Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
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Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
I VERTICI ESAMINANO IL CONTRATTO FIRMATO TRA LA RAGGI E IL M5S… C’E’ CHI SPINGE PER UNA SOLUZIONE DRASTICA
Tra Campidoglio e Montecitorio, sul versante 5Stelle, si respira un’aria da fine impero, anche se
forse l’impero non è mai cominciato.
Nessuno ha mai creduto che qualche cambio di casella e di assessori potesse arginare la crisi dell’amministrazione targata Virginia Raggi.
Il timore infatti che la sindaca venga un giorno raggiunta da un avviso di garanzia non ha mai lasciato spazio all’ottimismo, e la possibilità dell’iscrizione del primo cittadino nel registro degli indagati aumenta di ora in ora: “Dobbiamo capire se prima o dopo Natale”, dice rassegnato un parlamentare romano dopo che l’Autorità anticorruzione ha dichiarato il conflitto di interessi nella nomina di Renato Marra, fratello di Raffale, l’ex capo del personale capitolino finito in carcere per corruzione.
Una nota pubblicata dall’Anac getta ancora di più i grillini nella disperazione di un fallimento annunciato: “La situazione di palese conflitto di interessi era conosciuta dalla Sindaca”, si legge.
Parole che lasciano poco spazio all’interpretazione. Nel caso specifico Raggi, consapevole del conflitto — si legge nella delibera — avrebbe dovuto esonerare Raffaele Marra da ogni partecipazione, anche se solo “meramente pedissequa”, all’atto di nomina del fratello Renato.
“Ormai — come dice più di qualcuno ben informato — si vive alla giornata, nell’attesa del giudizio”.
E quindi i vertici pentastellati esaminano il contratto firmato tra il sindaco e il Movimento 5 Stelle per capire come gestire un’eventuale iscrizione nel registro degli indagati.
In realtà Raggi ha l’obbligo di dimettersi solo in caso di condanna in primo grado. Tuttavia viene anche specificato che il sindaco si impegna a dimettersi se, “in seguito a fatti penalmente rilevanti” si viene iscritti nel registro degli indagati e “la maggioranza degli iscritti al M5S mediante votazione in rete decida tale soluzione nel superiore interesse della preservazione dell’integrità del Movimento”.
Questo è ciò che prevede il contratto firmato dal sindaco ed è su questi due punti che i vertici stanno ragionando.
Cioè se sottoporre o meno alla rete il giudizio su Raggi se dovesse essere iscritta nel registro degli indagati per abuso d’ufficio. Comunque sia il primo cittadino continua a dire che valuterà cosa fare.
Il Movimento però, sul fronte nazionale, è sempre più diviso tra chi vuole una soluzione drastica e chi invece preferisce temporeggiare.
Oggi intanto è arrivato un nuovo segnale di commissariamento del sindaco da parte dei vertici.
A Massimo Colomban, che ha rinunciato all’incarico di vicesindaco, è stato affidato il compito di lavorare allo snellimento burocratico, alla riorganizzazione e velocizzazione della macchina amministrativa.
Deciderà dunque sugli incarichi e sul personale, per scongiurare nuovi casi come quello del fratello di Raffaele Marra.
Pertanto Raggi sembra sempre più sola e lo dimostra anche l’immagine consegnata durante la cerimonia di auguri al Quirinale con le più alte cariche dello Stato.
Alla ribalta fino a pochi mesi fa, salutata dall’allora premier Matteo Renzi durante gli eventi ufficiali e all’incasso dei complimenti come la novità politica, ieri il sindaco di Roma si è trovata spesso in disparte. Come si vede nelle immagini Raggi si è soffermata per poco tempo e poi è scappata via, probabilmente raggiunta da una telefonata che le ha comunicato la bocciatura del bilancio, da parte della ragioneria del Campidoglio.
Ora il consiglio comunale di Roma ha tempo fino al 28 febbraio per approvare il bilancio, naturalmente riscritto secondo le tante osservazioni dell’Oref.
Se anche con questa proroga il bilancio previsionale non dovesse vedere la luce, il Campidoglio rischia il commissariamento, quindi lo scioglimento dell’aula e un contraccolpo politico tutto a spese del Movimento 5 Stelle.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
LA CONTRADDIZIONE DELLA SINDACA CHE PUO’ ESSERLE FATALE
L’Anac ritiene “configurabile il conflitto di interessi” per il caso che riguarda Raffaele Marra e la nomina del fratello alla Direzione Turismo.
