Dicembre 1st, 2016 Riccardo Fucile
LE CREATURE COMMERCIALI DELLA SOCIETA’ SONO UN BOOMERANG POLITICO
Su BuzzFeed Alberto Nardelli e Craig Silverman ihanno raccontato un aspetto fondamentale di come funziona la propaganda del M5S. Esiste una fitta rete di siti ufficiali e non che mette a disposizione incessantemente materiale “informativo” e propagandistico pronto all’uso.
Per noi italiani non è una novità , visto che sono cose che sappiamo da sempre, per gli americani invece — ancora presi dalla frenesia sulle fake news — la cosa conferma quello che già “hanno capito” sulla vittoria di Donald Trump.
Oltre al blog di Beppe Grillo che è l’house organ ufficiale del partito ci sono, come aveva già “scoperto” Sebastiano Messina su Repubblica due anni fa siti come TzeTze, la Fucina e la Cosa; i primi due non sono direttamente collegati con il MoVimento ma sono di proprietà della Casaleggio Associati e spesso le notizie che vengono pubblicate su Tze Tze vengono condivise su Facebook dalla pagina ufficiale di Grillo. TzeTze e la Fucina sono infatti siti “indipendenti” ovvero non appartengono al M5S ed è per questo — nota correttamente Buzzfeed — che non è esplicita l’affiliazione con il MoVimento.
Il collegamento tra M5S e i due siti — spesso dediti a spacciare bufale scientifiche mediche o a rilanciare notizie “INCREDIBILI, SENSAZIONALI, CHE NESSUNO VI DIRà€ MAI” — è appunto la Casaleggio, che controlla direttamente i contenuti pubblicati sul sito di Grillo tant’è che molti dei post anonimi pubblicati sul “blog” sono probabilmente scritti da Davide, il figlio di Gianroberto guru per successione dinastica.
Ad esempio TzeTze, un aggregatore di news spinto fortemente dal clickbaiting che condivide spesso video da La Cosa, che è il sito che i Casaleggio utilizza per ricaricare spezzoni degli interventi dei parlamentari pentastellati in Aula o nelle varie trasmissioni televisive.
Ma non lo fa passando per gli account ufficiali del leader del MoVimento e nemmeno per quelli dei parlamentari.
Le pagine da cui TzeTze condivide i video e i post a sostegno del MoVimento sono quelle “non ufficiali” come Beppe Grillo Fan, W IL M5S, l’improbabile Alessandro Di Battista Presidente del Consiglio oppure Perchè votare Movimento 5 Stelle.
Tutte pagine (a parte W Il M5S che ne ha 400mila) con poche migliaia di like, niente in confronto all’oltre un milione di mi piace totalizzato da TzeTze.
Perchè non utilizzare direttamente condivisioni dalla pagina di Grillo?
Un trucchetto forse per far capire agli attivisti — non che serva in realtà — che TzeTze è dalla loro parte.
Il problema principale è che oltre alle notizie politiche la Fucina e TzeTze si occupano anche di informare il pubblico sulle più importanti scoperte mediche e scientifiche: spesso si tratta di bufale e fake news, altre volte di teorie che Grillo stesso ha sostenuto in passato durante quegli spettacoli (la biowashball, il signoraggio, i vaccini che causano il cancro e l’autismo, l’Aids che non esiste, il pomodoro transgenico esplosivo) grazie ai quali si è costruito la sua fan base elettorale.
Parliamo ad esempio del sostegno che i siti della Casaleggio danno costantemente al Metodo Di Bella, tanto che il figlio dell’inventore della terapia a base di somatostatina è uno degli autori fissi de La Fucina.
Da quando però il MoVimento ha iniziato a fare politica ed è entrato in Parlamento Grillo e Casaleggio (padre) si sono resi conto che certe notizie non potevano più trovare spazio su quello che i giornali avevano iniziato a prendere in considerazione come la voce ufficiale del partito non-partito e del suo Semplice Portavoce (vi ricordate di quando Grillo si faceva chiamare “megafono” del MoVimento? Sono passati appena tre anni).
Per questo motivo tutte quelle notizie che pure raccoglievano un buon numero di click non potevano più essere pubblicate lì e quindi piano piano si sono trasferite sui “siti satellite” della Casaleggio che voleva trovare un modo per monetizzare quel capitale di assetati di controinformazione che fino a poco prima si erano abbeverati alla fonte di Grillo.
