Gennaio 9th, 2015 Riccardo Fucile
L’ATTENTATORE SI E’ RIFIUGIATO IN UN SUPERMERCATO CON 5 OSTAGGI
L’operazione per «neutralizzare» i due fratelli Kouachi, autori dell’attentato al settimanale satirico Charlie Hebdo è in corso a Dammartin-en-Goele, una quarantina di chilometri a nord-est di Parigi.
Ma l’allarme si è spostato nella capitale francese, dove intorno alle 13 di venerdì un uomo armato ha dato l’assalto a un negozio kosher, frequentato da ebrei nella zona della stazione di Porte de Vincennes, zona est.
L’uomo, asserragliato nel supermercato con almeno cinque ostaggi, ha gridato alla polizia: «Voi sapete bene chi sono!».
È armato e sembra che abbia con sè anche dell’esplosivo.
L’assalitore sarebbe lo stesso che giovedì ha ucciso la poliziotta a Montrouge: si tratterebbe, secondo quanto scrive Le Point, di un 32enne di colore, che la polizia ha identificato come Amedy C., vicino ai fratelli Kouachi, responsabili della strage nella sede del settimanale Charlie Hebdo.
L’uomo non è sconosciuto alla polizia: il suo nome appare nel 2010 legato alla progettata evasione di Smain Ait Ali Belkacem, terrorista algerino condannato all’ergastolo per gli attentati del 1995.
La zona è transennata, le forze speciali della polizia sono dispiegate ed è interrotta la circolazione sulla linea 1 del metrò e sulla linea 3 dei tram.
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Gennaio 9th, 2015 Riccardo Fucile
L’AZIENDA NON COMUNICà’ IL TRASFERIMENTO DI SEDE A GENOVA PER NON PERDERE LA COPERTURA DI FIDI TOSCANA
Tiziano Renzi avrebbe dovuto comunicare il trasferimento della sede della sua azienda, la Chil
Post, da Firenze a Genova alla finanziaria Fidi Toscana, come prevede lo statuto del fondo di garanzia da cui ha ricevuto i fondi per coprire parte dei debiti contratti.
Il cambio di regione avrebbe ovviamente comportato la decadenza del beneficio.
Per carità : si sarà sicuramente trattato di una dimenticanza. Il dato emerge dagli atti custoditi in Regione relativi all’azienda di casa Renzi, poi fallita e per cui il padre del premier è indagato per bancarotta fraudolenta dalla procura ligure.
E non è l’unico elemento interessante.
Ricostruendo la vicenda emerge che la Chil è una delle pochissime aziende per cui il ministero dell’Economia ha coperto il fondo di garanzia toscano.
Creato nel febbraio 2009 per volere dell’allora governatore Claudio Martini e finalizzato ad aiutare le imprese regionali ad affrontare la crisi economica, il fondo “emergenza economia misura liquidità ” in cinque anni ha sottoscritto garanzie per un miliardo e 126 milioni di euro a 5.687 aziende toscane.
E ne ha dovuto effettivamente elargire solamente 16 milioni di euro.
Nulla, rispetto alla cifra complessiva garantita.
Di questi 16 milioni lo Stato, attraverso il fondo centrale di garanzia costituito presso il Mef, ha restituito a Fidi Toscana appena un milione di euro, tra cui proprio i 236.803,23 deliberati a giugno 2014.
Ed è così che lo Stato guidato da Renzi ha pagato parte del debito della società di casa Renzi.
A spiegare l’iter seguito dalla Chil Post è Simonetta Baldi, dirigente della Regione responsabile del settore politiche orizzontali a sostegno delle imprese, l’ufficio che gestisce il fondo di garanzia e tiene i rapporti con Fidi Toscana, la finanziaria controllata per il 49% dall’ente guidato da Enrico Rossi.
Baldi non svela nulla: si limita a confermare le informazioni in nostro possesso.
“Il fondo è stato creato nel febbraio 2009 e la Chil è stata tra le prime a rivolgersi a noi appena un mese dopo” ed è stata “anche tra le prime ad andare in sofferenza”, ricorda Baldi.
