Febbraio 20th, 2013 Riccardo Fucile
RIPORTIAMO L’ARTICOLO DEL 29 MARZO 2011 IN CUI ERA PROVATA LA BALLA DEL MASTER CHE LA PASIONARIA VERTICALE AVEVA INDICATO SUL PROFILO DEL GOVERNO COME DA LEI CONSEGUITO ALLA BOCCONI … ERA SOLO UN CORSO APERTO A TUTTI
Nulla è cambiato sul sito del Governo: dov’è l’attestato di frequenza?
Nulla è cambiato.
Eppure la diretta interessata l’aveva detto: “Metterò online le prove di quanto affermo”.
E non l’ha fatto.
Parliamo di Daniela Santanchè, sottosegretario del governo all’Attuazione del Programma, concessionaria della pubblicità per il Giornale di Alessandro Sallusti e gran polemista televisiva con delega generale all’attacco di Gianfranco Fini per conto del governo di Silvio Berlusconi. Una donna in carriera, una donna competente, una donna forte.
TITOLO DI STUDIO —
Ma un po’ approssimativa nell’attribuirsi titoli e meriti, visto quanto ha scoperto, un po’ di tempo fa, il settimanale Oggi, diretto concorrente di Chi, l’ammiraglia per famiglie della Mondadori di Marina Berlusconi: il “Master SDA Bocconi”, ostentato dal sottosegretario sul suo sito personale presso il web del Governo, è falso.
“Oggi” è andato nella sede della scuola postgraduate della Bocconi per verificare, e nulla risulta riguardo una partecipazione della Santanchè ai programmi di studio di eccellenza dell’università milanese.
Il sottosegretario aveva assicurato che tutto sarebbe stato chiarito, ma così non è stato. E Oggi, dunque, ha di che insistere.
Altro che master.
Quello conseguito da Daniela Santanchè alla Bocconi nel 1993 non era neppure un corso post-universitario: era aperto anche ai non laureati.
E non è durato un anno, come sostiene la sottosegretaria: i giorni di lezione in aula furono appena 24.
Tre ogni mese, per otto mesi.
La Santanchè alla Bocconi forse era stata, ma per partecipare ad uno di quei corsi — comunque formativi e qualificanti, visto il livello dell’ateneo — aperti al pubblico.
Ma certo non equiparabili ad un master nella scuola Bocconi, una delle più impegnative e selettive d’Europa.
Infatti, il direttore della scuola master, interpellato, replica piccato.
«Trovo le affermazioni della Santanchè offensive verso tutti coloro che il master lo hanno davvero conseguito con tanti sacrifici», ha dichiarato a Oggi il professor Mario Mazzoleni, che per dodici anni (fino al 2004) ha diretto il programma dei master Bocconi.
«Non prendiamoci in giro. Un Mba è qualcosa di serio e molto difficile: otto ore al giorno per sedici mesi. E costa decine di migliaia di euro. Non si possono confondere le due cose. Poi, uno può millantare quel che vuole. Tutti i miei ex studenti Mba (Master Business Administration) sono infuriati. Il progetto Gemini frequentato dalla Santanchè era un’iniziativa seria, indirizzata a giovani imprenditori. Ma non era nemmeno un corso di specializzazione».
Una settimana fa la sottosegretaria aveva promesso di mettere subito on line sul proprio sito l’attestato di frequenza al suo corso. Non l’ha fatto.
E sul sito del governo appare ancora l’affermazione: «Consegue un master alla Sda Bocconi».
(da Giornalettismo – Oggi)
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Febbraio 20th, 2013 Riccardo Fucile
IL PARTITO DEL GIORNALISTA STIMATO INTORNO AL 2% PUà’ ESSERE DECISIVO IN VENETO E LOMBARDIA… MANNHEIMER: “MA I MILITANTI DI FARE NON VANNO DA BERLUSCONI.”
Cosa fare per fermare il declino del suo movimento? 
Oscar Giannino si è dimesso dal suo incarico da candidato premier alla Direzione nazionale di “Fare”.
Motivo: il suo falso curriculum accademico denunciato da Luigi Zingales, professore all’Università Chicago Booth e fondatore di Fare insieme col giornalista e altri accademici.
Ecco un breve riassunto per punti della vicenda e dei suoi possibili effetti sul voto.
IL CURRICULUM
Giannino si è difeso così: “Mi sono state attribuite online lauree e master a Chicago e il mio gravissimo errore è stato non essermene accorto. La discussione su questi titoli su Wikipedia andava avanti da tempo, ma io non uso Wikipedia e non me n’ero accorto. Anche il curriculum sbagliato sul sito dell’istituto Bruno Leoni è dovuto a un giovane stagista che ha preso e messo dentro quanto trovato su Wikipedia”.
Insomma, lauree e master gli sono stati attribuiti a sua insaputa.
Solo che non è vero: lui stesso ha citato le une e l’altro più volte e pubblicamente (non solo a Repubblica tv il 5 febbraio, quando ha fatto infuriare Zingales).
Era successo, ad esempio, il 6 maggio 2011 in un incontro all’Associazione il Padre Pellegrino: sono andato via di casa a 16 anni, raccontò, ma “ho continuato a costruire questa cultura fino alla prima laurea in legge, fino alla seconda laurea in economia”.
Sul sito “Noisefromamerika”, nel maggio 2009, commentando un articolo sul lodo Alfano ricordava le due lauree e si attribuiva pure la vittoria di un concorso in magistratura:
“Ormai 22 anni fa superai scritti e poi orali del concorso per l’accesso alla magistratura, ma rifiutai l’assegnazione a ruolo”.