Il problema è — però questo BuzzFeed non lo dice — che questi siti stando all’ultimo bilancio della società risultano essere in perdita, quindi la trovata di Casaleggio — quel gran guru dell’Internet e della comunicazione — non sembra stare funzionando, almeno dal punto di vista economico.
Di più: nella scarna nota di accompagnamento dei conti depositata in Camera di commercio si leggeva dell’intento di «disinvestire» in questi canali, il che non vuol dire chiuderli ma magari evitare di spendere molti soldi nella sponsorizzazione dei contenuti su Facebook, ad esempio.
Quella della contiguità tra M5S e Russia è questione che sta molto a cuore ai giornalisti e ai lettori statunitensi: le bufale pro-Putin e anti USA.
In Italia tendiamo a sottovalutare la portata delle manovre di avvicinamento del M5S alla Russia in netta opposizione con il ruolo del nostro paese nella NATO e nella UE. Però per BuzzFeed, che a volte presenta TzeTze e Fucina come siti del MoVimento 5 Stelle, il fatto che sia dato così ampio spazio a teorie del complotto sul “ruolo degli USA nel favorire l’arrivo di immigrati nel nostro Paese” o sul fatto che Putin venga presentato come una figura estremamente positiva che cerca di impedire che gli USA si intromettano negli affari di stato di altre nazioni potrebbe rappresentare un problema.
Il fatto che BuzzFeed scriva chiaramente — come riporta anche il Corriere — che il più popolare partito politico italiano è impegnato a diffondere bufale e notizie a sostegno della macchina della propaganda del Cremlino viene accolto da noi con un’alzata di spalle perchè “in fondo si tratta solo di propaganda” e nemmeno troppo sottile.
Ma per gli americani la cosa è diversa, negli USA dove tutti sono intenti a macinare analisi sulla vittoria di Trump, giunta dopo una campagna elettorale dove il Presidente ha detto falsità e fatto promesse che già ora sembra non avere intenzione di mantenere la cosa assume un peso diverso.
Per la verità le connessioni che BuzzFeed ha trovato tra Casaleggio e propaganda putiniana (al di là delle incursioni di Manlio Di Stefano in terra russa) sono deboli e si limitano sostanzialmente al fatto che le fonti utilizzate per parlare di faccende russe siano i network di informazione vicini al Cremlino, il che — con buona pace di quelli che in Europa non gradiscono le notizie di Sputnik — non è certo un reato, anche se rappresenta un bel problema di attendibilità di cui però, pare, nella Casaleggio non si preoccupino.
In ogni caso non sembra proprio la pistola fumante che uno si aspettava di trovare dopo aver letto il titolo.
Più che altro TzeTze sta semplicemente seguendo il trend populista che vede da tempo Putin “campione” di tutti quei movimenti e opinionisti — da Blondet a Giulietto Chiesa — che si oppongono all’imperialismo americano e all’Unione Europea.
C’è infine la questione relativa al fatto che la Casaleggio, in nome dei principi di trasparenza che sono il core del pensiero politico del guru junior, si è rifiutata di rispondere alle richieste di chiarimento da parte di BuzzFeed che le aveva posto una dozzina di domande.
BuzzFeed News put a list of 12 questions to M5S and Casaleggio Associati about the network of sites they controls, their role in propagating fake news and pro-Russia propaganda, and the party’s relationship with the Kremlin. Casaleggio Associati said the company’s policy was to not respond to the type of questions that BuzzFeed News asked. It said all the specific allegations on the firm were inaccurate, but declined to explain how. A spokesperson added that the company had no relationship with Russia or Russian firms. M5S also declined to comment. A spokesperson told BuzzFeed News it would not be able to provide any “feedback” on the questions until after Sunday’s referendum
Ma il punto di tutto il discorso è che la macchina delle notizie della Casaleggio, quei visionari che hanno capito tutto dell’Internet, sembra essersi inceppata; dietro tutta questa operazione familiare non c’è l’idea di dare vita ad un nuovo modo di fare informazione ma quello — ben più terra terra — di massimizzare il risultato politico ed elettorale del movimento messo in moto da Grillo; ma se sei in perdita allora vuol dire che qualcosa non va.
Questo conferma quello che già scrissi tempo fa su Gianroberto Casaleggio, ovvero che l’operazione “MoVimento 5 Stelle” gli è riuscita solo perchè Beppe Grillo gli ha dato ascolto, prova ne è che i siti della Casaleggio — senza Grillo — non se la cavano poi così bene (e il fatto che Casaleggio non figurava inizialmente nel direttivo dell’associazione).