“Tale situazione, secondo l’Autorità – riferisce una nota – sussiste sia nel caso in cui il dirigente abbia svolto un mero ruolo formale nella procedura, che nell’eventualità di una sua partecipazione diretta all’attività istruttoria”.
La delibera adottata dall’Autorità è stata trasmessa alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma.
La nota sottolinea che “la situazione di palese conflitto di interessi” di Raffaele Marra rispetto alla nomina del fratello “era conosciuta dalla sindaca” Virginia Raggi, ma “una tale dichiarazione non è sufficiente per rimuovere il conflitto”.
Inoltre, sulla questione Raggi ha dichiarato di aver compiuto da sola, in totale autonomia, l’istruttoria sul conferimento degli incarichi dirigenziali.
Ma nell’ordinanza con cui è stato conferito l’incarico si fa esplicito riferimento alla “istruttoria svolta dalle strutture competenti ai sensi della disciplina vigente”.
È la “contraddizione” relativa al comportamento e alle dichiarazioni della sindaca, rilevata nella delibera Anac. Una contraddizione che potrebbe portare a un’indagine sulla sindaca.
“A seguito di un esposto della Direr – si evidenzia nella nota -, l’Autorità nazionale anticorruzione ha svolto attività di vigilanza su un possibile conflitto di interessi del dott. Raffaele Marra, direttore del dipartimento organizzazione e risorse umane di Roma Capitale, nella nomina a capo della Direzione turismo del fratello Renato Marra”.
A tal fine, prosegue l’autorità , “è stata richiesta al responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (Rpct) di Roma Capitale una relazione che ripercorresse l’iter seguito nell’interpello. A seguito dell’esame della suddetta relazione, nella seduta odierna il consiglio dell’Anac ha ritenuto configurabile il conflitto di interessi. Tale situazione, secondo l’autorità , sussiste sia nel caso in cui il dirigente abbia svolto un mero ruolo formale nella procedura, che nell’eventualità di una sua partecipazione diretta all’attività istruttoria, come sembrerebbe emergere dall’ordinanza sindacale n. 95/2016”.
“La delibera adottata dall’autorità – conclude la nota- è stata trasmessa alla procura della Repubblica presso il tribunale di Roma, alla struttura comunale competente per l’accertamento della eventuale responsabilità disciplinare e alla procura regionale della Corte dei conti e all’Ispettorato della funzione pubblica per le questioni relative all’inquadramento del dottor Marra nei ruoli della dirigenza di Roma Capitale. Ulteriori elementi riguardanti la procedura di interpello sono stati chiesti al Rpct di Roma Capitale”.
Il documento dell’Autorità anticorruzione finirà nel maxi-procedimento, ancora senza ipotesi di reato e senza indagati, aperto dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Francesco Dall’Olio che nei giorni scorsi hanno inviato la polizia in Campidoglio per acquisire atti e documenti relativi alle nomine firmate dal sindaco Virginia Raggi.
Al vaglio di chi indaga ci sono, in particolare, le procedure che hanno portato alla nomina dell’ex capo di gabinetto Carla Raineri, del responsabile della segreteria Salvatore Romeo, di Andrea Mazzillo, poi diventato assessore al Bilancio e dell’avvocato Antonio De Santis, ora delegato al Personale.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
IL SINDACO PICCITTO SENZA PIU’ MAGGIORANZA, AFFONDATA UNA MANOVRA DA 20 MILIONI… BUFERA SULL’INCARICO AL CAPO DELLO STAFF CUI E’ STATO TRIPLICATO IL COMPENSO
C’è un sindaco grillino, un bilancio in sospeso e accese polemiche sul ruolo (e sulle retribuzioni) di
alcuni dirigenti comunali entrati nel “cerchio magico” di M5S.
Non è Roma, certo, ma qualche affinità esiste.
A Ragusa, la seconda città italiana conquistata dai 5 stelle (la prima fu Parma), il primo cittadino Federico Piccitto vive momenti di difficoltà figli di una crisi politica che è stata conclamata con un voto di qualche giorno fa.