Quanto al master americano, pure quello se l’era già intestato: “Il mio amico Luigi Zingales insegna alla Chicago Booth, dove io ho preso il master”, spiegò a Lucca il 1 dicembre.
DIMISSIONI
Oltre a Zingales, ieri si è dimesso anche il Comitato dei Garanti di “Fare per fermare il declino”: un consesso strapieno di professori in prestigiose università Usa a partire dall’editorialista del Corriere della Sera Alberto Alesina.
La Direzione nazionale poco fa ha preso atto delle dimissioni irrevocabili di Giannino.
Se dimostra qualcosa, online moltissimi aderenti al movimento lo difendono a spada tratta.
Ad esempio Carlo Stagnaro, direttore studi e ricerche dell’Istituto Bruno Leoni e tra i fondatori del movimento, sosteneva ieri su twitter che Giannino “ha fatto una cazzata, ma non si merita questo trattamento”: le scuse pubbliche, insomma, chiudono il caso.
Ma, anche alla luce di quanto riportato qui sopra, è possibile che altri non la pensino così.
È il caso di Michele Boldrin, professore negli States pure lui e volto pubblico di “Fare”: finora è un peccato veniale, ha spiegato, ma “se è vero che ha mandato in giro curricula non veri è millantato credito e di sicuro pianto un bel casino”.
VOTI.
Questa figuraccia, in ogni caso, rischia di costare cara in termini di consensi al movimento di Giannino in due regioni chiave: Lombardia e Veneto.
L’elettorato di Fare, infatti, è costituito in gran parte da voti in libera uscita: proprio per questo i giornali del Cavaliere stanno puntando tutto sulla vicenda curriculum e lo stesso ex premier le dedica battute nei comizi (“Giannino non è in coalizione con noi: è a Chicago…”).
Il motivo è facile da intuire.
Quasi tutti i sondaggi riservati raccontano che le due grandi regioni del Nord restano in bilico, con un vantaggio del centrodestra ancora sotto al margine di errore statistico (3%): la battaglia, insomma, si gioca su ogni singolo voto.
Ebbene il movimento di Giannino, che a livello nazionale viene quotato tra l’1,5 e il 2%, raggiunge cifre più consistenti al Nord e proprio in Lombardia e Veneto potrebbe risultare decisivo: la maggior parte delle rilevazioni lo collocano, infatti, attorno al 2,5% (una addirittura al cinque) e con una buona capacità di attrazione degli indecisi, che sono poi gli unici che contano a questo punto della partita.
Per Renato Mannheimer dell’Ispo, però, non sarà comunque Berlusconi ad avvantaggiarsi dei guai di Fare: “L’atteggiamento dei suoi sostenitori è molto negativo verso il Cavaliere”.
Marco Palombi
(da Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 20th, 2013 Riccardo Fucile
“GRAVI BALLE PRIVATE NON DEVONO NUOCERE AL PARTITO”… AL SUO POSTO ELETTA SILVIA ERRICO…LEZIONE DI STILE AI PIEDIELLINI
“Dimissioni irrevocabili da presidente in Direzione. I danni su di me per inoffensive ma gravi balle private non devono nuocere a Fare”.
Lo annuncia Oscar Giannino su Twitter mentre è in corso una tesissima riunione della Direzione del movimento.
“E’ una regola secca: chi sbaglia paga – continua in un altro tweet – Deve valere in politica e soldi pubblici, io comincio dal privato. Ora giù a pestare dx, sx e centro!”.
Al termine di oltre quattro ore di discussione, la Direzione, riunita per decidere quali provvedimenti adottare dopo che Giannino è stato travolto nei giorni scorsi dallo scandalo del curriculum taroccato, arricchito con ben tre titoli di studio (due lauree e un maseter negli Stati Uniti) mai conseguiti, alal fine ha deiciso di confermare la candidatura di Giannino a Palazzo Chigi.
Alcuni membri dell’organismo hanno seguito i lavori collegati telefonicamente dall’estero.
Tra questi, anche Luigi Zingales, cofondatore del movimento e “grande accusatore” della scorrettezza commessa dall’ormai ex presidente che sarà soddisfatto del grande risultato raggiunto.
A prendere il posto di Giannino alla presidenza di Fare è Silvia Enrico. “Anche per dare un segnale diverso – spiega Franco Turco, uno dei membri della direzione – abbiamo raccolto il suo sfogo amaro, è molto provato umanamente. Noi auspichiamo che resti e lo abbiamo scritto anche nel documento finale che la direzione ha redatto”. Turco puntualizza che “Giannino, tecnicamente, resta comunque candidato alla premiership, ma ha rassegnato le dimissioni come responsabile politico del partito”.
Non è ancora chiaro quali ripercussioni avrà la scelta del giornalista ai fini della campagna elettorale.
A seguire le sorti di Fare ci sono numerosi osservatori interessati.
Per quanto nuovo e piccolissimo, il movimento di ispirazione liberista potrebbe infatti spostare gli equilibri in maniera decisiva, soprattutto in una regione in bilico come la Lombardia.
I sondaggisti sono febbrilmente al lavoro in queste ore proprio per capire quanto lo scandalo danneggi i consensi a favore di Giannino e che direzione prenderebbero gli eventuali elettori delusi.