E se pensate che la Casaleggio è un’azienda che si occupa di Web e informazione questa cosa, unita al fatto che i dipendenti non sembrano essere in grado di comprendere la differenza tra una bufala e una verità non è proprio un bel biglietto da visita.
Forse un giorno il MoVimento si renderà conto che ormai non ha più bisogno della Casaleggio e riuscirà a ripulire la sua immagine.
Ma dal momento che Davide possiede le chiavi di Rousseau e della piattaforma di voto del M5S la cosa non succederà tanto presto.
Il M5S dovrebbe ricordare i tanti contratti firmati dagli eletti M5S, come ad esempio a Roma, dove gli assessori e la sindaca, per contratto, devono comparire sui canali del M5S.
Contratti che non sono stati stipulati con la Casaleggio Associati ma con l’Associazione MoVimento 5 Stelle (quella che controlla il M5S); sull’applicazione e il rispetto di questi contratti vigila però “lo staff” che non è quello dell’Associazione ma quello della Casaleggio.
Anche questa volta che doveva rispondere il M5S dimostra di non aver capito la domanda.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 1st, 2016 Riccardo Fucile
CI MANCAVA IL GUARDIANO DELLA RIVOLUZIONE MAI FATTA: LASCI STARE IL PASSATO, A PACIFICARE GLI ITALIANI CI PENSO’ TOGLIATTI NON LUI
Il Comitato di presidenza del Csm ha dato mandato al procuratore generale della Cassazione,
titolare dell’azione disciplinare, di occuparsi del caso del presidente del Tribunale di Bologna, Francesco Caruso, che su Facebook aveva definito la riforma costituzionale (il testo era stato pubblicato dalla Gazzetta di Reggio) fondata su “corruzione” e “clientelismo”.
Il vertice del Csm ha anche inviato l’articolo alla Prima commissione perchè valuti se ci sono gli estremi per un eventuale trasferimento d’ufficio per incompatibilità funzionale.
“Una maggioranza spuria e costituzionalmente illegittima non può cambiare la costituzione trasformandone l’anima, rubando la democrazia ai cittadini – aveva attaccato Caruso – e non basta il plebiscito dell’eventuale vittoria del Sì a sanarne i vizi di legittimità . I sinceri democratici che credono al Sì riflettano. Nulla sarà come prima e voi sarete stati inesorabilmente dalla parte sbagliata, come coloro che nel ’43 scelsero male, pur in buona fede”.
Parole che hanno fatto scattare reazioni durissime: “Un delirio”.
Ma che ottengono anche il sostegno dei grillini.
Il giudice ha poi replicato, confermando “integralmente il contenuto” del suo intervento ma precisando che si trattava di un “testo privato scritto sulla propria pagina Facebook” e quindi “non destinato alla pubblicazione sul giornale”.
(da agenzie)
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Dicembre 1st, 2016 Riccardo Fucile
“L’ESERCITO DEL NO PENSA DI PORTARE LA BANDIERA DI VENTOTENE CON BRUNETTA, SALVINI E GRILLO?”… ” SI PENSI AL BENE DELL’ITALIA, NON AI PROPRI INTERESSI DI PARTITO”
“La bandiera di Ventotene la porterete tra la gente di Brunetta, di Salvini e di Grillo?
Anche Eugenio Scalfari vota Sì. In vista del voto di domenica sul referendum costituzionale, il fondatore della Repubblica spiega perchè sostenere le riforme volute dal Governo di Matteo Renzi e varate dal Parlamento.
Un elemento su cui Scalfari fonda il suo ragionamento riguarda “l’esercito del No”.
Segnalo “L’Amaca“ di Michele Serra sul numero di martedì scorso del nostro giornale, che è un vero capolavoro di ironia politica. Ricorda ai democratici di avanguardia che voteranno No di essere talmente d’avanguardia da aver perso di vista il grosso dell’esercito del No composto da quanto avanza del berlusconismo, dalla Lega ormai sulle posizioni nazionaliste e xenofobe dei populismi europei e infine il grosso di quell’esercito formato dai grillini 5 stellati. Questo è l’esercito del No. Caro Zagrebelsky, sei con una pessima compagnia e dovresti forse riflettere un momento, anche se so che non lo farai.