Di “5.687 aziende che sono ricorse a noi non sappiamo quante poi sono fallite ma decisamente poche” anche perchè “il fondo ha funzionato molto bene per la quasi totalità delle imprese”.
Su un miliardo e 200 milioni garantiti “siamo intervenuti per appena 16 milioni, come sa”.
Baldi conferma anche le cifre ricevute dal ministero dell’Economia: “Sì, poco più di un milione di euro”.
E spiega che non è affatto scontato che il rimborso avvenga, “anzi”.
Funziona così: “Al ministero dell’Economia c’è il fondo centrale che serve come contro-garanzia ma può essere attivato solo a determinate condizioni” e comunque viene rimborsato “con tempi piuttosto lunghi, tra il pagamento che effettuiamo noi per l’azienda e quello che riceviamo dal Mef c’è un gap di anni”.
Per la Chil Post “sono arrivati in sei mesi, sì. Ma è stata una delle prime pratiche a essere aperta e ad andare in sofferenza”.
Secondo il regolamento, inoltre, la Chil Post non avrebbe potuto beneficiare del fondo di garanzia perchè nel frattempo ha cambiato sede e proprietà .
Baldi, ancora una volta, conferma: “C’è stato un difetto di informazione, i passaggi di proprietà Fidi Toscana li ha saputi successivamente”, dopo il fallimento.
Va detto che la società non ha cambiato partita Iva o forma, rimanendo una srl, ma “se ricevessi una domanda da un’impresa di Genova gli dico di no, ovviamente”, garantisce Baldi.
Quando la Chil fece domanda era una società toscana, quindi al momento dell’ammissione alla garanzia l’impresa aveva tutte le caratteristiche in regola.
È il 16 marzo 2009 quando Tiziano Renzi presenta richiesta e il 13 agosto 2009 l’operazione va in porto a garanzia di un mutuo con il credito cooperativo di Pontassieve da 496.717,65 euro.
Dopo poco più di un anno, l’otto ottobre 2010, circa due milioni in beni e servizi — ritenuti dagli inquirenti genovesi la parte sana della Chil Post — sono ceduti alla Eventi 6 di Laura Bovoli, madre dell’ex rottamatore.
Passa meno di una settimana e il 14 ottobre Tiziano Renzi trasferisce la società a Genova.
Infine il 3 novembre cede l’intera proprietà della Chil Post a Gian Franco Massone, prestanome per il figlio Mariano, entrambi indagati con il padre del premier dalla procura ligure.
A questo punto però l’azienda è ormai priva di beni ed è gravata da un passivo di un milione e 150 mila euro, compresi 496 mila euro di esposizione con il Credito cooperativo di Pontassieve guidato dal fidatissimo amico del premier, Matteo Spanò.
I debiti non vengono ripianati e Massone dichiara il fallimento della Chil Post nel 2013.
Il mutuo viene ammesso al passivo dal tribunale e così Fidi Toscana onora la sua garanzia. Poi coperta dal Tesoro.
Davide Vecchi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 9th, 2015 Riccardo Fucile
CHIUSI IN FABBRICA CON UN OSTAGGIO, ACCERCHIATI DAI NUCLEI SPECIALI
Sono in trappola, asserragliati in una tipografia di Dammartin-en-Goele, nel dipartimento di Senna e Marna, a nord di Parigi, i due fratelli franco-algerini Cherif e Said Kouachi accusati del massacro di Charlie Hebdo.
Secondo alcuni media, nelle mani dei terroristi ci sarebbe un ostaggio, una donna dipendente dell’azienda, la Crèation Tendance Dècouverte.
Le notizie sono ancora molto confuse, ma in base a una prima ricostruzione dopo aver rubato un’auto a Montagny Sainte-Fèlicitè, i due presunti killer si sono asserragliati nella fabbrica dopo un inseguimento e uno scontro a fuoco con la polizia.
