Luglio 24th, 2015 Riccardo Fucile
LA NUOVA IMPOSTA IN REALTA’ RIGUARDA SOLO I SISTEMI PER I GRANDI EDIFICI
Non esiste nessuna tassa sui condizionatori, e soprattutto non è stata approvata nessuna legge che costerà 200 euro all’anno alle famiglie italiane per raffreddare gli ambienti. L’allarme, lanciato nelle ultime ore anche da alcune associazioni per la difesa dei consumatori, e ampiamente circolato in rete è infondato.
La “bufala”, diventata virale nella giornata di oggi, è stata smontata da un articolo di DDAY.it.
La normativa europea
Innanzitutto va detto che non si può parlare di tassa; e tra l’altro non si tratta di adempimenti che riguardino le famiglie.
Tutto nasce da una normativa europea sulla tutela dell’ambiente, recepita anche dall’Italia in quanto Stato Membro, che prevede la creazione di un unico libretto di manutenzione per caldaie e climatizzatori: entrambi rappresentano infatti fanno parte del sistema di climatizzazione (sia calda sia fredda) di un ambiente.
La normativa tuttavia, contrariamente a quanto circolato in rete, non è stata approvata dal Governo Renzi ma era già stata recepita lo scorso anno ed è nota da tempo ad installatori e aziende che si occupano di commercializzare climatizzatori in Italia, tanto che è riportata anche sul sito del ministero dello Sviluppo Economico
Adempimenti solo per i grandi impianti
L’obbligo di tenere un libretto e di controllare il sistema ogni quattro anni, andando incontro inevitabilmente ad una spesa, riguarda però solo sistemi di climatizzazione con potenza nominale minima di 12 kilowatt, equivalenti a circa 43000 BTU: siamo davanti quindi a un sistema non certo familiare, ma a sistemi più complessi composti da almeno 4 o 5 unità con ambienti superiori a 150 mq.
Controlli periodici
La necessità di controllo periodica è necessaria per valutare sia l’efficienza del sistema sia eventuali perdite di gas che sono ritenuti nocivi per l’ambiente.
Condizionatori tradizionali, sistemi split a una o due unità e sistemi monoblocco non rientrano affatto in questa normativa: nessun obbligo e nessun costo per chi vuole stare al fresco in questa caldissima estate.
Roberto Pezzali
(da “il Corriere della Sera”)
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Luglio 24th, 2015 Riccardo Fucile
SE NON RINVIA IL PAREGGIO DI BILANCIO AL 2020 E’ FINITO
Diceva un vecchio deputato che non c’è niente di più inedito degli atti parlamentari. 
E infatti basta mettere insieme le ottime analisi che i Servizi Studi di Camera e Senato hanno fatto sui conti pubblici negli ultimi mesi per capire la brutta situazione in cui si trovano Matteo Renzi e il suo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
Allora, il premier promette diminuzioni delle tasse da decine di miliardi a partire dall’Imu (che ne vale 4 e non 3,5 come si scrive, visto che 500 milioni di sgravi li copre comunque lo Stato).
Il problema è il contesto.
L’Italia s’è impegnata anni fa al pareggio di bilancio e l’ha pure inserito in Costituzione: quell’impegno non è solo formale, l’Unione europea ha ottenuto l’inserimento di “clausole di salvaguardia” automatiche nel bilancio italiano che garantiscano il rispetto del “consolidamento fiscale” (impegno confermato da Renzi, che ha però spostato il pareggio al 2018).
Gli analisti di Camera e Senato hanno prodotto una tabella riassuntiva su quanti soldi servono già così a Renzi nel prossimo triennio: nel 2016 ci sono nuove tasse per 16,086 miliardi; nel 2017 per 25,493 miliardi e nel 2018 per 28,237 miliardi. Restando solo al prossimo anno,si tratta di 12,814 miliardi di aumento dell’Iva e di 3,27 miliardi di minori detrazioni fiscali.
Per evitare che questi aumenti scattino, il governo finora s’è affidato alla sempre futura spending review.
E qui sini dolori: la revisione della spesa — che finora sono solo i vecchi tagli lineari — ad oggi ammonta a 4,5 miliardi in tutto, ma le nostre tabelline sul bilancio dello Stato ci dicono che già quest’anno Renzi ha promesso che aggiungerà altri 12 miliardi per arrivare addirittura a 32 miliardi nel 2016.
