Luglio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
“QUANDO SCARICHI GLI AMICI PERCHE’ NON TI SONO PIU’ UTILI, NON SEI UNO STATISTA MA SOLO UN OPPORTUNISTA”
Ferruccio De Bortoli contro Matteo Renzi, terza puntata. 
L’ex direttore del Corriere della Sera lancia un altro affondo contro il presidente del Consiglio dalle pagine della rivista Linus, che torna in edicola con una nuova veste e un nuovo direttore, Giovanni Robertini.
Prima c’era stato l’editoriale sul quotidiano di via Solferino in cui De Bortoli aveva criticato duramente Renzi, la sua gestione del potere, l’ego ipertrofico, il suo voler essere uomo solo al comando, un “maleducato di talento”, con un attacco anche alle ombre che circondavano il Patto del Nazareno.
Poi l’editoriale sul Corriere del Ticino con il commento alle elezioni regionali che avevano fatto “abbassare un po’ le penne” al premier.
Quindi il nuovo affondo dalle pagine di Linus contro il “clone di Berlusconi”, riportato oggi sulle pagine del Fatto Quotidiano.
De Bortoli suona un’ennesima sveglia al premier.
“Parla di sè in terza persona. È fantastico. Lui pensa che per governare basti raccontare una bella storia al Paese”.
Il renzismo, secondo il giornalista, è “un prodotto di sintesi del berlusconismo di sinistra. È la dimostrazione di come il Pd, che ha sempre combattuto Berlusconi, sia stato conquistato da un suo clone. Ultimamente però inizia a battere qualche colpo a vuoto, tanto da sembrare in uno stato quasi confusionale”.
Ma il “paradosso finale”, prosegue De Bortoli, è che “siamo costretti a sperare che Renzi resista e impari a governare”.
Renzi diventa anche “meschino” quando si parla di Roma e di Mafia capitale, in quanto reo di non aver difeso Ignazio Marino, dopo aver scelto “un chirurgo genovese che non sa nulla di politica, una sorta di Forrest Gump”.
Marino tuttavia “è stato il candidato di Renzi alle primarie. Va perciò difeso. Non è buona norma – scrive De Bortoli – scaricare i propri candidati nel momento in cui non ti servono più. Lo trovo meschino”.
Questo perchè “se ti limiti a scaricare chi non ti conviene più non sei uno statista, sei un’opportunista”.
Meschino, opportunista e anche grasso.
“L’Italicum, un mostro – scrive De Bortoli – è stato disegnato come un abito su misura per un premier con la tendenza alla pinguedine”.
Infine, parole dure contro il Pd – destinato “alla scissione, a meno che prima non imploda il renzismo” – e dolci contro il Movimento 5 Stelle – “pensavo fossero destinati a sparire e invece stanno conoscendo una seconda giovinezza. Con in più che si intravede una classe dirigente”.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
“DE LUCA DOVEVA RIMANERE SOSPESO SULLA BASE DELLA SEVERINO, NON E’ ANTICOSTITUZIONALE”
“È un provvedimento che conferma il caos. Ogni atto è sub judice… E aggiungo: riabilita Berlusconi, che a questo punto dovrebbe chiedere di tornare in Senato”. L’avvocato Pellegrino è, forse, il più grande esperto della legge Severino.
Da settimane, anzi mesi, è il anche il più critico su come è stata gestita la vicenda Campana.
Viene contattato dall’HuffPost appena arriva la notizia che la prima sezione civile ha congelato la sospensione disposta in base alla legge Severino in attesa della discussione del ricorso d’urgenza.
Ha, insomma, sospeso la sospensione. E De Luca potrà nominare la Giunta.
Avvocato Pellegrino. Diciamo che si è fatta chiarezza. Il caso è risolto?
Niente affatto. Anzi è l’opposto. Col provvedimento si conferma il caos perchè la terza regione d’Italia resta appesa al filo esile di una sospensiva fino al 17 luglio, data in cui si discute di un’altra sospensiva… il caos appunto.
Si spieghi meglio.
