Agosto 22nd, 2012 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEL CAPO DELLA PROTEZIONE CIVILE GABRIELLI: “CI VUOLE UN REINTEGRO DI 78 MILIONI NELLA LEGGE DI STABILITA’ O SIAMO ALLA CANNA DEL GAS”
Se quest’estate l’emergenza incendi è stata fronteggiata con enorme fatica, il prossimo anno potrebbe andare ancora peggio.
A lanciare l’allarme è il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli.
Con i fondi previsti nel 2013, denuncia infatti il prefetto intervenendo a SkyTg24, non si potranno garantire i servizi dei canadair contro gli incendi.
Per il capo del dipartimento, è tecnicamente sbagliato “parlare di tagli” quando in effetti “non si è finanziato”.
“Nella legge di stabilità bisognerà porre rimedio”, sottolinea.
I soldi, insomma, non ci sono mai stati, ma “nel 2011 e nel 2012 abbiamo sopperito perchè avevamo un ‘tesoretto’, ma questo ‘tesoretto’ ora non c’è più″.
“Il budget per i canadair per l’esercizio finanziario 2013, previsto dal precedente governo – ricorda ancora Gabrielli – è di 42 milioni quando ne servirebbero almeno 120. Il problema non è che sono intervenuti dei tagli ma che non si è finanziato. Si dovrà porre rimedio a questo mancato finanziamento, non a un taglio apportato”.
“Se vogliamo lo stesso spiegamento di velivoli ci vuole un reintegro di 78 milioni”, precisa il capo della Protezione civile.
Per Gabrielli, comunque, quando si interviene con i canadair, gli speciali aerei cisterna in grado di scaricare sui roghi grandi masse d’acqua, è già tardi: il danno provocato dall’incendio è ingente.
Si deve prima intervenire con una “seria attività di prevenzione” sul territorio.
Ma per risolvere il problema alla radice, aggiunge, si deve “lavorare più sulla cultura, sul coinvogimento della gente, è molto più faticoso ma molto più concreto”.
(da “la Repubblica“)
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Agosto 22nd, 2012 Riccardo Fucile
NEL 2003 BERSANI INDICO’ IN CL IL MODELLO SU CUI RIFONDARE LA SINISTRA… LA ALLEANZA TRA MONDI COOPERATIVI BIANCHI E ROSSI PER GESTIRE APPALTI NEL WELFARE E NELL’EDILIZIA
Chi ricorda più queste parole? “Se vuole rifondarsi, la sinistra deve partire dal
retroterra di Cl. La vera sinistra non nasce dal bolscevismo, ma dalle cooperative bianche dell’800, il partito socialista arriva dopo, il partito comunista dopo ancora. E i movimenti del Sessantotto sono tutti morti, solo l’ideale lanciato da Cl negli anni Settanta è rimasto vivo, perchè è quello più vicino alla base popolare, è lo stesso ideale che è alla base delle cooperative, un dare per educare”.
A parlare così è Pierluigi Bersani.
E’ l’agosto del 2003, quando l’attuale segretario del Pd è responsabile economico dei Ds e viene accolto con scrosci d’applausi dal popolo di Cl al Meeting di Rimini.
L’alleanza tra il mondo ciellino e la sinistra italiana ha una storia ormai lunga.
È vero che Comunione e liberazione ha sempre sostenuto con determinazione il centrodestra di Silvio Berlusconi, perdonandogli tutto, dalle barzellette con bestemmia al bunga-bunga.
Ma è anche vero che si è sempre tenuta una mano libera, da allungare a sinistra.
Soprattutto quando ci sono affari da spartire insieme.
Ora, con Silvio in declino e il Pdl in crisi, quella mano diventa più forte e visibile.
La “trasversalità ” (guai a chiamarla inciucio) diventa esplicito progetto politico.
Bersani al Meeting di Rimini del 2006 aggiunge una clamorosa rivelazione: “Quando nel 1989 Achille Occhetto volle cambiare il nome del Partito comunista italiano, per un po’ pensò di chiamare il nuovo partito Comunità e libertà . Perchè tra noi e voi le radici sono le stesse”. Ovazione.
Tre anni prima, nel 2003, era nato l’Intergruppo parlamentare sulla sussidiarietà , che ha tra i suoi più assidui ed entusiasti frequentatori da una parte Maurizio Lupi (ciellino di Forza Italia-Pdl), dall’altra Enrico Letta (Ds, poi Pd).