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Febbraio 20th, 2013 Riccardo Fucile
MA SE LI SCEGLIESSE MEGLIO?… UN FILMATO CHE FA IL VERSO ALLA PERFORMANCE DELLA COPPIA OMOSESSUALE AL FESTIVAL DI SANREMO SCATENA LE PROTESTE SUL WEB… LA MELONI LO CONDANNA: PESSIMO GUSTO”
“Vota con la testa e con il cuore, non votare con il culo. Noi amiamo le donne e in particolare
Giorgia Meloni”. Si conclude così un video su Youtube — poi reso non disponibile appena la notizia è finita in Rete e nelle agenzie di stampa — che fa pesantemente il verso alla performance della coppia omosessuale, Federico e Stefano, protagonisti della prima serata del festival di Sanremo.
Come la coppia “costretta” ad andare a New York per sposarsi, Raffaele Zanon, candidato al Senato nella circoscrizione del Veneto e Alberto Romano Pedrina, candidato alla Camera, entrambi per Fratelli d’Italia, espongono nel video postato su Youtube dal titolo “Fratelli d’Italia — vota con la testa alle elezioni 2013” cartelli con delle frasi sull’amore tra un uomo e una donna come base del futuro dell’Italia. In sottofondo la stessa musica, un notturno di Chopin, che faceva da base musicale alla performance sanremese della coppia salita sul palco dell’Ariston.
‘Siamo all’omofobia elettorale — denuncia in una nota Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center — Il video su youtube dei due candidati alle politiche di Fratelli d’Italia in Veneto non solo è di cattivo gusto, ma è chiaramente offensivo verso i gay. Adesso vedremo cosa avrà da dire Giorgia Meloni, se questa è la linea politica e di comunicazione che Fratelli d’Italia vuole adottare nei confronti degli omosessuali. L’omofobia — conclude — è una brutta malattia, farla entrare in parlamento è ancora peggio”.
Per Alessandro Zan, esponente del Sel e assessore comunale a Padova, “il becero siparietto omofobo messo in scena su youtube dai candidati della lista ‘Fratelli d’Italia’ di Padova per schernire la coppia gay ospite del festival di Sanremo mostra il vero volto di una destra pericolosa e tutt’altro che moderata: se questo è quello che vogliono insegnare ai loro figli c’è solo di che essere preoccupati della famiglia che questi signori intendono tutelare”.
“Episodi come questi — rileva in una nota — dimostrano che non c’è programma economico che tenga senza un adeguato spazio e sensibilità verso i diritti civili. Sel è l’unico partito che ha dimostrato di dare spazio alla dignità delle persone, aspetto fondamentale, mi pare evidente, per evolvere verso una crescita che sia innanzitutto culturale del paese”.
“Detto molto francamente — sottolinea -, se questi signori dovessero entrare in Parlamento, mi vergognerei davvero molto di dover condividere anche una semplice assemblea con loro”.
Uno ”squallido tentativo di propaganda elettorale omofoba — anche per l’Arcigay ‘Tralaltro’ di Padova — Fratelli d’Italia calpesta i sentimenti di milioni di persone. Il video realizzato da Raffaele Zanon e Alberto Romano Pedrina è offensivo per la dignità di milioni di persone omosessuali nel nostro Paese. Un filmato che si fa beffa e irride l’amore di milioni di coppie omosessuali — prosegue l’Arcigay -, strumentalizzando un tema serio come il riconoscimento dei diritti dei cittadini a scopo elettorale e banalizzando con triviali allusioni sessuali. In campagna elettorale ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione- conclude l’Arcigay -, ma non calpestando la dignità degli altri”.
“Più che offeso mi sento imbarazzato. Sono dei poveracci. Bisognerà organizzare dei corsi di recupero per ignoranti” dice il leader di Sel Nichi Vendola.
”A nome di Fratelli d’Italia chiedo scusa per il video-parodia, di pessimo gusto, realizzato in maniera autonoma da alcuni esponenti padovani e solidarizzo con le persone e le associazioni che si sono sentite offese” ha poi dichiarato Giorgia Meloni.
Ma la becerodestra è sempre in agguato.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 20th, 2013 Riccardo Fucile
DALLA D’URSO AI TG, PALINSESTI MONOPOLIZZATI PER IL VOTO… CON LA REGIA DI DEL DEBBIO
Il più bravo di tutti è senza ombra di dubbio Paolo Del Debbio, che dopo aver fatto da spalla lunedì sera a Berlusconi per un’intervista-fiume su Retequattro, ieri mattina su Canale 5 ha dato il buongiorno al medesimo principale domandandogli con invidiabile candore: «Presidente, ci dica: cosa intende fare sull’Imu?».
Come se non avessero parlato d’altro giusto la sera prima, per un’ora e venti, ultima puntata di “Quinta colonna” prima del voto.
Del Debbio è una grande spalla perchè non ha per nulla l’aria di esserlo.
Anche quando si trova davanti al Cavaliere ha il feroce aplomb di un professore di etica (lo è davvero, sia pure a contratto), e dunque appaiono sincere la sua curiosità e la sua indignazione, quando manda in onda le voci e la rabbia dell’Italia che non ce la fa più, con il risultato che quando dà la parola a Berlusconi affinchè offra soavemente le sue miracolose promesse alla gente disperata (e soprattutto al pubblico a casa) nessuno si ricorda più che Del Debbio non è un arruffapopolo televisivo, non è un Santoro di destra, ma è un berlusconiano a ventiquattro carati, un vero uomo di partito: già fondatore di Forza Italia, già direttore dell’ufficio studi forzista, già candidato alla presidenza della Regione Toscana.
