecipazione ed emancipazione dall’altra. Sono le opposte condizioni in cui vivono le donne dei 19 Paesi più industrializzati del pianeta.
A denunciare l’incredibile asimmetria è un sondaggio d’opinione globale eseguito dall’americana Trust Law: se al genere femminile di Canada, Germania o Gran Bretagna non mancano opportunità , sicurezza e salute, lo stesso non si può dire per nazioni come Indonesia, Arabia Saudita e soprattutto India.
Dove infanticidio, matrimoni in tenera età e schiavitù mantengono in una “era oscura” la maggior parte delle donne.
L’ultimo eclatante episodio di misoginia indiana? Per ben 40 minuti 12 uomini hanno picchiato, spogliato e seviziato per strada una ragazza adolescente.
Ma il video dell’accaduto, diffuso in Rete, ha creato ondate di sdegno anche in quella che, pur amando definirsi “la più grande democrazia del mondo”, spesso chiude gli occhi davanti a questo tipo di episodi.
Sei una donna che vive in un Paese del G20?
Meglio per te se ti trovi in Canada. È proprio lì, infatti, che secondo i 370 esperti di differenze di genere interpellati in tutto il mondo le donne possono vivere nelle migliori condizioni.
Seguono Germania, Gran Bretagna, Australia e Francia: nazioni in cui, rivela Trust Law, sicurezza dalle violenze, pari opportunità , partecipazione alla vita politica e libero accesso ai servizi sanitari contribuiscono a rendere più dignitosa la vita per le persone di sesso femminile.
Un problema, quello dei servizi sanitari e sociali di base, che insieme ai diritti sulla procreazione relega i civili Usa al sesto posto.
E l’Italia? Preceduta dal Giappone e seguita dall’Argentina, si piazza solamente in ottava posizione: ultimo Paese del G8 per le pari opportunità .
Ma c’è chi sta molto peggio delle italiane: sono le donne di Messico, Sud Africa, Indonesia e soprattutto Arabia Saudita, dove il suffragio universale è giunto solamente un anno fa.
E dove alle donne, anche con un elevato livello di istruzione, è ancora proibito guidare un’auto.
Il peggior Paese del G20 per il gentil sesso è però l’India: “Donne e ragazze continuano a essere vendute come fossero beni mobili, fatte sposare a 10 anni o bruciate vive in seguito a controversie sulle doti, mentre molte bambine vengono sfruttate come schiave domestiche”, ricorda l’intervistato Gulshun Rehman, consulente di Save the Children UK.
“E questo nonostante una legge del 2005 vieti tutte le forme di violenza contro le donne”.
Per le donne indiane la vita non è affatto facile, a meno che non godano di particolari e rari privilegi.
Gli stupri e i sequestri sono migliaia ogni anno, e le leggi servono a ben poco, se come successo lo scorso mese a Guwahati, nel nord-est del Paese, in una strada trafficata nessuno ha mosso un dito, alle 21:30, quando ben 12 uomini hanno picchiato, spogliato e spento sigarette sul corpo di una ragazza sedicenne, rea di avere partecipato a una festa in discoteca ed avere addirittura bevuto un drink.
Un episodio troppo increscioso per la stessa opinione pubblica indiana, che però non è passato sotto silenzio solo per la diffusione di un video caricato su Youtube.
Ora sono sotto accusa non solo la polizia, intervenuta dopo più di mezz’ora (nonostante la stazione fosse a 2 km dall’accaduto) arrestando solo tre degli aggressori, ma l’intera “società maschilista” indiana.
“Tutti questi molestatori dovrebbero essere castrati in pubblico e impiccati pubblicamente senza vestiti”, hanno affermato alla stampa indiana alcuni spettatori della versione integrale del video.
Ma più che in punizioni esemplari, per gli analisti la soluzione del problema sta nella percezione del nuovo ruolo delle donne in società che, ormai industrializzate, stanno cambiando molto rapidamente.
In tutto il mondo, infatti, la responsabilità della completa emancipazione femminile è anche degli uomini, e nella loro capacità di cambiare vedute ed abitudini.
“Le donne sono diventate più simili agli uomini”, scrive il giornalista Fred Pearce nel libro “Il pianeta del futuro”: “Ora tocca agli uomini diventare più simili alle donne”.
Andrea Bertaglio
A CASTELMASSA, IN PROVINCIA DI ROVIGO, PER IL CONTRATTO PART TIME NON SI E’ PRESENTATO NESSUNO….IL SINDACO: “PREFERISCONO ASSEGNO DI DISOCCUPAZIONE”
Mille euro al mese per lavorare 24 ore a settimana devono essere sembrati troppo pochi.
Meglio “continuare ad usufruire dell’assegno di disoccupazione”.