Il consiglio comunale ha bocciato l’approvazione di una manovra da 20 milioni di euro che portava con sè, tra l’altro, una cospicua somma (circa un quarto) necessaria a garantire il servizio di smaltimento rifiuti.
Nel capoluogo ibleo lo stop non è arrivato, come al Campidoglio, a causa di un parere negativo dei revisori dei conti (che comunque avevano criticato il carattere d’urgenza della delibera) ma per un preciso atto politico: una consigliera di M5S, Maria Rosa Marabita, ha votato con l’opposizione e le variazioni di bilancio sono affondate.
Piccitto se l’è presa con i consiglieri: “Per odio nei miei confronti hanno fatto un danno alla città “. E da più parti, in ambiente 5 stelle, si invoca ora la sospensione dal movimento della “ribelle” Marabita.
Ma la bocciatura della manovra fa riemergere un profondo malessere intorno all’amministrazione ragusana: Piccitto, a mandato in corso, ha perso due consiglieri M5S passati all’opposizione, come tre colleghi di due forze civiche che un tempo erano alleate. E altri 4 grillini si sono dimessi e sono stati rimpiazzati.
Senza contare che la consigliera Gianna Sigona – divenuta famosa per i suoi inni al fascismo – è rimasta nel gruppo di 5 stelle malgrado il movimento ne avesse annunciato l’espulsione.
La maggioranza, nei fatti, non c’è più.
E il movimento in città è spaccato: da un lato il meet-up da cui proviene Piccitto, dall’altro il meet-up Ragusattiva, fortemente critico nei confronti del sindaco, al quale è iscritta la Marabita ma che è stato formalmente disconosciuto dal leader siciliano Giancarlo Cancelleri.
Da questo secondo gruppo parte l’invito, rivolto a Grillo, a intervenire a Ragusa: “La Raggi è stata correttamente commissariata dal movimento. Ci sorprende come tutto ciò non accada anche a Ragusa. Qui accadono le stesse cose che nella Capitale”.
E il riferimento è “a dipendenti messi in aspettativa e rinominati con contratto da dirigente di importo tre volte superiore”.
L’ultimo esempio quello del capo dello staff di Piccitto, Toti Scifo, che già in organico nell’ufficio di gabinetto con uno stipendio da 35 mila euro è stato “riassunto” da esterno, dopo un colloquio, con un compenso da centomila.
“Un caso non molto diverso da quello di Salvatore Romeo, capo della segreteria di Virginia Raggi, la cui nomina è stata messa in dubbio dall’Anac ed è oggetto d’inchiesta”, segnala Sonia Migliore, consigliera dell’opposizione.
“La verità è che il movimento, anche da queste parti, è facilmente infiltrabile a tutti i livelli”, dice Salvo Conte, esponente del meet-up Ragusattiva.
Piccitto, grillino atipico, è uomo moderato, di poche parole e molto pragmatismo. Non ha mai rinunciato, ad esempio, ai 15 milioni di euro di royalties dei petrolieri: “Se lo facessi rischierei il danno erariale”.
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
DA LIVORNO A ROMA, DA PARMA A GELA, DA QUARTO A CIVITAVECCHIA: UNO SLALOM TRA ESPULSIONI E CASI GIUDIZIARI
In un post sul suo blog datato 20 giugno 2016, all’indomani delle amministrative, Beppe Grillo esultava: “Con 38 sindaci a 5 Stelle cambieremo l’Italia”.
Nella lista, divisa per regioni, compariva ancora il Comune di Parma, anche se di lì a pochi mesi (a ottobre per la precisione) il sindaco Federico Pizzarotti avrebbe detto addio al M5S.
Già cassati dall’elenco, invece, Quarto in Campania e Gela in Sicilia, dove i primi cittadini hanno combinato pasticci: guai giudiziari per la campana Rosa Capuozzo, conflitti di interessi per il siciliano Domenico Messinese.
L’ultima e più eclatante vicenda è quella di Roma, dove la giunta in sei mesi ha perso i pezzi e la sindaca Virginia Raggi ha rischiato il commissariamento — poi scongiurato con un rimpasto della sua squadra – dopo l’arresto del capo del personale Raffaele Marra.