Poi, siccome Del Debbio è bravo, s’è conquistato il suo posto in prima fila nel palinsesto di Mediaset, come conduttore di “Quinta colonna” (nome rivelatore, perchè è quello con cui il generalissimo Franco battezzò i filomonarchici infiltrati clandestinamente a Madrid per aiutare le quattro colonne dell’armata franchista nella conquista della città ).
E ora è lui il vero protagonista di una campagna elettorale che non rispetta nessuna regola, nessuna legge, nessuna norma.
Tranne una: aiutare Silvio.
Una campagna non dichiarata, che un’invisibile regia ha lanciato già da molte settimane sulle tv della casa: che sono poi, incidentalmente, tre delle maggiori reti televisive italiane.
Luoghi privilegiati – accanto ai soliti telegiornali – i programmi d’intrattenimento: quelli che di solito si occupano di attrici tradite, di ricette della nonna e di mirabolanti invenzioni.
E’ qui che, ancora una volta, Berlusconi ha deciso di andare a caccia di voti.
Nelle ultime settantadue ore sulle reti Mediaset è scattata l’Operazione Imu.
L’ha aperta Barbara D’Urso, già collaudata come intervistatrice del Capo. «Domenica Live», subito dopo il pranzo della festa.
Invece delle ballerine e dei cantanti, un’antologia della disperazione con le voci di una disoccupata che non riesce a pagare l’Imu e di una donna che ha dovuto vendere la casa per pagarla.
Poi, prima di passare alla laureata in chimica che s’è adattata a vendere trippa e lampredotto, e all’amico dell’operaio che s’è impiccato per la disperazione, la D’Urso ripete ossessivamente: «Mancano sette giorni alle elezioni! Mancano sette giorni alle elezioni!».
Come a dire: ricordatevi tutto questo, quando avrete la matita in mano.
Poi, con tre mosse in ventiquattr’ore, è entrato in scena Del Debbio.
Prima mossa, “Mattino Cinque” di lunedì (conduce anche quello, con Federica Panicucci). Prima ancora dell’oroscopo, appare il titolone: «Tutta la verità sull’Imu ».
Lungo servizio per rivelarci che non basta ridurre o abolire l’Imu sulla prima casa, bisogna abolirla tutta «perchè alle imprese l’Imu è costata il 154 per cento più dell’Ici».
Gli imprenditori, intervistati, approvano.
Seconda mossa, la sera stessa a “Quinta Colonna”.
Stavolta non ci sono collegamenti con le piazze nè contraddittori a distanza.
C’è lo studio apparecchiato con le poltrone bianche modello “Porta a porta”.
Megaintervista a Berlusconi, un’ora e venti di diretta in prima serata. «Vorrei che chiarisse, presidente, cosa intende fare sull’Imu», chiede Del Debbio con lo sguardo severo, come se fosse appena tornato da un viaggio in Papuasia e la domanda gli fosse venuta in mente in quel preciso istante.
E allora Berlusconi parte in quarta. «La casa è sacra, non dev’essere pignorabile!». «L’Imu è una tassa dannosissima, l’abbiamo dovuta votare obtortissimo collo!».
E, naturalmente, la promessa che tutti conoscono già : «Al primo Consiglio dei ministri… ».
Il pubblico applaude, entusiasta.
La terza mossa è arrivata ieri a «Mattino Cinque».
Lo studio è cambiato, ma ci sono sempre loro due, e la domanda è la stessa: «Presidente, ci dica: cosa intende fare sull’Imu?».
Stesse risposte, stessi annunci, stesse istruzioni per andare a riscuotere alle Poste la restituzione della tassa.
Con una domanda finale: «Da uno a dieci, quanto crede nella sua vittoria?». «Undici! ».
Ma sì, se uno guardasse solo le reti Mediaset non avrebbe dubbi.
Il problema numero uno dell’Italia è questa stramaledetta Imu che strangola l’economia e spinge la gente a suicidarsi.
E l’unico che vuole cancellarla e anzi restituirla è lui, «il presidente Berlusconi».
Ricordiamocelo, perchè «mancano sette giorni alle elezioni!».
I suoi telegiornali si occupano del fuoco d’artiglieria. «Berlusconi: restituiremo l’Imu», annuncia subito il Tg5, come se fosse la notizia del giorno. «Via l’Imu, dice Berlusconi», avverte Studio Aperto con un lungo servizio.
E ancorchè orfano di Emilio Fede, il Tg4 fa il suo dovere: «Cancelleremo e restituiremo l’Imu» fa dire al Cavaliere con un megaspot di un minuto e 40 secondi.
Da giorni e giorni, del resto, qualunque cosa accada, sui telegiornali delle sue reti Berlusconi è il politico che parla per primo e più a lungo.
Quando non può mostrarlo in diretta, il Tg5 ce lo mostra alla scrivania presidenziale, mentre saluta una folla adorante davanti a un Grand Hotel o davanti a tanti microfoni tutti per lui, foto degne di una casa reale, mentre per gli altri abbondano le interviste controluce in strade semibuie.
Dettagli, certo, ma la tv è fatta di dettagli e nessuno conosce meglio di Berlusconi cosa pensa il pubblico televisivo.