L’Intergruppo si propone come “tavolo di discussione bipartisan ideato per creare un dibattito trasversale sul tema della sussidiarietà ”, proclama Lupi.
“Il suo obiettivo principale è promuovere l’iniziativa privata dei cittadini in forme di autorganizzazione per sperimentare un rapporto più evoluto fra programmazione statale e soggetti privati. Le diverse nature politiche dei promotori dell’Intergruppo ne hanno fatto un caso singolare nel panorama italiano”.
Non così singolare, in verità , vista la propensione italiana all’inciucio.
In questo caso, più sociale che politico.
La parola d’ordine è “dal welfare state alla welfare society”, vale a dire: meno Stato sociale e meno intervento pubblico, per dare più spazio alle cooperative, sia cielline, sia rosse.
Se poi si vuol trovare l’atto fondativo di un patto tra mondo ciellino e sinistra, il primo passo di un lungo cammino insieme, si deve risalire ancora più indietro nel tempo: al luglio 1997, quando nasce Obiettivo Lavoro, agenzia per fornire lavoro temporaneo.
A fondarla sono, insieme, la Lega delle cooperative e la Compagnia delle opere, coop rosse e ciellini.
Ne diventa presidente Pino Cova, ex segretario della Cgil Lombardia e della Camera del lavoro di Milano, amministratore delegato è Marco Sogaro, della Cdo.
Ma sono gli affari a dare sostanza concreta ai progetti “alti”. Coop rosse e imprese della Cdo si spartiscono ormai tranquillamente molti appalti pubblici.
A Milano, il nuovo ospedale di Niguarda nascerà con le strutture realizzate dalla coop Cmb di Carpi e i servizi gestiti da aziende della Compagnia delle opere.
I motori delle due centrali, quella bianca e quella rossa, si stanno già scaldando anche per i lavori dell’Expo 2015: già pronte le coop Cmb, Unieco e Ccc.
Anche il monumento al formigonismo, il nuovo grattacielo sede della giunta lombarda, è nato dalla stessa alleanza: Infrastrutture lombarde, la potentissima stazione appaltante controllata dalla Regione di Roberto Formigoni, per Palazzo Lombardia ha assegnato appalti anche a Cmb di Carpi e a Ccc di Bologna, oltre che all’Impregilo di Massimo Ponzellini, a Pessina, a Cile e a Montagna Costruzioni, azienda socia della Cdo e presente nel suo consiglio direttivo.
Le coop sono ben piazzate anche negli appalti del nuovo polo fieristico di Rho Pero (Cmb di Carpi) e del Portello (Cmc di Ravenna).
Ma il sistema è pervasivo e nazionale, se è vero che funziona, per esempio, anche a Vicenza: il nuovo ospedale di Santorso sarà tirato su da Summano Sanità , società formata insieme da coop (anche qui Cmb) e Cdo.
Gli amici di Cl sono tanti, nel Pd. Bersani e Letta, ma anche Matteo Renzi. Il più amico di tutti era Filippo Penati, accolto nel 2004 dall’allora presidente della Cdo milanese, l’ex Pci e imputato di Mani pulite Massimo Ferlini, con queste parole: “Lo abbiamo invitato nella sua veste di presidente della Provincia.
Ma lo conosciamo come un vero riformista dai tempi in cui era sindaco di Sesto San Giovanni”. Dna comune, evidentemente.
Gianni Barbacetto
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 22nd, 2012 Riccardo Fucile
DOMENICA ARRIVA L’INTER PER IL RITORNO IN A DELLA SQUADRA ABRUZZESE DOPO 20 ANNI… I CONSIGLIERI COMUNALI PRETENDONO 150 POSTI IN TRIBUNA D’ONORE APPELLANDOSI AL REGOLAMENTO, MA I POSTI SONO APPENA 54
Domenica prossima riparte la serie A e a Pescara, appena tornata nella massima serie, si apre col botto.
La prima sfidante per il “Delfino” sarà l’Inter.
Come c’era da aspettarsi, è stata una vera e propria corsa ai biglietti subito esauriti, con migliaia di cittadini in coda per 12 ore.