Oggi il giudice ha deciso con potere monocratico di disapplicare la legge e di fissare l’udienza il 17 luglio. Da adesso al 17 è sospesa la sospensione. Il che significa che qualsiasi atto resta sub judice e precario a partire dalla giunta.
Perchè dice che il giudice ha disapplicato la legge?
Perchè è evidente ed è sicuro che sulla base della legge Severino De Luca deve essere sospeso. Il giudice oggi dice: ‘sì ma siccome alcuni giudici hanno detto che c’è un dubbio di costituzionalità , io la disapplico’. Il dubbio di costituzionalità lo ha sollevato il giudice di Bari, ma ci sono altre dieci sentenze che dicono l’opposto, anche del consiglio di Stato. Dicono chiaramente che non c’è nessun dubbio sulla costituzionalità .
Scusi, ma il provvedimento conferma la sentenza De Magistris.
È il contrario. Il provvedimento contraddice l’ordinanza di De Magistris. Solo sollevando la questione di costituzionalità si può dare la sospensiva ma la decisione di oggi non solleva nessuna questione.
Dunque, tutto sospeso fino al 17 luglio.
Aggiungo una cosa: a questo punto Berlusconi dovrebbe chiedere di tornare in Senato. Questo provvedimento lo riabilita. Perchè la questione che chiede De Luca è esattamente quella che chiede Berlusconi. E quindi dovrebbe avere lo stesso trattamento. Se fossi Berlusconi chiederei al Senato la revoca di quella delibera e che il Senato mi riammettesse.
Solita domanda: come se ne esce sul caso De Luca?
Con una legge ad istitutionem, non ad personam, che garantisca una effettiva stabilità di governo alla Campania altrimenti condannata a una eterna instabilità .
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
IL TRIBUNALE DI NAPOLI ACCOGLIE IL RICORSO DEL SINDACO SULLA FALSARIGA DEL CASO DE MAGISTRIS
Come era prevedibile dopo l’ordinanza sul caso de Magistris, il Tribunale ordinario di Napoli ha
accolto il ricorso del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca contro la sospensione dalla carica prevista dalla legge Severino.
Uno dei legali del governatore, l’avvocato Lorenzo Lentini, parla di “grande soddisfazione sia per i tempi che per il ripristino del risultato elettorale”, di “vittoria della giustizia”.
L’ordinanza è stata emessa dalla I sezione civile.
Nel documento si legge che il decreto del prefetto è sospeso e si riconosce l’urgenza per il rischio di paralisi istituzionale (c’è il governo regionale da formare, ndr). “È una questione di democrazia” dice il legale. Il governatore: “È stata ripristinata la volontà popolare”.
Nelle motivazioni del provvedimento si legge che bisogna considerare che è stata sollevata la questione di legittimità costituzionale della legge Severino.
Inoltre “la mancata rimozione degli effetti del provvedimento impugnato appare idonea a cagionare al ricorrente un pregiudizio non riparabile con l’eventuale decisione definitiva favorevole e a integrare, quindi, il periculum in mora, posto che” il governatore “non potrebbe recuperare il periodo di sospensione subito”.
I giudici ricordano che “l’esercizio del diritto politico… ha carattere funzionale e ‘serve’ al conseguimento di una finalità di rilevanza costituzionale che va oltre il singolo e incide, in modo immediato e diretto, sul funzionamento e sull’organizzazione amministrativa della Regione”.
“Il provvedimento impugnato — ragiona il giudice — inibendo al presidente l’esercizio dei poteri connessi alla sua carica e, impedendo l’insediamento del consiglio regionale e la nomina degli organi entro il termine del 12 luglio 2015, nonchè la composizione della Giunta regionale e la nomina del vice presidente, determinerebbe la necessità di ricorrere a nuove elezioni con conseguente vanificazione dell’intero risultato elettorale e con indubbia lesione anche delle posizioni soggettive dei rimanenti eletti in consiglio”.
Ora De Luca potrà partecipare al primo Consiglio — che era stato rinviato – e nominare la nuova Giunta.
Il Tribunale dovrà poi decidere nel merito della vicenda.