Insomma, le amministrazioni locali grilline finora hanno spesso inciampato, litigato, si sono divise. In diversi casi la loro storia di governo è fatta di scontri durissimi, problemi con la giustizia, allontanamenti spontanei, sanzioni ed espulsioni.
Da Gela a Quarto alla Capitale, vediamoli uno per uno.
Gela.
Il sindaco Domenico Messinese viene messo alla porta dal M5S nel dicembre del 2015. Espulso. È accusato di aver fatto assumere la sua assistente personale come “istruttrice amministrativa”, non essersi ridotto lo stipendio e aver avallato una politica filo-Eni. Di recente ha lanciato un nuovo movimento chiamato “Sviluppo democratico-Progetto Comune”.
Quarto.
Rosa Capuozzo, la sindaca del Comune flegreo alle porte di Napoli, è finita sotto inchiesta a gennaio 2016 per infiltrazioni camorristiche. Lei si è difesa chiamando in causa anche i vertici dei 5Stelle e ricostruendo le tappe delle pressioni camorristiche su di lei e l’amministrazione comunale nella deposizione davanti al pm Henry John Woodcock.
Ha detto che sia Roberto Fico che Luigi Di Maio sapevano tutto. Smentita. E cacciata dal Movimento 5Stelle. Si era dimessa da sindaco, poi ci ha ripensato. E ora la giunta di Quarto, non più pentastellata, continua la sua navigazione.
Livorno.
Lo scorso maggio la città toscana, che doveva essere l’esempio della buona amministrazione a 5 Stelle, vede il sindaco Filippo Nogarin, eletto nel 2014, coinvolto in un’inchiesta sulla gestione dei rifiuti e colpito da un avviso di garanzia.
A ottobre annuncia sul suo profilo Facebook di essere indagato anche per abuso d’ufficio. Tra imbarazzi nel M5s, ipotesi di dimissioni del sindaco (ma Grillo e i vertici del Movimento gli confermano la loro fiducia), rimpasti in giunta e cacciate nel gruppo di maggioranza che diventa sempre più risicata, Nogarin rimane al suo posto e va avanti con il simbolo del Movimento.
Pomezia.
Fabio Fucci, giovane informatico divenuto nel 2013 primo cittadino di una città fiaccata da un debito pubblico di oltre 200 milioni di euro, acquisisce notorietà nazionale quando annuncia che le mense scolastiche avrebbero servito il dolce per merenda solo ai bambini che avessero pagato di più.
Recupera quando Salvatore Buzzi – coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale – lo definisce “incorruttibile” in un’intercettazione telefonica. Fucci avvia anche un’opera di risanamento, specificando di essere riuscito a chiudere il 2015 con 15 milioni di attivo. Ombre però non mancano, dopo 3 anni di governo, anche per la sua giunta. Proprio per quanto riguarda Buzzi, infatti, il sindaco è poi finito nel mirino dei detrattori, che hanno evidenziato come anche durante la sua consiliatura dell’appalto rifiuti abbiano continuato a occuparsi cooperative riconducibili a quelle del “rosso”.
Civitavecchia.
Più difficile la situazione per il grillino Antonio Cozzolino, dal 9 giugno 2014 sindaco di Civitavecchia, altro Comune laziale sommerso dai debiti.
Il primo cittadino ha dovuto aumentare notevolmente le tasse, fare tagli pesanti e lottare duro contro progetti, come quello dell’inceneritore, in un contesto ambientale già compromesso. E proprio su tale fronte i suoi detrattori sostengono che, dopo una campagna elettorale contro la centrale a carbone Enel, ha avuto nei confronti del colosso un atteggiamento troppo tiepido.
Per non parlare dello scivolone e conseguenti dimissioni della consigliera Rosanna Lau che, commentando su Facebook l’omicidio di una donna, a Parma, uccisa dal compagno straniero, scrive: “Se l’è cercata”. Cozzolino resiste ma quando l’opposizione ostacola in tutti i modi il fondo con cui voleva valorizzare gli immobili comunali, propone al prefetto una sortita rabbiosa: sospendere d’ufficio i consiglieri di minoranza.
Parma.