Ma non tutti gli abitanti del capoluogo abruzzese hanno dovuto “marciare” verso il botteghino sotto il sole cocente.
I consiglieri comunali infatti hanno preteso dalla squadra che gli venissero dati ben 150 ingressi. Gratis naturalmente.
Il Pescara calcio però ha risposto che non è più possibile concedere 150 ingressi gratuiti come avvenuto fino all’anno scorso.
Ma dal Comune hanno annunciato battaglia per difendere, non un privilegio come l’ha definito l’associazione Carrozzine determinate, che punta il dito contro la “casta dei politici” (che ha ridotto da 100 a 25 i posti riservati ai disabili), ma un diritto/dovere dei consiglieri a tutela dei cittadini.
Infatti, secondo l’articolo 26 del Regolamento per la gestione e l’uso degli impianti sportivi comunali: “Il Sindaco, il Difensore Civico, gli Assessori ed i Consiglieri Comunali, muniti di apposito tesserino di riconoscimento, per le competenze istituzionali hanno libero accesso agli interni degli impianti, in ogni settore, anche durante qualsiasi manifestazione”.
A conti fatti però se di sindaco c’è n’è uno (come di difensore civico), di consiglieri ce ne sono 40 e di assessori 12 per un totale di 54 persone.
Resta da capire a chi sarebbero dovuti andare gli altri circa 100 biglietti chiesti.
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Agosto 22nd, 2012 Riccardo Fucile
IL VOLONTARIATO ZOOFILO E’ CAMBIATO: PRIMA SI OCCUPAVA DELLE CURE, ORA SI BATTE PER I DIRITTI DEGLI ANIMALI
La 281 del 1991, legge italiana sul randagismo, fu salutata come provvedimento
illuminato e avveniristico.
Ancora oggi, sulla carta, rimane al riguardo una delle normative più avanzate al mondo.
Se quasi dappertutto, salvo eccezioni, dopo brevi soggiorni nei canili gli animali vengono soppressi (dalle camere a gas USA agli immacolati ricoveri svizzeri, fino alle pratiche della civile Gran Bretagna) da noi non si può, ed è pure espressamente vietato destinare cani e gatti randagi alla vivisezione: un caposaldo che dovrebbe impedire il recepimento di un punto della nuova direttiva UE sulla sperimentazione animale, altrimenti assorbito dagli altri stati membri.
Peccato però che altri aspetti indispensabili a far funzionare questa legge quadro vengano del tutto disattesi: responsabilità delle amministrazioni locali, obbligo di effettuare sterilizzazione sul territorio, cultura e sensibilizzazione presso i cittadini. Senza, ogni regione fa da sè, con il risultato di un ininterrotto ciclo di nascite, catture, ricoveri, mostruosità , su cui naturalmente ruota un’intera economia.
“Benchè avesse molti nemici fra asl e comuni, che trovavano più semplice uccidere gli animali, la 281 poteva e doveva funzionare,” dice Annamaria Procacci, tre volte deputato e una senatore con i Verdi, oggi consigliere nazionale dell’ENPA-Ente Nazionale Protezione Animali.
Fu lei, nel 1998, a presentare in Parlamento la proposta che dette il via alla legiferazione: “I canili dovrebbero essere solo strutture di transito, basta con le gare al massimo ribasso. Nessuno sa che tante regioni del sud nemmeno attinsero ai contributi di questa legge finanziaria per attuare le debite politiche di sterilizzazione e educazione.”
Spesso infatti è più conveniente rimanere nell’illecito, per censire i cani i comuni dovrebbero contrarre un’assicurazione, mettersi in regola: si preferisce continuare a produrre animali, avviandoli magari a traffici oscuri o sbolognandoli sulle spalle del volontariato.
“Sulla generosità e l’abnegazione degli italiani le istituzioni contano sempre di più, ma le prospettive non sono liete,” avverte Sara Turetta, fondatrice di Save the Dogs straordinario progetto per salvare cani, gatti e anche equini dagli eccidi della Romania.
“Negli ultimi due, tre anni il volontariato registra una forte crisi, una flessione del 30-50%. La disponibilità delle persone è calata drammaticamente perchè non c’è ricambio generazionale. A pulire le gabbie, accudire gli animali, ma pure per seguire quotidianamente una pagina di facebook, sono rimaste persone dai 35 in su,” prosegue. “I ventenni oggi vivono un profondo smarrimento, sono incapaci di applicazione costante. Materialismo, individualismo, invito al divertimento, li spingono magari alla manifestazione, ma l’entusiasmo finisce lì.”