Il sito del quotidiano Le Parisien parla di 2 morti e 20 feriti, ma il procuratore generale di Parigi ha smentito la notizia.
Secondo Le Figaro, le forze dell’ordine hanno intavolato le trattative con i sequestratori, che secondo la polizia sono “ben armati”.
I due fratelli “hanno dichiarato di voler morire da martiri”. Lo ha riferito a i-Tele il deputato di Dammartin-en-Goele, Yves Albarello, del partito di opposizione Ump.
Stando alla ricostruzione fornita da Rtl la dinamica è stata la seguente: intorno alle 8.40 di stamattina un veicolo è stato rubato a Montagny-Sainte-Fèlicitè, nel dipartimento dell’Oise in Piccardia, da due individui armati di pistole automatiche e segnalati come corrispondenti ai fratelli Kouachi; ne è scaturito un inseguimento da parte delle forze dell’ordine sull’autostrada nationale 2; qualche minuto dopo si è verificato un pesante scontro a fuoco all’altezza di Dammartin-en-Goà«le, nel dipartimento di Senna e Marna nell’Ile de France, che si trova in prossimità della zona in cui gli agenti del Raid (facenti capo alla polizia) e del Gign (facenti capo alla gendarmeria) hanno concentrato le ricerche dei due sospetti responsabili dell’attacco a Charlie Hebdo.
Pare che diversi uomini a bordo di un veicolo abbiano esploso dei colpi in direzione delle forze dell’ordine.
È nello stesso Comune di Dammartin-en-Goà«le che è appunto in corso la presa di ostaggi. Il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, ha confermato che è in corso un intervento per “neutralizzare gli autori” dell’attentato a Charlie Hebdo.
Un testimone, un uomo che oggi aveva un appuntamento di lavoro nell’azienda dove si sono barricati i due sospetti, ha raccontato a France info di aver incrociato uno dei due Kouachi. “Gli ho stretto la mano e gli ho detto buongiorno”, ha riferito. Il sospetto ha risposto: “Signore, noi non uccidiamo i civili“.
“Me la giocherò al lotto, sono molto fortunato”, ha raccontato il testimone, sollevato di essere sano e salvo.
Circa 300 tra bambini e maestre si trovano in una scuola primaria a poca distanza dalla fabbrica.
Secondo testimoni i maestri hanno fatto stendere i bambini a terra per tenerli lontani dalle finestre e la scuola ha chiesto ai genitori di non andare a prendere i loro figli. Nell’istituto si cerca di mantenere la calma e la situazione al momento sembra essere sotto controllo.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 9th, 2015 Riccardo Fucile
ORA SAREBBERO BARRICATI IN UNA FABBRICA DI DAMMARTIN-EN GOULE CIRCONDATI DALLE FORZE SPECIALI… I FERITI SAREBBERO VENTI
I due fratelli Kouachi, sospettati per il massacro nella redazione parigina della rivista satirica
Charlie Hebdo, sono braccati.
Dall’alba le forze dell’ordine francesci si concentrano tra i villaggi e le foreste in Piccardia, nel nord della Francia.
Verso le 8 ora locale, camionette della Brigata di ricerca e intervento della polizia giudiziaria sono arrivate nella zona a 80km a nod-est di Parigi.
Qualche ora dopo, poco prima delle 9, c’è stata una violenta sparatoria a Dammartin-en-Goele, nel dipartimento della Seine-et-Marne, 45 chilometri a est di Parigi, a mezz’ora dal punto in cui i fratelli Kouachi erano ricercati.
Secondo fonti della polizia dopo aver rubato una macchina a Montagny Sainte-Fèlicitè, i due fratelli si sono rifugiati in una fabbrica nel comune francese Dammartin-en-Goele, nel dipartimento di Senna e Marna, ad alcuni chilometri dall’aeroporto di Roissy, qui avrebbero preso un uomo in ostaggio.
Dopo la violentissima sparatoria con le forze dell’ordine, i fratelli sono fuggiti in auto. E’ una delle più gigantesche cacce all’uomo degli ultimi tempi.
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