Problema: anche i diretti interessati — in camera caritatis — ammettono che difficilmente si andrà oltre i 5/6 miliardi nel 2015.
Ammesso e non concesso che sia auspicabile, solo con un miracolo i risparmi arriveranno in tre anni a 15 miliardi, meno della metà del previsto.
E allora che si fa? Giù con la mannaia dei tagli? Si lasciano aumentare le tasse? Impossibile: uno come Renzi non vorrà mai fare la parte di Mario Monti.
A palazzo Chigi si aspettano — soprattutto dopo il sostegno dato alla Germania nella trattativa contro la Grecia-che l’Unione Europea faccia finalmente la faccia buona: rinvio di altri due anni del pareggio di bilancio; niente procedure di infrazione su deficit e regola del debito; unico vincolo da rispettare quello del 3% sul Pil.
Lo spiega il premier stesso al Tg5: “L’Europa deve preoccuparsi di dare una mano a chi vuole ripartire e non essere solo la maestrina con la matita rossa e blu che dice cosa va bene e cosa no”.
Il conto della serva dell’inner circle del premier è abbastanza semplice.
Il nostro deficit programmatico è fissato dal Documento di economia e finanza (Def) all’1,8% nel 2016 e allo 0,8% nel 2017: se lo tenessimo al 2,9% avremmo 45-48 miliardi da spendere in due anni.
Una quarantina e più se ne vanno per sterilizzare l’aumento di Iva, accise, eccetera, il resto andrebbe per spesucce tipo rinnovare i contratti degli statali, la maggior spesa in pensioni per la sentenza della Consulta o l’annuale rifinanziamento degli ammortizzatori sociali. E le tasse? Si tagliano con la spending review, magari mentre con una mano si riducono le detrazioni come autorizza a fare la delega fiscale.
Facile, no? E comodo, visto che consentirebbe al premier di arrivare alle Politiche del 2018 senza fare la macelleria sociale necessaria a rispettare gli impegni con l’Ue. Comodo sì, ma non proprio facile, in realtà . Il piano del governo fa acqua soprattutto a Bruxelles: il commissario all’Economia, il francese Pierre Moscovici, ha detto che l’Italia ha già usufruito di un trattamento di favore quest’anno, quindi basta.
A palazzo Chigi, però, sono convinti che proprio la Francia sia la loro assicurazione sulla vita: anche Parigi – è il ragionamento – chiederà di sforare e quindi non potranno dirci di no.
È vero che il deficit francese è più alto di quello italiano (il 4% nel 2014), ma rispetto agli impegni presi con Bruxelles quest’anno la Francia non dovrebbe affatto sforare, quindi non chiederà alcunchè. Il carro a cui vuole attaccarsi l’Italia forse non esiste e il buon Matteo in autunno potrebbe scoprire cosa si prova a stare nei panni di Tsipras.
Marco Palombi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 24th, 2015 Riccardo Fucile
“VAI PURE, FINIRAI MALE COME GLI ALTRI”
Finisce come annunciato: una scissione e fiumi di muti rancori.
Tra Silvio Berlusconi e Denis Verdini l’addio è gelido, perchè si conoscono da decenni e hanno attraversato assieme terreni troppo minati per sollevare polveroni pubblici.
Nel chiuso di Palazzo Grazioli — di fronte a Gianni Letta, Fedele Confalonieri e Nicolò Ghedini — trovano però sfogo le accuse di sempre.
«Io continuo a volerti bene, presidente. Ma lascio — sibila l’ex coordinatore, secondo quanto riferiscono — perchè non posso prendere ordini da tre ragazzine ».
Pensa al cerchio magico fondato da Maria Rosaria Rossi, Debora Bergamini e Francesca Pascale.
«Con Renzi non hai futuro, non conterai più nulla e sarai irrilevante», prevede l’anziano leader. Il resto è battaglia di numeri e reclutamento di senatori tra due esperti del ramo.
Quando varca la soglia dell’ufficio romano dell’ex premier, Verdini già conosce l’esito del faccia a faccia. L’ha confidato proprio a Confalonieri, incontrato segretamente una settimana prima: «Io voterò le riforme. E non riuscirò a far capire a Silvio che sta sbagliando linea».