Secondo Roberto Marchesini 3, etologo e studioso del rapporto uomo-animale “dagli anni 80 a oggi il volontariato zoofilo è cambiato, passando dal prendersi cura materialmente degli animali al concetto di battersi per i loro diritti.”
Niente più gattare e briciole ai colombi, dunque, in favore della lotta?
“I contenuti dell’attivismo sono importanti e si sono anche ottenuti risultati di grande rilievo, forse un po’ a spot. Ancora manca una vera rete sociale di assistenza per gli animali, ed è vero che i più giovani tendono ad avvertire un senso di appartenenza solamente con quanto ha visibilità mediatica. Mentre il rapporto diretto con l’animale di cui ti prendi cura non è sotto i riflettori: l’appagamento vive solo nella gioia di avergli portato sollievo.”
Margherita d’Amico
(da “La Repubblica“)
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Agosto 22nd, 2012 Riccardo Fucile
CONTROLLATI 200 ESERCIZI, 400 VIOLAZIONI…DALLA BISCA CLANDESTINA CAMUFFATA DA ASSOCIAZIONE CULTURALE AI CONTI INTESTATI A PRESTANOMI
Dalla bisca clandestina “travestita” da centro culturale alle puntate illegali su conti intestati a “prestanome”.
Sono alcuni dei casi più eclatanti scoperti dagli uomini della Guardia di Finanza nel corso dei controlli eseguiti su tutto il territorio nazionale nel settore giochi e scommesse a partire dall’inizio dell’anno, con una serie di verifiche più serrate scattate sotto Olimpiadi.
Oltre 2000 gli esercizi controllati e più di le 400 violazioni contestate: centinaia i videopoker illegali e decine i centri di scommesse non autorizzati.
Il 20% degli esercizi è risultato irregolare.
Le verifiche delle Fiamme Gialle hanno interessato tutto il territorio nazionale.
Nel dettaglio, sono stati 2.088 gli esercizi controllati e 417 le violazioni contestate: sequestrati 233 videopoker illegali e 74 centri di scommesse non autorizzati, 185 le persone denunciate. Nel corso delle verifiche – iniziate durante l’ultima settimana dei Giochi Olimpici e proseguite nei giorni scorsi – i finanzieri hanno verificato l’iscrizione degli esercizi nell’apposito elenco, il possesso delle autorizzazioni, l’integrità degli apparecchi da gioco, il loro collegamento alla rete dei Monopoli e l’identità dei giocatori.
Molte e originali le truffe scoperte.
A Roma, ad esempio, è stata trovata una bisca clandestina nella sede di un’associazione culturale.
Quando i finanzieri hanno fatto irruzione, hanno visto ai tavoli da gioco ed ai videopoker giovani e pensionati di età tra 18 e 60 anni.
Il circolo è stato sequestrato ed il gestore, un pluripergiudicato per associazione a delinquere, denunciato.
A Padova, invece, un’associazione sportiva, che nascondeva una bisca clandestina con videopoker illegali, era stata posizionata a poca distanza da una sala da gioco autorizzata.
Il gestore della bisca attraeva i giocatori promettendo puntate illimitate e premi immediati in denaro, tant’è che sono state contestate anche numerose violazioni alle recenti norme che limitano i pagamenti in contanti a 1.000 euro. In provincia di Bari, con l’operazione “fatal bet”, sono stati sequestrati 30 esercizi, tra centri scommesse non autorizzati e punti vendita di gioco on-line che, invece, raccoglievano puntate illegali su conti intestati a “prestanome”.
I 64 responsabili sono stati tutti denunciati.
Le Fiamme Gialle di Sassari, invece, hanno passato al setaccio i centri scommesse della provincia dopo che un reparto territoriale ne aveva individuato uno collegato ad una rete illegale: 29 centri sono stati sequestrati e 30 gestori denunciati.
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Agosto 22nd, 2012 Riccardo Fucile
POLEMICHE PER LO STOP SOLO PER CHI HA ANCORA CASA O AZIENDA INAGIBILI
Una proroga sì, ma «selettiva». Nel senso che il nuovo rinvio per il pagamento di tasse
e contributi non riguarderà tutte le persone che vivono nei comuni colpiti dal terremoto, come previsto finora.