Il Tribunale ha sospeso provvisoriamente l’efficacia del provvedimento di sospensione e ha fissato per il 17 luglio l’udienza collegiale per la conferma, la modifica o la revoca dello stesso. Ieri il Tar, invece, aveva respinto un ricorso d’urgenza presentato dai consiglieri regionali del M5s ed aveva rinviato la trattazione nel merito alla fine del mese.
Il ricorso per De Luca al Tribunale ordinario di Napoli era stato presentato dai legali Giuseppe Abbamonte, Lorenzo Lentini e Antonio Brancaccio.
Si attendono le motivazioni dei magistrati, ma per De Luca la speranza di accoglimento si fondava anche sul fatto che è attesa la decisione della Consulta sulla costituzionalità degli articoli 10 e 11 della legge Severino.
Questione sollevata dal Tar di Napoli quando aveva “reintegrato” Luigi de Magistris dopo la sospensione dalla carica di sindaco di Napoli.
La seduta del Consiglio regionale della Campania si terrà il 9 o il 10 luglio la.
Il consigliere anziano Rosetta D’Amelio spiega all’Adnkronos che “tra oggi e domani si deciderà tra le due date e, come previsto almeno cinque giorni prima della seduta, partiranno le convocazioni”.
Nel ricorso gli avvocati Giuseppe Abbamonte, Antonio Brancaccio e Lorenzo Lentini, avevano definito “illegittimo” il decreto perchè la condanna di De Luca per abuso d’ufficio è arrivata il 21 gennaio 2015, mentre la legge Severino “trova applicazione solo per le condanne che sopravvengono all’assunzione della carica”.
La norma, dunque, secondo gli avvocati di De Luca, “non ha previsto la diversa fattispecie di chi sia stato condannato prima di essere eletto”.
Il decreto di sospensione risulterebbe inoltre illegittimo, come si legge nel testo del ricorso, per aver trascurato la parte del parere dell’Avvocatura generale in cui si faceva riferimento a questo aspetto.
E ancora, perchè “l’inedita sospensione di De Luca, prima della nomina della giunta regionale si è tradotta in un impedimento con effetti dissolutori di tutti gli organi regionali democraticamente eletti, snaturando la sospensione temporanea in un’inammissibile misura di decadenza che può scaturire solo da misure definitive”.
I difensori del presidente della Regione Campania sottolineano che per la stessa condanna De Luca era già stato sospeso dalla carica di sindaco di Salerno, violando così il principio del ‘ne bis in idem’, in base a cui non si possono subire due volte le conseguenze legali di uno stesso reato.
Tra i motivi del ricorso, l’illegittimità costituzionale degli articoli 7 e 8 legge Severino (incandidabilità alle elezioni regionali e sospensione e decadenza di diritto per incandidabilità alle cariche regionali) sollevata dalla Corte d’appello di Bari e dal Tar della Campania, nonchè dallo stesso tribunale di Napoli, che solo pochi giorni fa ha accolto anche il ricorso di Luigi de Magistris contro la sospensione dalla carica di sindaco di Napoli.
Sulla Severino si attende comunque l’udienza alla Consulta il 20 ottobre; ma in questo caso al vaglio dei giudici costituzionalisti ci sono gli articoli 10 e 11 (incandidabilità alle elezioni provinciali, comunali e circoscrizionali e sospensione e decadenza di diritto degli amministratori locali in condizione di incandidabilità ).
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
PRODI: “ATENE NON SIA LA SARAJEVO EUROPEA”… MONTI: “BERLINO RISCHIA DI CAUSARE UNA RIVOLTA”… LETTA: “DOPO LA GRECIA, RISCHIA L’ITALIA”
Romano Prodi e Mario Monti sono preoccupati per le sorti dell’Europa e della Grecia.
I due ex premier italiani e maggiori rappresentanti in Italia dell’Unione Europea parlano della crisi ellenica in due interviste, il primo a Repubblica e il secondo al Corriere della sera.