Una sera del 1992, due anni prima che Forza Italia vedesse la luce, a un giornalista che gli chiedeva se volesse candidarsi a fare il sindaco di Milano, lui confidò un po’ seccato: «Ma lei lo sa che ogni giorno mi arrivano 400 lettere di casalinghe che mi ringraziano per averle liberate con i miei programmi dalla noia delle loro mattine? Ecco, con questa base elettorale, se io entrassi in politica, altro che sindaco: farei un partito reaganiano, vincerei le elezioni e diventerei presidente del Consiglio…».
Diceva – purtroppo – la verità .
Eppure, quella sera non gli credette nessuno.
Sebastiano Messina
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 20th, 2013 Riccardo Fucile
ALCUNI ANZIANI GIA’ SONO ANDATI ALLE POSTE PENSANDO DI RISCUOTERE L’IMU PAGATO.. ALFANO FREDDO, LA RUSSA CRITICO, L’OPPOSIZIONE SCATENATA CONTRO IL VOTO DI SCAMBIO
Il velo, l’ultimo e ormai impalpabile, cade rumorosamente: “Se gli italiani votano il Pd non avranno
la restituzione dell’Imu, avranno una pesante patrimoniale e più tasse sulla famiglia. Ma voteranno me, e io gli ridarò i soldi entro tre mesi”.
Silvio Berlusconi ha puntato tutto sulla casa degli altri, su quegli euro svaniti dal bilancio familiare per pagare l’Imu causando al cittadino medio un bruciore tutt’ora vivace.
Ma adesso arriva il Cavaliere, che prende carta e penna per scrivere ai cittadini italiani, 6 milioni di elettori omaggiati di nome e cognome su carta intestata Popolo della Libertà : “Se Lei è proprietario di prima casa o di terreni o fabbricati agricoli, avrà diritto a essere rimborsato per quanto versato. La restituzione avverrà a sua scelta tramite un bonifico sul suo conto corrente oppure a lei personalmente agli sportelli delle Poste”.
Tutto qua. Due paginette con la firma autografa del candidato premier e una bella busta con stampigliata un’enorme scritta: “Rimborso Imu 2012”.
In realtà i plichi sono di due tipi: modello classico per le Regioni in cui gli azzurri vanno forte, e busta rinforzata con un coloratissimo pieghevole che illustra i risultati del governo Berlusconi a chi risiede in zone ancora incerte e determinanti, tipo Lombardia e Sicilia.
Lettere inviate a casaccio sfruttando le liste di mailing che società specializzate nel settore del marketing postale hanno fornito al partito col risultato di fare infuriare migliaia di cittadini non proprio convinti del genio berlusconiano: “La lettera arriva giusto in tempo, avevo finito la carta igenica” scrive Fra ncesco sul sito del Fatto mentre il tweet #imu è impazzito tra insulti e ironia: “Restituiscimi 20 anni di malgoverno”, oppure “Prima Berlusconi manda la lettera, poi arriva il pacco”.
Naturalmente anche i politici hanno voluto commentare.
Bersani : “Berlusconi è un imbroglione. Restituisca 4,5 miliardi di quote latte, 4 miliardi di Alitalia, 4 di mancato condono tombale 2002”.
Marco Pannella invece la mette sul sociale spinto: “Racconta @Emma Bonino: ‘mi ferma una signora e mi chiede dove si ritira l’Imu’. Dove, neanche quando!”.
In effetti già ieri girava notizia di qualche anziano andato allo sportello chiedendo informazioni e dettagli: quando ci ridanno i soldi?
La risposta di Antonio Ingroia è poco conciliante. “Con la lettera inviata agli italiani, che nasconde un invito al voto promettendo soldi in cambio, Berlusconi ha commesso un reato. Anzi due, cioè quelli previsti dagli articoli 96 e 97 della legge elettorale 1957 — ha scritto ieri sul suo sito l’ex procuratore — . Per di più, l’ha fatto ingannando gli elettori, e per due ragioni: primo, perchè le elezioni le perderà , e secondo perchè non potrà comunque mantenere l’ennesima falsa promessa. Lo stesso Berlusconi ha fornito la prova documentale del reato con la lettera intestata ‘Avviso importante rimborso Imu 2012′, inviata nelle case degli elettori di cui ha anche violato la privacy”.
Stamattina Rivoluzione civile presenterà una denuncia alla Procura di Roma, mentre Mario Monti, mister Imu per eccellenza nel panorama disegnato dal Cavaliere, s’è dimostrato algido ma non troppo: “Bisognerebbe non commentare le proposte di chi pensa che gli italiani siano privi di memoria. Mettere l’Imu è stato necessario, come aveva già previsto il governo Berlusconi anche sulla prima casa” ha sorriso il premier da Catania.
Casini l’ha buttata sull’ecologia e invita la popolazione “a riciclicare la carta” mentre La Russa s’arrabbia un po’: “Avevamo promesso noi per primi il rimborso, e non dopo il voto ma già ora durante la campagna elettorale!”.
Siparietti a parte, la nota politica dice che Angelino Alfano ieri non ha speso una sola parola sull’argomento.
Nessun coro di approvazione e rilancio dell’iniziativa ma un discorsetto d’occasione: “Il nostro risultato sarà straordinario perchè la nostra rimonta è stata ampia, forte e visibile. La sinistra ci aspettava in un campo di battaglia già morti e invece ci ha trovato vivi, combattenti e vincenti”.
Concetto generico, che persino Fabrizio Cicchitto spegne nel prevedibile: “Non avevamo dubbi sul fatto che Ingroia evocasse l’uso delle manette anche facendo politica”.