Secondo il sindaco di Castelmassa, in provincia di Rovigo, deve essere stata questa la motivazione che ha spinto i possibili candidati a lasciare il ruolo vacante.
Boschini ha spiegato che era stato indetto un regolare bando di concorso al quale hanno partecipato solo sei persone.
La selezione riguardava due posti: agente di polizia municipale con scadenza contrattuale al 31 dicembre 2012 e full time; agente di polizia municipale a tempo determinato con orario di lavoro a tempo parziale, articolato su sei giorni lavorativi e con scadenza contrattuale al 30 settembre 2012.
“Cinque delle persone che si sono iscritte al bando sono state ammesse, la sesta è stata esclusa per questioni di inidoneità – ha rilevato Boschini -. Il vincitore, arrivato primo nella graduatoria, è già al lavoro e ben inserito nel ruolo full time. Per quanto riguarda la seconda posizione ancora nessuno si è fatto vivo”.
“Sembra strano – aggiunge – che in tempi di crisi come questo solo sei persone si impegnino a partecipare ad un concorso e resti addirittura un posto di lavoro scoperto”.
CARA UNIVERSITA’: A MEDICINA E ARCHITETTURA CRESCONO I CORSI AD ACCESSO LIMITATO
Altro che vacanze. Per migliaia di neodiplomati o neo mini-laureati sono iniziati i conti alla rovescia (e i conti in tasca) per i test di ammissione ai corsi di laurea a numero chiuso.
Che sono sempre di più: su 4.690 corsi di laurea esistenti, sono 1.590, cioè il 33,9%, con costi per la preparazione che vanno da poche centinaia di euro a qualche migliaio.
IL NUMERO CHIUSO
Ormai un terzo dei corsi (sia per laurea triennale che magistrale) è a numero chiuso o programmato, e quindi richiede, per l’iscrizione, il superamento di una prova.
Oltre ai 708 corsi di laurea in Medicina, Veterinaria e Architettura, per i quali ogni anno il ministero dell’Istruzione decide il numero di posti disponibili, ci sono infatti gli 882 scelti liberamente dai singoli atenei che sono costretti a limitare il numero di accessi per offrire una didattica dignitosa: il 18,8% del totale, un trend che si conferma in crescita rispetto al 17,7% dell’anno scorso.
Basti pensare che ci sono atenei, come quelli di Catania e Palermo, dove tutti i corsi sono ormai ad accesso limitato.
E allora scatta la corsa al quiz.
MEDICINA
L’anno scorso per un totale di 9.690 posti disponibili a Medicina e chirurgia, si sono presentati in 84.422, una media di 8,7 candidati a posto, con i picchi di Siena (13,5), Sassari (12,4), Salerno (10,9).
Quest’anno ci sono poco più di diecimila posti a disposizione, e gli atenei sono già pronti alla ressa, anche se la possibilità di ambire a più università nell’ambito della Regione, come stabilito dal ministro all’Istruzione Francesco Profumo, dà qualche chance in più.
Stessa storia per Veterinaria, dove a fronte di 958 posti a disposizione (quest’anno ce ne sono anche meno, 918) si sono presentati nel 2011 ai test 7.305 aspiranti, 7,6 per ogni disponibilità . Non fa eccezione Architettura, oltre 23 mila candidati per 8.760 posti (quest’anno sono 8.720).
TEST –
Ed è facile immaginare che saranno più che ambiti anche gli oltre 149 mila posti sparsi negli atenei per i corsi più disparati, da Scienze della comunicazione a Ingegneria, fiore all’occhiello del Politecnico di Milano, dove l’anno scorso c’erano 7.792 aspiranti ingegneri a fronte di 5.469 disponibilità , +9% rispetto all’anno precedente: «Noi crediamo tantissimo ai test di ammissione – spiega il rettore Giovanni Azzone -. Ma diamo la possibilità ai ragazzi di farli già dal terzo e quarto anno di liceo. Possono tentarlo anche più volte: il nostro obiettivo è motivarli, e infatti i test anticipati costano 30 euro invece dei 50 di settembre, e per la preparazione mettiamo a disposizione un volume scaricabile online».
I COSTI
Già , i costi, l’altro capitolo spinoso: perchè partecipare alla sfida a suon di crocette non è gratuito.
A Padova il test costa 27 euro, a Roma Tre 25, a Catania 40, ma in moltissime facoltà , dalla Sapienza di Roma alla Statale di Milano, si aggira sui 50 euro, e ci sono anche atenei più cari, come Bologna (60 euro), Napoli (70 euro), Pavia (dai 75 ai 100 euro) fino ai 110 euro della Luiss di Roma.
Considerando che ciascuno studente tenta di solito più prove, la cifra lievita.