Scalfari registra poi l’importante annuncio di Romano Prodi per il Sì, quel Prodi che diede vita al Governo “migliore degli ultimi 25 anni”, che portò l’Italia nell’euro, parole che vengono dopo quelle del suo fedelissimo Arturo Parisi.
“È una decisione estremamente importante venendo da una delle personalità più autorevoli della nostra Repubblica e della nostra democrazia. Anche Parisi spiega per quale motivo, sia pure con rabbia, voterà Sì. Merita d’esser ricordato. Illustra le ragioni pro e contro che dentro di lui si equivalgono ma c’è poi una ragione politica che determina il suo Sì, in mancanza del quale rischia di affondare l’Italia e viene inferta una grave ferita anche all’Europa
Il fondatore della Repubblica si rivolge a chi vota No, ricordando il Manifesto di Ventotene.
“La bandiera di Ventotene la porterete tra la gente di Brunetta, di Salvini e di Grillo? Ci avete pensato e avete deciso di chiudere gli occhi e di marciare al buio verso il nulla con l’unica intenzione di mandare Renzi in soffitta? Ormai non è più questo il problema. Personalmente sono stato e tuttora sono molto critico su alcuni aspetti di Renzi e l’ho scritto infinite volte ma, lo ripeto, il problema non è più questo”.
Il problema è il futuro politico dell’Italia, che sarà nelle mani di Sergio Mattarella.
“Renzi ha legato al risultato referendario il suo destino politico. Questo è un errore, non va affatto bene e l’ha detto anche, con altre parole ma con questo stesso significato il Presidente Sergio Mattarella. Sostenere una riforma desiderata è legittimo, trasformarla in un’ordalia non va affatto bene. Ma ormai è tardi per correggere l’errore. La politica è sempre molto complessa, sicchè potrebbe anche darsi che Renzi sapesse di commettere un errore ma volesse farlo. Perchè? Perchè se vincessero i Sì lui ne uscirebbe rafforzato, ma se perdessero lui potrebbe usare la sconfitta per anticipare le elezioni all’inizio dell’anno prossimo, convinto che comunque le vincerà . È un calcolo politico come un altro. Attenzione però: a Waterloo Napoleone era sicuro di vincere perchè a metà della battaglia sarebbe arrivato sul fianco destro del fronte il generale Grouchy con le truppe di rinforzo. Invece arrivò il feldmaresciallo tedesco Blà¼cher che prese Napoleone alle spalle e la battaglia finì con la ben nota storica sconfitta. Comunque questa volta non spetta a Renzi decidere ma al Presidente Mattarella per il quale, come del resto è ampiamente previsto dalla prassi costituzionale, se perdono o se vincono i Sì o i No, l’esito del referendum non ha alcuna conseguenza politica sul governo in carica. Mattarella in questi giorni l’ha detto più volte: dal 5 dicembre Renzi sarà a rapporto dal Capo dello Stato per elencare i problemi che si pongono con la massima urgenza nel campo economico e finanziario, sul terreno europeo ed anche sulla legge elettorale che dovrà essere comunque riscritta. Da lavorare ce n’è un bel po’, bisogna farlo rapidamente e bene in Italia e in Europa”.
C’è da fare la legge elettorale.
“Niente più preferenze, niente più ballottaggio tra i primi due partiti, voto nei collegi, ballottaggio non più tra liste uniche ma tra coalizioni effettuate dopo il primo voto, sistema di voto proporzionale. Questi sono i capisaldi. La natura della coalizione è un tema politicamente essenziale. Un partito nato come centro-sinistra deve mantenere e addirittura rinforzare questa sua natura; soltanto se questa operazione viene effettuata in modo significativo, allora si possono cercare anche appoggi e fiancheggiamenti nell’ambito di forze moderate”.
C’è da rinsaldare la politica economica.
“I punti di riferimento sono Draghi, la politica degli investimenti, la gestione del debito pubblico e la crescita sorretta da una visione keynesiana entro i limiti delle regole europee”.
Quindi c’è da rilanciare la politica europea.
