LA TARGA PER GIUSEPPINA GHERSI, LA 13ENNE VIOLENTATA E UCCISA DAI PARTIGIANI. E LA FRASE ABERRANTE DELL’ANPI: “ERA UNA FASCISTA”
Settembre 15th, 2017 Riccardo FucileA NOLI SCOPPIA UNA POLEMICA PENOSA, LA MIGLIORE RISPOSTA ARRIVA DA UN COMUNISTA PERBENE: “MA COME SI PUO’ GIUSTIFICARE L’ESECUZIONE DI UNA RAGAZZINA? COME SI PUO’ ANCORA OGGI VOMITARE PAROLE DI FIELE COME FA IL PRESIDENTE DELL’ANPI?”
Una ragazzina di 13 anni, violentata e uccisa dai partigiani. Una storia terribile, quella di Giuseppina Ghersi, brutalmente uccisa pochi giorni dopo la liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
Vittima ancora, decenni dopo, di una veemente polemica fra chi vorrebbe omaggiarla con una targa e chi non accetta questo riconoscimento perchè lei, tredicenne, era una fascista.
Noli, paesino del savonese di meno di 3 mila anime.
Enrico Pollero, consigliere comunale di centrodestra, con un padre partigiano, legge la storia di Giuseppina e “ho pensato che bisognava fare qualche cosa per ricordare una bambina di 13 anni uccisa senza motivo. Per ricordare lei, non chi ha combattuto dalla parte sbagliata” spiega il consigliere secondo il quale però “dall’altra parte non c’erano solo criminali e disgraziati”.
Il sindaco, medaglia d’oro della Resistenza, è dalla sua parte, il 30 settembre – 72 anni dopo – verrà svelata la targa nella piazza intitolata ai fratelli Rosselli. L’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani, assolutamente no, “Giuseppina Ghersi era una fascista”.
Per la prima volta un Comune ha deciso di dedicare un cippo alla memoria di Giuseppina Ghersi, tredicenne savonese assassinata nei giorni successivi al 25 aprile nei pressi del cimitero di Zinola, dove è sepolta. Forse perchè aveva genitori filo- fascisti, o solo perchè aveva ricevuto un encomio per un tema su Mussolini.
Una storia che a Savona è un tabù ma anche una ferita che sanguina ancora e si riapre ogni anno, a più di settant’anni di distanza.
Troppo facile strumentalizzare da una parte e dall’altra, troppo scivoloso l’argomento in una città Medaglia d’oro per la Resistenza.
Ma il consigliere comunale, Enrico Pollero – radici familiari nella Resistenza e convinzioni di centrodestra — ha deciso di squarciare il velo del silenzio. «Papà era partigiano, per diciotto mesi è stato in montagna — racconta Pollero -. Ma dopo aver letto la storia di Giuseppina Ghersi, ho pensato che bisognava fare qualcosa per ricordare una bambina di 13 anni uccisa senza motivo. Per ricordare lei, non chi ha combattuto per la parte sbagliata, anche se a vent’anni si possono fare scelte diverse senza sapere di sbagliare e non credo che dall’altra parte ci fossero solo criminali e disgraziati. Spero serva a una vera riappacificazione».
Il sindaco Niccoli sposa la linea del suo consigliere, perchè «la guerra porta sempre dolore ma i bambini non hanno colpe nè colore, a differenza degli adulti».
Il monumento sarà inaugurato il 30 settembre: un marmo con un cippo in ferro e un testo in ricordo di “Pinuccia”, scritto da Roberto Nicolick, professore in pensione, autore di diversi libri sul tema resistenziale.
Il testo della targa è volutamente privo di spunti polemici: “Anni sono passati ma non ti abbiamo dimenticato, sfortunata bimba oggetto di ignobile viltà ”.
«Si è voluto eliminare dalla storia di Savona episodi come questo, perchè si pensa che possano intaccare la Resistenza — spiega -. Ma più si scopre la verità , e meglio si possono analizzare i fenomeni storici».
L’Associazione partigiani, però, non è dello stesso avviso. «Siamo assolutamente contrari, Giuseppina Ghersi era una fascista. Protesteremo con il Comune di Noli e con la Prefettura – attacca Samuele Rago, presidente provinciale dell’Anpi -. Al di là dell’età , lei fece la scelta di schierarsi con il fascismo. Eravamo alla fine di una guerra, è ovvio che ci fossero condizioni che oggi possono sembrare incomprensibili. Era una ragazzina, anche se dalle foto non sembra, ma rappresenta quella parte lì.
Parole che, soprattutto sui social, hanno scatenato reazioni dure, anche a sinistra. Bruno Spagnoletti, storico dirigente Cgil in pensione, non le manda a dire. «Non riesco a capire come si possa giustificare l’esecuzione di una bambina di 13 anni e come si possa, ancora oggi, vomitare parole di fiele su una bambina da parte del presidente dell’Anpi. Ma come si fa?». Il dubbio resta, insieme ai conti ancora da fare con la storia.
L’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani, Sezione Sestri Levante e Tigullio, si è dissociata dall’Anpi sulla targa intitolata a Giuseppina Ghersi, la ragazzina violentata e uccisa dai partigiani pochi giorni dopo la liberazione.
L’Anpc, si legge in una nota «non può condividere l’ostilità a una iniziativa, come quella del Comune di Noli, che si limita a rendere la dovuta memoria a una vittima innocente degli eccessi della guerra di Liberazione».
«Una simile iniziativa non pare affatto disconoscere i meriti di coloro che hanno davvero combattuto esclusivamente per il riscatto dell’Italia dall’occupazione nazi-fascista», prosegue l’Anpc secondo la quale l’iniziativa «oltre a rendere pietà a una giovane vita ingiustificatamente stroncata, contribuisce a tributare il giusto omaggio a coloro, tanti, la maggioranza, che, pur combattendo risolutamente, non si sono resi responsabili di inutili atrocità ». «La ricostruzione della verità storica non potrà mai essere considerata di ostacolo alla corretta memoria della Liberazione», conclude la nota.
(da “il Secolo XIX“)