Il presidente Mediaset, fan della linea del dialogo, gli consiglia di sostenere l’esecutivo restando nel partito.
Di più, l’idea è quella di puntellare la maggioranza dai banchi dell’opposizione, appoggiando lo sforzo anti-tasse promesso da Renzi.
Troppo tardi, però, perchè l’ingranaggio non si può fermare e Verdini ha bisogno di mostrarsi ufficialmente “renziano”.
Berlusconi, invece, continua a contrastare Palazzo Chigi.
Eppure due sere fa, a cena con i senatori, si è detto incuriosito dalle mosse del premier: «Bisogna capire se riuscirà davvero a costruire il “partito della nazione”…».
Si combatte con il pallottoliere alla mano, a questo punto.
Numeri certi non ne esistono.
La controinformazione dissemina falsi indizi.
(da “La Repubblica“)
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Luglio 24th, 2015 Riccardo Fucile
“VUOLE TUTTO IL POTERE, MATTARELLA LO MANDI A CASA”
Il piano anti-tasse? “Slogan elettorali”. La riforma della Rai? “Prendersi la tv gli è necessario”. 
In una lunga intervista al Fatto Quotidiano, l’imprenditore Diego Della Valle accusa il presidente del Consiglio Matteo Renzi di soffrire di “bulimia” per il potere e invita il presidente della Repubblica Mattarella “a formare un nuovo esecutivo composto da persone che sanno le cose”.
“Da parte della maggioranza della classe dirigente – afferma il signor Tod’s – c’è un silenzio preoccupante per la democrazia. Molte di queste persone sono costrette ad allinearsi al diktat del premier ‘O con me o contro di me’. Tanti, immagino, faticano a esporsi. C’è una gran voglia, da parte di chi guida il Paese, di prendere in mano tutto il potere per governare come meglio gli pare. Chi tace di fronte a una situazione così grave diventa complice di questi sistemi”.
“Mi preoccupa – aggiunge Della Valle – l’approssimazione con cui un presidente del Consiglio, che non ha l’esperienza necessaria, guida un Paese con problemi molto più grandi di lui. Non dimentichiamo cosa faceva fino a un anno fa. Senza nulla togliere al mestiere di chi amministra il territorio, tra decidere i sensi unici di una città e la politica economica di un Paese, ce ne passa”.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 24th, 2015 Riccardo Fucile
L’ESISTENZA DI UN PIANETA GEMELLO SCONVOLGE GLI EQUILIBRI POLITICI
Le sconvolgenti notizie sull’esistenza di un pianeta gemello della Terra stanno provocando reazioni entusiaste e addirittura romantiche.
«Ma ci sarà f…?» si è subito informato un anziano statista milanese.
Renzi ha promesso che nella riforma Boschi del sistema solare è prevista, per gli oppositori che cambieranno pianeta, l’abolizione della tassa sulla seconda casa.
L’insensibile Merkel lo ha bloccato: «Dopo i parametri europei non puoi sfondare anche quelli interstellari».
Ma esisterà davvero, l’Altro Mondo? Grillo non ha dubbi: «E’ una sfera di cartone costruita dai massoni in un garage di Houston. Ci prendono per la Nasa».
Più possibilista Giovanardi: «Deportiamoci i gay, a patto che non possano sposarsi neppure lì».
L’ex ministro greco Varoufakis ha lanciato un appello ai cugini siderali: «Avreste qualcosa da prestarmi?», mentre la scoperta ha stimolato in Putin un interrogativo filosofico: «Serve gas?». Lo schivo Salvini, in diretta a galassie unificate con la felpa di «Odissea nello Spazio», ha preso le distanze (che non sono brevi) dagli abitatori della Terra bis: «Aiutiamoli a casa loro».
Ma se fossimo noi ad avere bisogno di ricovero?
L’urlo «Trasferiamoci lì» già rimbomba sul web.
Prudenza mista a sconforto solo tra i cittadini romani: «Come faremo a raggiungere un pianeta che dista 1400 anni luce, se non riusciamo a chiudere le porte della nostra metropolitana nemmeno per un chilometro?».
Eppure l’istinto a migrare fa parte dell’uomo. «L’universo è di tutti», ha ricordato papa Francesco.
Immediata la replica del Salvini dell’Altro Mondo: «I terrestri? Li ospiti lui a casa sua».
Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)
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