Prodi, parlando con Repubblica, non crede all’uscita della Grecia dall’euro: “Comunque vada a finire il referendum, il danno di un’uscita della Grecia dall’euro sarebbe troppo grande. Si troverà un compromesso. Se tutto il mondo, da Obama ai cinesi, continua a ripeterci che bisogna trovare un accordo, vuol dire che c’è il diffuso sentimento di una catastrofe imminente che occorre evitare ad ogni costo (…) Tuttavia l’Europa, se vuole salvarsi, deve dotarsi immediatamente di una forte autorità di tipo federale, altrimenti sarà votata al fallimento”.
“Proprio perchè la crisi è così piccola, un fallimento sarebbe clamoroso. Una istituzione che non riesce a governare un problema minuscolo come la Grecia che fiducia può dare sulla sua capacità di gestire un problema più grosso? Oggi non è all’orrizzonte, ma tutti sappiamo che , prima o poi, arriverà .Un non compromesso è un evento impensabile. Voglio vedere come Merkel, Juncker o Lagarde possono prendersi la responsabilità di lasciare la Grecia fuori dall’euro. Certo, l’irrazionalità della Storia è sempre in agguato. Anche la Prima guerra mondiale scoppiò per un piccolo incidente. Ma voglio sperare che Atene non sia la nostra Sarajevo.”
In un intervista al Corriere della sera, mostra la sua preoccupazione anche l’ex premier Mario Monti.
“Il negoziato continua – afferma -. È in evoluzione ora per ora. La posizione del governo greco, per quanto disordinata, sta cambiando: Atene è disposta ad accettare più cose di prima. E nell’Eurogruppo c’è una vasta disponibilità a riprendere in esame il dossier. Il tentativo è offrire a Tsipras qualcosa di più, in modo da indurlo a passare dal no al sì al referendum. È possibile un accordo su basi diverse dal passato: meno privatizzazioni, meno disagio sociale, una lotta più forte all’evasione e alla corruzione. Tutti i sondaggi indicano che il sì è in rimonta. E che la grande maggioranza dei greci, tra il 70 e l’80%, non vuole il ritorno alla dracma. Io, oltre a un grande amore, ho una grande fiducia nel popolo greco.”
Sull’ipotesi di un’uscita della Grecia dall’euro, Monti dice: “Come ha detto Draghi, sarebbe un’esperienza del tutto nuova per tutti. È difficile prevedere le reazioni dei mercati, se venisse meno la certezza dell’irreversibilità della moneta unica. Qualcuno potrebbe avere la tentazione di scommettere contro altri Paesi (…) Non sarebbe l’Italia l’anello debole della catena. Spagna e Portogallo sono messe peggio di noi, che pure abbiamo un rapporto debito pubblico-Pil più alto. Ma pensiamo piuttosto a evitare questo scenario”.
“La Merkel – dice l’ex premier – vince solo se tiene la Grecia dentro l’euro e favorisce l’accordo finale. Se invece si avesse la sensazione che la Merkel e Schaeuble non hanno voluto l’accordo, in Europa ci sarebbe una rivolta degli spiriti, un tumulto delle anime: uno scenario drammatico, per l’Europa e per la Germania.”
Sulla questione greca interviene anche l’ex primo ministro Enrico Letta, con un’intervista al quotidiano Avvenire.
“Un accordo fra la Ue e la Grecia va perseguito a ogni costo. Perchè una rottura costerebbe almeno 10 volte di più di qualunque intesa. E – attenzione – il costo maggiore sarebbe proprio per l’Italia”.
Letta sottolinea: “L’uscita della Grecia dall’euro sarebbe l’inizio del declino per il disegno europeo. Un declino irreversibile. Non vedo come si possa far uscire questo Paese e procedere tranquillamente facendo finta di nulla”.
Secondo Letta “una rottura avrebbe un costo almeno 10 volte maggiore di qualunque intesa. E il costo sarebbe più grave proprio per noi”, “la nostra esposizione verso la Grecia è la maggiore in rapporto al Pil, più anche di Germania e Francia” e “un default avrebbe un impatto sul deficit che ci farebbe sballare i conti, ci obbligherebbe a una manovra correttiva e particolarmente rigorosa per scongiurare l’idea che il prossimo, potenziale bersaglio della crisi dell’euro siamo noi”.