Il campionario è completo.
Chiara Paolin
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 20th, 2013 Riccardo Fucile
“VOGLIO SENTIRMI POPOLO CONTRO I SIGNORI DEL BLA BLA BLA”…”IO CI AVEVO CREDUTO NELLA LEGA…MAI PIU’, MAI PIU'”…. “GRILLO NON MI PIACE QUANDO DICE COSE DI DESTRA, MA ALMENO QUALCOSA CAMBIERA'”
A forza di andare indietro non resta che l’ingresso fedeli.
Sul sagrato del Duomo la base metallica del cartello diventa una specie di zattera per quelli che non vogliono finire con la schiena attaccata al portone della cattedrale, con lo sguardo chiuso da questo muro di folla.
Beppe Grillo è un punto lontano sotto il monumento a Vittorio Emanuele II, e in mezzo ci sono – almeno – altre trentamila persone venute per credere a questo strano animale politico, pronte a sentirsi nuovamente «popolo» contro l’èlite, non importa quale, se romana, bancaria o europea, nel lessico a cinque stelle è il concetto che conta, non la nota a margine.
«Voglio sentirmi popolo contro i signori del bla bla».
Con la sua bella faccia da brianzolo rubizzo, l’assicuratore Mauro Molteni non sembra avere una vendetta da consumare, ma l’apparenza inganna.
«Io ci avevo creduto, al Bossi. Ho votato Lega fino al 2010. Mai più, mai più».
Non ci sarà un altro luglio a Pontida, come era avvenuto sempre dal 1992, quando era ancora dalla parte giusta dei trent’anni e sa Dio quanto ne è passato di tempo.
Se adesso è qui, al primo gazebo M5S appena fuori dalla Galleria, con sottobraccio la sua cartella di pelle e il cappello di feltro in testa, circondato da giovani attivisti che in verità e in confidenza gli sembrano «un po’ sinistri», firmando a tutto spiano petizioni sul quorum zero «che a dire il vero manco so bene cos’è», la colpa è soprattutto di un cliente che gli ha pagato un assegno a vuoto nel luglio 2012.
«Abbiamo bisogno di qualcuno che ci protegga. La legge italiana non fa niente, io mi sono sentito abbandonato. E la Lega Nord meglio lasciar stare».
Come se parlasse di una donna che lo ha tradito, della delusione di un amore al quale aveva consegnato tutto se stesso.
Il Molteni, come si definisce quando parla di sè come esempio di una piccola parte per il tutto, in realtà è portatore di concetti che non si applicano a un solo blocco sociale o politico.
Per quel poco che conta, il nostro sondaggio artigianale su quaranta elettori grillini in una piazza Duomo dove non c’era posto per uno spillo e per il dubbio contava 21 delusi Pd, 8 delusi Lega Nord, 5 del Pdl, e sei debuttanti nell’urna.
La folla di Grillo è fatta di strati trasversali che in comune hanno solo il lessico, l’utopia del popolo contro l’istituzione, la voglia di sentirsi al centro di qualcosa, e una delusione più dolente che rabbiosa verso la politica di ieri e oggi.
A fede rovesciata, in ogni senso, con il voto del suo ultimo decennio pencolante tra Rifondazione e i Ds-Pd, il bancario in pensione Gigi Radaelli non è altro che un Molteni di sinistra: entrambi sono giunti stanchi sulla sponda di Grillo, con più fatalismo che entusiasmo.
«Non credo che lui possa essere l’uomo del rinnovamento, ma può diventare l’innesco che lo fa cominciare» dice guardandosi intorno guardingo, come se avesse paura di essere riconosciuto.
Oggi gli fa strano essere qui. Lui che sul tram 16, una volta era il 15, ci era salito con il suo papà operaio e la bandiera rossa in spalla per i funerali di piazza Fontana, ci era salito per le assemblee del Movimento studentesco, e anche due anni fa, a sentire Nichi Vendola che celebrava la conquista di Milano per interposto Giuliano Pisapia. «Ma adesso stanno tutti con Monti, stanno con quella che piange quando mi taglia la pensione. E io cosa devo fare? Grillo mi fa schifo quando dice cose di destra, ma almeno cambierà qualcosa».
Anche qui, molta rassegnazione e una totale assenza di rabbia.
Quel rancore che il sociologo Aldo Bonomi poneva alla base del successo leghista non si è travasato nella moltitudine grillina che si dimostra meno aggressiva nelle parole e nei gesti, spesso consapevole e informata, seppure da una unica fonte.
Qui prevale il fascino della proposta nuova, mischiato alla speranza di sentirsi parte di un progetto, sentimento prevalente quando l’età si abbassa.
«Ho sempre votato Pd, adesso mi piace sentirmi svincolato». «Oggi c’è profumo di novità ».
Dal palco arrivano rimbombando frasi ormai note, parte di un repertorio ben collaudato che prevede il continuo ricorso alla semplificazione della complessità . Stefano Tiziano e Carmelo Chiudenti, 29 primavere cadauno, hanno smesso da un pezzo di ascoltare.
Per loro va bene così. Si fanno fotografare da familiari e passanti con la maglietta del M5S, reclute al loro primo gesto politico, elettori pentiti del Pd nonchè operai in sciopero di quella Trenord croce dei pendolari brianzoli.
«Quelli come noi non li vuole più nessuno, tranne Grillo. Non importa ciò che dice, ci basta un cane da guardia contro i ladri».
