Luglio 17th, 2015 Riccardo Fucile
FITTO FONDA IL SUO MOVIMENTO, SILVIO CHIAMA ALLA RIVOLUZIONE CONTRO I GIUDICI, VERDINI FA LE GRANDI MANOVRE
Il finale è un ruggito. Raffaele Fitto arringa i suoi, nella sala gremita: “Facciamo sentire che siamo
dei leoni, andiamo in giro per l’Italia. Qui nasce un nuovo progetto, perchè l’attuale centrodestra non ha prospettive”.
Aula dei gruppi, parlamentari, alla Camera. Pienissima. Pieno anche fuori per il battesimo del nuovo movimento (e della nuova scissione di Forza Italia), Conservatori e Riformisti. Simbolo, un leone blu.
Poche ore prima, stessa sala, altri ruggiti. Dal suono antico.
Il vecchio leone, Silvio Berlusconi, carica i suoi: “Io non me ne vado. Resto qui ad affrontare anche la sinistra e i pm. E non avendo più nulla, nessuno che mi copre, potrebbe anche accadere che qualche pm potrebbe anche portarmi a non essere più libero. Se dovesse accadere, spero abbiate il coraggio di fare una rivoluzione”.
C’è meno gente alla conferenza degli amministratori di Forza Italia. Pochi i parlamentari perchè sussurrano i maligni, hanno capito quello che frulla per la testa di Berlusconi. Che non è un’idea nuova, ma suona davvero male per l’attuale ceto politico: un nuovo movimento, di non professionisti della politica, lasciando Forza Italia come bad company.
Vecchia storia che il Cavaliere un po’ smentisce (“Non rottamo nulla”) ma al tempo stesso conferma parlando di un’idea “pazza” a cui sta lavorando da settimane: “Una grande casa aperta della speranza, potete chiamarla come volete, L’Altra Italia o come più vi piace, l’importante è che non ci siano politici di professione”.
È la giungla delle nuove sigle, nel giovedì da leoni del centrodestra. Quelle che si vedono.
E quelle che non si vedono, come il gruppo di Verdini pronto — al momento opportuno — a sostenere le riforme di Renzi.
Sono una decina i parlamentari “responsabili”, mentre Fitto i gruppi al Senato già li ha fatti. E Berlusconi continua a ruggire contro i giudici: “Sono stato fatto fuori con una sentenza infame che sarà ribaltata dalla Corte dell’uomo di Strasburgo. Quella sentenza è un obbrobrio che non ha diritto di cittadinanza, siamo in una democrazia sospesa”.
È davvero una giungla. Raffaele Fitto, ormai, parla inglese.
Il suo movimento ha avuto la benedizione dal premier inglese David Cameron: “Il centrodestra che vogliamo costruire ha una posizione non equivoca sul piano internazionale. Noi guardiamo a Washington, a Londra e a Gerusalemme. Non alla Russia o alla Corea del Nord”.
Silvio Berlusconi, nel rispolverare un altro classico del repertorio, il complotto tedesco, invece si spinge a immedesimarsi con Tzipras anche se, come ricorda polemicamente Fitto, Forza Italia sta nel Ppe della Merkel (e in Europa la contesta davvero poco): “Tzipras — dice l’ex premier – l’hanno trattato come me nel 2011. Quando si guarda a questa Europa si avverte una carenza di leadership da paura. Un’Europa che ha accettato l’egemonia della Germania che a sua volta segue i diktat degli Stati Uniti. Il risultato è una situazione non lontanissima da quella che ha provocato due guerre mondiali”.
Insomma, ogni ruggito evoca un aspetto del berlusconismo che fu, ai tempi d’oro. Fitto, di fatto, ripropone la parte liberale del programma di Forza Italia: taglio della spesa, più mercato, un nuovo welfare, sicurezza.
Verdini la manovra sui parlamentari per cercare maggioranze, come i tempi di Scilipoti.
E Berlusconi è in preda all’ossessione dei giudici e immagina rifondazioni e predellini mentre l’immobilismo prosciuga il suo consenso.
Solo il tempo farà vedere chi sbranerà l’altro.