“La bandiera di Ventotene va alzata e perseguita al massimo perchè è indispensabile in una società globale che sta unificando il mondo con rapporti tra i vari Stati continentali. Questa politica comporta una lotta contro i nazionalismi, i populismi xenofobi, il capitalismo quando è un elemento dell’egoismo economico. Il capitale è una forza fondamentale della storia moderna e può essere una forza positiva o sfruttatrice. Lo dimostrò Marx alla metà dell’Ottocento: riconosceva la forza positiva del capitalismo che era in quel momento il motore della rivoluzione industriale e al tempo stesso delle libertà borghesi, premessa della rivoluzione proletaria. Ecco perchè l’Europa federalista è indispensabile e deve essere il principale obiettivo della sinistra moderna”.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 1st, 2016 Riccardo Fucile
CHI E’ STEVEN MNUCHIN, IL NUOVO SEGRETARIO AL TESORO DEL PRESIDENTE BALLISTA CHE SI SAREBBE “BATTUTO CONTRO I POTERI FORTI”
Dopo una campagna all’insegna della critica del’establishment e dei poteri forti Donald Trump, per
una delle caselle più delicate del suo esecutivo – quella di segretario del Tesoro – ha scelto di pescare proprio da quello stesso bacino, indicando l’ex banchiere di Goldman Sachs Steven Mnuchin.
Una scelta, quella del presidente eletto, destinata sicuramente a far discutere visto che nella lunga carriere di Mnuchin ci sono anche laute ( e controverse) plusvalenze realizzate con la crisi immobiliare del 2008.
Crisi che ha assestato un duro colpo alla classe media americana.
Una scelta pro-establishment Mnuchin è il secondo ex dipendente di Goldman Sachs ad assumere un ruolo chiave nel prossimo governo trump dopo Stephen Bannon, futuro stratega e consigliere capo del 45esimo capo di stato, espressione della destra antisistema e ultraconservatrice. Non solo.
Mnuchin potrebbe diventare il terzo executive della banca di wall street a prendere il comando del dipartimento al tesoro dalla metà degli anni ’90.
Il suo profilo è però più basso di quello di chi lo ha preceduto: Henry m. Paulson jr durante la presidenza di George w. Bush e Robert e. Rubin in quella di Bill Clinton.
Mnuchin è il volto di un sistema finanziario fortemente criticato da Trump in campagna elettorale.
Basti pensare che in uno spot pubblicitario del candidato del gop, il leader di Goldman veniva raffigurato come parte di una elite mondiale che “ha derubato la classe lavoratrice”.
Eppure Trump sembra non potere fare a meno di wall street, come dimostrato dal fatto che alla trump tower sia visto spesso Gary Cohn, presidente di Goldman a cui potrebbe essere chiesto di ricoprire un incarico al Tesoro, all’ufficio management e budget della Casa Bianca o addirittura alla federal reserve.
Un banchiere trasformatosi in finanziatore di hollywood laureatosi alla yale university, aveva subito iniziato a lavorare per goldman sachs diventandone partner all’età di 31 anni.
Per 17 anni è rimasto nella banca dove anche il padre e il fratello avevano ricoperto posizioni di alto livello. Lasciato l’istituto di credito nel 2002, dove aveva supervisionato il trading di titoli di stato e bond garantiti da mutui, ha poi fondato l’hedge fund dune capital management (il nome richiama le dune di sabbia vicino alla sua casa al mare nella località esclusiva degli hamptons a new york).
Negli ultimi anni si è concentrato sulle opportunità lungo la costa occidentale degli stati uniti, non solo imprenditoriali. Oltre ad avere finanziato film dalla produzione costosa come “batman v superman: dawn of justice”, “mad max: fury road” e “american sniper” oltre a “x-men” e “avatar” ha comprato casa a bel-air e si prepara a sposare l’attrice scozzese louise linton.
Per Trump, il futuro segretario al tesoro è un “finanziere di prima classe, un banchiere e un imprenditore che ha avuto un ruolo cruciale nel mettere a punto un piano per garantire un boom dell’economia che creerà milioni di posti di lavoro”.
Stando al presidente eletto, Mnuchin rappresenta “il tipo di persone che voglio nella mia amministrazione per rappresentare il paese”.
Su cosa si basa un tale commento? Su una operazione finanziaria per cui l’ex banchiere è diventato famoso negli ambienti di wall street durante l’ultima crisi. Insieme a un gruppo di miliardari “ha comprato Indymac Bank per 1,6 miliardi di dollari”, ha spiegato trump, “l’ha gestita in modo molto professionale e l’ha rivenduta per 3,4 miliardi di dollari più plusvalenze”.
A causa di controversi prestiti immobiliari, la banca californiana era fallita finendo sotto il controllo della federal deposit insurance corporation (Fdic), l’agenzia federale che garantisce i depositi bancari fino a un certo livello.