Inoltre “vedremmo sfumare in un sol colpo gran parte delle 5 condizioni – petrolio basso, cambio buono, bassi tassi d’interesse, più l’Expo e il Giubileo – di quella insperata congiuntura malgrado la quale assistiamo a una ripresa ancora stentata. Come in un gioco dell’oca torneremmo alle condizioni del 2012. E apriremmo a un’autostrada per l’affermarsi sempre più netto dei populismi nella politica”.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
L’APERTURA SERALE A BASSO PREZZO FA CROLLARE IL FATTURATO DEL 30%
La luna di miele non è neppure iniziata. 
Tanto che, due mesi dopo l’inizio di quel matrimonio destinato a durarne sei, per i gestori di ristoranti e locali di Milano, “Expo e la città sembrano separati in casa”, con il primo coniuge che “stressa l’aspetto affaristico della manifestazione “, e il secondo che “subisce, quasi indifferente, incapace di recuperare il forte ruolo che, invece, gli compete”. Uno scontro frontale.
È questa l’accusa che arriva, durissima, dai commercianti milanesi: che l’evento non solo non stia producendo gli effetti sperati, ma anzi avrebbe ripercussioni negative sugli affari. Ad eccezione di piazza Duomo e della nuova Darsena, in “tutte le altre realtà , comprese alcune zone della movida, i locali hanno visto una diminuzione di fatturato anche del 30 per cento”, in media del 18,3, scandisce il presidente Epam (l’associazione dei pubblici esercizi) Lino Stoppani.
E la colpa sarebbe “dell’apertura serale di Expo “, che sta “avendo un effetto letale sulle nostre attività “. Un evento “troppo commerciale”.
Un po’ meglio andrebbe agli alberghi, con risultati positivi ma non come sperato.
I ristoratori non hanno mai digerito l’Expo by night: la possibilità con un biglietto serale molto conveniente – 5 euro invece di 34 – di entrare dopo le 19.
Un effetto movida ampliato dopo che il commissario Giuseppe Sala ha spostato nel week end le lancette dalle 23 a mezzanotte.
Un’ora in più di spettacoli e affari per i ristoranti dei padiglioni.
Gli ingressi serali rappresenterebbero ormai circa il 15 per cento delle presenze giornaliere.
È anche così che Expo ha archiviato i primi due mesi con “oltre sei milioni di visite”, ha annunciato Sala.
Dai 2,7 milioni di ingressi di maggio ai 3,4 di giugno. Numeri che, per ora, non permettono di immaginare il traguardo finale dei 24 milioni di biglietti.
Ma il commissario festeggia: “Expo è un successo e il livello di soddisfazione è molto alto”.
Anche il premier Matteo Renzi dice: “Expo sta andando benissimo”.
Sala si è inventato iniziative per aprire a tutti e il più possibile le porte: dalle promozioni per i parcheggi alle visite gratis per gli anziani poveri ad agosto.
Tutte criticate dai commercianti. L’affondo dei gestori: “Il Comune non può rimanere insensibile e neutrale”.
Perchè il problema riguarderebbe “la città che deve contrastare le invasioni di una Organizzazione che ha usato fondi pubblici e quindi non può continuare ad avere una caratterizzazione privatistica del business “.
Ma il Comune, con l’assessore al Commercio Franco D’Alfonso, replica: “La città è viva. Aspettiamo i numeri veri”.
Alessia Gallione
(da “La Repubblica“)
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Luglio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
DA QUATTRO MESI HA FINITO I SERVIZI SOCIALI.. ACCUSATO DI AVER CORROTTO I SENATORI E A BARI ACCOMPAGNAMENTO COATTO
Nuovamente Arcore è sotto assedio.
L’illusione di avere ricacciato indietro le procure ha avuto vita brevissima, nemmeno quattro mesi da quando la Suprema corte di Cassazione diede ragione a Silvio proprio su Ruby. Centodieci giorni, per l’esattezza, in cui l’ex Cavaliere è ritornato libero grazie al buon esito dei servizi sociali e ha ricominciato a coltivare propositi politici di «grandeur».
Ma ora Berlusconi torna a sentirsi braccato, come nei suoi incubi più angosciosi.