Ma solo chi ha ancora la casa inagibile o l’azienda danneggiata dopo le scosse di tre mesi fa.
La questione sarà discussa nel Consiglio dei ministri di venerdì, il primo dopo la pausa estiva.
E, se alcuni nodi devono essere ancora sciolti, il governo sta studiando il modo di accogliere le richieste che arrivano dalle zone terremotate di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto.
Proprio ieri i tre governatori hanno scritto al presidente Mario Monti per chiedergli di rivedere le decisioni prese nei primi giorni dell’emergenza.
Con due decreti il governo aveva sospeso tutti i pagamenti fiscali e previdenziali: non solo l’Imu, che viene annullata per tutto il periodo dell’inagibilità dell’immobile, ma anche l’Irpef, l’imposta sulle persone fisiche, l’Ires e l’Iva, che riguardano le imprese, oltre alle rate dei mutui e dei finanziamenti.
Alcune di queste scadenze erano state spostate al 30 settembre, altre al 30 novembre, sempre del 2012.
I tre presidenti di Regione chiedono di rinviarle tutte al 30 giugno dell’anno prossimo ma solo per «coloro che a causa dell’inagi bilità della casa di abitazione o dello studio professionale o delle difficoltà connesse con il riavvio delle attività produttive (…) risultino particolarmente esposti a problemi di liquidità e di equilibrio finanziario».
La richiesta di una proroga girava già da qualche settimana.
Ma a gelare le attese era arrivata, il 16 agosto, una nota dell’Agenzie delle Entrate che confermava le scadenze già previste.
Non poteva essere diversamente, visto che l’agenzia non può certo cambiare di sua iniziativa quanto è stato deciso con un decreto legge.
Eppure è stato proprio quel comunicato di poche righe a far salire la protesta nelle zone terremotate.
Sabato scorso il presidente dell’Emilia Romagna Vasco Errani ha ripetuto il suo appello incassando l’appoggio («Sottoscrivo ogni sua parola») del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, che quelle terre le conosce bene essendo stata commissario prefettizio sia a Bologna che a Parma.
È stata proprio la Cancellieri a portare la questione all’attenzione del governo, contando sull’appoggio di un altro ministro, Piero Gnudi, bolognese non d’adozione ma di nascita.
Adesso il dossier è nelle mani del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà , e del ministro dell’Economia, Vittorio Grilli.
L’intenzione di fare un passo c’è tutta ma il problema è sempre il solito: trovare i soldi. Il rinvio dei pagamenti deciso ai primi di giugno è costato alle casse dello Stato due miliardi e mezzo di euro.
La proroga peserebbe meno proprio perchè riguarderebbe solo chi ha ancora danni seri e non tutti i residenti.
Ma fare i conti non è semplice
Le famiglie ancora senza casa sono 13 mila, le aziende danneggiate più di 3 mila. Bisogna capire che volume di tasse muovono e soprattutto decidere di quanto far slittare i termini.
Non è detto che la proposta del 30 giugno venga accolta: la proroga potrebbe essere più corta.
Il presidente Errani, però, è ottimista: «La nostra è una richiesta seria e motivata, non parliamo di cose inique ma eque. Quindi confido che il governo risponderà positivamente».
E annuncia che la prossima settimana firmerà una nuova ordinanza per accelerare il ritorno alla normalità di chi ha perso la casa: «In parte nei prefabbricati in parte attraverso accordi con le associazioni di proprietari per prendere in affitto gli appartamenti vuoti».
L’emergenza numero uno, però, resta quella delle tasse.
E in questa partita c’è un’altra carta da giocare. Erano altri tempi, non c’era la crisi ma dopo il terremoto in Umbria e Marche del 1997 i pagamenti vennero sospesi per due anni e mezzo.
In Emilia la terra ha tremato appena tre mesi fa.