Quello di Parma è un caso a parte. Il sindaco della città emiliana, prima “sospeso” per quattro mesi per non aver comunicato allo stato maggiore grillino di aver ricevuto un avviso di garanzia in merito all’inchiesta sulle nomine alla Fondazione Teatro Regio, viene in seguito prosciolto dall’accusa di abuso d’ufficio e decide di lasciare il Movimento. Continua a guidare la città senza il simbolo del M5S.
Roma.
Le grane per Virginia Raggi, eletta sindaca di Roma a giugno 2016, cominciano fin dal suo insediamento. Subito si presenta il nodo della nomina degli assessori: scelte sbagliate, dimissioni, indagini le hanno impedito, in questi primi sei mesi, di ingranare la marcia giusta per governare la Capitale. L’arresto di Marra ha aperto una grave crisi che, per il momento, si è risolta con l’intervento di Grillo e un rimpasto di giunta: l’assessore alla Cultura Luca Bergamo prende il posto di Daniele Frongia nel ruolo di vicesindaco, mentre Pinuccia Montanari sostituisce all’Ambiente Paola Muraro.
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
E’ FINITO IN GALERA L’EX SINDACO DI ABANO CHE ORGANIZZAVA LE RONDE CONTRO GLI IMMIGRATI
Avrà anche ottenuto il patteggiamento, nonostante un lungo elenco di accuse, e la possibilità in
un futuro prossimo di lasciare il carcere per i domiciliari (il pm è favorevole), eppure è ugualmente salato il conto pagato da Luca Claudio, l’ex sindaco di Montegrotto Terme e di Abano Terme, finito in manette la scorsa primavera per corruzione, concussione e turbativa d’asta.
Una storia esemplare di quanto possa essere redditizio il sistema delle mazzette a fini di arricchimento personale.
Storia esemplare non tanto per la pena, che è stata fissata dal gip in 4 anni di reclusione, o per la interdizione all’eleggibilità in qualsiasi carica di Claudio, che così vede troncata la sua carriera politica, quanto per il tesoro delle dodici case, patrimonio immobiliare di notevole valore che secondo i pm padovani era il frutto di un’attività illecita protrattasi per anni.
Ora non è più in suo possesso.
Non gli sono valse le magliette che l’anno scorso indossava in campagna elettorale, con la scritta “Io sono innocente”. E neppure il braccio di ferro un po’ guascone che aveva tentato di giocare con gli investigatori.
A inguaiare Claudio, passato attraverso numerose esperienze amministrative nella ricca zona padovana dei Colli Euganei, sono stati proprio quegli appartamenti che erano riconducibili a lui attraverso un paio di società .
E siccome aveva imposto una legge alquanto ferrea delle percentuali in tangenti da pagare per gli appalti, i soldi da qualche parte dovevano essere finiti. Nelle case per l’appunto.
Undici appartamenti sono stati sequestrati ai fini della confisca, mentre il dodicesimo è stato ceduto da Claudio allo Stato per poter ottenere il via libera della Procura della Repubblica alla richiesta di patteggiamento ora accolta dal giudice Tecla Cesarol.
La trattativa è stata complessa, soprattutto sulla parte immobiliare.
Fino a poco prima della camera di consiglio i difensori Ferdinando Bonon e Giovanni Caruso avevano trattato la cessione di cinque appartamenti allo Stato, di cui il primo in via San Daniele a Montegrotto.
Alla fine è stata sufficiente l’alienazione allo Stato solo di questo, in attesa che tutta la procedura giudiziaria faccia il suo corso.
Infatti, gli altri 11 appartamenti sono sequestrati dal pubblico ministero Federica Baccaglini in previsione della loro confisca, in base alla legge antimafia e anticorruzione.
Le case non erano intestate a Claudio, ma a due società , la Rls e la Soleluna, comunque riconducibili al sindaco.
Gli investigatori hanno passato al setaccio i redditi percepiti da Claudio (e dalla ex moglie) degli ultimi 10 anni.
E’ saltata all’occhio la differenza macroscopica tra quanto incassato e il valore delle proprietà . In una memoria Claudio aveva ammesso: “La società Rls fa capo a me e non ha mai svolto nulla di reale per giustificare le emissioni di fatture, ha solo incassato”.
Si riferiva a finte consulenze, parcelle per prestazioni inesistenti. E in qualche caso l’appartamento era la vera tangente.