Al momento però nessuno è in grado di sbranare Renzi. E nemmeno di impaurirlo.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 17th, 2015 Riccardo Fucile
DOPO LA DENUNCIA DELLA CRIMINOLOGA BRUZZONE E DELL’AVV. GALOPPA. LA PROCURA DI TARANTO CHIEDE IL RINVIO A GIUDIZIO DELLA GIORNALISTA PER IL CASO MISSERI
Il pubblico ministero Mariano Buccoliero ha chiesto il rinvio a giudizio per Ilaria Cavo, giornalista di Mediaset e da poco nominata assessore regionale dal governatore della Liguria, Giovanni Toti, con deleghe alla Comunicazione istituzionale, politiche giovanili, scuola cultura, sport e pari opportunità .
La giornalista, entrata in politica alle ultime consultazioni regionali con la lista di Forza Italia, è accusata di diffamazione nei confronti della criminologa Roberta Bruzzone e dell’avvocato Daniele Galoppa, ex difensore di Michele Misseri, lo zio di Sarah Scazzi, uccisa e gettata in un pozzo di Avetrana il 26 agosto 2010.
Il rinvio a giudizio è stato chiesto anche per lo stesso Misseri, accusato di calunnia nei confronti dei due professionisti.
Secondo la procura ionica, il contadino di Avetrana avrebbe formulato accuse nei confronti del suo difensore e della consulente affermando di essere stato spinto a incolpare la figlia Sabrina, indagata in seguito alle sue confessioni e poi condannata all’ergastolo per omicidio insieme alla madre Cosima Serrano al termine del processo di primo grado.
Nei confronti della Cavo l’accusa è invece quella di aver rilanciato le accuse dello zio di Avetrana, condannato in primo grado a otto anni di reclusione per la soppressione del cadavere di Sarah.
L’uomo però, da tempo continua ad affermare di essere l’unico responsabile della morte della 15enne e di aver accusato la figlia Sabrina solo perchè indotto a farlo
Una versione che scatenato l’ira di Galoppa e della criminologa Bruzzone che sono così passati alla vie legali.
Nel procedimento penale, inoltre, il giudice per l’udienza preliminare Valeria Ingenito ha concesso all’avvocato Galoppa e alla consulente Bruzzone di citare come responsabili civili la Rai, la Rti per Mediaset, le Edizioni Universo e la società Rcs per il settimanale Oggi.
Nel procedimento oltre a Misseri e la Cavo è imputato per diffamazione anche l’avvocato Fabrizio Gallo.
Ma questo è solo l’ultimo dei tanti rivoli giudiziari aperti a Taranto dopo il reality horror di Avetrana: la stessa Ilaria Cavo è stata assolta in un altro procedimento per l’utilizzo di materiale fotografico che sarebbe stato, secondo l’accusa iniziale, venduto da un consulente della procura.
Sotto inchiesta sono finiti anche Cristiana Lodi, inviata di Porta a Porta, insieme alla parlamentare dell’allora Pdl Melania Rizzoli: durante una visita al carcere di Taranto la Lodi si presentò come assistente parlamentare e riportò poi il contenuto dell’incontro con Michele Misseri, all’epoca detenuto, in un pezzo su Libero. Entrambe hanno patteggiato sei mesi di reclusione usufruendo della sospensione della pena, la parlamentare ha poi trasformato la pena in una multa di circa 50mila euro.
Ora i riflettori sono pronti a riaccendersi: il 23 luglio prossimo, infatti, la corte d’appello di Taranto si ritirerà in camera di consiglio per emettere il verdetto di secondo grado.
E il gran circo mediatico tornerà con dirette ed esclusive nelle case degli italiani.
Francesco Casula
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 17th, 2015 Riccardo Fucile
A GENOVA UN UOMO DI 66 ANNI SI E’ TOLTO LA VITA, IN PARLAMENTO DESTRA E SINISTRA VOTANO CONTRO LA PROROGA
Attendeva la notifica dello sfratto esecutivo, si è ucciso lanciandosi nel vuoto. A togliersi la vita un
uomo di 66 anni, G.T., che questa mattina intorno alle 6.45 si è gettato dalla finestra del vano scale all’ultimo piano di un palazzo di via Fratelli Meldi, a Genova-Sestri Ponente.
E’ morto sul colpo per le gravi lesioni riportate nella caduta.
Secondo quanto ricostruito dalla polizia, il 66enne viveva solo e non aveva più parenti, ad eccezione di un nipote. L’ufficiale giudiziario è arrivato alle 9.30.
Proprio stamane a Palazzo Tursi l’assessore comunale al Sociale, Emanuela Fracassi, ha presentato il quadro dei contributi ai genovesi colpiti da sfratto che si trovano in condizioni di morosità incolpevole nel pagamento del canone di locazione.