Tre colpi in rapida sequenza: il primo da Napoli, con la richiesta dei cinque anni di galera per la presunta (tale rimane fino a condanna definitiva) corruzione dei senatori ai tempi di Prodi; il secondo da Bari, con l’ordinanza di accompagnamento coatto davanti ai giudici, in piedi tra le guardie come Pinocchio; infine la mazzata di ieri, a sentire chi se ne intende quella più densa di cupi presagi, forse l’unica potenzialmente in grado di stendere al tappeto un combattente come Berlusconi.
Accusa che in parte poteva essere evitata, poichè fa leva su un peccato d’origine che, tornando indietro, l’uomo forse mai più commetterebbe: quello di presentarsi all’inizio della vicenda Ruby da Vespa e di giurare sui propri figli che solo di feste eleganti si trattò, nulla di «men che commendevole».
Fu un errore tragico di «story telling», come usa dire adesso, perchè il quattro volte premier così mise la propria parola e dunque la sua stessa reputazione nelle mani (e che mani!) di chi partecipava a quei festini.
«Accuse basate sul nulla», è stata ieri la sua reazione a mezzo stampa, «un altro tentativo della procura di Milano» di costruire un teorema come tanti in passato.
Berlusconi viene raccontato come è facile immaginare, cioè costernato e ferito, adirato e avvilito, ma anche pronto a reagire.
Già confida «nell’imparzialità e nel buon senso dei magistrati giudicanti, che già », osserva speranzoso nel comunicato, «mi hanno assolto per le stesse vicende con formula piena».
Molto più vibrante il tono dei suoi capigruppo, Romani e Brunetta e Romani, che in una dichiarazione scritta a quattro mani denunciano la «vicenda grottesca», l’«ennesimo processo politico», la «violenza inaudita da parte della Procura».
Tacciono gli avvocati Ghedini e Longo, che in passato sempre si erano fatti sentire: stavolta un atto di eleganza da parte loro, visto tra l’altro che i pm li scagionano dalle accuse.
Anna Maria Bernini, numero due del gruppo senatoriale, coglie un segno di degrado nella conferenza stampa indetta dai pm: «Un tempo i magistrati parlavano per sentenza, adesso invece si pronunciano direttamente davanti alle telecamere…».
Rispetto a occasioni analoghe, non si è udito il coro assordante dei «peones» berlusconiani che nessuno, stavolta, ha sollecitato a dichiarare.
Un tweet del neo-governatore della Liguria Toti («Non riusciamo a diventare un Paese normale»), l’indignazione della Gelmini, la solidarietà da Ncd di Cicchitto e poco più.
I tempi sono cambiati.
Ugo Magri
(da “la Stampa“)
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Luglio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
C’E SEMPRE UNA STRADA, SE LO SI VUOLE PER DAVVERO
La forza della volontà . 
Il desiderio di farcela.
La potenza di un sogno.
C’è tutto questo e molto di più in questa straordinaria immagine: un bambino filippino inginocchiato davanti al suo banchetto, fa i compiti sfruttando solo la luce di un lampione.
Non servono parole per spiegare questa foto, scattata da una ragazza filippina e pubblicata su Facebook.
“Sono stata ispirata da un bambino”, scrive la giovane donna.
E tanto basta affinchè questa immagine diventi un simbolo e venga condivisa da migliaia di persone.
Un messaggio per tutti coloro che ogni giorno affrontano difficoltà e pensano di non farcela: c’è sempre una strada, se lo si vuole per davvero.
Chi ne ha la possibilità di studiare, spesso butta via l’occasione.
Poi c’è chi vuole istruirsi a tutti i costi per costrursi un futuro migliore.
Questo bambino che sta facendo commuovere il mondo studia in strada sotto un lampione perchè in casa non ha corrente elettrica.
Inginocchiato sul marciapiede, fa diligentemente i compiti.
Si chiama Daniel, vive a Manila e accompagna spesso la madre che vive di elemosina all’esterno di McDonald’s.
La destra che sogniamo è quella che sappia offrire una opportunità anche a lui, il merito non ha frontiere e razze.
argomento: radici e valori | Commenta »