Soleluna (quote intestate all’ex moglie) è proprietaria di sei appartamenti acquistati tra il 2006 e il 2010 per importi dichiarati di circa 830mila euro.
Rls è proprietaria di quattro immobili acquistati tra tra il 2010 e il 2013 (valore dichiarato 325mila euro). C’è anche un appartamento a Roma, comperato nel 2016 per 350 mila euro.
Ecco cosa ha scritto il gup: “Il consistente patrimonio immobiliare riconducibile a Luca Claudio e alle sue società si è via via formato negli ultimi dieci anni, nel periodo in cui ha rivestito la carica di sindaco nei due comuni. Gli acquisti si collocano quasi tutti in epoca successiva ai primi episodi di concussione contestati, risalenti al 2007. In tale contesto la mera circostanza che gli immobili siano stati tutti acquistati con mutui non vale a inficiare quanto finora esposto, tenuto conto che il reddito di Claudio e della moglie non era tale da consentire di disporre di liquidità mensile sufficiente per far fronte ai mutui, nè risulta allegata da Claudio e comunque provata la provenienza lecita della liquidità mensile necessaria per i mutui”.
CHI E’ LUCA CLAUDIO, EX SINDACO DI ABANO E MONTEGROTTO
Per 15 anni sindaco, due mandati a Montegrotto e uno ad Abano Terme. Luca Claudio, dominus delle acque calde dei Colli euganei, aveva appena finito di festeggiare la vittoria al ballottaggio che è finito in manette per tangenti nella manutenzione del Verde pubblico.
Dalle indagini è emersa l’esistenza di un Sistema-Claudio. Per lavorare nel pubblico, a Montegrotto come ad Abano, le aziende dovevano versare dal 10 al 20% delle somme liquidate.
Nel caso di appalti rilevanti, invece, ci sarebbe stata invece una sorta di libera contrattazione tra imprenditori e amministratori sulle ‘mazzette’ da pagare.
Nel 2012, in qualità di amministratore delegato e rappresentante dell’Hotel Caesar, come ha scritto Il Mattino, era stato condannato a quattro mesi per aver evaso le
Appoggiato da una serie di liste civiche, area centrodestra, Claudio è un ex An passato alla Destra di Francesco Storace.
Basta scorrere la sua bacheca Facebook per scovare eventi organizzati da Forza Nuova, come quello dedicato al «delicato tema» della legittima difesa, il 18 marzo al teatro comunale.
Sindaco sceriffo, Claudio aveva persino organizzato ronde cittadine, chiamando alle armi, o meglio ai bastoni, i suoi concittadini per punire i delinquenti.
«Una provocazione», minimizzò lui per spegnere la bufera.
Ma il meglio, a livello mediatico, lo diede a fine 2007 quando sui tabelloni luminosi di Montegrotto apparve la scritta: «Cittadini emigrate! La legge mi lega le mani e non mi permette di difendervi!».
Contro naturalmente gli immigrati, vera minaccia della cittadina benestante e termale.
La ribalta nazionale piaceva così tanto al sindaco da spingerlo, sempre lo stesso anno, a mettere becco nello scandalo rifiuti in Campania. La Giunta arrivò a denunciare il comune di Napoli e la Regione Campania per danno d’immagine al turismo termale chiedendo per di più un risarcimento di 1 milione di euro.
Com’è finita? Claudio e quattro assessori hanno dovuto rimborsare al Comune di Montegrotto un totale di oltre 33 mila euro per danno erariale.
A dirla tutta, l’ex sindaco aveva anche velleità attoriali. Era infatti stato scritturato per la parte di un avvocato playboy in quello che doveva essere il sequel di Gomorra in salsa padovana, Camorra live Show poi ribattezzato Kamorrah days.
Peccato però che la produzione si fosse rivelata una autentica truffa. Il vero film insomma fu l’organizzazione del raggiro con tanto di conferenze stampa, pubblicità e la sventolata partecipazione pure di Noemi Letizia di Casoria, quella che chiamava Silvio Berlusconi ‘papi’.
Come ha raccontato Il Mattino di Padova in sei ci cascarono con tutti i piedi, versando dai 13 ai 15 mila euro a testa per ottenere una parte. Prima che i falsi produttori fuggissero, nella migliore tradizione cinematografica, col bottino.