Sono state 815 le ingiunzioni di sfratto nel primo semestre 2014 a Genova, di cui 492 quelle eseguite, per un totale di quasi mille sfratti all’anno nel capoluogo ligure.
Il Comune ha creato un fondo di solidarietà da 671 mila euro, per cui sarà possibile fare richiesta fino al 31 ottobre 2015.
Ora qualche cazzaro di pseudodestra dirà che è colpa degli immigrati che tolgono le case agli italiani?
O a qualcuno non verrà in mente il voto favorevole di centrodestra e Pd per impedire una proroga degli sfratti per morosità ?
Qualcuno si chiederà quanto i tagli al welfare stanno contribuendo a questi omicidi di Stato?
Qualcuno si chiederà fino a quando i Comuni, massacrati dai tagli dei vari Governi, riusciranno ancora ad assistere gli indigenti?
Qualcuno si chiederà da quanti decenni i governi di destra e di sinistra non costruiscono più case popolari?
Se togliamo Mussolini e Fanfani nel dopoguerra, chi ha mai pensato a edificarle?
Ma anche questo sarà colpa dei profughi, ovvio: la madre dei cretini è sempre incinta.
Non certo di chi evade 150 miliardi di tasse e impedisce lo sviluppo dell’Italia: quella è una specie protetta, a destra come a sinistra.
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Luglio 17th, 2015 Riccardo Fucile
TUTELA MERCATI E FINANZA NON I CITTADINI… L’EURO NON PIACE, MA TORNARE ALLA LIRA E’ CONSIDERATO RISCHIOSO PER DUE TERZI DEGLI ITALIANI
Cresce in Italia la disaffezione verso le istituzioni comunitarie.
La fiducia nella Ue – secondo i dati dell’Istituto Demopolis per “l’Espresso” – passa dal 51 per cento del 2006 al 48 del 2010, fino al 26 di oggi
«Nell’opinione pubblica», spiega il direttore dell’Istituto Demopolis Pietro Vento, «sta crescendo la convinzione che la Ue, con le politiche di austerity, stia oggi tutelando mercati ed equilibri finanziari ben di più degli stessi cittadini europei».
«L’incerta gestione della crisi economica e occupazionale, il recente atteggiamento di molti Paesi verso l’immigrazione, ma soprattutto la gestione della crisi greca stanno incidendo sempre più sullo storico sentimento europeista degli italiani: il calo di fiducia è di oltre 20 punti in cinque anni».
Tuttavia soltanto il 28 per cento degli intervistati è favorevole ad un ritorno alla lira: gli italiani infatti temono che il nostro Paese, fuori dalla moneta unica, sarebbe troppo debole per competere sui mercati mondiali, creando il rischio di una forte instabilità economica.
E le immagini della Grecia di questi ultimi giorni, con le code ai bancomat e il resto, hanno rafforzato questa convinzione.
(da “L’Espresso”)
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Luglio 17th, 2015 Riccardo Fucile
DOPO 25 ANNI I RISULTATI DEI PROGETTO FISSATI DAL MILLENNIUM DEVELOPMENT GOALS SONO NEGATIVI
Anche solo guardando i numeri che riguardano la popolazione femminile a livello mondiale,
dall’accesso all’istruzione, alle cure mediche, al lavoro, è chiaro che abbiamo fallito.
Una persona su due in Africa Subsahariana vive ancora oggi in una slum e un lavoratore su due al mondo opera in condizioni cosiddette “vulnerabili”, senza la certezza di un salario o di diritti.
Un bambino su 4 soffre la fame e dal 2000 a oggi gli “orfani di AIDS” sono molti di più rispetto a 15 anni fa.
E ancora, 57 milioni di bambini sono oggi esclusi da un programma di formazione primario, la metà rispetto a 10 anni fa, ma pur sempre un numero enorme, pari come ordine di grandezza all’intera popolazione italiana.
Va detto: molto è stato fatto dal 1990 a oggi riguardo ai famosi Millennium Development Goals, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, ma globalmente e soprattutto localmente, pare abbiamo poco da esultare.
I dati li racconta un report pubblicato in questi giorni dalle Nazioni Unite, che fa il punto sugli 8 macro obiettivi, proprio nell’anno della resa dei conti, quello che nel 1990 era stato fissato come un momento di svolta per il mondo.