Una volta finito in mani private, l’istituto di credito fu ribattezzato Onewest bank nel 2009 e venduto dopo sei anni garantendo laute plusvalenze.
Il punto è che per molti critici, Onewest ha eseguito oltre 36.000 pignoramenti sotto la guida di Mnuchin e la Fdic ha pagato alla banca oltre un miliardo di dollari.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 1st, 2016 Riccardo Fucile
NEL 2013 UNA COMMISSIONE INTERNA VALUTO’ L’OPERATO DEL MEDICO SENZA RISCONTRARE ANOMALIE
Quarantacinque decessi. Avvenuti tra il 2011e il 2014.
Quando di turno, nel reparto di Pronto soccorso dell’ospedale di Saronno, c’era il vice-primario Leonardo Cazzaniga.
È la contabilità complessiva, al momento, degli “episodi” sotto la lente degli investigatori che indagano sulle morti provocate – secondo le accuse della Procura di Busto Arsizio – dall’anestesista Cazzaniga e dalla sua amante infermiera Laura Taroni. Di questi 45 decessi quasi la metà , una ventina, sono già stati “verificati”: cinque – tra cui quelli di Massimo Guerra e Maria Rita Clerici, marito e madre della Taroni – sono considerati omicidi; altri sei sono sospetti. Gli altri nove sono “regolari”, nel senso che non evidenziano anomalie riconducibili a sovradosaggi o mix letali di farmaci. I casi sospetti sono dunque, al momento, 35.
E tra questi c’è anche quello del padre di Cazzaniga, morto nell’ospedale.
Basterebbe questo dato a far capire che l’indagine sulle fiale mortali non è affatto chiusa ma, anzi, si allarga a nuovi casi: quasi tutti riguardanti anziane vittime decedute dopo il ricovero a Saronno.
Il che andrebbe a retrodatare il periodo preso finora in esame dal pm Cristina Ria (assieme al procuratore capo di Busto Arsizio, Gianluigi Fontana) e dai carabinieri di Saronno (le indagini le ha condotte il capitano Giuseppe Regina ora in servizio a Bergamo): non più dunque solo casi riguardanti gli anni 2012-2013. Ma anche altri, precedenti.
Per tracciare il “protocollo Cazzaniga” – mix di farmaci applicato ai pazienti con stato di salute compromesso – gli investigatori stanno analizzando montagne di carte: per lo più cartelle cliniche.
Ed è da lì che potrebbero presto arrivare nuovi sviluppi. Con conseguenze giudiziarie, si ipotizza, anche per i 14 indagati che compaiono nel fascicolo d’indagine.
Chi sono? Si tratta di medici, dirigenti di nosocomio e Azienda ospedaliera Busto Arsizio (questa era l’istituzione attiva nel 2012-2013, oggi c’è la Asst Valle Olona, ndr ).
In particolare gli avvisi di garanzia inviati dalla Procura riguardano un blocco di sei persone: tutti i membri della Commissione interna dell’ospedale di Saronno. Commissione istituita nel 2013, dopo le denunce di alcuni infermieri, per valutare proprio l’attività di Cazzaniga.
Al netto di un rilievo tecnico, il pool non aveva di fatto evidenziato nulla di anomalo nel lavoro dell’anestesista e in alcuni decessi “segnalati”.
E infatti nessun provvedimento fu adottato nei confronti di Cazzaniga. Perchè?
Come mai, se in corsia molti parlavano e sapevano, la commissione e la direzione sanitaria non hanno mosso ciglio? Il primario del reparto, Nicola Scoppetta. Il direttore sanitario del presidio di Saronno, Paolo Valentini. E gli altri. Il reato contestato è favoreggiamento e omissione di denuncia.
“Com’è la situazione? Nessuna situazione”, ha tagliato corto ieri Valentini, interpellato da Repubblica. A Saronno il nervosismo è evidente e dagli archivi del pronto soccorso, martedì, i carabinieri sono usciti con interi cartoni di cartelle cliniche. E dopo avere acquisito una mole consistente di materiale informatico. Sette infermieri hanno già confermato in interrogatorio l’esistenza del “protocollo Cazzaniga”.
“Siamo sconcertati”, dice l’assessore regionale al welfare, Giulio Gallera. Sul pronto soccorso dell’ospedale di Saronno la Regione Lombardia ha istituito a sua volta una commissione d’inchiesta.
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 1st, 2016 Riccardo Fucile
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