Recentemente, invece, il sindaco uscente è tornato ad attaccare i preti. Già nel 2007 aveva puntato il dito contro il vescovo di Padova e il parroco di Montegrotto perchè troppo morbidi con gli immigrati
Nove anni dopo i sacerdoti sono tornati nel suo mirino, perchè avrebbero spinto a votare Pd contro di lui. «Non sarò il sindaco di tutti», ha aggiunto, «certo non di chi ha attaccato così duramente la mia persona. Nei prossimi giorni chiederò udienza al vescovo, ma non mi fermerò lì. Ho deciso di dichiarare guerra al cattocomunismo”
Ora la sua contro-inchiesta contro la chiesa dovrà aspettare.
(da “Lettera43″)
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Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
LA LETTERA DI LARA AL MINISTRO POLETTI
Il testo della lettera aperta di Lara Lago al ministro Poletti
Caro Ministro Poletti, questa non è una lettera di protesta ma un invito, suo, personale, lo prenda in considerazione.
La invito a chiudere la sua vita in una valigia, 23 chili per la precisione. Ci metta dentro i suoi effetti personali, vestiti, foto di un paese assolato, speranze, competenze mischiate tra lo spazzolino e le scarpe da ginnastica.
Perchè ci sarà da correre.
Venga pure da solo. Preghi non tanto di parlare un buon inglese, quello è vitale e lo diamo per scontato, a lei come a tutta la vostra classe politica, si auguri piuttosto di capire ogni venatura degli accenti inglesi che popolano il mondo: quello spigoloso dell’indiano a cui dovrà chiedere indicazioni in stazione, quello veloce degli autoctoni cresciuti senza doppiaggi anche in un paese non anglofono, quello dei madrelingua in azienda, americani, australiani, inglesi, i capi che la scruteranno dall’alto al basso solo per le sue idee e per la capacità di esprimerle, non certo per la sua cravatta o per come è stirata la sua giacca.
Qui nessuno usa il ferro da stiro, tanto per dire, e l’essere brillanti non ha bisogno di essere inamidato.
Venga Ministro
Nei primi giorni, quando fa buio provi a rientrare a casa con agilità , provi cosa significa il dover partire da zero.
E quando dico zero intendo non sapere più fare la spesa perchè i nomi sono tutti diversi e a comprare il burro con il sale ci si mette un attimo. Soprattutto se nemmeno si immagina l’esistenza del burro con il sale.
Quando dico zero intendo nessuno che la aspetterà a casa, nessuno da chiamare se prenderà una storta sulle scale.
Certo, urlando Help qualcuno la sentirà . Ma non si aspetti il calore italiano, caro Ministro, che se tutto il mondo è paese non tutti i paesi sono l’Italia e se le si dovesse fermare la macchina in una strada e se volesse chiamare un collega di lavoro, questo con il suo efficace pragmatismo le manderà un sms con l’indirizzo dell’autorimessa più vicina.
Poi chiami in Comune, prenoti un appuntamento, vada a registrarsi in un paese che la sta accettando nella misura in cui ce la farà da solo contro il mondo, compili carte, burocrazia, apra un conto in banca nel nuovo Paese, condivida con altri la casa, il piano, il bagno, a volte la stanza con la sporcizia, i turni per la cucina.
E non osi lamentarsi con altri italiani perchè all’inizio si sentirà dire ‘È normale che sia così, cosa credi? Di essere in Italia?’.
Lei dice che i 100mila giovani che se ne sono andati non sono i migliori. È vero, ma siamo quelli che non si sono accontentati, quelli che non si arrendono, quelli che non tollerano di avere un futuro impacchettato nella nebbia, quelli che, anche se non saranno i migliori, erano troppo bravi a scuola, con troppe idee, troppo spavaldi, con troppa voglia di farcela.
Così tanta da non sopportare un Ministro del lavoro che non capisce che se stiamo andando via è solo per questo: per il lavoro.
E quando ci stupiamo che qui dopo tre contratti scatti il tempo indeterminato, i mutui abbiano interessi bassi e vengano concessi anche e soprattutto ai giovani e che sì, lavorando si possa ancora comprare una casa, ci sentiamo rispondere: ‘È normale che sia così, cosa credi? Di essere in Italia?’