Lorenzo Salvia
(da “il Corriere della Sera“)
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Agosto 22nd, 2012 Riccardo Fucile
PER LE REGIONALI DI OTTOBRE ALLEANZA TRA PDL, SAVERIO ROMANO, MICCICHE’, LOMBARDO E STORACE… TRA FASCISTI DA OPERETTA, INQUISITI PER MAFIA E CLIENTI DI SPACCIATORI, ALLA FINE SCELGONO L’UNICO VOLTO PRESENTABILE
Con la benedizione di papy Silvio Berlusconi, il Pdl in Sicilia porterà in processione Nello Musumeci per la corsa alla poltrona di governatore.
I portatori di voti ed ex voto sono stati avvisati.
Sembra così a un passo la costruzione di una grande coalizione di interessi che mette insieme Grande Sud di Gianfranco Miccichè, il Partito dei siciliani di Raffaele Lombardo e il Pid di Saverio Romano, con annessi ribelli azzurri guidati da Innocenzo Leontini.
Un fronte, questo, che a eccezione dell’Udc – ricalca quasi per intero quello delle regionali del 2008.
Ma i colpi di scena non sono ancora esclusi, anche perchè mettere insieme chi fino a qualche ora prima se n’era dette di tutti i colori non sembra facile.
Il segretario del Pdl Angelino Alfano ha finalmente rotto il silenzio.
Colto di sorpresa dalla mossa di Miccichè e Lombardo sul sostegno a Musumeci, ha chiamato il leader siciliano della Destra e lo ha messo in contatto con lo stesso Berlusconi.
“Nello, sei il nostro candidato”, ha detto l’ex presidente del Consiglio, che nelle scorse settimane aveva provato a lanciare Miccichè, trovando un muro da parte di molti dirigenti del partito.
Nel frattempo a Catania il coordinatore del partito, Giuseppe Castiglione, acerrimo nemico di Lombardo e primo a bloccare la candidatura di Miccichè, incontrava il ribelle Leontini, pronto a staccarsi dal partito per andare a sostenere Musumeci insieme a Grande Sud e al Partito dei siciliani.
L’alleanza rompe di fatto l’asse Lombrdo-Fini e pertanto Fli potrebbe convergere con Pd e Udc sul nome di Rosario Crocetta.
Per il centrodestra inizia la processione a piedi (liberi).
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Agosto 22nd, 2012 Riccardo Fucile
“LIBERO” FA I CONTI IN TASCA AGLI AMMINISTRATORI REGIONALI PUBBLICANDO GLI STIPENDI DI PRESIDENTI, ASSESSORI E CONSIGLIERI…LA TOSCANA LA PIU’ VIRTUOSA
E’ sempre casta, nonostante i tagli. Anche se a misura “regionale”. 
Stipendi, indenizzi, rimborsi e anche quello che per gli altri lavoratori è il Tfr, il trattamento di fine rapporto.
Il più “fortunato” tra i presidenti regionali è Roberto Formigoni, governatore ventennale della Lombardia, quello meno Enrico Rossi, presidente della Toscana.
Il primo, come presidente della giunta, guadagna 14.767,70 euro, il secondo 7.544,78.
E’ il quotidiano “Libero” che fa i conti in tasca agli amministratori regionali pubblicando una tabella con gli stipendi di presidenti, assessori e consiglieri. E gli assegni di fine mandato possano arrivare fino a 80 mila euro.
I dati sono ufficiali perchè sono estrapolati dall’ultimo rapporto della Conferenza dei Presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome.
Senza dimenticare i rimborsi che in alcune Regioni valgono il doppio dell’indennità di funzione. Un esempio per tutti è proprio quello della Lombardia con il presidente della giunta che può contare su un’indennità netta di 5.400,78 da moltiplicare per dodici mensilità .
A questa indennità vanno sommati tuttavia i rimborsi che possono variare da un minimo di 5.866,92 fino ad un massimo di 9.366,92 euro. In altre Regioni, come la Puglia, dove il presidente Nichi Vendola guadagna 14.595,73 (poco meno di 200 euro rispetto a Formigoni) se le indennità di funzione sono meno eclatanti (4.971,54 euro al mese per 12 mensilità ), la forchetta dei rimborsi può variare dai 7.744,11 ai 9.624,19 euro al mese.
Il rimborso massimo per Enrico Rossi invece non arriva a 3 mila euro.
Regione la Toscana ultima in assoluto nei guadagni dei rappresentanti locali e quindi la più virtuosa rispetto per esempio alla Liguria e a soprattutto il Molise, sesto nella classifica generale degli incassi, ma che conta solo 320.360 residenti.