Mancano ancora troppi dati
Abbiamo fallito non solo perchè nella maggior parte dei casi non abbiamo raggiunto i target che ci eravamo prefissati 15 anni fa, ma soprattutto perchè per molti paesi, per molte persone, non abbiamo ancora dati.
Se ci sconcertano le cifre riportate nel report infatti, dovrebbero lasciarci ancora più allibiti quelle che mancano: in molti casi per esempio i dati sono raccolti per famiglia, e non a livello individuale, il che rende difficoltoso avere il polso reale della popolazione femminile.
Secondo quanto riportato nel report, in Oceania, Africa, Sudest asiatico e in Centro America oltre il 50 per cento dei paesi non avrebbero dati sulle cause di morte delle donne durante il parto.
Le donne sono ancora al centro delle disuguaglianze sociali
Anche accontentandoci dei dati che abbiamo, è evidente che più di tutti sono le donne a portare sulle spalle il peso delle disuguaglianze sociali.
Una mancata parità di diritti di fatto che si traduce in tassi di scolarizzazione ancora inferiori a quelli degli uomini e a livelli di occupazione molto bassi.
Il terzo degli Obiettivi del Millennio era proprio ridurre le disparità fra i sessi per quanto riguarda la formazione primaria e secondaria.
Se globalmente il gender gap si è notevolmente ridotto negli ultimi 25 anni, rimangono forti differenze geografiche.
Il Gender Parity Index, scelto come indicatore per misurare i progressi fatti, parla da sè: soprattutto in Africa e nel Sudest Asiatico dal 1990 a oggi l’accesso allo studio, anche per l’istruzione primaria, rimane bassissimo.
Nelle medesime zone poi, solo una piccola percentuale di donne ha accesso a un lavoro pagato (escluso l’ambito agricolo): il 19 per cento in nord Africa, la stessa percentuale di 25 anni fa, il 21 per cento nel Sudest asiatico e il 34 per cento in Africa Subsahariana.
Troppi non hanno accesso alle cure
Le disuguaglianze sociali si traducono inevitabilmente anche in disparità di accesso alle cure sanitarie.
Il quarto degli Obiettivi del Millennio aveva stabilito di ridurre la mortalità dei bambini sotto i 5 anni del 75 per cento.
Sebbene la situazione sia andata sensibilmente migliorando, non si è arrivati al 50 per cento, con il risultato che da 90 si è passati a 43 morti per 1000 nati vivi, cioè 4 su 100. Con picchi di 86 per 1000 in Africa Subsahariana.
Anche 510 morti su 100 mila puerpere in Africa Subsahariana sono ancora moltissime: 1 su 200. Forse perchè ancora oggi solo 7 donne su 10 in media partoriscono assistite da personale sanitario.
HIV, TB, malaria e vaccini
Nonostante le molte sconfitte però, vanno sottolineati anche i casi in cui gli obiettivi sono stati raggiunti.
Stiamo parlando della lotta contro malattie come l’Aids, la Tb o la malaria, che 25 anni fa ci eravamo prefissati di bloccare e nella migliore delle ipotesi di invertirne la rotta. Sebbene anche qui sussistano disparità per quanto riguarda l’accesso alle cure, e nonostante la consapevolezza del problema sia ancora scarsa fra i giovani nei paesi in via di sviluppo, nel 2014 13,6 milioni di malati di Aids hanno ricevuto la terapia antiretrovirale.
Erano 800 mila nel 2003.
Un ultimo punto riguarda i vaccini. Il report lo rileva in maniera chiara: i vaccini continuano a salvare la vita a milioni di bambini.
Si stima infatti che il vaccino contro il morbillo abbia aiutato a prevenire la morte di 15,6 milioni di bambini dal 2000 al 2013, anche se ancora oggi 15 persone su 100 non ne possono usufruire.
Ancora 836 milioni di persone in estrema povertà
La povertà è un concetto dunque estremamente complesso e difficile da quantificare. Il primo del Millennium Development Goals riguardava le situazioni di estrema povertà , stabilendo di dimezzare, tra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone con un reddito inferiore a 1,25 dollari al giorno.
Guardando i dati, pare che l’obiettivo, tranne in Africa Subsahariana, sia stato raggiunto, ma se queste cifre rappresentino un successo o un fallimento è una questione delicata.
Nel 1990 erano 1.926 milioni le persone che vivevano con meno di 1,25 dollari al giorno, mentre oggi il numero è “sceso” a 836 milioni.
Più degli abitanti dell’intera Europa.
Cristina Da Rold
(da “L’Espresso“)
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