Un’ultima cosa Ministro. Tra tutti gli italiani che vivono in Olanda non ne ho ancora sentito uno che dica: ‘Si sta meglio qui.’
Tutti invece dicono: ‘Se si potesse vivere una vita così anche in Italia torneremmo di corsa. Ma.’
Non so se il nostro Ma è in mano a lei
Ma torneremo solo quando il coraggio e le competenze verranno viste come un valore aggiunto.
Coraggio e competenze, non raccomandazioni e furbizia.
La aspetto ministro Poletti, anzi no, troppo facile avere qualche appiglio. Si tuffi, è morbido. Sicuramente di più di certe sue affermazioni morbide solo perchè inconsistenti.
Firmato: una dei 100mila giovani che se n’è andata dall’Italia, una di quelle che ‘è meglio non avere tra i piedi’ come ha dichiarato lei.
Una che ci mette la faccia e le idee.
Senza poterle o doverle rettificare.
Lara Lago
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
UN GESTO DI FRATELLANZA CHE DOVREBBE FAR RIFLETTERE MOLTI
In vista del Natale, c’è qualcosa di più bello di un gesto di generosità nei confronti del prossimo?
Se questo prossimo è un bambino, o meglio due bambini, forse si potrebbe recuperare ancora di più un briciolo di fede nel genere umano.
Protagonisti della buona azione sono stati Geo Tolentino Ringor e John Benedict, marito e moglie che vivono nelle Filippine.
Avevano appena finito di pranzare quando un bambino si è avvicinato all’uomo chiedendo l’elemosina.
“Avevamo appena finito il nostro brunch da Jollibee quando mio marito mi ha detto di comprare un altro pasto per un bambino che si era avvicinato chiedendo l’elemosina – scrive Geo Tolentino Ringor in un post su Facebook – Questo è quello che abbiamo visto quando siamo usciti dal ristorante”.
La scena che si sono trovati di fronte li ha commossi.
Il bambino che aveva chiesto l’elemosina a John Benedict stava imboccando una bambina, con molta probabilità la sua sorellina.
Sapere di aver fatto qualcosa di buono per rendere migliore la giornata di quei due bambini, sebbene non abbiano di certo risolto i loro problemi, è stato di ispirazione per il web, che ha reso il post e le due fotografie virali.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
ANAC: “PER MARRA CONFLITTO DI INTERESSI” E TRASMETTE LA DELIBERA IN PROCURA… IPOTESI ABUSO D’UFFICIO PER LA RAGGI
Per Raffaele Marra, capo del personale del Campidoglio finito in carcere per corruzione, arriva anche la bocciatura dell’Anac per la promozione del fratello Renato alla guida della direzione Turismo.
Secondo l’Autorità nazionale anticorruzione, “è configurabile il conflitto di interessi”. Ora gli atti finiranno in procura, che a questo punto potrebbe procedere per abuso d’ufficio nei confronti del fedelissimo della sindaca Virginia Raggi.
La decisione dell’Authority coordinata da Raffaele Cantone arriva al termine di una complessa istruttoria.
Partita a seguito di un esposto della Direr, il sindacato dei dirigenti della Regione Lazio, si è conclusa dopo il deposito della relazione firmta dal responsabile della prevenzione, della corruzione e della trasparenza del Comune.
Nel fascicolo Anac è finita anche la difesa di Marra da parte della prima cittadina.
Un intervento che, stando a quanto si legge nella comunicazione diramata dall’Anticorruzione, non avrebbe sortito gli effetti sperati: il conflitto di interessi, come si legge nella nota, “sussiste sia nel caso in cui il dirigente abbia svolto un mero ruolo formale nella procedura, che nell’eventualità di una sua partecipazione diretta all’attività istruttoria, come sembrerebbe emergere dall’ordinanza sindacale n. 95/2016”.
Il lavoro dell’Anac sulla procedura d’interpello allestita da Marra per far ruotare i dirigenti capitolini non finisce comunque qui: sull’iter che ha scatenato la protesta dei diretti interessati dai trasferimenti sono stati richiesti ulteriori elementi al Campidoglio.
(da agenzie)
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