PASSO INDIETRO DI GIANNINO, E’ INIZIATA LA CACCIA AI SUOI VOTI, MA IL PDL SE LO PRENDERA’ IN SACCOCCIA
IL PARTITO DEL GIORNALISTA STIMATO INTORNO AL 2% PUà’ ESSERE DECISIVO IN VENETO E LOMBARDIA… MANNHEIMER: “MA I MILITANTI DI FARE NON VANNO DA BERLUSCONI.”
Cosa fare per fermare il declino del suo movimento?
Oscar Giannino si è dimesso dal suo incarico da candidato premier alla Direzione nazionale di “Fare”.
Motivo: il suo falso curriculum accademico denunciato da Luigi Zingales, professore all’Università Chicago Booth e fondatore di Fare insieme col giornalista e altri accademici.
Ecco un breve riassunto per punti della vicenda e dei suoi possibili effetti sul voto.
IL CURRICULUM
Giannino si è difeso così: “Mi sono state attribuite online lauree e master a Chicago e il mio gravissimo errore è stato non essermene accorto. La discussione su questi titoli su Wikipedia andava avanti da tempo, ma io non uso Wikipedia e non me n’ero accorto. Anche il curriculum sbagliato sul sito dell’istituto Bruno Leoni è dovuto a un giovane stagista che ha preso e messo dentro quanto trovato su Wikipedia”.
Insomma, lauree e master gli sono stati attribuiti a sua insaputa.
Solo che non è vero: lui stesso ha citato le une e l’altro più volte e pubblicamente (non solo a Repubblica tv il 5 febbraio, quando ha fatto infuriare Zingales).
Era successo, ad esempio, il 6 maggio 2011 in un incontro all’Associazione il Padre Pellegrino: sono andato via di casa a 16 anni, raccontò, ma “ho continuato a costruire questa cultura fino alla prima laurea in legge, fino alla seconda laurea in economia”.
Sul sito “Noisefromamerika”, nel maggio 2009, commentando un articolo sul lodo Alfano ricordava le due lauree e si attribuiva pure la vittoria di un concorso in magistratura:
“Ormai 22 anni fa superai scritti e poi orali del concorso per l’accesso alla magistratura, ma rifiutai l’assegnazione a ruolo”.
Quanto al master americano, pure quello se l’era già intestato: “Il mio amico Luigi Zingales insegna alla Chicago Booth, dove io ho preso il master”, spiegò a Lucca il 1 dicembre.
DIMISSIONI
Oltre a Zingales, ieri si è dimesso anche il Comitato dei Garanti di “Fare per fermare il declino”: un consesso strapieno di professori in prestigiose università Usa a partire dall’editorialista del Corriere della Sera Alberto Alesina.
La Direzione nazionale poco fa ha preso atto delle dimissioni irrevocabili di Giannino.
Se dimostra qualcosa, online moltissimi aderenti al movimento lo difendono a spada tratta.
Ad esempio Carlo Stagnaro, direttore studi e ricerche dell’Istituto Bruno Leoni e tra i fondatori del movimento, sosteneva ieri su twitter che Giannino “ha fatto una cazzata, ma non si merita questo trattamento”: le scuse pubbliche, insomma, chiudono il caso.
Ma, anche alla luce di quanto riportato qui sopra, è possibile che altri non la pensino così.
È il caso di Michele Boldrin, professore negli States pure lui e volto pubblico di “Fare”: finora è un peccato veniale, ha spiegato, ma “se è vero che ha mandato in giro curricula non veri è millantato credito e di sicuro pianto un bel casino”.
VOTI.
Questa figuraccia, in ogni caso, rischia di costare cara in termini di consensi al movimento di Giannino in due regioni chiave: Lombardia e Veneto.
L’elettorato di Fare, infatti, è costituito in gran parte da voti in libera uscita: proprio per questo i giornali del Cavaliere stanno puntando tutto sulla vicenda curriculum e lo stesso ex premier le dedica battute nei comizi (“Giannino non è in coalizione con noi: è a Chicago…”).
Il motivo è facile da intuire.
Quasi tutti i sondaggi riservati raccontano che le due grandi regioni del Nord restano in bilico, con un vantaggio del centrodestra ancora sotto al margine di errore statistico (3%): la battaglia, insomma, si gioca su ogni singolo voto.
Ebbene il movimento di Giannino, che a livello nazionale viene quotato tra l’1,5 e il 2%, raggiunge cifre più consistenti al Nord e proprio in Lombardia e Veneto potrebbe risultare decisivo: la maggior parte delle rilevazioni lo collocano, infatti, attorno al 2,5% (una addirittura al cinque) e con una buona capacità di attrazione degli indecisi, che sono poi gli unici che contano a questo punto della partita.
Per Renato Mannheimer dell’Ispo, però, non sarà comunque Berlusconi ad avvantaggiarsi dei guai di Fare: “L’atteggiamento dei suoi sostenitori è molto negativo verso il Cavaliere”.
Marco Palombi
(da Il Fatto Quotidiano”)
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