E poi c’è tutto il business della preparazione ai quiz: i manuali possono costare fino a 115 euro, ma i corsi più raffinati vanno dai 400 euro (per una full immersion di pochi giorni a fine agosto) agli oltre 4.000 euro, per corsi più lunghi che durano qualche mese oppure prevedono soggiorni vacanza abbinati a sessioni di studio.
ATENEI
È uno dei motivi per cui l’Unione degli universitari attacca a testa bassa i test: «Lo sbarramento con i test di ingresso universitari sta sempre più diventando un vero e proprio ostacolo sociale per l’accesso alla massima istruzione – dice il presidente Michele Orezzi – e invece di abbattere le barriere costruiamo ostacoli sempre più alti». Una posizione non condivisa da Luigi Frati, rettore della Sapienza di Roma: «Se siamo in Europa, dobbiamo rimanerci: se ci sono le quote latte, ci sono anche le quote medici, dobbiamo essere pragmatici».
Come ci si allena al meglio, allora, senza spendere cifre strabilianti?
«Con la clessidra da un minuto, che aiuta a calcolare i tempi, oppure con il Sudoku, che sviluppa la logica», suggerisce Pierluigi Celli, direttore generale della Luiss. «Perchè sa qual è il vero problema? Che noi italiani siamo troppo emotivi».
Valentina Santarpia
(da “Il Corriere della Sera”)
L’INDUSTRIA DELLE VACANZE: LA CRISI SI FA SENTIRE MA NON TAGLIA LE TARIFFE DEGLI ALBERGHI ITALIANI… DA NOI SI PARTE DA 64 EURO CONTRO I 36 DELLA GRECIA E I 29 EURO DELLA SPAGNA
L’ unica è non cadere nella trappola degli estremismi, che oscilla dalla disperata visione di «spiagge deserte» alle battutine per ristoranti e voli aerei «tutto esaurito».
Meglio orientarsi tra le valutazioni degli esperti del settore e del marketing. Senza tralasciare i numeri – non tanto positivi in quest’estate dilaniata dall’ansia per lo spread alle stelle – che vanno però contestualizzati.
Turismo in difficoltà nel nostro Paese, ma anche nelle vicine Spagna e Grecia da sempre meta ambita per le ferie estive e che invece ora si ritrovano a fare i conti con la tendenza al risparmio. Eppure da un confronto delle tariffe fatto direttamente sul campo emerge che il prezzo italiano non sente la crisi. In Italia una notte in hotel parte da 64 euro contro i 36 della Grecia e i 29 della Spagna. Intanto la vacanza diventa sempre più corta e last minute.
E diversi sono anche i protagonisti principali: sempre meno tedeschi e americani, sempre più russi.
Per la Federalberghi 6 italiani su 10 resteranno a casa e le partenze sono crollate del 29,5% rispetto al 2011.
Se l’anno scorso erano pronti a settimane di mare e montagna 21,9 milioni di connazionali, questo agosto lasceranno la propria casa solo in 15,4 milioni.
Il giro d’affari complessivo dell’estate è sotto del 22%.
Dopo le contrazioni di giugno (-21,5%) e di luglio (-13%), non ci si aspetta un settembre migliore (- 27,7%).
La Calabria è la meta preferita degli italiani, seguono Veneto, Sicilia, Sardegna e Puglia.
Il 68% sceglierà il mare, il 15,6% la montagna e il 4,2% le località termali e del benessere. Spesa media stimata per le ferie: 741 euro (contro i 776 del 2011).
La concentrazione più alta si registrerà la prossima settimana, a ridosso di ferragosto. Non solo nel nostro Paese.
In Grecia, dopo il calo di arrivi registrato nei mesi scorsi c’è una ripresa. «L’emergenza della crisi, rispetto alla scorsa primavera, è superata osserva Michele Terzibassis, direttore in Italia dell’Ente nazionale ellenico per il turismo -.
Anche perchè, per far fronte alla situazione, gli albergatori greci hanno accettato di rinegoziare al ribasso le tariffe».
La realizzazione di «Visa center privati, ha poi favorito l’incremento dei turisti russi, saliti a 200 mila all’anno».
I dati relativi alla Spagna si fermano allo scorso maggio: la spesa turistica è diminuita del 14,8% , per un totale di 204 milioni di euro, 31 in meno che nello stesso mese del 2011.
Ma a giugno, 99.000 disoccupati hanno trovato un lavoro, proprio grazie al turismo.
Gli impieghi legati al settore sono spesso stagionali, ma in un paese dove c’è il 24,4% di disoccupati, non deve essere certo trascurato.
Anzi, la sensazione è che proprio dal turismo può giungere una boccata d’ossigeno per l’economia spagnola.
Grazia Longo