Dopo i presidenti di giunta di Lombardia e Puglia nella classifica dei più pagati arrivano i presidenti di Sicilia (14.193,25 euro), Piemonte (12.451,48), Lazio (11.753,11), Molise (11.124,90), Calabria (11.109,77), Liguria (10.841,25), Campania (10.775), Sardegna (10.571,01), Veneto (9.891,93), Valle d’Aosta (9.751,38), Trentino Alto Adige (9.698,05), Basilicata (9.221,07), Marche (8.620,30), Abruzzo (8.615), Friuli (8.063), Emilia-Romagna (7.768,16), Umbria (7.603,52), Toscana (7.544,78).
Gli stessi importi del presidenti di giunta vengono incassati dai presidenti del Consiglio regionali. Gli stipendi dei vice, in entrambi i ruoli, hanno uno scarto poco inferiore a quelli dei numeri uno, dai 1000 ai 4 mila euro circa.
Stipendi d’oro anche per chi ha la responsabilità di un assessorato.
Gli assessori più pagati sono quelli piemontesi con uno stipendi pari a 12.069,28, a seguire i pugliesi con 11.865,14, e poi quelli lombardi, naturalmente i molisani e quindi calabresi e veneti che intascano 10 mila euro circa al mese.
I più “poveri” ancora i toscani i cui assessori guadagnano 6.620,51, seguiti a ruota da quelli del Friuli, Marche e Abruzzo.
Una classffica meno significativa di quella dei numeri uno perchè non sono registrati in lista gli importi degli assessori siciliani, campani e sardi.
Gli introiti dei presidenti di commissione rispecchiano la classifica generale guidata dalla regione di Formigoni: si va dai 13.266,71 della Lombardia agli 8.242,59 della regione Lazio.
Stesse cifre per i capigruppo con il record lombardo a 13.266,71 e i 6.417,28, praticamente la metà , dell’Emilia-Romagna anche se non ci sono i dati di Sicilia, Molise, Campania, Trentino, Valle d’Aosta, Marche.
Ci sono i consiglieri: si va dai 5.666,78 degli emiliani romagnoli, ai 12.666,71 dei lombardi. Sopra i 10 mila euro per quelli di Puglia, Sicilia, Piemonte, Molise e Veneto.
Tranne quelli dell’Emilia Romagna — con 5.666,78 euro — tutti guadagnano più di 6 mila euro.
Le cifre vanno anche lette considerando il numero degli abitanti; la Lombardia ha quasi 10 milioni di abitanti, ma la Sicilia poco più di 5 e la Puglia più di 4.
Il Piemonte non arriva a 4 milioni e mezzo, mentre la virtuosa Toscana registra 3.730.10 abitanti.
C’è poi il caso Molise, sesto classificato, seguito a ruota da Calabria, settima, che supera di poco i 2 milioni di abitanti e della la Liguria, ottava, che segna 1.615.441.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 22nd, 2012 Riccardo Fucile
RIDOTTE LE COMPETENZE E TAGLIATI I FONDI AD UN ORGANISMO CHE DAL 2009 AL 2011 HA SEQUESTRATO 5,7 MILIARDI DI EURO…”CI SIAMO OCCUPATI DELLA MAFIA AL NORD, DEI CASALESI E DELLA TRATTATIVA: SIAMO DIVENTATI SCOMODI”
Era il sogno di Giovanni Falcone, che aveva compreso la necessità di avere un’unica struttura di polizia per affiancare i magistrati impegnati nella lotta alla mafia.
“In realtà la legge istitutiva della Direzione investigativa antimafia non è mai stata applicata. Anzi, oggi qualcuno sta cercando di smantellarla del tutto”.
È amareggiato, uno dei poliziotti che hanno scelto di non tacere più, oltre che arrabbiato.
Sta assistendo, impotente, all’agonia di un organismo che — tanto per fare un esempio — tra il 2009 e il primo semestre del 2011 ha sequestrato beni per 5,7 miliardi di euro e ne ha confiscati altri per 1,2 miliardi di euro.
Cifre che rappresentano l’introito maggiore per il Fondo unico Giustizia.