Le cose sono sempre più complesse di come appaiono.
Anche la tesi ricorrente del voto giovane come unico serbatoio del M5S sembra vacillare, in questa piazza dove non eravamo gli unici con i capelli bianchi, anzi.
Ci sono donne come Loredana Flacco, che lavora in una cooperativa per il reinserimento delle persone svantaggiate e si chiede perchè nessuno si occupa mai dei più deboli. «Tanto vale mettere alla prova questi».
Come i due ferrovieri trasformati in uomini-sandwich, anche lei sta cercando «qualcuno che mi ascolti».
La psichiatra Daniela Ghirardi è certa di averlo trovato. Ha portato la sua amica Paola, insegnante, scettica di sinistra.
Quando Grillo comincia a parlare di speranza che qualcosa cambi, perchè è l’intenzione che crea la realtà nuova, applaude anche lei.
Un altro voto conquistato.
Tra pochi giorni ci chiederemo come è potuto accadere.
Ma forse è da molti anni che abbiamo già la risposta.
Marco Imarisio
(da “il Corriere della Sera“)
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Febbraio 20th, 2013 Riccardo Fucile
“PARTITI ARRENDETEVI SIETE CIRCONDATI DAL POPOLO ITALIANO. USCITE CON LE MANI ALZATE: NESSUNO VI TOCCHERà€”
Nei giorni dei sondaggi vietati, la statua di Vittorio Emanuele II offre un’eloquente panoramica
elettorale: piazza Duomo, alle sei di un pomeriggio gelato, è straripante. Ottantamila persone si scaldano gridando “Beppe, Beppe”.
Il servizio d’ordine si agita parecchio, troppa gente da gestire, la stampa che sgomita, teste che sbucano da tutte le parti attorno alle transenne.
Moltissimi fotografi si arrampicano sul monumento equestre, alle spalle di un palco “pagato niente”: “Domenica quello, faraonico, di Bersani è costato 18mila euro. Noi qui siamo tutti volontari”, raccontano.
Tre ragazzine saltano sul palco mentre cantano di energie rinnovabili, rispetto per le donne, evasione fiscale.
Intanto il camper di Grillo, stanco ma felice dopo le settanta date dello Tsunami tour, è sotto assedio: ci sono televisioni da mezzo mondo, giornalisti ma anche ragazzini con lo smart phone che vogliono fare una foto.
L’età media del pubblico è bassa, i giovani sotto i trent’anni sono la maggioranza. Quando Grillo sale sul palco, tre minuti prima dell’orario previsto, lo accoglie un applauso che non finisce più: “Bè c’è poca gente, speravo meglio. So che qui ci sono stati altri comizi, si sente un po’ odore di naftalina”, è solo la prima frecciatina al centrosinistra.
Subito cerca di stanarli. “Sono lì da qualche parte, i vecchi politici. Arrendetevi: siete circondati dal popolo italiano. Arrendetevi e vi prometto che non useremo violenza su di voi. Vi accarezzeremo come si fa con i malati di mente”.
Il consiglio, più volte ripetuto, è “andate a casa”.
Perchè un’epoca è finita, non è più tempo della politica per pochi che rubano tanto: ora è il momento di cambiare.
Anzi è già successo tutto, si tratta di certificare con il voto “una visione a due generazioni, non a due legislature”.
Il messaggio è chiaro.
Dopo le polemiche sull’annullamento dell’intervista a Sky, Grillo torna a parlare di televisione dalla piazza: “A quali domande dovrei rispondere? Dicono: chissà chi c’è dietro Grillo e Casaleggio? Dietro di me ci sono io e dietro Casaleggio c’è Casaleggio, due persone che cercano di fare qualcosa per gli altri. Una cosa che i politici non riescono a capire perchè non è nel loro Dna. Ma io sono qui perchè ho avuto più di quello che meritavo e voglio contraccambiare. Voglio essere utile”.
Le cinque stelle si sono moltiplicate.
Così tanto che non ci crede nemmeno lui. E quasi quasi tutte queste persone, queste aspettative, le responsabilità che ne possono derivare fanno paura: “Era imprevedibile questo, chi se lo aspettava? Siamo nati tre anni fa senza soldi, con i giornali e le televisioni contro. E adesso siamo la terza, anzi no la seconda, anzi no la prima forza politica del paese”.
Si vede che Grillo è allenato: va a braccio, il discorso non s’interrompe anche quando passa dal programma alla critica degli avversari (“il nano” e “Gargamella”, Berlusconi e Bersani).
“Il nano dice che la politica si fa per passione e non per opportunità : capite lui, lui l’ha detto. E poi che Pdl deve avere liste senza condannati. Ma allora chi si iscrive?”.
E poi: “Se qualcuno crede in Berlusconi allora questa sera deve andare a casa, aprire la lavatrice e parlare con Mastro Lindo”.
Ci ridarà l’Imu, il cavaliere: “Poi 4 milioni di posti di lavoro e ci metterà anche un set di pentole e un corredo di lenzuola”.
Una barzelletta che ha fatto troppi danni.
Arriva anche il turno della sinistra e delle banche: “Mps è il più grande scandalo finanziario di questo Paese. E non se ne parla più”.
Urla poco e dosa le parolacce, due o tre i vaffanculo registrati.
Non ne ha bisogno: parla di un paese spaventato e umiliato, di persone senza lavoro e senza più speranza: “Vengono da me e mi dicono: fai qualcosa, siamo disperati. Chi ha una moglie malata o un figlio disabile. Vedi gente con gli occhi bassi che si vergogna di andare alla Caritas a chiedere da mangiare”.
