GIUNTE A CINQUESTELLE, UN MARE DI GUAI
DA LIVORNO A ROMA, DA PARMA A GELA, DA QUARTO A CIVITAVECCHIA: UNO SLALOM TRA ESPULSIONI E CASI GIUDIZIARI
In un post sul suo blog datato 20 giugno 2016, all’indomani delle amministrative, Beppe Grillo esultava: “Con 38 sindaci a 5 Stelle cambieremo l’Italia”.
Nella lista, divisa per regioni, compariva ancora il Comune di Parma, anche se di lì a pochi mesi (a ottobre per la precisione) il sindaco Federico Pizzarotti avrebbe detto addio al M5S.
Già cassati dall’elenco, invece, Quarto in Campania e Gela in Sicilia, dove i primi cittadini hanno combinato pasticci: guai giudiziari per la campana Rosa Capuozzo, conflitti di interessi per il siciliano Domenico Messinese.
L’ultima e più eclatante vicenda è quella di Roma, dove la giunta in sei mesi ha perso i pezzi e la sindaca Virginia Raggi ha rischiato il commissariamento — poi scongiurato con un rimpasto della sua squadra – dopo l’arresto del capo del personale Raffaele Marra.
Insomma, le amministrazioni locali grilline finora hanno spesso inciampato, litigato, si sono divise. In diversi casi la loro storia di governo è fatta di scontri durissimi, problemi con la giustizia, allontanamenti spontanei, sanzioni ed espulsioni.
Da Gela a Quarto alla Capitale, vediamoli uno per uno.
Gela.
Il sindaco Domenico Messinese viene messo alla porta dal M5S nel dicembre del 2015. Espulso. È accusato di aver fatto assumere la sua assistente personale come “istruttrice amministrativa”, non essersi ridotto lo stipendio e aver avallato una politica filo-Eni. Di recente ha lanciato un nuovo movimento chiamato “Sviluppo democratico-Progetto Comune”.
Quarto.
Rosa Capuozzo, la sindaca del Comune flegreo alle porte di Napoli, è finita sotto inchiesta a gennaio 2016 per infiltrazioni camorristiche. Lei si è difesa chiamando in causa anche i vertici dei 5Stelle e ricostruendo le tappe delle pressioni camorristiche su di lei e l’amministrazione comunale nella deposizione davanti al pm Henry John Woodcock.
Ha detto che sia Roberto Fico che Luigi Di Maio sapevano tutto. Smentita. E cacciata dal Movimento 5Stelle. Si era dimessa da sindaco, poi ci ha ripensato. E ora la giunta di Quarto, non più pentastellata, continua la sua navigazione.
Livorno.
Lo scorso maggio la città toscana, che doveva essere l’esempio della buona amministrazione a 5 Stelle, vede il sindaco Filippo Nogarin, eletto nel 2014, coinvolto in un’inchiesta sulla gestione dei rifiuti e colpito da un avviso di garanzia.
A ottobre annuncia sul suo profilo Facebook di essere indagato anche per abuso d’ufficio. Tra imbarazzi nel M5s, ipotesi di dimissioni del sindaco (ma Grillo e i vertici del Movimento gli confermano la loro fiducia), rimpasti in giunta e cacciate nel gruppo di maggioranza che diventa sempre più risicata, Nogarin rimane al suo posto e va avanti con il simbolo del Movimento.
Pomezia.
Fabio Fucci, giovane informatico divenuto nel 2013 primo cittadino di una città fiaccata da un debito pubblico di oltre 200 milioni di euro, acquisisce notorietà nazionale quando annuncia che le mense scolastiche avrebbero servito il dolce per merenda solo ai bambini che avessero pagato di più.
Recupera quando Salvatore Buzzi – coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale – lo definisce “incorruttibile” in un’intercettazione telefonica. Fucci avvia anche un’opera di risanamento, specificando di essere riuscito a chiudere il 2015 con 15 milioni di attivo. Ombre però non mancano, dopo 3 anni di governo, anche per la sua giunta. Proprio per quanto riguarda Buzzi, infatti, il sindaco è poi finito nel mirino dei detrattori, che hanno evidenziato come anche durante la sua consiliatura dell’appalto rifiuti abbiano continuato a occuparsi cooperative riconducibili a quelle del “rosso”.
Civitavecchia.
Più difficile la situazione per il grillino Antonio Cozzolino, dal 9 giugno 2014 sindaco di Civitavecchia, altro Comune laziale sommerso dai debiti.
Il primo cittadino ha dovuto aumentare notevolmente le tasse, fare tagli pesanti e lottare duro contro progetti, come quello dell’inceneritore, in un contesto ambientale già compromesso. E proprio su tale fronte i suoi detrattori sostengono che, dopo una campagna elettorale contro la centrale a carbone Enel, ha avuto nei confronti del colosso un atteggiamento troppo tiepido.
Per non parlare dello scivolone e conseguenti dimissioni della consigliera Rosanna Lau che, commentando su Facebook l’omicidio di una donna, a Parma, uccisa dal compagno straniero, scrive: “Se l’è cercata”. Cozzolino resiste ma quando l’opposizione ostacola in tutti i modi il fondo con cui voleva valorizzare gli immobili comunali, propone al prefetto una sortita rabbiosa: sospendere d’ufficio i consiglieri di minoranza.
Parma.
Quello di Parma è un caso a parte. Il sindaco della città emiliana, prima “sospeso” per quattro mesi per non aver comunicato allo stato maggiore grillino di aver ricevuto un avviso di garanzia in merito all’inchiesta sulle nomine alla Fondazione Teatro Regio, viene in seguito prosciolto dall’accusa di abuso d’ufficio e decide di lasciare il Movimento. Continua a guidare la città senza il simbolo del M5S.
Roma.
Le grane per Virginia Raggi, eletta sindaca di Roma a giugno 2016, cominciano fin dal suo insediamento. Subito si presenta il nodo della nomina degli assessori: scelte sbagliate, dimissioni, indagini le hanno impedito, in questi primi sei mesi, di ingranare la marcia giusta per governare la Capitale. L’arresto di Marra ha aperto una grave crisi che, per il momento, si è risolta con l’intervento di Grillo e un rimpasto di giunta: l’assessore alla Cultura Luca Bergamo prende il posto di Daniele Frongia nel ruolo di vicesindaco, mentre Pinuccia Montanari sostituisce all’Ambiente Paola Muraro.
(da “La Repubblica“)
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