«Se si sono finalmente aperti gli occhi sugli intrecci tra mafia e politica nel Nord Italia, lo si deve alla nostra attività — spiega un funzionario che per motivi di sicurezza deve restare anonimo —. L’operazione “Breakfast”, per esempio, che ha coinvolto alcuni elementi di spicco della Lega Nord. O la “Doma”, nella quale sono finiti colletti bianchi e politici nazionali, “vicini” al clan dei Casalesi. Qualche mese fa è partita una nuova richiesta d’arresto nei confronti dell’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino. O le principali inchieste di Palermo, dove — guarda caso — i magistrati stanno indagando sulla trattativa Stato-mafia. Ma forse è proprio per questo che siamo diventati scomodi».
Lo smantellamento sembra procedere a piccoli passi, perchè nessuno si assumerebbe la responsabilità di distruggere in un colpo solo la creatura di Falcone.
Ma basta mettere insieme alcuni fatti degli ultimi 10 mesi per rendersi conto della situazione.
È stato inutile, per gli uomini della Dia, protestare sotto Montecitorio il 26 ottobre dello scorso anno.
Pochi giorni dopo, il 12 novembre, la legge di stabilità ha drasticamente tagliato il Trattamento economico aggiuntivo (Tea), quella che in gergo viene chiamata “indennità di cravatta”: una compensazione economica (circa 250 euro mensili per un ispettore con 30 anni di carriera sulle spalle) che riconosce la specificità del lavoro di poliziotti, carabinieri e finanzieri della Dia.
Nonostante proteste e numerose interrogazioni parlamentari, si è passati al 35 per cento di quella cifra.
Peccato, però, che proprio da novembre dello scorso anno il Tea non sia più stato corrisposto: nè nella sua interezza — per i mesi di novembre e dicembre — nè nella misura del 35 per cento.
Tanto che circa 500, tra sottufficiali e ufficiali, hanno presentato ricorso.
“Ora l’Avvocatura dello Stato ha scritto al Dipartimento chiedendo perchè non sono stati erogati quei fondi — prosegue il funzionario — e sottolineando come il personale sia l’ultima risorsa da toccare, anche in tempi di spending review”.
Non solo: c’è un’analoga lettera del ministero dell’Economia che, preoccupato, fa notare come adesso siano da pagare anche gli interessi di mora. Non si capisce dunque perchè la situazione non si sblocchi.
Il bilancio della struttura, in generale, è stato fortemente penalizzato: si è passati dai 28 milioni di euro del 2001 ai 9 di quest’anno.
Oltre tutto della Dia dovevano far parte, secondo la legge istitutiva del 1991, tra le tremila e le quattromila unità . Numeri mai raggiunti.
Oggi la Direzione è composta da circa 1.400 persone, 12 centri operativi e sette sezioni distaccate, “e ci sono centri che non hanno più personale della polizia di Stato, non mandano più nè funzionari nè ispettori”.
Però ad aprile è accaduta un’altra cosa: è stato firmato un protocollo d’intesa tra la Direzione nazionale antimafia e il Corpo forestale dello Stato, per cui quest’ultimo metterà a disposizione i propri nuclei specializzati e la propria competenza in materia di tutela del territorio.
“Nulla contro i colleghi della Forestale — spiega un agente —, ma il rischio è di perdere la nostra specificità , la nostra esperienza in materia di reati associativi. Se entra la Forestale dovrà entrare anche la Penitenziaria”.
Quello che spaventa di più gli uomini dell’Antimafia, però, sta avvenendo in realtà molto sotto traccia.
Si stanno creando gruppi interforze ad hoc per il controllo degli appalti: vedi la ricostruzione all’Aquila (Gicer), l’Expo Milano 2015 (Gicex) e ora il terremoto in Emilia.
“Ma la Dia ha già al suo interno un Osservatorio centrale sugli appalti” conclude il funzionario.
La sensazione, dunque, è che la si voglia svuotare di soldi e significato.
“C’è un atteggiamento vessatorio nei confronti del personale della Dia — fa notare Enzo Marco Letizia, segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia — e la politica si mostra disattenta rispetto a tutto questo”.
“Non colgo un’azione volontaria per smantellarla — ci va più cauto il segretario del Silp Cgil, Claudio Giardullo —, ma un immobilismo incomprensibile che rende impossibile utilizzare una struttura di eccellenza”.
Silvia D’Onghia
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: denuncia, mafia | Commenta »