Massì, gli diano pure del populista: “Intanto però comincino a tagliare dall’alto, dal Presidente della Repubblica che ha tre Maserati a disposizione. Basta. Via”.
Applausi e cori, la gente urla “Tutti a casa”. I sacrifici sono inevitabili, “ma facciamoli tutti insieme. Prima di tagliare la sanità , la scuola, la ricerca, tagliamo i privilegi e gli F35, i fondi per le missioni di pace”.
Sul palco arriva l’amico di sempre Dario Fo, con l’immancabile sorriso. “Ricordo dopo la fine della guerra, una festa come questa. Allora noi siamo riusciti a ribaltare tutto. Fatelo voi, adesso. Tutti vogliono sapere che cosa è questa cosa straordinaria, non mollate per favore”.
Il comizio finisce così come era iniziato. Grillo saluta con una promessa: “Apriremo il Parlamento come una scatola di tonno, non hanno più scampo”.
Silvia Truzzi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 20th, 2013 Riccardo Fucile
ANGELO POLLINA NEL 2008 ERA CAPOGRUPPO PDL A SIENA… INTERROGATO SUI PRESUNTI ACCORDI TRA PD E PDL CON SPARTIZIONE DI POSTI NEI CDA E FINANZIAMENTI A IMPRESE AMICHE IN CAMBIO DI UN PATTO DI DESISTENZA TRA MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE
“Non credo nei sondaggi, quindi sono sicuro che Fli sorprenderà molte persone” aveva dichiarato appena dieci giorni fa Angelo Pollina in una intervista rilasciata a un quotidiano di Chiusi.
Capolista in Toscana dopo Flavia Perina, ma soprattutto capolista in Liguria dove in effetti è riuscito a sorprendere tutti: non si era mai visto infatti un partito che, a tre giorni dalla fine della campagna elettorale, non avesse provveduto a coprire con i propri manifesti i 100 cartelloni a disposizione nella città di Genova con altrettanti “un metro per settanta”
Costo di affissione 120 euro, evidentemente troppi per la classe dirigente locale.
Ma Pollina è riuscito a sorprendere, anche se la notizia in Liguria non ha avuto finora eco sulla stampa locale, anche per la sua convocazione in Procura a Firenze per essere interrogato dai Pm fiorentini che indagano sul Credito cooperativo fiorentino di Verdini e dai magistrati senesi che indagano su Mps.
Pollina è stato capogruppo Pdl in Comune a Siena dal 2006 al 2010 ed è stato ascoltato come persona informata sui fatti.
I magistrati stanno valutando eventuali collegamenti tra le due inchieste e ricostruire i rapporti tra Pdl, PD e Mps.
Si parla di presunti accordi fra il Pd senese e il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini con scambio di posti nei consigli di amministrazione e finanziamenti a imprese amiche in cambio di desistenza nei rapporti fra maggioranza e opposizione. Si parla anche di un documento scritto, ma non è certo nè che esista nè – nel caso – che sia autentico.
Agli atti dell’indagine condotta dai pubblici ministeri Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso c’è la bozza di un patto, datata 12 novembre 2008, che impegnava Franco Ceccuzzi, parlamentare del Partito democratico e futuro sindaco di Siena, e Denis Verdini, coordinatore di Forza Italia, a concordare ogni mossa, ma soprattutto confermava per Andrea Pisaneschi la presidenza di Antonveneta.
Intanto le procure di Siena e di Firenze continuano a stringere il cerchio sui rapporti fra il Pd e il Pdl all’ombra del Monte dei Paschi.
In particolare rispetto a un presunto “patto segreto” attribuito a Denis Verdini (all’epoca coordinatore nazionale di Fi) e Franco Ceccuzzi (allora onorevole Pd e nel 2011 eletto sindaco di Siena)
Il documento, sul quale mancano le firme, è in mano ai pm che, finora, non avrebbero trovato conferme all’autenticità del documento.
Nel documento “l’onorevole Verdini si impegna a garantire supporto e sostegno all’attuale maggioranza locale, garantendo tutti quei canali necessari a livello di Governo nazionale per le problematiche relative alla Banca e Fondazione”, ottenendo la garanzia di un certo numero di posti fra cda della banca – oltre alla presidenza di Antonveneta – e deputazioni della Fondazione.
Nel testo si parla poi dell’impegno, in vista delle amministrative del 2009, “a ricercare una candidatura del Pdl per la presidenza della provincia di Siena che non tenti di sconvolgere gli attuali equilibri” e a rifuggire a “qualsiasi accordo destabilizzante con le liste civiche” in diversi comuni senesi che sarebbero andati al voto.
Ceccuzzi e Verdini hanno ovviamente smentito l’esistenza di un accordo a loro nome. Tutto sarà oggetto ormai delle verifiche della magistratura.
Alla luce di quanto sopra ribadiamo: non sarebbe stato meglio presentare una lista di sedici giovani futuristi che al massimo avrebbero avuto a che fare con la Giustizia solo perchè sostengono gli esami a giurisprudenza?
Ma mamma non vuole e Bocchino nemmeno.
Fate pure voi allora, grandi strateghi: scusate ma noi siamo allergici anche ai Pollini nei Fossati.
(da “il Cittadino on line” quotidiano di Siena e Provincia)
argomento: Futuro e Libertà, Giustizia | Commenta »